Dicembre 24th, 2014 Riccardo Fucile
CONGELATI 1,2 MILIONI A 8 CAPIGRUPPO: LA META’ DELLA SOMMA RIGUARDA IL PD MARCO MONARI… SEQUESTRATE CASE E INDENNITA’ AI POLITICI EMILIANI
Il conto più pesante è toccato all’ex capogruppo Pd in consiglio regionale Marco Monari, quello che secondo l’inchiesta «Spese pazze» pranzava nei ristoranti stellati a spese della regione Emilia Romagna: il nucleo tributario della Guardia di finanza è andato a sequestrargli beni immobili, crediti e indennità per 610mila euro, quasi la metà della cifra contestata complessivamente a tutti i responsabili dei gruppi coinvolti, cioè 1 milione 200 mila euro.
Già , perchè nella lista dei capigruppo raggiunti dal provvedimento deciso dalla Corte dei conti ci sono anche, in ordine di valore sequestrato, Liana Barbati dell’Idv con 147mila euro, Gian Guido Naldi di Sel-Verdi con 105mila, Luigi Giuseppe Villani del Pdl con 100mila, Matteo Riva del Gruppo misto con 96mila, Roberto Sconciaforni di Fds con 90mila, Andrea Defranceschi del M5S con 67mila euro e Silvia Noè dell’Udc con 45mila. Manca giusto l’ex capogruppo della Lega Nord, Mauro Manfredini, che nel frattempo è deceduto.
Atto cautelare
Si tratta di un atto cautelare, chiesto dalla procura regionale della Corte dei conti, dopo che l’assemblea regionale aveva agito in sede amministrativa in quanto ente danneggiato dal comportamento dei consiglieri.
L’entità dell’importo è il frutto della quantificazione del danno patrimoniale subito dall’istituzione.
I capigruppo sono chiamati a risponderne perchè sono responsabili della rendicontazione, della tenuta documentale delle spese e della verifica della regolarità degli esborsi compiuti dai componenti dei gruppi.
Gli accertamenti contabili della Finanza si sono concentrati sui soldi spesi da tutti i gruppi consiliari nel 2012: ne è risultato, spiegano le Fiamme gialle, un utilizzo dei contributi a carico del bilancio regionale per scopi «non inerenti all’attività istituzionale e al funzionamento dei gruppi».
In particolare, ci sono costi sostenuti per spostamenti in taxi, auto private e treni, pedaggi autostradali, soggiorni in albergo, acquisto di giornali.
E poi c’è la voce «consulenze», leit-motiv ricorrente anche nell’indagine della procura di Bologna, spese ritenute dalla magistratura contabile prive di giustificazione e collegamento con l’attività istituzionale.
I provvedimenti eseguiti ieri sono altra cosa, anche se collegata, rispetto all’inchiesta che si è da poco conclusa con 41 avvisi di fine indagine per peculato a carico di altrettanti consiglieri della passata legislatura (il nuovo Consiglio è stato eletto il mese scorso e la giunta guidata da Stefano Bonaccini si è appena insediata, ndr). L’indagine penale infatti si riferisce ai rimborsi del periodo giugno 2010 – dicembre 2011.
Udienza in gennaio
Tornando al sequestro di ieri, la prossima tappa del procedimento amministrativo è fissata per fine gennaio, quando sarà fissata l’udienza davanti alla Corte dei conti.
A breve dovrebbe essere anche decisa la data dell’udienza in cui si entrerà nel merito delle contestazioni.
L’azione della magistratura contabile, coi relativi inviti a dedurre, riguarda peraltro quasi tutti i consiglieri uscenti, compreso l’attuale presidente della Regione Bonaccini. Gli ex capigruppo non commentano, lo fa per loro l’avvocato Antonio Carullo che definisce «abnorme» la richiesta della procura contabile, dato che le regole sarebbero state rispettate: «La Corte costituzionale ha annullato le deliberazioni della Corte dei conti assunte nel 2013 e relative proprio ai rendiconti 2012 dei gruppi assembleari». Quanto all’inchiesta penale, «varrebbe la pena precisare che su di essa si dovrà pronunciare il Gip, o con un rinvio a giudizio o con una richiesta di archiviazione».
(da “La Stampa“)
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Dicembre 24th, 2014 Riccardo Fucile
A RIETI CHIUSA L’INDAGINE SUI RIMBORSI DELLA REGIONE LAZIO SINO AL 2012… COINVOLTI MONTINO, FOSCHI E ALTRI 12
Riesplode a Rieti lo scandalo sulle “spese pazze” alla Regione Lazio che due anni fa ha travolto la giunta di Renata Polverini.
Ormai lontano il ricordo di Franco Fiorito, er Batman di Anagni, o di Carlo De Romanis, celebre per le feste con maschere di maiale, l’attenzione del procuratore reatino Giuseppe Saieva si è incentrata stavolta sul gruppo Pd alla Pisana che nel triennio 2010 — 2012 avrebbe dilapidato 2 milioni e 600 mila euro in spese elettorali e sponsorizzazioni varie come pranzi cene e perfino partite a caccia e sagre del tartufo. Secondo un’anticipazione de “La7”, l’inchiesta dopo un anno e mezzo di indagini, 200 controlli incrociati e 300 testimoni ascoltati, sta per concludersi con la richiesta di rinvio a giudizio per 13 ex consiglieri regionali accusati di reati che vanno dalla truffa aggravata al peculato, dalle fatture false all’illecito finanziamento ai partiti.
Nomi di primo piano come quelli dei cinque senatori, come Bruno Astorre, Carlo Lucherini, Claudio Moscardelli, Francesco Scalia, Daniela Valentini.
Ma c’è anche il deputato Marco Di Stefano, renziano dell’ultima ora e subito promosso coordinatore alla Leopolda, già nei guai alla procura di Roma che lo sospetta di aver aperto un conto in Svizzera, come collettore di tangenti, e lo indaga per una mazzetta da 1 milione e 800 mila euro che avrebbe ricevuto dal costruttore Pulcini in cambio di una sede per Lazio service.
A Rieti è accusato di aver incassato 36 mila euro per pubblicare 25 mila copie della sua autobiografia.
A mangiare a quattro ganasce non era soltanto il centro destra, una nuova amarezza per il sindaco Marino, ancora scosso dalla scandalo delle ccop rosse, che qui ritrova l’ex capo della sua segreteria Enzo Foschi, ma anche Esterino Montino, nome di punta del Pd romano e attuale sindaco di Fiumicino.
L’indagine ha preso le mosse dal reatino Mario Perilli, con i soldi destinati al funzionamento del gruppo la “quindicina ” (due nel frattempo sono deceduti) avrebbero offerto ad amici e simpatizzanti pranzi e feste dagli otto ai 20 mila euro. Esilarante, si fa per dire, la storia dei 25 fagiani frutto di una battuta di caccia a Fiumicino, messi a tavola ma anche sul conto.
Il direttore del circolo ha raccontato alla Finanza che qualcuno ha inneggiato al Pd con il calice alzato. Prosit.
I consiglieri si pagavano con i soldi pubblici le multe, i biglietti aerei e pure gli addobbi per l’albero di Natale, c’è chi ha messo in conto una bottiglietta d’acqua da 45 centesimi.
Per non parlare delle assunzioni di familiari, a Perilli viene contestata una sagra del tartufo, finanziata con 5.000 euro e spacciata come convegno.
C’è poi il tentativo di rinascita di Paese sera, nel 2011, finanziato con 26 mila euro senza contratto. Ci sono anche fatture per spese inesistenti “steccate” con il consigliere interessato.
Fra pochi giorni sapremo se nell’inchiesta sono indagate altre 44 persone tra esponenti pd del Lazio, imprenditori, fornitori, collaboratori.
Rita Di Giovacchino
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Dicembre 24th, 2014 Riccardo Fucile
I MONITI DI NAPOLITANO AI GIUDICI E LE SUE RESPONSABILITA’
L’unico pregio dell’ultimo messaggio di Napolitano al Csm è che è l’ultimo.
Per il resto, è la solita imbarazzante accozzaglia di luoghi comuni, assurdità e bugie. Che non hanno neppure il carattere dell’originalità , visto che sono copiate paro paro dai moniti precedenti (chi glieli scrive ricicla quelli vecchi, confidando nel fatto che lui non se ne accorga).
Ma le menzogne si possono ripetere mille volte, senza diventare verità . Pagato il pedaggio all’ovvio — la denuncia “della corruzione e della criminalità organizzata emerse anche in questi giorni” — l’anziano monarca riattacca con la tiritera cerchiobottista dei “comportamenti impropriamente protagonistici e iniziative di dubbia sostenibilità assunte da magistrati della pubblica accusa”.
Come se papa Francesco, denunciando i 15 peccati della Curia, avesse aggiunto: “Però deve pentirsi anche chi li ha scoperti”.
Un tempo certe corbellerie erano esclusiva dei Craxi e dei B., e tutti le trattavano per quel che erano: balle sesquipedali di plurimputati disperati.
Poi cominciò a dirle Lui, e tutti si misero sull’attenti. Ma sempre balle restano.
Cosa ci sarebbe di “improprio” e “insostenibile” nella decisione della Corte d’Assise di Palermo (non dei soli pm) di sentirlo come teste sulla trattativa, visto che lui ha parlato per tre ore e passa? E cosa sarebbe, di preciso, il “protagonismo”? E chi sarebbero i pm “protagonisti” ?
Se sono quelli che finiscono sui giornali perchè indagano su imputati famosi e potenti, i rimedi possibili sono solo due: o si dà licenza di delinquere ai potenti e ai famosi, o si vieta ai giornali di parlare delle relative indagini. Quale sceglie Sua Maestà ?
Se invece i protagonisti sono i pm che parlano, i rimedi possibili sono altri due: o si sospende l’art. 21 della Costituzione solo per loro, oppure si vieta ai mass media di intervistarli. Quale sceglie Sua Altezza?
C’è poi il caso di magistrati che anticipino le sentenze o violino il segreto sulle indagini, ma questi sono reati e anche infrazioni deontologiche che spetta al Csm sanzionare: se il Csm non l’ha fatto, il suo presidente Napolitano dovrebbe scusarsi e spiegare il perchè.
Ridicolo poi l’invito a “superare gli elementi di disordine e di tensione nella vita di talune Procure”.
Quando il Csm si accingeva a punire Bruti Liberati, primo responsabile del caos nella Procura di Milano per aver disatteso, pur di estromettere l’aggiunto Robledo, le regole che lui stesso aveva dato al suo ufficio, fu proprio il Quirinale a bloccarlo, costringendo l’apposita commissione a sbianchettare ogni censura alla sua condotta.
E altro disordine sta per esplodere alla Procura di Palermo, dove il veto imposto a luglio dal Colle al voto del vecchio Csm su Lo Forte ha portato alla nomina del nuovo procuratore Lo Voi, senz’alcun requisito e in barba alle regole che lo stesso Csm s’è dato.
Quindi di quale disordine va cianciando il Presidente? Addirittura comico, infine, l’attacco alle “logiche di appartenenza correntizia”.
Fu proprio Napolitano a teorizzarle, quando giustificò lo stop al voto su Lo Forte — fatto mai accaduto prima — con la necessità di attendere (e solo per Palermo, non per altri uffici “scoperti”) l’elezione del nuovo Csm per “evitare scelte riferibili a una composizione del Csm diversa da quella del Consiglio che sta per insediarsi”: cioè legò la nomina del nuovo procuratore ai nuovi equilibri correntizi, che sperava avrebbero favorito il suo pupillo Lo Voi.
E ora proprio Re Giorgio viene a menarcela con le logiche correntizie? Ma per favore, un po’ di pudore.
E perchè non dice nulla sulle logiche partitocratiche che hanno portato tutti i membri laici cioè politici (i Nazareni) a schierarsi per il candidato meno titolato?
E perchè, se ce l’ha tanto con le correnti, ha firmato due volte la nomina a sottosegretario alla Giustizia (dei governi Letta e Renzi) del leader della corrente di Magistratura Indipendente Cosimo Ferri, che dal ministero ha continuato a fare campagna per i suoi cocchi al Csm?
La verità è che il patrono e imbalsamatore della Casta più corrotta e mafiosa del mondo sta passando le consegne al suo successore, per seguitare a far danni anche da pensionato.
Teme che al Quirinale torni un difensore della Costituzione e dell’indipendenza della magistratura, tipo Einaudi, Pertini, Scalfaro e — a giorni alterni— Ciampi.
Uno che, fra le guardie e i ladri, scelga le prime anzichè dare un colpo alle une e uno agli altri. Ma il suo timore è del tutto infondato: a quel che si sa, il nuovo presidente sarà scelto dal Pregiudicato e dallo Spregiudicato, che ormai sui giudici parlano la stessa lingua.
Anche Renzi e la signorina Boschi intimano alle toghe di “parlare con le sentenze e applicare le leggi invece di commentarle o scriverle, perchè questo spetta al Parlamento”.
Ora, a parte il fatto che il Parlamento è esautorato e le leggi le fa solo il governo, i due toscanelli trascurano un dettaglio: sono le leggi fatte (o non abrogate) dai governi che impediscono ai magistrati di fare le sentenze.
E questi hanno tutto il diritto di commentarle, evidenziarne gli errori e suggerirne di migliori. O vogliamo impedire ai chirurghi di commentare le norme sulla chirurgia? Poi i politici sono liberi di accogliere o respingere i consigli.
Però è interessante il sacro terrore che i magistrati suscitano nei politici ogni volta che parlano. Renzi, che è un tipo sveglio, sa bene che, a dispetto del celebre 40,8%, gli italiani credono più ai magistrati che a lui.
Infatti, mentre tenta di tappar loro la bocca, se la riempie dei vari Cantone e Gratteri. Se è così che pensa di riconquistare il “primato della politica”, auguri.
Marco Travaglio
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Dicembre 24th, 2014 Riccardo Fucile
SONO SEI MILIONI QUELLI INUTILIZZATI
In Italia ci sono sei milioni d immobili inutilizzati. La stragrande maggioranza sono case vuote: se ne stimano almeno 2 milioni.
Mezzo milione sono i negozi chiusi. E poi capannoni industriali dismessi, ex fabbriche, ex scuole, ex caserme, ospedali non compiuti, ex case cantoniere, stazioni e caselli ferroviari, ex hotel ed ex centri commerciali, ex cascine, ex malghe, ex masserie, chiese e conventi.
Addirittura ex paesi interi: www.paesifantasma.it.
Ma non abbiamo solo “roba vecchia”.
Esiste anche un enorme stock di edifici appena costruiti. Cemento gettato sulla terra per coltivare rendita fondiaria.
Cosa ne facciamo di questo enorme patrimonio? Poco o nulla.
Milioni di volumi senza contenuto; milioni di ragazze e di ragazzi senza lavoro o che vagano per il mondo perchè questo Paese non è più in grado di dare validi motivi per restare.
Se in cima alla lista delle priorità ci fosse davvero il dramma della disoccupazione giovanile, le risorse (che ci sono… basta chiedere a Franco Bassanini, Presidente della Cassa Depositi e Prestiti) sarebbero orientate soprattutto alla soluzione di questo problema che affligge diverse generazioni di genitori e figli.
Una buona pratica, una fortissima leva per la promozione di nuove imprese giovanili, di nuovi spazi di socialità , di welfare, di cultura ed educazione, e che al contempo affronterebbe il degrado ambientale ed urbanistico di molte città , sarebbe proprio il riutilizzo e la sistemazione di questi miliardi di metri cubi lasciati a marcire.
Una rassegna di recuperi virtuosi si trova su www.riusiamolitalia.it , sito parallelo al libro di Giovanni Campagnoli: incubatori e co-working, produzioni teatrali e artistiche, botteghe artigianali, nuovi coltivatori urbani.
Migliaia di posti di lavoro creati dove c’era un problema, nuovi servizi alle famiglie dove c’erano sterpaglie, alloggi a canone calmierato dove c’erano alberghi a 5 stelle.
Nei corsi di formazione manageriale e nei convegni dei super esperti di micro e macro economia vi è una slide piuttosto ricorrente: saper trasformare le crisi in opportunità .
E quale occasione migliore per metterla in pratica?
Trasformando l’abbandono del calcestruzzo decadente in opportunità di lavoro e di vita di comunità .
Ma questo comporta un cambio radicale di paradigma, anche mentale.
E soprattutto l’espulsione dell’avidità e della tendenza ad accumulare ricchezza dai nostri pensieri.
Quell’avidità che fa preferire lasciare ricchezza morta in terra, piuttosto che metterla a disposizione della collettività . Ma cambiare si può.
Cominciamo a riascoltare il monologo di Chaplin nel Grande Dittatore. E magari inviamone il link come regalo di Natale, anche a chi alberga nelle stanze dei bottoni…
Domenico Finiguerra
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Dicembre 24th, 2014 Riccardo Fucile
“NON E’ COLPA DEGLI ITALIANI CHE NON SPENDONO SE L’ECONOMIA NON RIPARTE”
“Dal 2012 al 2014 le famiglie italiane hanno tirato i remi in barca e hanno aumentato i propri risparmi di 400 miliardi”, spendono poco e quindi l’economia non riparte, ha detto il presidente del Consiglio Matteo Renzi a Che tempo che fa domenica sera.
Non si sa da dove arrivi il dato citato: secondo la Banca d’Italia, la ricchezza delle famiglie italiane è di 8.728 miliardi, l’8 per cento in meno che nel 2007, prima della crisi.
Ma in effetti dopo otto anni di cali nel 2013 il risparmio è tornato a crescere, da 34 a 46 miliardi.
Ha ragione Renzi? Lo abbiamo chiesto a Paolo Legrenzi, professore emerito di psicologia cognitiva alla Cà Foscari di Venezia.
Da anni studia il rapporto tra psicologia ed economia, cioè come prendiamo le decisioni sui soldi. Il suo ultimo libro, con Carlo Umiltà , è “Perchè abbiamo bisogno dell’anima” (Il Mulino).
Professor Legrenzi, il premier sostiene che la ripresa non arriva per colpa degli italiani che non spendono perchè stanno risparmiando troppo. È così?
No. Gli italiani secondo i dati di Bankitalia hanno circa 4.400 miliardi da parte di ricchezza non immobiliare, incluse le azioni. Il resto è immobiliare, più o meno 4.500 miliardi. Perchè gli italiani erano convinti che il risparmio negli immobili non tradisca mai. Il vantaggio psicologico di questo investimento è che il prezzo lo sai solo quando compri o quando vendi, mentre di Eni e Fiat lo sai ogni giorno, in Borsa. E i prezzi delle case crescevano, almeno quelli nominali. Ora invece scendono addirittura i prezzi reali, cioè al netto dell’inflazione. E non era mai successo dagli anni Cinquanta.
Con quali conseguenze?
E dalle ricerche di Daniel Kahneman sappiamo di essere molto più sensibili alle perdite che ai guadagni: il fatto che le case perdano di valore è una rivoluzione per l’italiano medio. Che è preoccupato perchè sta diventando più povero, visto che perfino gli immobili hanno smesso di crescere di valore. Le famiglie che riescono a mettere via qualcosa sono diminuite della metà dal 2007 a oggi. E la fascia ristretta che può ancora risparmiare continua a farlo perchè è preoccupata, vedendo i risparmi accumulati nel passato stanno perdendo di valore.
Secondo Renzi sono italiani che hanno poca fiducia nel futuro e impediscono al Paese di ripartire.
Il governo dice che non hanno coraggio. No, sono saggiamente frugali perchè pensano al futuro dei loro figli e alle loro prospettive di reddito.
Il governo ha scelto di incentivare i consumi e tassare il risparmio (“rendite finanziarie”) per spingere la spesa. Funzionerà ?
Le persone sono razionali. Quei pochi che possono risparmiare lo fanno per integrare le perdite che il loro portafoglio ha subito. Sono più poveri di cinque anni fa e ora ne sono consapevoli, soprattutto perchè vedono che addirittura le case stanno perdendo valore. Dopo l’aumento della tassa sui rendimenti dei conti correnti dal 20 al 26 per cento, in Italia c’è una tassazione media sul risparmio analoga a quella che Thomas Piketty auspica a livello mondiale per ridurre le disuguaglianze, attorno al 2 per cento.
Cosa dovrebbe fare quindi Renzi?
Per agevolare i risparmiatori dovrebbe abbassare drasticamente la tassazione perchè i risparmi sono consumi differiti. Invece in questi anni la tassazione sul lavoro è sempre salita, per le piccole imprese e le partite Iva. E dovrebbe ridurre le tasse sul risparmio, limitare le perdite sui risparmi accumulati.
Dipende tutto dalle scelte del governo?
Gli italiani hanno molte colpe per non aver diversificato i loro investimenti: è tutto concentrato sull’Italia. Anche i risparmi non immobiliari, cioè non immobilizzati in case, sono soprattutto in titoli di Stato italiani o in obbligazioni delle nostre banche. E queste scelte non dipendono da ragioni patriottiche ma dal fatto che i risparmiatori hanno ragionato con lo specchietto retrovisore, allettati dai rendimenti passati. Una scelta che si sta rivelando profondamente sbagliata.
Quindi se l’Italia non si riprende, sono guai per tutti.
Esatto. In nessun altro Paese c’è questa situazione nell’allocazione dei risparmi.
Stefano Feltri
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Dicembre 24th, 2014 Riccardo Fucile
SPOT DI FINE ANNO: RENZI SPACCIA PER SUCCESSI SOLUZIONI-TAMPONE PAGATE CON SOLDI PUBBLICI… E RESTANO 150 VERTENZE APERTE
Matteo Renzi ne fa vanto e lo ha dimostrato ieri con l’ennesimo tweet:
“Dopo Terni, Piombino, Gela, Trieste, Reggio Calabria, Electrolux, Alitalia, oggi Termini Imerese. Domani Taranto. Anche questo è #jobsact” .
Gli fa eco il ministero dello Sviluppo Federica Guidi che assicura: “Quaranta crisi risolte in nove mesi”.
La tv del Pd, Youdem ci ha fatto uno spot con i nomi di tutte le aziende “salvate” (a questo elenco ci siamo attenuti per fare le verifiche che seguono).
Dire che non è vero rischia di fare torto ai lavoratori che si sono battuti per salvare il posto di lavoro. Ma, scorrendo i dati delle aziende interessate, le questioni irrisolte sono maggiori di quelle definite.
Lo Stato, tramite un ministero dello Sviluppo economico che sembra un Pronto soccorso, tampona, rinvia, mette cerotti.
Le imprese italiane preferiscono passare la mano, anche a multinazionali straniere (Cina, Algeria, Emirati Arabi, Belgio). E, sul totale dei tavoli di crisi aperti al ministero (153), le soluzioni sono una minoranza.
Tra le vertenze irrisolte ce ne sono alcune drammatiche come la Meridiana, con i suoi 1634 esuberi, la Trw di Livorno, 400 dipendenti, il settore dei call center con circa 5000 posti a rischio.
E se si guarda a quelle risolte i dubbi restano superiori alla media.
Termini Imerese. Insieme all’Ilva è l’ultima in ordine di tempo. Lavoratori dell’azienda salvi con passaggio alla Metec (in orbita Fiat) ma quelli dell’indotto per ora senza prospettive. Le prime vetture ibride solo nel 2018. Ieri l’ok dell’assemblea.
Electrolux. Qui si è fatto ricorso ai contratti di solidarietà così come modificati dalla legge che ha portato la copertura statale dal 60 al 70%. L’accordo prevede il dimezzamento delle pause, dei permessi sindacali, la riforma delle ferie, l’aumento dei ritmi di lavoro e ha un arco temporale di quattro anni. Con l’ultima legge di Stabilità , poi, il governo ha riportato la copertura per la solidarietà al 60%.
Ast Terni. Il piano ha previsto 290 esuberi anche se rubricati alla voce “esodi incentivati”. L’azienda ha garantito la ripartenza produttiva ma i problemi potrebbero riemergere.
Ideal Standard. L’azienda di Orcenico non trova l’accordo con la cooperativa che si candida a soppiantarla e a cui dovrebbe cedere i macchinari e lo stabilimento. Si confida in un accordo, ma non è ancora arrivato.
Marcegaglia. Grazie all’intervento di Otlec, il sito di Marcegaglia Buildtech di Taranto ha salvato gli 84 dipendenti. Non è andata così allo stabilimento in provincia di Lodi dove restano 29 licenziamenti.
Jabil. La multinazionale americana ha accolto la richiesta di sospendere la mobilità fino a successiva convocazione di cui ancora non si ha notizia. Interessati 300 lavoratori su 600.
Eni Marghera e Gela. Eni ha confermato che vuole realizzare investimenti per riconvertire Porto Marghera in una green refinery. I posti di lavoro tutelati nei due stabilimenti, però, saranno ripagati da “un nuovo protocollo di relazioni sindacali per la competitività ”.
Natuzzi. Dopo un anno dalla cassa integrazione per evitare 1.700 esuberi nessun accordo è stato finora raggiunto per la proroga degli ammortizzatori. Il governo propone la solidarietà ma al momento si limita a garantire una “cabina di regia”. Intanto sono già attive le produzioni in Romania ma anche l’attività della newco italiana che ha beneficiato di 100 milioni di aiuti pubblici.
Irisbus. Appartenente alla King Long Italia, società italiana del gruppo cinese in collaborazione con Finmeccanica che porta in dote la BredaMenarinibus, l’Industria italiana dell’autobus si impegna ad assumere i 298 dipendenti nel sito di Flumeri ma usufruendo per il 2015 e il 2016 della Cigs.
Bontempi. Difficile comprendere il termine “soluzione” per la Bontempi che ha messo in cassa integrazione straordinaria 60 dipendenti di Martinsicuro e 33 di Potenza Picena con apertura della procedura di mobilità per 50 dipendenti.
Micron. Crisi tamponata alla Micron di Agrate dove l’intesa evita 419 licenziamenti grazie a un anno di Cigs per 405 persone e 14 esodi volontari. I lavoratori in cassa andranno però spostati in base alle disponibilità tra StMicroelettronics mentre Micron offre 62 opportunità all’estero e 40 in altri siti italiani.
Vestas. La multinazionale danese produttrice di pale eoliche aveva deciso di chiudere lo stabilimento Nacelles di Taranto. Al posto della mobilità si è passati alla Cigs per 24 mesi.
Acc. A Mel e Pordenone è stato approvato l’accordo che prevede un taglio di 142 dipendenti (in Cigs) e la riduzione del 16% del costo del lavoro. In cambio, l’acquirente cinese si impegna a rilanciare lo stabilimento tecnologico
Officine ferroviarie veronesi. Le Ofv vengono annoverate tra le pratiche risolte perchè l’amministrazione straordinaria ha sostituito il fallimento decretato dal Tribunale. Per il momento i 204 posti di lavoro sono tutelati.
Ilva Patric. La struttura del frusinate è passata alla Bruni Service che intende garantire la ricollocazione della forza lavoro ma solo “al realizzarsi di condizioni determinabili dalle parti sociali e dai lavoratori oggi posti in mobilità ”.
Gruppo Novelli. L’azienda dell’agroalimentare umbro ha evitato il fallimento proponendo “un graduale riassorbimento” della forza lavoro occupata
Metalba. Intesa tramite procedura di affitto di ramo d’impresa che prevede il mantenimento dei 180 posti di lavoro e la cassa integrazione. Il riavvio delle attività sarà graduale
Alitalia. La vicenda simbolo del 2014 è stata risolta con 2.171 esuberi e la vendita a Etihad, sia pure azionista al 49% per aggirare i vincoli europei.
Rdb. Alla Rdb, rilevata con acquisizione di ramo d’azienda dal gruppo Geve, sono stati salvati 180 lavoratori ma si è fatto ricorso alla Cigs.
Snam Fondogas. La società ha potuto aggirare le proprie difficoltà con la pratica degli esuberi incentivati e il reinserimento di nuove 150 unità utilizzando i contratti di somministrazione e quelli a tempo indeterminato.
Lucchini. Qui ci ha pensato il magnate algerino Isaad Rebrab, a salvare il governo. Con un investimento dichiarato di 3 miliardi, di cui 400 milioni nel 2015, è stato garantito il ripristino dello stabilimento di Piombino per garantire una produzione di acciaio da 2 milioni di tonnellate l’anno. Si vedrà se agli impegni seguiranno i fatti. Ferretti. Il gruppo nautico aveva preannunciato la chiusura dello stabilimento di Forlì con 200 trasferimenti e 53 esuberi. Si chiude, invece, con la mobilità volontaria per 30 impiegati.
Sgl carbon. La società è stata acquisita dalla Morex che ha offerto 20 mila euro a coloro che hanno accettato di finire nelle liste di mobilità Pirelli Steelcord. Ceduta ai belgi della Bekaert prevede garanzie occupazionali fino al 2017. Sul dopo occorre ancora discutere con i sindacati.
Piaggio Aero. La storica azienda aeronautica è stata ceduta al fondo sovrano Mubadala Development Company, del governo di Abu Dhabi. Anche qui, cassa integrazione straordinaria per ristrutturazione.
Migliore Gd. L’azienda di packaging bolognese si è salvata al prezzo di una intensificazione del lavoro: non più due turni per cinque giorni alla settimana con il sabato di straordinario concordato preventivamente, ma tre turni, compreso quello di notte, di sette ore ciascuno (pagate otto).
Ilva Genova. Cassa integrazione in deroga alternata alla straordinaria per 765 lavoratori con la possibilità di destinare, chi lo voglia, a lavori di pubblica utilità nel comune di Genova.
Eurallumina. Con la firma del Contratto di Programma, per una centrale termoelettrica e l’ambientalizzazione del sito, si è avuto accesso a un periodo di Cigs per dodici mesi.
Keller. Per quanto riguarda la società che occupa 285 lavoratori a Villacidro in Sardegna e 190 a Carini, in Sicilia, il Tribunale di Cagliari ha decretato il fallimento. Il governo ha deciso di intervenire.
Italtel. Proroga fino ad aprile prossimo della cassa integrazione straordinaria per 165 lavoratori ma l’azienda punta all’esodo incentivato di 300 persone ridottesi, forse, a 208.
Salvatore Cannavò
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Dicembre 24th, 2014 Riccardo Fucile
NASCE UN COMITATO PER RICORSO CONTRO ESPULSIONI MA RESTA IN MANO A GRILLO… E IL CONTROLLO DEL VOTO ON LINE NON SI SA BENE A CHI ANDRA’
Un comitato d’appello per fare ricorso contro le espulsioni, un ente che certifica le votazioni online e la possibilità per un quinto degli iscritti di chiedere l’indizione di una consultazione in rete.
Sarebbe il nuovo regolamento M5S, pubblicato sul blog di Beppe Grillo.
Tra le apparenti novità introdotte la nascita di delegati territoriali per autorizzare l’utilizzo del simbolo o la possibilità di chiedere un voto in contrasto con il parere del capo politico.
La democrazia diretta dei 5 stelle fa un passo in avanti? No perchè resta il potere centrale del leader 5 Stelle.
Intanto a stilare questo nuovo regolamento i vertici Cinquestelle sono stati costretti dal timore di di vedersi vietare la partecipazione alle elezioni per la mancanza di un regolamento democratico.
“Siamo obbligati”, scrive il leader sul blog, “a depositare un testo che attesti alcune modalità operative in particolare con riferimento alla cosiddetta democrazia interna (molte già esistenti) entro il 28 dicembre 2014. Non ottemperarvi potrebbe portare a contestazioni sulla possibile partecipazione a elezioni politiche”.
La richiesta di alcuni chiarimenti infatti è stata fatta dagli uffici della Camera ai 5 stelle: secondo il decreto Letta sui rimborsi elettorali, i gruppi parlamentari devono avere un regolamento preciso a prescindere dal fatto che prendano i finanziamenti o meno.
“Avrei preferito”, scrive su Facebook la parlamentare critica Silvia Benedetti, “che i colleghi del direttorio ci avessero avvertito prima. Dopo anni di questioni spesso risolte col ‘taglio di una mano per il furto di una mela’, per stare sul metaforico, oggi si risponde ad un adempimento di legge. Mi sarebbe piaciuto che a rispondervi fossimo stati tutti, per seguire lo stesso metodo utilizzato per scegliere la legge elettorale, metodo di cui andare fieri. Spero che i nomi del comitato non siano un listino bloccato”.
Anche in questo passaggio non mancheranno le polemiche interne.
Nasce un comitato d’appello farsa a cui fare ricorso contro le espulsioni
Una delle novità più consistenti (articolo 4) è quella della nascita di un comitato d’appello. Il 24 dicembre (dalle 10 alle 19) gli iscritti potranno scegliere due dei tre componenti del nuovo comitato (quindi uno lo sceglie Grillo) tra una lista di cinque nomi proposti dal consiglio direttivo dell’associazione Movimento 5 stelle, composto sempre da Grillo, suo nipote (avvocato) e il suo commercialista. Il terzo sarà nominato direttamente dallo stesso consiglio dell’associazione.
Se questa è democrazia…
Tra le funzioni del nuovo organo, i cui componenti rimangono in carica cinque anni, l’intervento in caso di espulsione: tramite mail “l’interessato può proporre ricorso” che “viene esaminato entro il mese successivo. Il Comitato d’appello ha facoltà di acquisire informazioni o chiarimenti, nel rispetto del contraddittorio.
Se il Comitato d’appello ritiene sussistente la violazione contestata, conferma l’espulsione in via definitiva. Altrimenti i tre esprimono il proprio parere motivato al capo politico del Movimento 5 Stelle, che se rimane in disaccordo rimette la decisione sull’espulsione all’assemblea mediante votazione in rete di tutti gli iscritti, la quale si pronuncia in via definitiva sull’espulsione”.
Il comitato d’appello (articolo 5) decide anche “sulla compatibilità con l’impostazione del programma del Movimento 5 Stelle ed i principi del ‘non statuto’ delle eventuali proposte di modifica del presente regolamento, preventivamente alla sottoposizione delle proposte all’assemblea mediante votazione in rete”.
Insomma tutto rimane saldamente in mano a Grillo e Casaleggio
Introdotta la figura dei delegati territoriali che autorizzano l’uso del simbolo M5s
All’articolo 1 si regolamenta il ruolo degli iscritti al Movimento 5 stelle e i loro diritti: possono partecipare alle discussioni sul blog di Grillo e “contribuire alla determinazione dell’indirizzo politico degli eletti sotto il simbolo”; partecipare alle votazioni in rete; candidarsi alle elezioni secondo le regole e le procedure. Gli iscritti invece non possono usare il simobolo M5S per iniziative o manifestazione se non sono autorizzate da Grillo o da delegati territoriali.
Quindi nessuna iniziativa autonoma anche qua.
L’articolo 2 invece determina quando e perchè si può chiedere il voto della rete: programmi politici, scelta dei candidati, modifica al regolamento, nomina dei membri del comitato d’appello, espulsioni e soprattutto qualsiasi argomento che venga sottoposto dal capo politico dell’M5s o da un quinto degli iscritti.
Il voto sulle questioni regionali o locali è limitato agli iscritti residenti in un determinato territorio: entro 10 giorni dalla consultazioni in rete Grillo o un quinto degli iscritti possono chiedere la ratifica dell’assemblea nazionale.
“Il voto”, si legge nel regolamento, “è valido indipendentemente dal numero dei votanti”. A meno che non si sia chiamati ad esprimersi per la modifica del regolamento o del programma: in questi casi serve la partecipazione di almeno un terzo dell’assemblea. E’ possibile chiedere un voto su un punto sui cui il comitato ha espresso parere negativo, ma serve la maggioranza dei 2/3 dell’assemblea. “Le decisioni sono vincolanti per gli eletti e per il capo politico”.
Diciamo cose scontate e aria fritta.
Il voto sarà certificato da un organismo tecnico indipendente
L’articolo 3 si concentra sui voti online ovvero “la convocazione dell’assemblea M5s”. Questa è indetta con una email di avviso 24 ore prima della consultazione in cui si spiegano i punti che saranno posti in discussione. Il risultato viene pubblicato sul sito “entro il giorno successivo al termine del voto”. Ma soprattutto: “La regolarità di funzionamento del sistema sarà verificata e certificata da un organismo tecnico indipendente, nominato con cadenza triennale dal consiglio direttivo dell’associazione”, quindi sempre da Grillo.
Ma se per la certificazione dei bilanci dei partiti esistono organi terzi registrati in apposito albo, parlare di “organismo tecnico indipendente” in questo caso non vuol dire nulla. Scegliere una società indicata da Casaleggio ad es. che garanzie di terzietà darebbe?
Per concludere: solo Di Maio poteva parlare di “rivoluzione copernicana”, a chi ci capisce sa solo di “tappullo peggior del buco”.
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