Destra di Popolo.net

LUI LA IGNORA, LEI SCEGLIE I RUBLI: FINITO L’IDILLIO A SENSO UNICO TRA MARINE LE PEN E TRUMP

Aprile 7th, 2017 Riccardo Fucile

DOPO AVER TENTATO SENZA SUCCESSO DI ACCREDITARSI CON TRUMP CHE NON L’HA NEANCHE RICEVUTA, ALLA LE PEN NON RESTA CHE FA FARE LA QUINTA COLONNA DELL’IMPERIALISMO RUSSO

“Sono un po’ stupita, visto che Trump aveva dichiarato che non voleva più che gli Stati Uniti facessero i gendarmi del mondo, cosa che invece è successa ieri”.
In un’intervista rilasciata questa mattina a France 2, Marine Le Pen ha espresso tutta la sua disapprovazione nei confronti dell’intervento statunitense in Siria dopo il bombardamento con armi chimiche nella provincia di Idlib.
Per la presidente del Front National sarebbe stato più opportuno “aspettare i risultati di un’inchiesta internazionale indipendente” per evitare il crearsi di una situazione simile “a quelle verificatesi in Iraq e in Libia, che in realtà  sono dei processi che hanno portato un caos che ha finito per consolidare il fondamentalismo islamico”.
Sulla stessa lunghezza d’onda la nipote della leader frontista, Marion-Marechal Le Pen, che ha definito come “affrettata” la mossa di Washington, evocando degli “interessi politici” dietro a questa scelta.
L’infatuazione del Front National nei confronti del tycoon statunitense sembra ormai essere giunta al capolinea.
Il sostegno dato da Marine le Pen a Donald Trump durante la sua candidatura è ormai un ricordo, che in questi ultimi mesi si è lentamente sbiadito a seguito di un mancato incontro tra i due.
In realtà , il rapporto tra Donald Trump e Marine Le Pen ha sempre avuto un carattere univoco, visto che l’inquilino della Casa Bianca non ha mai contraccambiato le attenzioni della sua sostenitrice francese.
Nonostante abbia più volte tentato di sbandierare una fantomatica “amicizia” con il leader repubblicano (arrivando anche a dichiarare che Trump avesse il suo numero di telefono), Marine Le Pen non è mai riuscita a concretizzare i rapporti.
A gennaio provò addirittura a organizzare un incontro andando direttamente alla Trump Tower, il quartier generale di tycoon a New York.
Marine, però, si dovette accontentare di un caffè con alcuni membri del suo staff, come testimonia anche una foto scattata di nascosto da un giornalista dell’Huffington Post americano.
In seguito a quell’episodio, l’atteggiamento della candidata frontista è cambiato, divenendo più distaccato nei confronti del presidente americano.
La doccia fredda che ha definitivamente gelato ogni speranza di riconciliazione è arrivata la scorsa domenica, quando il Financial Times ha pubblicato un’intervista a Trump, in cui il presidente affermava “di non conoscere” l’eurodeputata e di non sapere come si evolveranno le elezioni francesi.
Questo cambiamento di rotta avviene in un momento molto delicato della campagna elettorale di Marine Le Pen.
A caccia di una statura internazionale che le permetta di innalzare la sua immagine, in questi ultimi mesi la candidata del Front National ha compiuto una serie di viaggi all’estero per conoscere personalmente alcuni capi di Stato.
L’ultimo, in ordine di tempo, quello fatto a Mosca lo scorso 24 marzo, dove per la prima volta ha potuto incontrare ufficialmente Vladimir Putin.
Il sostegno del Cremlino alla candidatura della rappresentante dell’estrema destra hanno francese non è mai stato un segreto, visti anche gli ingenti prestiti forniti da alcune banche russe vicine a Putin.
Le critiche del presidente russo all’attacco statunitense di ieri hanno evidentemente convinto la candidata francese ad abbandonare ogni tentativo di dialogo con Trump.
Trovatasi nel mezzo di una delicata questione di interesse strategico, costretta a dover scegliere tra un alleato sicuro e un partner ancora da confermare, Marine Le Pen ha optato per la scelta più ovvia, rinunciando definitivamente all’idea di ottenere un endorsement da parte della Casa Bianca.
Questa mossa, però, potrebbe indebolire la sua immagine diplomatica, mostrando un’incoerenza di fondo nella gestione di importanti dossier internazionali.
Per il momento, la leader del front National sembra essere più interessata a confermare le sue amicizie, restando sull’asse russo-siriano.

(da “Huffingtonpost”)

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I TRUMPISTI PENTITI TUTTI GIU’ DAL CARRO: ECCO COSA ACCADE QUANDO SI CORRE DIETRO AL PRIMO IMBECILLE CHE PASSA

Aprile 7th, 2017 Riccardo Fucile

QUANDO NON SI HANNO IDEE PROPRIE SI FINISCE PER SCIMMIOTTARE IL BECERUME CHE STRILLA, SALVO POI TROVARSI CON IL CULO PER TERRA

Dalla Lega al Movimento 5 Stelle passando per la Farage e Marine Le Pen, sono tanti i trumpisti delusi in giro per il mondo che con una repentina inversione a U stanno prendendo le distanze dal presidente statunitense dopo l’attacco aereo in Siria .
“Gli attacchi scanditi nella notte dall’aeronautica usa contro il territorio siriano rischiano di costituire una chiara violazione del diritto internazionale” tuona una nota del Movimento 5 stelle.
Quel diritto internazionale violato da Putin e da tutti i dittatorelli, ma su cui i sovranisti non hanno mai nulla da dire.
“Follia degli Usa di Trump” twitta il deputato pentastellato Manlio Di Stefano che a gennaio, dopo l’insediamento del presidente statunitense, scriveva sul suo blog che la politica estera di Trump se confermata “sarebbe un grandissimo sospiro di sollievo per il mondo e una politica nella direzione giusta”
“Missili di Trump sono un regalo all’Isis” attacca Matteo Salvini, uno dei principali sostenitori italiani di Trump.
“Mi auguro che la nuova amministrazione Trump non voglia seguire la folle politica di Obama di sostanziale sostegno ai fondamentalisti islamici e metta fine alla vergognosa ambiguità  che gli Usa hanno avuto finora in Medio Oriente” afferma Giorgia Meloni.
Mentre il leader di Casapound Simone Di Stefano di Casapound crede che Trump “abbia tradito il popolo americano”.
Anche all’estero non mancano le defezioni illustri. “Molti sostenitori di Trump saranno preoccupati per l’intervento militare” scrive su Twitter l’ex leader dello Ukip Nigel Farage, che al termine di un incontro con Trump aveva affermato convintamente: “Sarà  un buon presidente”.
“Quello che e’ successo in Siria e’ terribile, lo condanno fermamente” ha scritto la candidata all’Eliseo Marine Le Pen su Twitter. Mentre la nipote Marion attacca Trump definendo l’intervento “un danno per l’equilibrio mondiale”.
“Noi dello staff del Donald Trump Italian Fan Club, a seguito dell’attacco di poche ore fa, ci schieriamo dalla parte del popolo siriano” è la comunicazione che si legge su una delle più seguite pagine Facebook dei seguaci italiani di Trump.
“Scendo ufficialmente dal treno di Trump” twitta amareggiato Paul Joseph Watson uno dei maggiori influencer pro Trump.
Pace all’anima loro.

(da “Huffingtonpost“)

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INTERVISTA AL GENERALE TRICARICO: “L’ATTACCO USA NON CAMBIA LA SITUAZIONE, MA SVELA LA GRANDE IPOCRISIA DEL MONDO”

Aprile 7th, 2017 Riccardo Fucile

L’EX CAPO DI STATO MAGGIORE DENUNCIA L’INDIFFERENZA VERSO I BOMBARDAMENTI DI PUTIN CHE HANNO UCCISO DECINE DI MIGLIAIA DI INNOCENTI

L’attacco “chirurgico” degli Stati Uniti contro la base siriana di Shayrat “non sposta di un millimetro la situazione sul campo”.
Il suo effetto è soprattutto quello di svelare la “grande ipocrisia” della comunità  internazionale, che fa un gran polverone per “un colpo secco sparato dagli Usa” quando ha taciuto sul massacro di centinaia di migliaia di persone sotto le bombe a grappolo della Russia ad Aleppo e dintorni.
Ne è convinto il generale Leonardo Tricarico, ex capo di Stato maggiore dell’Aeronautica militare, già  consigliere militare del presidente del Consiglio dei ministri (1999-2004) e attuale presidente della Fondazione Icsa, che invita a collocare l’attacco americano alla base aerea di Damasco a Shayrat, da cui secondo fonti di intelligence sarebbero partiti i jet che martedì hanno scaricato agenti chimici sulla provincia di Idlib, “in una valutazione corretta rispetto allo scenario generale siriano, ma anche afghano e yemenita”.
“Oggi ha suscitato uno scandalo mondiale l’attacco chirurgico a una base militare in cui sono stati colpiti, verosimilmente, depositi di armi, rampe di lancio, aerei militari”, spiega il generale ad HuffPost.
“Tutto questo clamore stride con l’indifferenza che ha accompagnato la campagna della Russia in Siria, espressione più visibile e concreta di un nuovo terribile trend nell’uso della forza aerea. Nell’indifferenza generale — fatta eccezione per qualche ong — abbiamo assistito a un’inversione di tendenza nell’uso del potere aereo che ci ha riportato indietro di decenni, quando ancora non c’era la tecnologia a rendere un po’ più ‘umano’ — se così si può dire — l’uso della forza aerea. I russi non hanno neanche ritenuto di dover nascondere questo orrore, ma hanno mandato i filmati a tutte le redazioni, filmati da cui era chiaro che si trattava di bombardamenti a tappeto, come nella Seconda guerra mondiale. Ad Aleppo, ma non solo, è andato in scena un regresso imperdonabile”.
Tricarico denuncia la “grande ipocrisia” della comunità  internazionale, che applica “due pesi e due misure” quando si parla di interventi militari in Siria.
Quando in Siria sono morte centinaia di migliaia di persone sotto le bombe a grappolo della Russia, non c’è stata nessuna reazione.
Le motivazioni di questo attacco — conclude Tricarico — non sono certamente quelle di vendicare i poveri bambini siriani, come dice lui. Forse, piuttosto, l’obiettivo è ridimensionare il ruolo della Russia nella determinazione degli equilibri regionali. In questo caso, volendo vedere il bicchiere mezzo pieno, il raid americano di questa notte potrebbe preludere a dei negoziati concreti con la Russia, partendo da posizioni più equilibrate. A questo punto sarebbe auspicabile l’imposizione di una no fly zone”, conclude il generale.

(da Huffingtonpost”)

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IL RACCONTO DELL’UNICO GIORNALISTA CHE E’ RIUSCITO A ENTRARE NELLA CITTA’ SIRIANA COLPITA DALL’ATTACCO CHIMICO

Aprile 7th, 2017 Riccardo Fucile

IL CRONISTA DEL GUARDIAN: “DOVUNQUE GUARDASSI VEDEVO SOLO CADAVERI”

“Khan Sheikhun è una città  fantasma, le sue strade sono deserte, silenziose, è come se fosse in lutto per le vittime dell’attacco di due giorni fa”. Sono le prime parole di Kareem Shaheen, il primo giornalista a essere entrato nella città  siriana dopo l’attacco chimico che ha causato più di 70 morti.
Una testimonianza, quella pubblicata dal Guardian, che racconta da vicino quanto accaduto, l’ultimo capitolo di una guerra lunga sei anni, una guerra che sta devastando un intero paese.
Unico segno dell’attacco, come racconta Shaheen, è un piccolo cratere nella zona settentrionale della città , il punto dove è caduto l’ordigno, di cui sono rimasti piccoli frammenti verdi.
Ma oltre al cratere, nell’aria si percepisce ancora “un flebile odore che pizzica le narici. Le case si sono svuotate”.
I sintomi riportati dalle vittime evidenziano l’utilizzo del sarin, l’agente nervino che, in un attacco risalente al 2013, aveva ucciso più di mille persone in una zona vicina a Damasco.
Dopo quell’attacco, il regime aveva consegnato tutte le sue armi chimiche. A dimostrazione di ciò, e in supporto a Bashar al-Assad, è intervenuta Mosca, affermando che la presenza del gas “sia dovuto all’esplosione di una fabbrica dei ribelli in cui era custodito l’agente chimico, fuoriuscito, quindi, in seguito alle varie esplosioni dovute ai bombardamenti delle forze governative”.
Ma il giornalista del Guardian è andato a ispezionare la zona colpita dai bombardamenti: “C’erano un magazzino e alcuni silos, per il resto era un luogo abbandonato che puzzava di concime animale e di grano”, scrive Shaheen.
Non solo, i residenti sopravvissuti hanno affermato che quei silos erano già  stati danneggiati sei mesi fa durante un raid aereo e che da allora erano in stato di abbandono.
“Lo puoi vedere: non c’è niente là , tranne un po’ di grano e del concime. C’è anche una capra morta, soffocata dal gas”, spiega uno dei superstiti.
E i residenti negano quanto affermato da Mosca: “Non c’è alcuna prova che qui fosse conservato del gas, non c’era”.
Altri hanno raccontato a Shaheen quello che hanno visto: “Era come assistere al Giorno del Giudizio”, afferma Hamid Khutainy, un volontario della protezione civile di Khan Sheikhun.
Gli attacchi sono iniziati poco dopo le 6 e 30 del mattino. La gente pensava fosse solo un altro attacco aereo, fino a quando i primo soccorritori hanno iniziato ad accusare i primi sintomi, cadendo a terra e perdendo i sensi.
Khutainy spiega il caos che la città  stava vivendo in quegli istanti: “Ci hanno detto di ‘aver perso il controllo'”, ma non capivamo cosa volessero dirci. Poi un’altra comunicazione, ‘Salvateci, non possiamo più camminare’.
A quel punto abbiamo mandato due squadre con le maschere antigas. Anche noi che stavamo a 500 metri dalla zona colpita potevamo sentire l’odore”.
Una scena terrificante: gente ferita stesa a terra colpita da convulsioni, altri schiumavano dalla bocca, avevano le labbra blu, svenivano e si riprendevano, per poi svenire ancora. Tra questi tanti bambini. “Dovunque guardassi – spiega un testimone – vedevo solo cadaveri”.
I pochi sopravvissuti sono stati raggruppati insieme, in modo da poter fornire loro l’assistenza necessaria. Molti di questi stavano in una struttura medica.
E mentre medici e paramedici cercavano di intervenire e aiutare queste persone, sono partiti “8 o 10 attacchi aerei. Il soffitto è crollato, i morti sommersi dalle macerie. Non si poteva fornire più aiuto a nessuno”.
Tutto ciò che era custodito all’interno dell’ospedale era inutilizzabile. Non c’era nemmeno più corrente elettrica.
“Forse i piloti avevano sentito quella leggenda per cui dopo 48 ore che sei morto per colpa del sarin, poi ritorni in vita”, ironizza un ufficiale del gruppo ribelle Ahrar al-Sham. “Deve essere per questo che hanno bombardato. Ma grazie a Dio ci sarà  un Giudizio Universale anche per queste persone”.
Tra i superstiti incontrati da Shaheen c’era anche Abdulhamid al-Yousef, che solo il giorno prima aveva assistito ai funerali della moglie e delle due figlie gemelle di appena nove mesi. Morte a causa del gas.
Come loro, anche molti altri suoi parenti hanno perso la vita in seguito all’attacco.
La sera, dopo il bombardamento, Yousef ha insistito per portare le sue due bambine in braccio fino al cimitero, dove sarebbero state sepolte. Era quasi in trance, ripeteva in continuazione i loro nomi, tra le lacrime e i singhiozzi.

(da “Huffingtonpost“)

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QUANDO TRUMP ERA PACIFISTA E I SOVRANISTI CI SPIEGAVANO CHE LA CLINTON ERA UNA GUERRAFONDAIA

Aprile 7th, 2017 Riccardo Fucile

PER FORTUNA CHE C’E’ DI STEFANO CHE ORA CI SPIEGA CHE NEGLI USA NON COMANDANO I PRESIDENTI MA LE LOBBY (SI’, PROPRIO QUELLE CHE TRUMP AVEVA MANDATO AFFANCULO)

Donald Trump ha ordinato un attacco missilistico contro la base dell’aviazione militare siriana di Shayrat. C’era però un tempo in cui Donald Trump aveva tutt’altre idee circa l’eventualità  di un intervento militare in Siria.
Prima di chiudere le porte ai siriani e bombardare la base militare infatti Trump (e con lui i suoi corifei europei) aveva a lungo criticato la possibilità  di un intervento in Siria.
Appena un giorno dopo il sovranista Matteo Salvini si allineava con Trump con una uscita su Twitter, perchè l’importante per un nazionalista come Salvini è sempre avere un’idea originale.
Curiosamente Salvini — che per un certo periodo ha fatto finta che nessuno bombardasse le postazioni dell’ISIS in Siria — poi è diventato un fervente sostenitore dell’intervento militare in Siria, ma solo dopo che Putin ha mobilitato le sue truppe (notoriamente buone) contro l’ISIS.
Era il 2013 e Assad stava per superare la “linea rossa” oltre la quale l’allora Presidente Obama aveva annunciato gravi conseguenze per il regime.
Trump però twittava che gli USA dovevano “starsene fuori dalla Siria” perchè i cosiddetti ribelli erano pericolosi quanto il regime di Assad. Una tesi che curiosamente è la stessa di molti cauti pacifisti nostrani che non credono che Assad possa essere così pericoloso.
In realtà  Assad ha già  dato prova di non aver alcun interesse per le vite dei cittadini siriani. Dall’inizio della guerra la strategia militare di Assad è sempre stata quella di rendere impossibile la vita di coloro che vivono nelle aree sotto il controllo dei ribelli. Le tattiche adottate da Assad comprendono anche l’uso di armi chimiche (sono stati eseguiti almeno otto attacchi con armi chimiche su Aleppo verso la fine del 2013) ed esecuzioni di massa.
Con l’aiuto dei russi inoltre Assad ha sistematicamente bombardato ospedali e colpito convogli di aiuti umanitari. Tutto questo però non rappresentava un problema per Trump che fino a questa notte ha sempre sostenuto che non fosse necessario, utile o auspicabile intervenire in Siria.
In diverse occasioni Trump ha “consigliato” Obama di non attaccare la Siria perchè gli Stati Uniti non avevano nulla da guadagnarci e tutto da perdere.
Trump ha mantenuto questo stesso registro anche durante la campagna elettorale per le Presidenziali. Il candidato Presidente dei repubblicani infatti si presentava all’elettorato come l’uomo che avrebbe evitato la Terza Guerra Mondiale.
In una intervista alla Reuters, Trump dice che Hillary Clinton è una guerrafondaia che il suo atteggiamento nei confronti della questione siriana avrebbe potuto compromettere seriamente le relazioni con la Russia (che è apertamente schierata con Assad).
Curiosamente nella base militare bombardata oggi dagli USA pare fossero presenti anche militari russi.
Forse è per questo che Beppe Grillo ha salutato con un certo entusiasmo l’elezione di Trump alla Casa Bianca spiegando che “la presenza di due leader come Trump e Putin predisposti al dialogo apre a scenari di pace e distensione”.
In queste ore di pace e di distensione non se ne vede molta perchè dopo l’intervento americano in Siria la Russia ha protestato veementemente e l’Iran (che sostiene Assad) non ha gradito il rinnovato impegno degli USA in quello che sta diventando il cortile di casa loro.
La decisione di Trump di agire in maniera diametralmente opposta rispetto a quanto aveva predicato in questi anni però gli ha già  attirato le critiche dei sostenitori dell’estrema destra USA che vorrebbero che il Presidente mettesse   davvero in pratica quel Make America Great Again senza però dover dire Syria First e mettere così in secondo piano il Paese.
All’interno della cosiddetta alt-right c’è già  chi accusa Trump di essere un pupazzo della Clinton (e non di Putin) visto l’ex-segretario di Stato di Obama aveva reagito alla notizia dell’attacco con il gas a Khan Sheikhun chiedendo un intervento deciso contro Assad.
E anche in Italia Manlio Di Stefano, l’esperto di politica estera del MoVimento 5 Stelle ci tiene a spiegarci che negli USA comandano le lobby della guerra e del petrolio e   non i Presidenti.
Fino a ieri però sembrava che Trump le avesse sconfitte tanto che all’indomani dell’elezione Grillo dichiarò: «È pazzesco. Questa è la deflagrazione di un’epoca. È l’apocalisse dell’informazione, della Tv, dei grandi giornali, degli intellettuali, dei giornalisti. Questo è un VAFFANCULO generale. Trump ha fatto un VDay pazzesco» spiegando che la vittoria di Trump era la vittoria del Popolo contro le lobby.
Ora Di Stefano ci spiega che Trump sta agendo senza il mandato dell’ONU e della NATO e quindi violando ogni legge internazionale.
Non che la Russia abbia un mandato dell’ONU quando bombarda le città  “ribelli” in Siria, ma dal momento che l’intervento di quel benefattore di Putin è stato richiesto da Assad e dal momento che non si sa ancora se Assad è un dittatore allora va tutto bene. Non risulta che Putin abbia chiesto ai siriani di esprimersi democraticamente su Assad prima di mandare le sue truppe.
Di Stefano è preoccupato che l’intervento di Trump possa scatenare una guerra mondiale, ma con chi? Con la Russia?
Stando a come ne parlano i 5 Stelle non sembra che Putin sia un guerrafondaio, anzi è una persona “predisposta al dialogo” e possiamo stare sicuro che farà  pace con gli USA il prima possibile.
Nel frattempo sarebbe carino che Di Stefano condannasse il bombardamento siriano che ha provocato la morte di cento civili nella provincia di Idlib, bombardare la popolazione civile non è mai giustificabile.

(da “NextQuotidiano”)

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GRILLO, CHE COMICHE: “LA VOTAZIONE IN CUI HA VINTO LA CASSIMATIS NON ERA VALIDA PERCHE’ INDETTA CON PREAVVISO INFERIORE A 24 ORE”

Aprile 7th, 2017 Riccardo Fucile

A SCOPPIO RITARDATO, GRILLO SI AUTODENUNCIA, HA VIOLATO LUI IL REGOLAMENTO, SE N’E’ ACCORTO STRANAMENTE OGGI CHE IL TRIBUNALE DEVE DECIDERE SULLA LISTA

Marika Cassimatis deferita ai probiviri dal leader Beppe Grillo, insieme ad altri due candidati della sua lista alle comunarie di Genova del 14 marzo che, inoltre, vengono annullate.
Lo annuncia il leader M5S in un esilarante post   sul suo “Blog delle stelle” pubblicato a poche ore dall’udienza fissata al Tribunale di Genova che deve decidere se riabilitare Marika Cassimatis nella competizione elettorale, esclusa proprio da Beppe Grillo con l’ormai famoso post “Fidatevi di me”.
“Pertanto la lista che verrà  presentata alle elezioni comunali di Genova contraddistinta dal simbolo del Movimento Cinque Stelle è quella con candidato sindaco Luca Pirondini” sancisce Grillo e toglie il simbolo a Cassimatis, anche se il Tribunale la riammettesse nell’agone elettorale.
“La votazione tenutasi il 14 marzo 2017 per la scelta della lista da presentare alle elezioni comunali di Genova con il simbolo del MoVimento 5 Stelle tra la lista con candidato sindaco Marika Cassimatis e la lista con candidato sindaco Luca Pirondini viene annullata, perchè indetta con preavviso inferiore al termine minimo di 24 ore prescritto dall’articolo 3 del regolamento del MoVimento 5 Stelle per le votazioni per la scelta dei candidati alle elezioni”: scrive Beppe Grillo sul blog.
In pratica 24 giorni dopo averle regolarmente indette, Grillo si autodenuncia, dicendo di aver commesso un atto illecito, ovvero non aver rispetto il suo stesso regolamento.
C’è da scompisciarsi dal ridere.
Ma non finisce qua.
“La votazione non può però essere rinnovata perchè il candidato sindaco Marika Cassimatis e due candidati facenti parte della sua lista sono state sospese in via cautelare dal MoVimento 5 Stelle dal collegio dei probiviri e non sono pertanto in possesso dei requisiti di candidabilità  in liste del MoVimento 5 Stelle”, prosegue Grillo nel post. Proprio il leader del M5S aveva squalificato la Cassimatis per “incandidabilità ” dopo l’esito delle comunarie, rilevando che altri membri della sua lista presentavano caratteristiche simili.
E conclude: “Pertanto, la lista che verrà  presentata alle elezioni comunali di Genova contraddistinta dal simbolo del MoVimento 5 Stelle è quella con candidato sindaco Luca Pirondini, non potendo procedersi al ballottaggio con altre liste”.
In pratica prima anulla le votazioni a lui ostili per vizio formale da lui stesso commesso, poi sospende chi le ha vinte e quindi “non si possono ripetere perchèc’è un solo candidato (quello che piace a lui).
Il tutto mentre è in corso l’udienza presso il tribunale di Genova che deve decidere sul ricorso della Cassimatis.

(da agenzie)

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“L’EVENTO DI CASALEGGIO A IVREA HA LO STESSO SPIRITO CHE ANIMA LA TRILATERAL”

Aprile 7th, 2017 Riccardo Fucile

IL SEGRETARIO MAGRI CONFERMA LA STESSA VISIONE TRA L’AZIENDA M5S E I POTERI FORTI

Paolo Magri, segretario italiano della Commissione Trilateral nonchè direttore dell’Ispi e professore di Relazioni internazionali alla Bocconi, sarà  ospite all’evento di Ivrea organizzato da Davide Casaleggio in memoria del padre, Gianroberto.
Un fatto curioso se si considera che in passato la Trilateral è stata considerata una specie di male assoluto dal M5S.
Qualcosa, però, è cambiato, come spiega lo stesso Magri intervistato da Repubblica:
“Solo in Italia siamo stati oggetto di ricorrenti attenzioni e letture cospirative e massoniche. In tutti gli altri paesi la Trilateral viene letta per ciò che è: un’occasione di incontro fra esponenti di estrazione e paesi diversi per capire cosa sta cambiando attorno a noi. Per ciò che ho letto, è esattamente ciò che la fondazione Casaleggio intende fare ad Ivrea, no?”.
Se qualcuno avesse avuto ancora dubbi, insomma, è servito.

(da “Huffingtonpost”)

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GENTILONI: “RISPOSTA A CRIMINE DI GUERRA”, LEGA E M5S SI SCOPRONO PACIFISTI

Aprile 7th, 2017 Riccardo Fucile

SOVRANISTI NEL LUTTO, COSTRETTI A SCEGLIERE TRA TRUMP E PUTIN… PARLANO DI DIRITTO INTERNAZIONALE VIOLATO, MA HANNO GLI OCCHI BENDATI QUANDO LO VIOLANO I LORO COMPAGNI DI MERENDE

“L’azione ordinata stanotte da Trump è una risposta motivata a un crimine di guerra”. Lo ha detto il premier Paolo Gentiloni in una conferenza stampa a Palazzo Chigi. Il primo ministro ha aggiunto: “Chi fa uso di armi chimiche non può contare su attenuanti e mistificazioni”.
“L’Italia è sempre stata convinta che una soluzione duratura per la Siria vada cercata nel negoziato – ha proseguito Gentiloni -. Era e resta la nostra posizione. Il negoziato deve comprendere tanto le forze di opposizione quanto il regime, sotto l’egida delle nazioni unite con ruolo decisivo e costruttivo della Russia”.
Il primo ministro ha anche detto: “Ho avuto colloqui con il presidente Hollande e la cancelliera Merkel: abbiamo condiviso che l’Europa contribuisca nella direzione della ripresa del negoziato”.
Alfano: “Italia comprende ragioni attacco militare”.
“L’Italia comprende le ragioni di un’azione militare Usa” in Siria “proporzionata nei tempi e nei modi, quale risposta a un inaccettabile senso di impunità  nonchè quale segnale di deterrenza verso i rischi di ulteriori impieghi di armi chimiche da parte di Assad, oltre a quelli già  accertati dall’Onu”. Lo sottolinea il ministro degli Esteri, Angelino Alfano, in una nota diffusa dopo l’attacco missilistico contro una base aerea del regime di Bashar al Assad.
Lega e M5s contro Trump.
Lega Nord e MoVimento 5 stelle, al contrario, condannano il raid americano contro la Siria. “Missili Usa sulla Siria pessima idea e regalo all’Isis – ha detto il leader del Carroccio, Matteo Salvini -. Forse per i problemi interni, forse mal consigliato dai guerrafondai, Trump in Siria fa la scelta più sbagliata”
Dura anche la nota dei gruppi M5S di Camera, Senato ed Europarlamento. “Gli attacchi scanditi nella notte dall’aeronautica Usa contro il territorio siriano rischiano di costituire una chiara violazione del diritto internazionale – hanno detto -. Non solo, dimostrano per l’ennesima volta il reale valore che le potenze del mondo attribuiscono alle Nazioni Unite. Un valore nullo”.
“Si è preferito bombardare ancor prima di incaricare l’Onu di avviare una inchiesta indipendente per accertare i responsabili dell’uso di armi chimiche ”

(da agenzie)

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TRUMP DALL’ISOLAZIONISMO AL RITORNO A “GENDARME DEL MONDO”

Aprile 7th, 2017 Riccardo Fucile

AVEVA PROMESSO “AMERICA FIRST”, MA PER RECUPERARE CONSENSI DOVEVA DIMOSTRARE DI ESSERE UN UOMO D’AZIONE, RINNEGANDO IL SUO PROGRAMMA

E’ tornato il “gendarme del mondo”, nella figura di quel Presidente Trump che aveva promesso di porre “America First” e il resto del mondo ben dietro il suo ritrovato super nazionalismo,
E ora la domanda è: come risponderà  Vladimir Putin al salvo di 59 missili Cruise “mirati”, ha detto Trump, sulla base aerea della Siria dalla quale partì l’attacco con armi chimiche contro il suo protetto e principale cliente in Medio Oriente, Bashar al-Assad?
Accetterà  Mosca, che continua a negare che quelle armi chimiche siano state impiegate da Assad, di permettere che il suo cliente siriano sia preso a schiaffi dagli americani senza reagire?
Per spiegare la sua repentina conversione da isolazionista e gendarme che punisce chi viola la legge, Trump ha detto, in un breve, e molto ansimante discorso, che la rappresaglia missilistica era “nell’interesse nazionale degli Stati Uniti” anche se nessun soldato o civile americano, nessuna installazione americana è stata colpita in quel massacro, ma la vera ragione era punire chi si era macchiato di “orriibili crimini”.
Di fatto, dopo avere predicato la religione del neo isolazionismo anche Trump torna a recitare la parte del “gendarme del mondo” che muove per fermare o per punire chi viola sfacciatamente i minimi standard delle norme internazionali, come già  Clinton fece in Serbia e Bush pretese di fare in Iraq, contro il “macellaio di Baghdad” e il suo inesistente arsenale chimico e nucleare, Saddam.
Ma lo stormo di Tomahawk con testate da mezza tonnellate di esplosivo convenzionale ciascuna non è la guerra, non è la spallata militare che potrà  far cadere Assad, non è — ancora — una riedizione della sciagurata strategia del “Cambio di Regime” che tanto bene ha fatto al mondo arabo dopo l’invasione dell’Iraq nel 2003. È un “segnale”, come stanno dicendo dalla serata di Washington, gli specialisti,   ma un “segnale” a chi?
Quei missili, che volano a volocità  subsonica e a quote relativamente modeste, hanno sorvolato, partendo dalle unità  della US Navy nel Mediterraneo che li hanno lanciati , le aree della Siria controllate dall’Armata Russa, come la base aerenavale di Lantaka e sicuramente i radar russi li hanno visti e tracciati.
Mosca e i suoi militari in Siria erano stati preavvertiti, per evitare equivoci e per chiarire da subito che quei missili non erano diretti contro installazioni o personale loro.
Ma se gli obiettivi militari non erano le forze di Putin, l’obiettivo politico diventa sicuramente lui, il Lord Protettore senza il quale Bashar al-Assad sarebbe forse già  caduto, sotto la spinta congiunta dei ribelli assortiti e delle milizie dell’Isis.
Se questa azione, più spettacolare che militarmente devastante, più diretta a dimostrare agli americani che Trump è uomo d’azione e non un guerriero riluttante come Obama, sarà  letta da Putin per quello che è, una pura dimostrazione di forza e di decisionismo di un Presidente americano disperatamente alla ricerca di un colpo di scena per risollevare il proprio prestigio cadente, non ci saranno reazioni più che retoriche da Mosca.
Ma il gioco nel qale Trump si è gettato, sperando che questa azione largamente dimostrativa e molto “chirurgicica” come sempre si dice, sia conclusa in se stessa, è, come tutte le azioni di forza, non una porta che si chiude, ma una porta che si apre.
Riprendendo le armi che Obama non aveva voluto usare, se non con occasionali attacchi di droni, Trump ha voluto dire di essere pronto alle azioni militari almeno a distanza e l’ha fatto nella sera nella quale era a cena con il Presidente Cinese Xi, a sua volta protettore di un altro sinistro desposta, il coreano Kim.
Si vuole sperare, contro le lezioni del passato, che questa porta aperta non lasci passare nuove escalation e azioni simili, magari allargandosi contro la Corea del Nord protetta dall’ospite a cena di Trump, perchè ogni conflitto, dimostrativo o punitivo che sia, è sempre molto più difficile da chiudere che da aprire.
E la parola, oggi, è a Putin

(da “La Repubblica”)

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