Settembre 29th, 2015 Riccardo Fucile
INDIGNAZIONE SUI SOCIAL: L’UOMO E’ SPESSO AL CENTRO DI ANGHERIE DA PARTE DEI BULLI… UNA SOCIETA’ DOVE GLI INFAMI POSSONO DELINQUERE
Legato a un tronco con lo scotch. Lo sguardo assente, gli occhi smarriti.
E quel nastro adesivo da imballaggio che lo tiene attaccato a un albero.
La foto arriva da una cittadina del Nord Barese: pubblicata da un blog locale, sta suscitando l’indignazione del web e ha attivato l’intervento delle forze dell’ordine.
Un uomo sulla cinquantina è attaccato a un albero con lo scotch. A postare la foto su Facebook sono stati probabilmente gli stessi autori del gesto.
L’immagine è stata poi rilanciata da alcuni concittadini indignati.
“Pur violando la privacy di una persona indifesa non si può tacere dinanzi a questo scempio — scrive uno di loro – Uno scherzo di qualche troglodita represso, una vergogna l’indifferenza dei tanti passanti. Purtroppo questa è violenza pura contro una persona debole diventata un fenomeno da baraccone per tante iene perverse”.
La vittima — conferma lo stesso sindaco della città — è un alcolista cinquantenne con gravi problemi psichici.
“Aveva una vita normale fino a vent’anni fa — racconta il primo cittadino — Poi ha perso il lavoro, si è separato e ora non può più neppure vedere i suoi figli”.
Una vita per strada, fra disagio mentale e la schiavitù dell’alcol.
“E’ seguito da servizi sociali e Asl — assicura il sindaco — Abbiamo provato a metterlo in qualche struttura, ma lui si oppone”.
Spesso ad accompagnarlo in ospedale sono i vigili urbani. Troppe volte, però, l’uomo è finito al centro di angherie o scherzi terribili.
In pochi intervengono, qualcuno fotografa e condivide su Facebook: forse gli stessi autori del gesto.
“In tante circostanze è stato insultato o circondato — racconta ancora il sindaco — Lui stesso si avvicina ai ragazzi, che poi approfittano delle sue condizioni: è evidentemente non in grado di intendere e di volere, quindi questi comportamenti vanno stigmatizzati”.
Succede sempre più spesso, nell’era dei social network, che scherzi atroci o sciocchi vengano ostentati ed esibiti sulle bacheche di utenti, più o meno giovani.
Stavolta, però, sulle tracce degli autori ci sono le forze dell’ordine, che stanno indagando sull’accaduto.
ndignati anche i promotori di un comitato di quartiere. “Non sappiamo se si sia trattato di uno scherzo, di un maledetto scherzo di pessimo gusto che potrebbe essere molto pericoloso se causasse stupida emulazione — scrivono in una nota – ma in ogni caso è opportuno che giunga un messaggio di scuse, anche attraverso i social network, per ridare dignità a un uomo che su qualche sito hanno definito “invalido”, ma che ci piace definire e chiamare fratello. Un fratello dal volto gentile e umile che non ha mai fatto del male a nessuno”.
Silvia Dipinto
(da “la Repubblica”)
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Settembre 29th, 2015 Riccardo Fucile
ERA STATO CONDANNATO IN PRIMO GRADO A 4 ANNI
Il parlamentare europeo Raffaele Fitto è stato assolto in secondo grado a Bari dall’accusa di aver ottenuto una tangente da 500mila euro dall’imprenditore Giampaolo Angelucci (anche lui assolto).
Dichiarato prescritto il reato di finanziamento illecito contestato a entrambi.
Il dispositivo è stato letto dai giudici del processo d’appello denominato ‘La Fiorita’.
Nel 2013 l’ex ministro degli Affari regionali di Forza Italia (oggi in Conservatori e riformisti) era stato condannato dal tribunale di Bari a quattro anni di reclusione e all’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni (la Procura aveva chiesto una pena a sei anni e sei mesi).
L’imprenditore del settore sanitario Angelucci era stato invece condannato a tre anni e sei mesi (l’accusa aveva chiesto un anno in più).
I reati contestati a Fitto si riferivano al periodo fra il 1999 e il 2005, quando era presidente della giunta regionale della Puglia.
L’esponente del centrodestra era stato condannato per corruzione, illecito finanziamento ai partiti e abuso di ufficio.
“l finanziamento di 500mila euro che Fitto ricevette per il suo movimento politico ‘La Puglia prima di tutto’ prima, durante e poco dopo la campagna elettorale per le regionali del 2005 – scrissero i giudici nelle motivazioni della condanna – dall’imprenditore Giampaolo Angelucci per far assegnare alle aziende di quest’ultimo un appalto settennale da 198 milioni di euro per la gestione di 11 Residenze sanitarie assistite (Rsa), si connota illecitamente in quanto è stato il prezzo della corruzione del Fitto da parte dell’Angelucci”.
Gabriella De Matteis
(da “La Repubblica”)
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Settembre 29th, 2015 Riccardo Fucile
DOPO GLI SCHIAFFONI RIMEDIATI DA SILVIO E DALLA NIGERIA, IL “SISTEMAMOGLI” CONTINUA A CREDERE DI CONTARE QUALCOSA.. MENTRE DEL DEBBIO PREFERISCE LO STIPENDIO MEDIASET A QUELLO DI SINDACO DI MILANO
Dovrà essere il “predellino” versione leghista. Il giorno del partito unico del centrodestra, chi ci starà salirà a bordo, gli altri resteranno a terra. Berlusconi avvertito.
Matteo Salvini ha segnato la data in blu sul calendario: l’8 novembre non sarà solo il giorno in cui concluderà dal palco di Bologna la tre giorni anti-Renzi con cui sogna di «fermare l’Italia». Ma da quella stessa tribuna lancerà anche il listone della coalizione del futuro. La decisione l’ha presa in queste ore.
Perchè è con l’Italicum (e il premio alla lista) che bisognerà fare i conti. Per il momento l’unica cosa certa è che il nome conterrà la parola Lega.
Perchè il leader del Carroccio pensa di poter dettare regole di ingaggio e condizioni dell’eventuale alleanza. «Sono disponibilissimo a ragionare con Berlusconi e Fi ma partendo dalle nostre proposte e senza marmellate » avvertiva già ieri da Radio Padania il lumbard in versione falco.
«Se pensano che siamo un popolo di trogloditi li stupiremo», dice a muso duro al Cavaliere secondo il quale il ragazzo sarebbe bravino ma «a parlare alla pancia» degli italiani.
Dell’8 novembre Salvini parlerà oggi in una conferenza stampa convocata alla Camera, anche per lanciare l’appello all’adesione a tutte le forze che non si riconoscono nel governo Renzi.
Il partito unico – del quale parlerà direttamente quel giorno, senza anticipazioni – consentirà di riprendere l’espansione a Sud, interrotta con le regionali. Poi, nella primavera 2016, l’intero pacchetto dovrà essere sottoposto al voto del congresso federale leghisa.
Ecco perchè sul nome si è aperto un dibattito tra i big di via Bellerio. Si fa un gran parlare di “Lega Italia” o “Lega degli italiani”, un brand costruito per sbarcare a Sud di Firenze e fino in Sicilia e soprattutto per catturare dirigenti ed elettori forzisti, in una ipotetica fusione Lega- Forza Italia.
Ma sono già parecchi i mugugni leghisti. Nel mini sondaggi ai vertici del Carroccio il nome «Lega dei popoli» sbaraglia le alternative. Dettagli, pur non secondari.
Quel che conta per Salvini è partire, e alla svelta. Al di là dell’appello che lancerà oggi da Montecitorio – parlerà anche dell’«affronto» del mancato riconoscimento del visto dall’ambasciata nigeriana – del progetto listone unico parlerà a quattr’occhi con Silvio Berlusconi.
Tra i due finora solo un’escalation di scintille, il faccia a faccia rinviato nelle ultime quattro settimane (se ne parla dai primi di settembre) sembra adesso probabile per giovedì a Roma, «ma non è ancora fissato » spiegano da entrambe le scuderie.
Sarà anche perchè non c’è lo straccio di un accordo ancora sulla candidatura a sindaco di Milano, mentre proprio da quell’intesa dovrebbe passare il rilancio della coalizione. Ma l’unico nome che avrebbe potuto conciliare tutte le parti in gioco, il giornalista Paolo Del Debbio, si è tirato fuori in maniera definitiva e categorica (il contratto Mediaset non può competere con l’indennità da sindaco di una grande città , troppi zeri di differenza).
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica”)
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Settembre 29th, 2015 Riccardo Fucile
NEL MIRINO TRE INCARICHI ASSEGNATI AD AVVOCATI ESTERNI QUANDO C’ERA UNA SOLUZIONE A COSTO ZERO
Tre incarichi da 45mila euro assegnati ad altrettanti avvocati che sarebbe stato meglio non concedere. Il motivo? Il comune è in dissesto finanziario ed ha già una convenzione per il servizio legale in forma gratuita.
È quello che ha messo nero su bianco il collegio dei revisori dei conti del comune di Bagheria, un avamposto del Movimento 5 Stelle in Sicilia.
La giunta guidata dal sindaco Patrizio Cinque aveva già ricevuto nel maggio del 2015 la prescrizione da parte dei revisori di “economizzare l’ufficio legale del comune”.
“Il collegio aveva informato dell’esistenza di apposite convenzioni in merito alla costituzione di parte civile nei processi penali da parte degli enti locali: a quanto pare il nostro comune ha in essere una convenzione con il centro Pio La Torre che svolge questo servizio legale assolutamente in forma gratuita”, si legge nel verbale della riunione del 23 e 24 settembre scorso.
Come dire che il comune di Bagheria non avrebbe dovuto affidare incarichi ad avvocati esterni alla pianta organica dei dipendenti comunali, dato che per farsi rappresentare nelle costituzioni di parte civile nei processi penali avrebbe potuto gratuitamente optare per gli avvocati del centro Pio La Torre.
“A circa 4 mesi di distanza- continuano i revisori — si apprende dall’albo pretorio on line che il Sindaco ha continuato a dare incarichi su incarichi ad avvocati esterni, non economizzando il servizio, malgrado il nostro ente sia in dissesto finanziario e continuando oltremodo a impegnare fondi comunali proprio per la costituzione di parte civile nei processi penali. Il collegio prescrive di non procedere ad affidare incarichi a legali per la costituzione di parte civile nei processi penali”.
Gli incarichi finiti nel mirino di Giuseppe Pagano e Maria D’Asta, i componenti del collegio dei revisori (il terzo è decaduto e deve essere nuovamente nominato) sono essenzialmente tre, tutti affidati nel 2015: l’incarico da 5.467,26 euro per un ricorso affidato all’avvocato Rosa Maria Sciortino, i due ricorsi affidati Vincenza Scardina al costo di 14.173,00, e i 26.039,98 euro girati all’avvocato Vittorio Fiasconaro per diversi incarichi.
” Il collegio rappresenta la necessità di risparmio e di tagli alla spesa”, concludono i revisori.
Un’occasione troppo ghiotta per l’opposizione. Che infatti attacca la giunta pentastellata con Daniele Vella, ex candidato sindaco del Pd sconfitto alle elezioni del 2014. “Incarichi su incarichi: al netto della bravura dei professionisti, non vorremmo che l’intenzione del Sindaco e del M5S sia quella di cercare di creare una platea di amici e clientes. Il comune è in dissesto e si dovrebbe amministrare con oculatezza, secondo la regola del buon padre di famiglia. Ci deve essere una gestione oculata e centellinata degli incarichi esterni e una valorizzazione del personale interno. Così non avviene”.
Fa discutere il legame di parentela dell’avvocato Scardina (cognata di un assessore della giunta) e il fatto che Fiasconaro fosse un’attivista del Movimento 5 Stelle nel piccolo comune di Santa Flavia.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Settembre 29th, 2015 Riccardo Fucile
STAVOLTA CROLLA UN SOFFITTO… TRA DUE MESI COMINCIA L’ANNO SANTO MA LA CITTA’ E’ NEL CAOS
La metro A riaprirà alle 15. Anzi no, alle 17. Scusate, alle 15:45.
A dare i numeri ieri pomeriggio non è stato un pannello luminoso in tilt, ma il profilo Twitter del senatore Pd e assessore ai Trasporti di Roma Stefano Esposito.
Quando mancano appena dieci settimane all’inizio del Giubileo, è arrivata l’ennesima giornata di passione per i trasporti della Capitale:linea A della metropolitana chiusa per oltre sette ore, code infinite sulle strade e navette sostitutive prese d’assalto da passeggeri inferociti.
A causare il caos è stato un incidente: poco dopo le 8, in prossimità della stazione piazza di Spagna, un carrello d’acciaio contenente le batterie del treno si è staccato.
Come in un flipper, ha colpito la parete della galleria facendo sgretolare il contro soffitto.
Il treno ricoperto dai calcinacci è stato evacuato ed è subito scattato il blocco della linea per tutto il centro:nove fermate tra San Giovanni e Ottaviano.
In un comunicato Atac ha parlato di “mera fatalità ”. Con ogni probabilità si è trattato invece di un errore umano: lo sportello del vano batterie potrebbe essere stato chiuso male dopo una revisione della settimana scorsa.
L’altra ipotesi, meno probabile, è che si sia trattato di un cedimento strutturale dei ganci che sostengono le batterie.La mera fatalità è che l’incidente si sia verificato in un tragitto intermedio tra le fermate: se fosse avvenuto in prossimità di una stazione, avrebbe potuto causare danni ben più gravi.
La linea A è l’arteria principale del trasporto pubblico della Capitale: il 60% dei passeggeri che viaggia su rotaia passa da lì.
Per questo gli autobus sostitutivi predisposti da Atac (secondo l’azienda, un centinaio) si sono rivelati insufficienti:impossibile perde i mezzi su gomma rimpiazzare 30 treni capaci di trasportare oltre 1.200 passeggeri ciascuno.
Per altro le navette sono state sottratte alle altre linee, causando corse strapiene e ritardi anche nel resto della città . D’altronde, nei depositi della capitale, restano parcheggiati tra il 25 e il 30 per cento degli autobus in dotazione e circa venti treni: sono fermi perchè mancano i fondi per le parti di ricambio.
Lo stesso conto economico di Atac, pubblicato ad aprile, parla di un “calo delle attività di manutenzione”: la spesa per i materiali è stata del 27% inferiore rispetto a quanto preventivato. Sulla metro A è da poco terminato un periodo di chiusura anticipata durato tre mesi per la manutenzione del tracciato, anche se è stato ristrutturato solo 1,2 chilometri sui 18 complessivi. “Servono interventi per 30 milioni di euro subito, altrimenti altrochè Giubileo”, denuncia Stefano Monticelli della Filt Cgil.
Ironia della sorte, l’incidente di ieri è avvenuto proprio mentre Esposito, nella veste di assessore-ispettore, si trovava a Termini per una delle sue visite di controllo, peraltro corredata da un tweet con foto che mostrava le scale della stazione sgombre e ordinate.
“Siamo appesi alla fortuna”, ha poi commentato l’assessore.
Alessio Schiesari
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Settembre 29th, 2015 Riccardo Fucile
MA QUESTA VOLTA HA RAGIONE MARINO
Se l’uomo più popolare del mondo delegittima in pubblico uno degli uomini meno popolari d’Italia significa che sono saltate tutte le regole del gioco e forse anche della misericordia.
Dai tempi di Wojtyla ci siamo abituati all’idea che il Papa tenga conferenze-stampa come un allenatore di calcio.
Ma gli allenatori non parlano mai dei singoli, mentre Bergoglio ha preso apertamente le distanze dal suo dirimpettaio d’Oltretevere, il sindaco Marino.
Sull’aereo che lo riportava a Roma, stimolato da una domanda forse non casuale, il Papa ha tenuto a precisare di non avere invitato il sindaco in America e di essersi addirittura informato con gli organizzatori, finendo poi con l’attribuire la sua presenza al fatto che «Marino si professa cattolico». (Si noti la sfumatura gesuitica: non che «è cattolico», ma che «si professa» tale).
Peccato che i fatti, come spesso capita nel mondo della comunicazione, siano un po’ diversi. Marino non ha mai detto di essere stato invitato dal Papa.
Anzi, fin dall’inizio dell’estate, tutti sapevano che l’invito gli era stato recapitato dal sindaco di Filadelfia, il quale si è accollato le spese del viaggio.
Ma a un certo punto, complice la passione eccessivamente sbandierata da Marino per questo Pontefice, la realtà ha assunto la forma di una panzana molto più intrigante e il sindaco è stato trasformato in un «Papa boy» al seguito.
Bergoglio è sceso ancora una volta dalla cattedra, stavolta per smentire una non notizia partorita dal retrobottega della politica.
Ma così facendo ci è entrato anche lui.
E un Papa nel retrobottega non è mai un bel vedere.
Massimo Gramellini
(da “La Stampa”)
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Settembre 29th, 2015 Riccardo Fucile
“LA CATALOGNA HA GIA’ UN’AUTONOMIA STRAORDINARIA, NON VOGLIONO PAGARE I COSTI DELLA CRISI ECONOMICA”
«Adesso serve un referendum vero, perchè gli indipendentisti non hanno avuto la maggioranza dei voti», è la reazione di Javier Cercas alle elezioni che si sono svolte ieri in Catalogna.
«Questi risultati sono un problema per la mia regione, per la Spagna e per l’Europa», dice al telefono da Parigi, dove si trova per una serie di conferenze e appuntamenti letterari legati all’uscita in Francia del suo ultimo libro L’Impostore .
Ha votato per corrispondenza e non ha certamente scelto il fronte favorevole alla secessione.
«Io non sono equidistante. Il principale responsabile di questa situazione assurda è il governo di Artur Mas che ha scelto una linea sbagliata nonostante la Catalogna abbia una autonomia straordinaria. In nessun’altra situazione esiste la quantità di potere che esiste da noi. Educazione, polizia, un’autonomia enorme che è stata utilizzata per propagandare l’indipendenza. È stata una mancanza di lealtà . Hanno utilizzato e utilizzano il denaro pubblico per arrivare all’obiettivo dell’indipendenza».
Perchè la vittoria del fronte del sì è un problema?
«Non voler pagare i costi della crisi economica si chiama nazionalismo. È un errore. Ma quello che soprattutto non mi piace è quando si dice che la Catalogna andrà benissimo senza la Spagna e si nega il fatto che la Catalogna uscirebbe dall’Europa. Questo non è vero. Tutto il mondo lo sa. Un’indipendenza senza negoziato è impossibile. Esiste uno strumento per trovare una soluzione: è la legge che fu approvata in Quebec. Fu una rivoluzione giuridica e politica. Disgraziatamente questa soluzione non viene accettata nè dal governo spagnolo nè da quello catalano».
È preoccupato per le conseguenze in Europa di una svolta indipendentista in Catalogna?
«Certamente. L’Unione Europea è stata costruita contro il nazionalismo. Questa è stata la sua ragione di essere, perchè il nazionalismo l’aveva distrutta. I leader indipendentisti dicono che è un nazionalismo diverso, pacifico ? Non è vero, perchè il vecchio nazionalismo è nascosto dietro la “radicalità democratica” e dietro quest’idea di voler fare “un Paese migliore”. Ma qual è la garanzia di farlo veramente ? Non esiste. Abbiamo in Catalogna un altro populismo europeo. Cos’è il populismo ? Il populismo cerca sempre un nemico. Le Pen che dava tutta la colpa a Bruxelles, Grillo che ritiene la “casta”, responsabile di tutti i mali insieme all’Europa. L’indipendentismo catalano è diventato una forma di populismo: la colpa di tutto è degli altri, fuori della Spagna si starebbe meglio. E questo discorso semplicistico trionfa nei momenti di crisi».
Come vive personalmente la nuova situazione prodotta dal voto?
«Potrei dire di non essere indipendentista, ma “dipendentista” e “imperialista”. Sono per la dipendenza della Spagna dall’Europa, per la dissoluzione politica della Spagna in Europa. La mia aspirazione è quella di un’Europa veramente unita, confederale o federale, che abbia tutti i poteri. Un’Europa veramente democratica. Sono “imperialista” perchè credo che l’Europa debba essere una sorta di “imperium” democratico, nel quale tutti lavoriamo per gli stessi obiettivi. Questa è l’unica utopia ragionevole oggi possibile. Non è un ossimoro. L’Europa è il grande progetto che abbiamo vissuto».
(da “il Corriere della Sera”)
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