Giugno 20th, 2017 Riccardo Fucile
JEAN MARIE ARRIVA CON L’UFFICIALE GIUDIZIARIO: “MARINE DEVE DIMETTERSI, HA FALLITO”… QUANDO L’ARMONIA REGNA “SOVRANA”
Il fondatore del Front National, Jean-Marie Le Pen, è stato escluso dalla riunione del suo partito, tenutasi questa mattina nella sede di Nanterre, nella banlieue a nord ovest di Parigi.
Per impedire l’accesso al presidente onorario, le porte dei locali sono state incatenate. Nei giorni scorsi i vertici del partito avevano avvisato Le Pen di non presentarsi alla riunione.
Tra Jean-Marie e Marine non corre buon sangue: secondo Jean-Marine Le Pen, sua figlia Marine dovrebbe “presentare le dimissioni” dopo Le “cocenti sconfitte” riportate dal Front National alle ultime elezioni presidenziali e legislative.
“La signora Le Pen non ha capito le ragioni del suo fallimento e in ogni caso non le ha ammesse, facendo ricadere sugli altri responsabilità che sono le sue” ha detto poi il fondatore del Front National.
Jean-Marie si è presentato accompagnato da un ufficiale giudiziario, per constatare la violazione del diritto di partecipazione alla riunione in qualità di presidente onorario. Una mossa che prospetta una nuova puntata della saga giudiziaria familiare frontista.
La sconfitta del Front National alle elezioni politiche ha coinvolto soprattutto il fronte antieuro interno al partito: Florian Philippot, numero 2 e grande avversario interno della Le Pen, non è riuscito a farsi eleggere.
Lui aveva annunciato che si sarebbe dimesso da tutte le cariche del Front National in caso di cambio di linea sull’uscita dall’euro da parte di Marine.
(da “NextQuotidiano”)
argomento: elezioni | Commenta »
Giugno 20th, 2017 Riccardo Fucile
IL CASO LIGURIA DIGITALE DIMOSTRA LA “TRASPARENZA” DEL SEDICENTE CENTRODESTRA
Il “caso” del “Red Carpet” pagato 30.000 euro da Liguria Digitale, l’azienda regionale che si occupa di digitalizzazione, nasconde molto di più.
Le cifre: la legge Brunetta stabilisce che la Regione non possa spendere in comunicazione, ogni anno, più del 50% dell’importo speso nel 2011.
Il massimale pari alle spese sostenute nel 2011 porta a fissare l’asticella a 287.500 euro, questo significa che tutte le azioni mirate alla comunicazione della Regione dovrebbero, complessivamente, stare dentro quella cifra, in un anno. Ma così non è avvenuto perchè le spese di Liguria Digitale hanno presumibilmente sforato ampiamente quel tetto».
Liguria Digitale, infatti, secondo la nota che lo stesso presidente del collegio sindacale ha diramato a proposito della vicenda “Red Carpet” parteciperebbe del “Progetto complessivo di comunicazione integrata”, approvato dalla giunta e dal consiglio regionale: «finalizzato tra l’altro “a richiamare turisti e attrarre investitori per sviluppare opportunità e creare lavoro di qualità “» ed «è stata affidata a Liguria Digitale spa l’attività di comunicazione finalizzata al marketing territoriale», spiega la nota.
L’azienda regionale che si occupa di servizi telematici diretta fino a pochissimo tempo fa dall’attuale candidato sindaco del centrodestra, Marco Bucci, ha fatto un’operazione di marketing territoriale o di comunicazione, comprando oltre gli 8 chilometri di tappeto per il “Red Carpet” anche le porzioni di focaccia col formaggio, i fuochi d’artificio, i servizi navetta per le cene di gala e il catering delle cene di gala»,
«Le spese per “relazioni pubbliche, convegni, mostre, pubblicità e rappresentanza” non rientrano nel marketing territoriale e anzi vanno considerate come spese di comunicazione: lo indica chiaramente il parere dato dalla Corte dei Conti al Comune di Santa Margherita su una deliberazione assunta nel 2015.
Liguria Digitale dunque gestirebbe, affidata dalla Regione, l’attività di comunicazione: Un’attività che rientra, come confermato dalla stessa Liguria Digitale, in un progetto complessivo finanziato dalla Regione con 1,1 milioni di euro, mentre il tetto massimo che secondo la legge, dovrebbe spendere Regione Liguria: 287.000 euro.
«E’ stato sforato il tetto di spesa, imposto dalla legge Brunetta alle Regioni e ribadito anche nell’ultima legge di Bilancio»: denuncia il gruppo Pd in consiglio regionale. «E adesso rischiamo di violare il patto di stabilità », indicano.
«Secondo la Strategia digitale 2016-2018 della Regione Liguria per il turismo, si prevede l’offerta di innovativi servizi digitali a imprese e turisti: cosa c’entra con questi obiettivi l’acquisto da parte di Liguria Digitale di focaccia, generi alimentari, tappeti rossi e fuochi d’artificio?».
Il gruppo Pd solleva un’altra questione: sulla provenienza di quei denari destinati dalla Regione a Liguria Digitale, sulla comunicazione. «Con quali fondi sono stati finanziati questi interventi? Si tratta di risorse nazionali o addirittura comunitarie? Perchè, se fosse così, i problemi a porsi sarebbero serissimi, anche con risvolti erariali».
Infine c’è la modalità con cui queste spese sono state effettuate: per sfoggiare grandeur a Slow Fish o all’Infiorata a Milano sono stati pagati servizi attraverso affidamenti diretti. Gli importi, sempre tutti sotto i 40.000 euro lo consentono certamente.
«Il ricorso ad affidamento diretto è continuo – sottolineano i consiglieri – ma mancano del tutto procedure comparative, così come spesso mancano le motivazioni che giustificano il mancato ricorso a procedure di evidenza pubblica: è questa la trasparenza di Toti e Bucci?».
La morale: la giunta Toti vende notoriamente fumo, per farlo ha necessità di clientele locali da accontentare e spot di propaganda. Quindi ha bisogno di investire in “immagine” per far passare messaggi propagandistici che non hanno riscontro nella realtà dei fatti.
Il bluff del Gabibbo bianco e del leghista amico dei poteri forti continua.
(da agenzie)
argomento: Genova | Commenta »
Giugno 20th, 2017 Riccardo Fucile
L’ESEMPIO VIENE SEMPRE DALL’ALTO (IN QUESTO CASO DAL BASSO)… DENUNCIATO VITO DECARA, ASSESSORE DI CENTRODESTRA, BECCATO DALLE TELECAMERE DI SORVEGLIANZA
L’assessore alla Cultura di Caltagirone, in provincia di Catania, è stato scoperto mentre abbandonava 4 cagnolini in una zona della città dove è attivo un impianto di videosorveglianza. Vito Dicara, questo il suo nome, si è autosospeso. I carabinieri sono risaliti a lui dalla targa.
L’uomo è stato tradito dalla presenza di alcune telecamere che lo hanno filmato in flagranza mentre abbandona i cagnolini.
L’ accertamento dei carabinieri a seguito della segnalazione di un cittadino che ha inoltrato il video nel quale si vede un uomo che abbandona i cani in una zona della cittadina sottoposta a videosorveglianza.
L’assessore non si è accorto del cartello che segnalava il controllo, ha fermato l’auto, ha messo fuori i cagnolini ed è ripartito.
Dicara si è immediatamente sospeso rimettendo il mandato nelle mani del sindaco. Quanto ai cuccioli abbandonati, sono stati dapprima affidati alle cure dei veterinari dell’Asp 3 Catania, distretto di Caltagirone, e poi consegnati a privati, ai quali spetterà il compito di provvedere all’eventuale affidamento.
L’assessore prova a giustificare il suo gesto ammettendo comunque l’abbandono e scusandosi con la città . «In un momento di confusione, ho lasciato i cuccioli in un luogo dove, nelle ore successive, sarebbero stati senz’altro rinvenuti e salvati — è la difesa dell’assessore — dai cittadini residenti”.
“Rientrando a casa quasi a mezzanotte, qualche settimana fa — spiega Dicara — ho trovato sull’uscio della mia abitazione una scatola con dentro gli animali. Non ho saputo cosa fare: non posseggo animali, nè la mia casa è attrezzata per ospitarne. A quell’ora tarda, non potendoli lasciare in piena via Circonvallazione, ho ritenuto, oggi mi accorgo con molta superficialità , di depositarli vicino ad alcune ville abitate da persone notoriamente sensibili; ciò nella certezza del salvataggio dei cuccioli”.
La tesi “la mia casa non è attrezzata per ospitarne” è quanto meno ridicola, visto che i quattro cuccioli stavano in un cartone. Chiunque li avrebbe ospitati per una notte e l’indomani avrebbe contattato l’ufficio comunale che per legge dovrebbe esistere e che normalmente agisce in sintonia con le associaioni di volontari.
“Per naturale carattere e formazione professionale — ha detto il sindaco — sono abituato a valutare i fatti nella loro oggettività , senza enfatizzarli, nè minimizzarli. Fra le diverse alternative, ha scelto quella da lui erroneamente ritenuta meno dannosa in quel momento”.
Dopo queste parole del sindaco, comprendiamo perchè sia stato nominato un assessore di tale sensibilità .
Una bella coppia, non c’è che dire, di amministratori che non conoscono le norme vigenti e i doveri di un pubblico ufficiale.
(da agenzie)
argomento: denuncia | Commenta »
Giugno 20th, 2017 Riccardo Fucile
L’OMAGGIO DEL PONTEFICE AI PRETI SCOMODI: “HANNO CERCATO DI CAMBIARE LA CHIESA”… PRIMA A BOZZOLO PAPA FRANCESCO AVEVA VISITATO ANCHE LA TOMBA DI DON MAZZOLARI
Puntualissiumo, spaccando il minuto, l’elicottero bianco del Papa in arrivo da Bozzolo (Mantova), dove Francesco ha pregato sulla tomba di un altro grande prete misconosciuto del ‘900, don Primo Mazzolari, è atterrato fra la polvere sul campo arido di stoppie subito sotto la chiesa di Barbiana alle 11,15, come da previsione. Intorno, squadre di vigili del fuoco pronte a intervenire con gli idranti, le strade, i viottoli nei boschi, i sentieri e i guadi, presidiati da centinaia di uomini delle forze dell’ordine già dal giorno prima e per tutta la notte, un cordone di sicurezza praticamente inviolabile.
Un rapido trasbordo sulla Panda blu scura, seguita da un’altra uguale con a bordo l’arcivescovo Giuseppe Betori e il sindaco di Vicchio Roberto Izzo, venuti a salutarlo, e il Papa è già nel minuscolo cimitero dovere riposa don Lorenzo Milani.
Poche tombe di campagna, quella del priore con un grande mazzo di fiori di campo appena colti dai residenti di Barbiana.
Francesco si raccoglie in preghiera pochi minuti, poi entra nella cappellina dove è stata sistemata una grande croce blu, opera dell’artista barbianese Antonio Di Palma, ripercorre il vialetto di ghiaia ed è di nuovo in auto, diretto alla chiesa di sant’Andrea dove le campane suonano a distesa già da quando l’elicottero è comparso nel cielo del Mugello.
Ad attenderlo, sul sagrato e dentro la canonica dove don Lorenzo visse e operò con i ragazzi della sua scuola, l’ottantina degli ex alunni del priore ancora in vita, fra quelli di Calenzano e quelli di Barbiana, alcune decine fra ragazzi e operatori delle strutture caritatevoli della diocesi, i preti più giovani, ordinati negli ultimi 5 anni, e i più anziani, quelli ancora vivi che erano in seminario con lui, quelli dei luoghi milaniani, Montespertoli, Calenzano, Vicchio.
Il tempo di qualche stretta di mano, ed è subito chiaro che la visita (“strettamente privata”, come voluto dal Vaticano) è ancora più ‘lampo’ del previsto, dalla chiesa il Papa sale le strettissime scale che portano dentro l’aula della scuola, con sulla porta scritto ancora “I care”, e dove l’astrolabio le cartine geografiche, i disegni dei ragazzi, i tavoli e le sedie, sono ancora dov’erano e com’erano.
Accompagnato dall’arcivescovo Giuseppe Betori Francesco osserva pochi minuti, poi passa nelal stanza a fianco, la cucina di don Lorenzo, anche quella rimasta com’era ai tempi del priore, col tavolo con la cerata, il lavandino di graniglia, il camino annerito. Qui lo aspetta l’incontro più intenso della mattinata, quello con Michele Gesualdi, il presidente della Fondazione don Milani, minato da una grave malattia invalidante, e che non può più parlare.
Sono attimi di commozione, “il babbo non parla, il Papa non ha detto nulla ma gli ha fatto due volte il segno della croce sulla fronte, e si è emozionato mentre si abbracciavano”, racconta la figlia di Michele, Sandra.
A Francesco viene consegnata una copia dell’ultimo libro dedicato a Milani del presidente della Fondazione, con una dedica che riprende alcune frasi di una lettera in busta chiusa, che gli viene consegnata a parte, e che suona come un vero appello al Papa a farsi “esecutore testamentario”: “Barbiana è un luogo di profonda preghiera, scuola attiva e profonda sofferenza che ancora oggi scuote le coscienze”, ha scritto Michele a Francesco, “so che lei ha beni chiari i valori che sono stati di don Lorenzo, e vorrei che dicesse una parola chiara alla Curia fiorentina affinchè questo non diventi luogo di turismo, mercificazione e idolatria, un mercato nel tempio”.
Il rischio, secondo il presidente della Fondazione, è che la grande notorietà di don Lorenzo, dopo la piena riabilitazione voluta da Francesco, porti folle di visitatori in questo luogo finora protetto nella sua integrità silenziosa, col che diventi una sorta di improprio ‘santuario’.
Il saluto a Gesualdi, e il papa è di nuovo all’aperto, diretto verso la piccola piscina di cemento dipinta di azzurro dove un tempo i ragazzi di don Lorenzo facevano i tuffi, da dove parla, protetto dal sole da un piccolo ombrellone bianco, davanti alla platea di 140 invitati con pass, seduti sotto la canicola, mentre i volontari distribuiscono acqua minerale.
Francesco parla senza mezzi termini di di don Milani come di “esempio di prete trasparente e puro come il cristallo”, concludendo con l’appello agli astanti: “Prendete la fiaccola e portatela avanti”, dopo aver citato, fra vari testi del priore, anche la lettera in cui la madre, Alice Weiss, si augura che a Lorenzo venga riconosciuto il valore del sacerdote.
Le ultime parole di Francesco sono pronunciate, come spesso gli capita di fare, a braccio: “Che anche io prenda esempio da questo prete”, dice fra gli applausi, “avanti con coraggio a tutti i preti, non c’è pensione nel sacerdozio”.
E ancora: “Non posso tacere che il gesto che ho compiuto vuole essere una risposta a quella richiesta più volte fatta da don Lorenzo al suo vescovo, che fosse riconosciuto e compreso nella sua fedeltà al Vangelo e nella rettitudine della sua azione pastorale. Oggi lo fa il vescovo di Roma, ciò non cancella amarezze ma dice che la Chiesa riconosce in quella via un modo esemplare di servire il Vangelo”.
Un discorso “forte e fermo, come non era scontato che facesse, e che ci fa dire che ora finalmente la Chiesa ha fatto quello che non ha fatto per 50 anni”, è il commento di Andrea Milani, figlio di Adriano, fratello maggiore di Lorenzo, presente a Barbiana con le sorelle Valeria e Flavia, “papa Fracesco ha riconosciuto che Lorenzo aveva ragione e che chi, nella Chiesa, lo ha trattato male ha sbagliato, ha disconosciuto il suo ruolo di sacerdote e ne ha messo in dubbio la fede”.
E’ appena passato mezzogiorno, quando un lungo applauso chiude il discorso del Papa, che nel giro di pochi minuti è di nuovo sull’elicottero, e si rialza in volo alle 12,10, venti minuti prima del previsto, diretto a Roma.
(da “La Repubblica”)
argomento: Chiesa | Commenta »
Giugno 20th, 2017 Riccardo Fucile
A PORTA A PORTA IL BURATTINO DI GRILLO MOSTRA UNA CONFUSIONE GLOBALE E ARRIVA A CITARE INSIEME BERLINGUER, ALMIRANTE E ANDREOTTI…UN PARTITO CHE VORREBBE PRENDERE I VOTI DA TUTTI E OGNI GIORNO DICE TUTTO E L’OPPOSTO DI TUTTO, COSI’ NON SCONTENTA NESSUNO
Ieri il Vicepresidente della Camera Luigi Di Maio era ospite a Porta a Porta.
Da Bruno Vespa Di Maio ha parlato del MoVimento 5 Stelle e del posizionamento politico del partito dopo il voto al Senato sullo ius soli.
I portavoce pentastellati in questi giorni hanno un bel da fare a giustificare l’astensione del M5S. Astensione che in realtà non è una novità perchè anche durante il passaggio alla Camera il partito di Grillo si è astenuto sulla legge di riforma della cittadinanza.
Si può dire che i 5 Stelle sono stati coerenti con la scelta di non votare lo ius soli temperato alla Camera. Ma in realtà le cose sono più complesse.
Perchè nel 2013 il MoVimento aveva presentato una proposta di riforma alla legge che introduceva una forma temperata di ius soli e anche quello che viene definito ius culturae.
Quella proposta, firmata anche da Luigi Di Maio, è stata assorbita nel testo unico che poi è stato votato alla Camera. Inoltre nel preambolo il M5S spiegava che lo ius soli temperato era una legge “idonea a produrre inclusione sociale”.
Ieri invece Di Maio ha detto che ritene che «Il tema debba essere portato in un pacchetto di provvedimenti che deve interessare le istituzioni europee».
Insomma il M5S vuole solo rimandare.
Ma c’è di più, perchè al Senato il voto di astensione equivale al voto contrario. Quindi il M5S è riuscito a fare il capolavoro di votare contro la sua stessa proposta di legge (perchè le due proposte sono davvero uguali).
Ieri da Vespa Di Maio ha detto che durante la campagna delle amministrative si dovrebbe parlare di acqua pubblica, dei trasporti, delle strade e della pubblica amministrazione.
Ma così dicendo ha dimostrato due cose: la prima è che ha usato il voto in Senato per fare campagna per le amministrative. La seconda è, che votando contro, il M5S ha quindi voluto mandare un segnale ai propri elettori.
Di Maio dimentica però che — anche se ci sono le amministrative — i lavori del Senato non si possono certo fermare.
Di Maio ha detto che la votazione in Senato è stata inutile perchè il testo non è passato per la commissione. In realtà il Senato ha votato per “incardinare” la legge.
La Commissione ha rinunciato a lavorare sugli emendamenti perchè ne sono stati presentati 80 mila. La vera discussione nel merito per approvare la legge si farà dopo i ballottaggi. Chissà che in quell’occasione, non essendoci più la campagna per le amministrative, il M5S possa cambiare idea.
La questione del voto sullo ius soli però ha portato allo scoperto l’intrinseca debolezza della posizione “post-ideologica” del M5S.
Al Senato il MoVimento ha votato come la Lega e si è opposto allo ius soli trovandosi sulla stessa sponda dei neofascisti di Casa Pound e Forza Nuova che manifestavano fuori da Palazzo Madama.
Di Maio sostiene che loro non sono nè di destra nè di sinistra, ma alla Camera due anni fa il MoVimento non ha presentato emendamenti e non è mai intervenuto in commissione sul testo. C’erano le amministrative anche all’epoca?
Contrariamente a quanto cinguettò Riccardo Nuti nel 2015 la platea dei possibili beneficiari di una nuova legge sulla cittadinanza è di circa 800 mila persone nell’immediato e di quasi sessantamila ogni anno per gli anni a venire.
Il M5S avrebbe preferito dare la cittadinanza a tutti gli stranieri residenti in Italia? Dovrebbe prima spiegare cosa c’entra con con una legge che riguarda il diventare italiani “per nascita”.
Ma anche così non se ne viene fuori, perchè nel 2015 il M5S preferì non consultare gli elettori certificati tramite una votazione sul blog.
Tutta la sceneggiata del M5S sullo ius soli più che dimostrare che il 5 Stelle è un partito post ideologico, come vorrebbe farci credere Di Maio, è un partito confuso.
Di Maio ha detto che nel MoVimento coesistono i valori di destra e sinistra che al suo interno «c’è chi si rifà ai valori di Enrico Berlinguer, chi a Giorgio Almirante, e chi invece a quelli dei leader della DC».
All’occorrenza il M5S pesca a destra, a sinistra e al centro.
Nel caso della legge sullo ius soli il MoVimento ha attinto ai valori di destra, come spesso fa quando si parla di diritti civili.
E per non farsi mancare nulla ha riscoperto — in extremis — anche un certo fervore europeista. Ma è proprio la richiesta di un accordo europeo (da parte di un partito che è alleato con l’UKIP di Farage) che dimostra che post-ideologico è solo un termine per nascondere il vuoto pneumatico del MoVimento.
(da “NextQuotidiano“)
argomento: Grillo | Commenta »
Giugno 20th, 2017 Riccardo Fucile
DECINE DI FIRME: “NON TEMETE LA FORZA DEI DIRITTI E FATE PRESTO UNA SCELTA DI CIVILTA'”
Approvare la legge attualmente in discussione al Senato (legge che è rimasta bloccata per oltre un anno e mezzo!) significa dare cittadinanza all’Italia del presente e del futuro, all’Italia come già è e come sarà .
Approvare la legge non ha solo un’importanza simbolica, ma anche fattuale, concreta, perchè snellirebbe molte pratiche burocratiche obsolete che la vecchia legge si trascinava dietro.
Ci pare evidente che non approvare questa legge significherebbe invece negare non solo un diritto, ma la realtà di un Paese.
Ci appelliamo ai senatori e alle senatrici affinchè non temano la forza dei diritti e facciano presto una scelta di civiltà che vada al di là delle appartenenze politiche.
Dacia Maraini, Roberto Saviano, Susanna Tamaro, Erri De Luca, Gianni Amelio, Roberto Vecchioni, Serena Dandini, Sandro Veronesi, Zerocalcare, Daniele Vicari, Melania Mazzucco, Eraldo Affinati, Alessandro Portelli, Igiaba Scego, Paolo Di Paolo, Carola Susani, Valeria Parrella, Ivano Dionigi, Lidia Ravera, Lino Guanciale, Chiara Gamberale, Bruno Arpaia, Fabio Geda, Gianfranco Pannone, Alessandro Leogrande, Elvira Frosini, Daniele Timpano, Costanza Quatriglio, Andrea Bajani, Loredana Lipperini, Elena Stancanelli, Daria Colombo, Margaret Mazzantini, Francesca Fornario, Ilide Carmignani, Angelo Ferracuti, Giuseppe Caliceti, Roberta Mazzoni, Nadia Terranova, Christian Raimo, Ritanna Armeni, Francesca Melandri, Giuseppe Catozzella, Giordano Meacci, Francesca Serafini, Mario Fortunato, Lia Levi, Grazia Verasani, Helena Janeczek, Lisa Ginzburg, Gianluigi Ricuperati, Carlo Greppi, Beppe Sebaste, Giusi Marchetta, Carmen Pellegrino, Vincenzo Ostuni, Gaia Manzini, Darwin Pastorin, Andrea Di Consoli, Damiano Abeni, Romana Petri, Beatrice Masini, Paola Soriga, Biancamaria Frabotta, Carlo D’Amicis, Ilaria Beltramme, Frederika Randall, Graziano Graziani, Vanni Santoni, Anna Gialluca, Flavia Piccinni, Silvia Nono, Claudio Damiani, Tommaso Giagni, Giancarlo Liviano d’Arcangelo, Maura Gancitano, Rossella Milone, Raffaele Riba, Alessandro Chiappanuvoli, Federico Cerminara, Chiara Mezzalama, Sara Ventroni, Antonio Franchini, Gabriella Kuruvilla, Attilio Scarpellini, Katia Ippaso, Nicola Ravera Rafele, Francesco Forlani, Vanessa Roghi, Michela Monferrini, Alessandro Raveggi, Emiliano Sbaraglia, Francesco Marocco, Leonardo de Franceschi, Maria Grazia Calandrone, Renzo Paris, Roberto Carvelli, Girolamo Grammatico, Shaul Bassi, Filippo Tuena, Simon Levis Sullam, Tommaso Giartosio, Valentina Farinaccio, Teresa Porcella, Francesco Cordio, Tatjana Perusko, Rino Bianchi, Camilla Hawthorne, Angela Adrisano, Nicoletta Vallorani, Massimo De Nardo, Roberto Scarpetti, Barbara Nava, Karima Moual, Anna Folli, Marco Cassardo, Francesco Forlani, Walter Lazzarin, Paolo Piccirillo, Giampaolo Simi, Boris Sollazzo, Gabriele Frasca, Rossano Astremo, Francesco Trento, Susanna Mattiangeli, Vittorio Longhi, Fabrizia Giuliani, Rita Cavallari, Enrico Macioci, Vins Gallico, Maria Serena Sapegno, Licia Conte, Luciana Vannini, Marco Giovenale, Canio Lo Guercio, Cetta Petrollo Pagliarani, Graziano Arici, Fabio Visintin, Paola Zoffoli, Chiara Nielsen, Alessandra Di Maio, Jim Hicks, Anna Maria Giancarli, Elisabetta Liguori, Paolo Morelli, Francesca Izzo, Milena Locatelli, Francesca Marinaro, Maria Borio, Donatina Persichetti, Virginia Bramati, Yari Selvetella, Kossi Komla-Ebri, Emanuele Cerquiglini, Claudio Marinaccio, Stefano Lazzarini, Gianluca Lombardi d’Aquino, Nicola Boccola, Marco Bernini, Martino Ferrario, Enrico Remmert, Paolo Valoppi, Giorgio Specioso, Tezeta Abraham, Jonis Bascir, Suranga Deshapriya Katugampala, Cristina Lombardi Diop, Gabriele Proglio, Tatiana Petrovich Njegosh, Esther Elisha, Gaia Giuliani, Bruna Coscia, Giulia Villoresi, Annarita Briganti, Giovanni Dozzini, Elisabetta Mastrocola, Caterina Romeo, Elisa Donzelli
(da agenzie)
argomento: Diritti civili | Commenta »
Giugno 20th, 2017 Riccardo Fucile
CHI EREDITA LE CASE DISTRUTTE DOVRA’ PAGARE LE IMPOSTE CATASTALI… IL SINDACO: “RESTITUISCO LE CHIAVI DELLA CITTA'”
Le imposte catastali sono l’ultima beffa dei terremotati di Amatrice e del resto del cratere. Sono quel tipo di tasse che si devono pagare anche per i calcinacci delle case crollate, come se fossero ancora in piedi.
Erano state abolite nel 2009 per i terremotati dell’Aquila, e a quanto pare, come ha detto Alberto Civica, segretario Uil Roma e Lazio, al Messaggero, «Bastava poco, appena copiare e incollare l’articolo 1 dell’ordinanza 3892/2017 della presidenza del Consiglio dei ministri, che prevedeva l’esenzione dalle imposte di successione ipotecarie, catastali e di bollo. Ora invece siamo in un vulnus burocratico da cui Palazzo Chigi dovrà uscire».
Il settimana è in programma un incontro tra il sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi e il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni per affrontare questo e altri problemi.
Come quello della burocrazia che blocca la ricostruzione e lo smaltimento delle macerie.
Un’infografica del Corriere della Sera ci racconta che la ripulitura è cominicata parzialmente soltanto nelle Marche (64mila tonnellate su 850mila) e nel Lazio (93mila su un milione), mentre per le Marche saranno consegnate nei prossimi giorni le prime 26 casette e nel Lazio ne sono già state consegnate 87.
E i lavori? Solo in 32 case danneggiate dal terremoto sono iniziati. E le casette consegnate e abitate no sono più di 188. Nelle Marche sono ancora zero.
Ad Amatrice deve ancora essere bandita la gara per la rimozione delle macerie. Spiega Virginia Piccolillo sul Corriere:
Da più parti il nemico principale viene indicato con lo stesso nome: burocrazia. Persino i tecnici che dovrebbero fare domanda a nome dei proprietari per ricostruire o riparare i danni esitano. Perchè? «Non si capisce niente. Ogni quindici giorni c’è un’ordinanza diversa. A l’Aquila erano solo quattro, qui stiamo a una trentina. E gli uffici ricostruzione aprono poco, anche solo un giorno a settimana, con gente inesperta che non ti dà garanzie di avere azzeccato quello che viene richiesto. Poi devi mandare tutto su una piattaforma che nemmeno funziona bene e alla fine non ti arriva risposta», si lamenta Luigi geometra di Montereale. Lì, in Abruzzo, il terremoto precedente, quello dell’Aquila, non aiuta affatto. Anzi. Le pratiche sono distinte. E ciascuno deve distinguere le crepe provocate dal primo e dal secondo sisma, cosa non sempre possibile.
I ritardi infiniti nella ricostruzione
Intanto il Comune di Amatrice ha installato 14 cartelli con la scritta ‘No selfie. Luogo di rispetto!’ in altrettante zone del centro storico distrutto dal sisma della scorsa estate. L’iniziativa era stata annunciata nei mesi scorsi dal sindaco Sergio Pirozzi che in un caso aveva anche allontanato delle persone trovate a scattarsi una foto nella zona rossa.
“Continuate a volerci bene — ha scritto sul suo profilo Facebook lo stesso primo cittadino mostrando il cartello — e rispettare il nostro dolore. Amatrice è forte. La vostra amicizia è la nostra forza”.
“Il tema delle tasse di successione sulle macerie, di cui in questi giorni si parla sui media, è essenziale e particolarmente delicato”, ha detto ieri in una nota il sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi.
“Importante e delicato — aggiunge il primo cittadino del comune reatino colpito dal sisma della scorsa estate — al punto che per mesi, insieme alla mia Giunta, abbiamo ragionato sull’impostazione da dare alla cosa e su come risolvere la problematica, che è tra le più urgenti. È impensabile che si debba pagare una tassa su un bene frutto dei sacrifici di intere famiglie e che oggi, peraltro, non esiste più. Penso ai tanti orfani che saranno costretti a esborsare denaro per qualcosa che proviene loro dai genitori, dai nonni, dagli avi. Oggi quelle proprietà sono macerie, e oltre ai lutti, al dolore, alle tante difficoltà , queste persone si troveranno di fronte anche questo scoglio. È qualcosa di profondamente ingiusto — aggiunge Pirozzi -, e per questo la scorsa settimana abbiamo emanato una delibera di giunta per chiedere, insieme ad altri interventi urgenti ed essenziali, anche questo: che la tassa di successione sia abolita”.
(da “NextQuotidiano”)
argomento: denuncia | Commenta »
Giugno 20th, 2017 Riccardo Fucile
INTERVENTI IN RITARDO, SOLO L’8% DELLE CASETTE CONEGNATE, BUROCRAZIA SOFFOCANTE
A Sasha avevano detto che entro sette mesi avrebbe avuto una casetta di legno. Proprio lì a Visso, il suo paese distrutto. Era novembre. Sasha, oggi, vive ancora in una roulotte.
A Marco, 11 anni, avevano detto che la sua classe sarebbe rimasta unita, che non avrebbe perso i compagni di scuola: a settembre, per il secondo anno di fila, ne conoscerà di nuovi sulla costa adriatica.
A Enzo, allevatore di Castelsantangelo sul Nera, avevano detto che gli avrebbero portato una nuova stalla. Sta per iniziare la prima estate del dopo terremoto, e le sue bestie dormono in quel che rimane della vecchia.
Avevano promesso. Le istituzioni avevano promesso. Il governo Renzi prima, il governo Gentiloni poi, i governatori regionali. Tutti.
Hanno fatto credere agli abitanti del cratere più vasto della storia del nostro Paese – 131 comuni in quattro Regioni – che “presto” sarebbero tornati a una vita, tutto sommato, accettabile. Che “presto” sarebbe finita.
Dieci mesi dopo, invece, non è nemmeno cominciata: le macerie sono a terra, di casette ne sono arrivate pochissime, la ricostruzione è un miraggio.
Una volta c’era “il modello Bertolaso” che, in nome della rapidità , calpestava regole e aggirava i controlli: la somma urgenza invocata per qualsiasi cosa, i Grandi Eventi, le deroghe, le ordinanze di Protezione civile firmate direttamente dal Presidente del consiglio.
E abbiamo visto con quale facilità si sono inseriti speculatori e corruttori all’Aquila, al G8 della Maddalena, ai mondiali di nuoto del 2009.
Ora, in una sorta di contrappasso, siamo precipitati nel “modello Burocrazia”: il cavillo, la carta bollata, l’indecisione spaventata di chi negli enti pubblici pretende dieci autorizzazioni anche solo per puntellare un muro.
“Non si può fare più in fretta”, vanno dicendo a Roma i tecnici della Struttura di Missione della Presidenza del consiglio. “Le normative sono quello che sono e il cratere è troppo grande”.
Sventolano mappe, leggi, ordinanze. Fanno confronti. “Ci sono 208.000 abitazioni da verificare e non abbiamo ancora finito: dopo il terremoto dell’Aquila ne avevamo 75.000, in Emilia 42.000. Vi rendete conto?”.
UNDICI PASSAGGI PER UN PREFABBRICATO
“Vi rendete conto?”, si chiede il sindaco di Visso, Giuliano Pazzaglini. Per accedere alla zona rossa del suo paese deve attraversare una capanna accanto alla pasticceria vissana. “In sette mesi dovevano arrivare le casette di legno “, mormora. “Mica me lo sto inventando, c’è scritto sul sito della Protezione Civile. Sapete quante ne abbiamo viste a Visso? Zero”.
Sulle casette antisismiche le promesse si sono frantumate, fin da subito. “Entro Natale daremo le prime venti ad Amatrice”, dichiarò il 23 settembre l’allora premier Renzi. Le famiglie amatriciane le hanno avute a marzo. Finora ne sono state ordinate 3.620 in 51 comuni del cratere. Consegnate? Appena l’8 per cento: 296 in tutto, e quelle effettivamente abitate (188) sono soltanto in due comuni, Amatrice e Norcia. Il “modello Burocrazia”.
Come un rosario, Pazzaglini sgrana la farraginosa procedura imparata a memoria.
“Il sindaco deve stabilire quante casette servono, poi individua le aree dove metterle, poi la Protezione civile deve valutarle, poi interviene il genio civile regionale, poi si passa all’esproprio, poi la società incaricata disegna il layout, poi il layout deve essere autorizzato in municipio, poi torna in Regione, poi la Regione dà l’incarico per la progettazione, poi il progetto passa all’Erap (Ente per l’abitazione pubblica, ndr) di Pesaro e infine la gara la fa l’Erap di Macerata… “.
Si contano almeno undici passaggi. E una selva di sigle, dentro cui si perde chi sta provando a rialzarsi dopo il sisma: Sae, Map, Dicomac, Aedes, Fast, Erap, Mude, Mapre, Cas. “A gennaio ho comunicato che mi servivano 225 casette: sei mesi sono passati e niente si muove”.
NORME MODIFICATE TRE VOLTE AL MESE
Siamo ancora nella fase uno del post terremoto, quella dell’emergenza, sotto la responsabilità condivisa della Protezione Civile e dei governatori di Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo.
Si muovono all’interno della cornice del decreto legge 189 del governo Renzi, già modificato tre volte: dal successivo decreto Gentiloni, dalla finanziaria e dalla recente “manovrina”. E si devono districare tra le 29 ordinanze firmate dal Commissario straordinario alla ricostruzione Vasco Errani, dieci delle quali intervenute a cambiare le precedenti.
Come nel caso delle casette di legno, quando si sono accorti che l’iter era troppo lungo. “Con le norme che mutano due-tre volte al mese la ricostruzione non si farà mai”, si lamenta Marco Rinaldi, ingegnere ed ex sindaco di Ussita, dimessosi dopo un avviso di garanzia ricevuto per un’indagine che non c’entra col terremoto.
“A Roma devono capire che qui c’è stata la Seconda guerra mondiale”.
Quest’ansia di non farcela è stata raccolta dall’Anci e dal suo presidente, Antonio Decaro, del Pd, che ha chiesto al premier Gentiloni un incontro urgente. “I ritardi accumulati sono troppi. Se neanche a settembre le casette dovessero essere pronte le famiglie saranno costrette a iscrivere i figli in scuole diverse e lontane per il secondo anno di fila. Così le comunità si perdono, non torneranno più”.
SOLO L’8 PER CENTO DI DETRITI RACCOLTI
Come fanno a tornare, se per strada hanno i frantumi delle case crollate? Secondo una stima per difetto ci sono 2,3 milioni di tonnellate di macerie da rimuovere: da quel 24 agosto, quando il primo terremoto distrusse Amatrice e Accumoli, la macchina dell’emergenza è stata in grado di portarne via 176mila e 700, meno dell’8 per cento. Nel Lazio hanno cominciato a novembre: rimosse 98mila su un milione; in Umbria 3.700 su 100mila; in Abruzzo 10mila su 100mila. Nelle Marche sono partiti solo ad aprile. Ad oggi hanno raccolto appena 65mila tonnellate su un milione. Il 6,5 per cento del totale.
Nelle province di Macerata, Fermo e Ascoli, le più colpite dalla scossa del 30 ottobre (6.5 gradi, la più forte degli ultimi 37 anni), si procede a passo di lumaca.
Per dire: ci sono voluti cinque mesi e sette autorizzazioni perchè la Conferenza dei servizi autorizzasse la ditta Htr a portare macerie nel sito di stoccaggio di Arquata. Htr vince l’appalto a novembre, i camion si sono mossi ad aprile.
Accanto a questa lavorano due aziende pubbliche che si occupano di rifiuti: Cosmari nel Maceratese e Picenambiente nell’Ascolano. È una precisa scelta del governo, che ha equiparato le macerie a “rifiuti urbani non pericolosi”, dunque scommettendo sugli operatori che normalmente si occupano della spazzatura.
Prezzo medio: 50 euro a tonnellata. Giuseppe Giampaoli, direttore della Cosmari, nonostante tutto è ottimista. “Entro il 2018 ce la faremo”.
Al momento nelle Marche viaggiano a un ritmo di 1.200 tonnellate al giorno: a spanne serviranno non meno di due anni e mezzo. “Ma a regime raggiungeremo le 2.000 tonnellate “, promettono dalla Regione. “Il nostro territorio è a forte rischio idrogeologico, motivo per cui si è faticato a individuare aree idonee dove mettere casette e macerie”.
CERCASI PERSONALE DISPERATAMENTE
Sono, e saranno, mesi di superlavoro. Per questo il decreto Renzi ha previsto una norma ad hoc per aiutare i municipi più piccoli: l’articolo 50 bis autorizza l’assunzione di 350 persone a tempo determinato, da dividere in quote fra le varie amministrazioni. Sembra facile, invece è complicato.
Il decreto infatti impone di scegliere i nomi attingendo alle graduatorie pubbliche vigenti, seguendo la procedura ordinaria che tutela la trasparenza e che però, declinata nel cratere, si è rivelata un ostacolo.
La spiega così Sergio Pirozzi, sindaco di Amatrice: “Mettiamo il caso che mi serva un geometra e che sia disponibile a venire qui uno che è classificato cinquantesimo nella graduatoria a Roma. Prima di prenderlo devo mandare un telegramma, a 6 euro l’uno, agli altri 49 e aspettare la loro risposta. Se qualcuno si oppone, si blocca tutto. Ancora: per ogni assunzione serve un Rup, responsabile unico del procedimento. Ma un funzionario comunale per essere Rup deve avere almeno dieci anni di anzianità . E dove li vado a trovare? In comune ho 14 posti scoperti che non riesco a riempire”. Un’alternativa sarebbe pescare tra i 350 collaboratori assumibili durante l’emergenza, come previsto dal governo.
Ma, fanno notare dall’Anci, si tratta di contratti co.co.pro che scadono il 31 dicembre e in pochi li hanno già firmati. “Non avranno neanche il tempo di realizzare dove si trovano”.
A RISCHIO CINQUEMILA CONTRIBUTI
Fin qui la gestione dell’emergenza. Ma la fase due? La ricostruzione di prime e seconde case è diretta responsabilità del Commissario Errani. Con le macerie a terra e le zone rosse sigillate, è prematuro anche solo parlare della rinascita dei centri storici più devastati. Per i danni lievi, invece, il timore è che qualcuno possa perdere il treno dei contributi statali.
Per averli infatti bisogna presentare una domanda allegando lo stato dell’immobile (la famigerata scheda Aedes).
I tecnici della Protezione civile hanno fatto 184.700 sopralluoghi su 208.000 case da verificare: ne mancano 23.000, di cui 19.200 nelle Marche. “Senza la scheda, niente contributi “, spiega Paolo Vinti, presidente dell’Ordine degli architetti di Perugia.
“Il tempo stringe perchè il termine scade il 31 luglio 2017. Siamo stati fermi per nove mesi, a studiare ordinanze che cambiano di continuo. Solo a maggio siamo partiti coi rilievi per i progetti di ristrutturazione e i comuni non sono in grado di fornirci le relazioni geologiche. È impossibile farcela”.
Trentuno luglio 2017, manca un mese. “Quella è solo una data indicativa”, sostengono i tecnici della Presidenza del consiglio. E però l’ordinanza 20 del 7 aprile recita: “Il mancato rispetto del termine determina l’inammissibilità della domanda “. Stando così le cose, una stima approssimativa dei sindaci calcola in cinquemila le pratiche a rischio esclusione.
“Se sarà necessario, emetteremo un’altra ordinanza e adegueremo i termini “, tagliano corto dal governo. Comunque sia, un pasticcio. Come quello di far pagare le imposte di successione sui ruderi ereditati, per cui Pirozzi minaccia di riconsegnare la fascia di sindaco se il governo, come però ha promesso ieri, non modificherà la legge.
ISTITUZIONI SENZA FIDUCIA
Nel cratere, è evidente, c’è bisogno di ricostruire anche la fiducia nelle istituzioni, e puntellare i palazzi non sarà sufficiente. Errani ci sta provando, con un pacchetto di norme all’avanguardia per disciplinare la ricostruzione. Ma quello è il domani.
Oggi la realtà è rappresentata dalla durezza di quei due dati: il 92 per cento delle macerie a terra, il 92 per cento delle casette di legno non consegnate.
A Roma negano che la crisi del governo Renzi di dicembre e i rapporti complicati tra Errani e gli ex compagni di partito del Pd abbiano potuto influenzare la gestione dell’emergenza.
Eppure si sente la mancanza di un’autorità che abbia il coraggio di assumersi responsabilità straordinarie. E la forza di scartare due modelli ugualmente fallimentari: il “modello Bertolaso” e il “modello Burocrazia”.
(da “La Repubblica”)
argomento: terremoto | Commenta »
Giugno 20th, 2017 Riccardo Fucile
SYLVIE GOULARD LASCIA PER UNA “INCHIESTA PRELIMINARE” APERTA SUL SUO PARTITO, ALLEATO DI MACRON, CIRCA I COLLABORATORI AL PARLAMENTO EUROPEO, ANCHE SE NON LA RIGUARDA DIRETTAMENTE… MARINE LE PEN, CONDANNATA PER MOTIVI PIU’ GRAVI A RISARCIRE LA UE, NON SI E’ MAI DIMESSA E HANNO DOVUTO PIGNORARLE LO STIPENDIO PER AVERE INDIETRO I SOLDI ILLECITAMENTE PERCEPITI
La ministra della Difesa francese Sylvie Goulard ha annunciato le sue dimissioni dal governo.
Il suo partito centrista alleato con il presidente Emmanuel Macron, il Mouvement Democrate (MoDem), è finito sotto inchiesta preliminare aperta poco prima delle elezioni politiche sul caso dei presunti impieghi fittizi agli assistenti parlamentari al Parlamento europeo.
“Mi dimetto per essere libera di dimostrare la buona fede – ha dichiarato la ministra – Il presidente della Repubblica ha avviato un’opera di ripristino della fiducia nell’azione pubblica, di riforma della Francia e rilancio dell’Europa, questa impresa di rilancio deve venire prima di ogni considerazione personale”.
Nel momento in cui Macron sta per varare misure molto forti sulla “moralizzazione della vita politica francese”, il passo indietro non richiesto è un segnale importante nella direzione del cambiamento e di rispetto verso il neo presidente.
Va ricordato che il parlamento Ue aveva condannato Marine Le Pen a restituire contributi per i suoi funzionari, illecitamente percepiti, in quanto destinati ad altri fini.
Ma Marine Le Pen non lo aveva fatto, costringendo il parlamento europeo a pignorarle una quota di stipendio: vicenda per la quale si era pure rifiutata di comparire davanti ai magistrati francesi.
Di fronte a questa sensibilità moralizzatrice dei sovranisti forse si spiega perchè i francesi hanno votato Macron.
(da agenzie)
argomento: Costume | Commenta »