Settembre 13th, 2019 Riccardo Fucile
MENTRE TRATTAVA FINANZIAMENTI CON LA RUSSIA PER LA LEGA, LO SHERPA DI SALVINI INCASSAVA MOLTI QUATTRINI DAL PIRELLONE IN MANI AI LEGHISTI… 2600 EURO AL MESE DA FNM, UN ALTRO STIPENDIO PUBBLICO PER MINITORARE LA PAR CONDICIO, UN BONIFICO DA 70.000 EURO DA UNA MULTINAZIONALE
Da quando il suo nome è finito nel registro degli indagati per il Russiagate italiano, all’interno della Lega tutti hanno iniziato a prendere le distanze da Gianluca Savoini. Eppure, proprio durante la trattativa del Metropole, in cui erano in ballo milioni di euro provenienti da Mosca, l’ex portavoce di Matteo Salvini ha incassato parecchi soldi pubblici.
Denari versati sul conto corrente di Savoini da una società controllata dal governatore lombardo Attilio Fontana, scelto proprio da Salvini per guidare la Regione Lombardia poco più di un anno fa.
I documenti in possesso di Fanpage.it raccontano che, a partire da giugno del 2018, nello stesso periodo in cui stava iniziando a trattare con i russi il maxi finanziamento per la Lega svelato lo scorso febbraio da L’Espresso, Savoini ha iniziato a percepire un compenso mensile di 2.600 euro da Fnm spa, colosso dei trasporti pubblici lombardi quotato in Borsa e amministrato da un altro leghista storico: l’ex parlamentare e già vice presidente regionale, Andrea Gibelli.
Ma non c’è solo questo.
Dalle carte si scopre che negli ultimi mesi Savoini ha potuto beneficiare di un’altra entrata rilevante: una consulenza da 71.400 euro pagata da Ernst & Young, multinazionale britannica della revisione contabile con quasi 250 mila dipendenti e sedi in tutto il mondo, dall’Italia alla Russia.
Perchè le competenze di Savoini, giornalista laureato in scienze politiche nel cui curriculum non compare nemmeno un’esperienza professionale da consulente di aziende del genere, sono state necessarie per Fnm ed Ernst & Young?
Alle nostre domande sui motivi dei pagamenti, la multinazionale inglese si è limitata a farci sapere che la sua controllata, Global Shared Services Srl, “ha stipulato con il dott. Gianluca Savoini un contratto di collaborazione professionale relativo allo sviluppo commerciale di un software linguistico di traduzione automatica. Le attività previste dal contratto sono state ultimate nel corso dello scorso mese di marzo 2019 e pertanto lo stesso è cessato e il consulente è stato regolarmente pagato”.
Insomma, Savoini ha guadagnato oltre 70 mila euro per aiutare a vendere, non si sa dove, un non meglio specificato programma informatico per le traduzioni linguistiche.
Silenzio totale, invece, da parte di Fnm. Il gruppo controllato da Regione Lombardia e Ministero delle Finanze italiano (attraverso Ferrovie dello Stato), che ogni anno percepisce milioni di euro in contributi pubblici, ha risposto così alle nostre undici domande: “Per prassi aziendale Fnm non fornisce informazioni e/o commenti sui propri rapporti contrattuali. Cordiali saluti”.
Nel suo ultimo bilancio annuale, quello del 2018, il gruppo lombardo si limita a dichiarare di aver speso per le consulenze 2,6 milioni di euro, senza fornire dettagli sui nomi dei consulenti.
Di certo le due misteriose consulenze offerte da Fnm ed Ernst & Young hanno permesso a Savoini di incassare oltre 100 mila euro in un anno. E non è tutto.
Un ufficio al Pirellone per Savoini
Quello di Fnm non è infatti l’unico pagamento ricevuto dall’ex portavoce di Salvini con i soldi dei cittadini lombardi. Come è noto, il leghista che fa avanti e indietro da Mosca è anche vice presidente del Corecom, l’autorità indipendente di Regione Lombardia che dovrebbe garantire il rispetto delle norme in materia di comunicazione e vigilare sulla libertà di informazione.
Una poltrona da 2.594 euro lorde al mese, che Savoini occupa ininterrottamente dal 2013 grazie ai voti dei consiglieri regionali leghisti.
Eppure, oggi nemmeno il capogruppo dei padani al Pirellone, Roberto Anelli, dice di ricordarsi di lui: “Personalmente io il dottor Savoini non lo conosco. Vi posso garantire che Savoini, quando era uscito tutto il cinema, io non sapevo neanche chi fosse”.
Savoini ha anche un ufficio al terzo piano del Pirellone, lo storico grattacielo milanese dove lavora Anelli.
È quello da cui ha registrato decine di video in cui, almeno fino a qualche mese fa, narrava entusiasta i meriti di Vladimir Putin e di Matteo Salvini.
Un ufficio pubblico usato per fare pubblicità alla sua associazione privata, Lombardia-Russia, ora finita nel mirino dei magistrati della procura di Milano che indagano sui rapporti finanziari tra pubblici ufficiali del Cremlino, Lega e questo storico militante padano da cui oggi tutti vogliono tenersi lontani. Lontani, sì, ma senza scaricarlo. Salvini finora ha sempre negato di essere a conoscenza della trattativa condotta da Savoini, ma non l’ha denunciato per aver cercato di ottenere finanziamenti esteri a favore della Lega. Nè lo ha estromesso dal partito.
Un documento dimostra però che l’ex portavoce di Salvini anche quest’anno ha versato il suo obolo alla Lega, proprio come fanno a cadenza regolare parlamentari e politici vari del Carroccio: 400 euro bonificati il primo marzo 2019, a Russiagate già scoppiato.
Se da un lato Savoini non si è dimenticato di dare il suo sostegno finanziario alla Lega, dall’altro si è scordato di rivelare un’informazione importante.
Nella dichiarazione patrimoniale pubblicata come vice presidente del Corecom non ha infatti segnalato di essere, fin dal 2016, azionista in Russia di un’azienda chiamata Orion.
Una società che dichiara di occuparsi di consulenza, di cui Savoini detiene il 33 per cento delle quote. Il restante 67 per cento è invece in mano a un altro leghista della prima ora, anche lui presente a Mosca nei giorni della trattativa dell’Hotel Metropol.
E pure lui parecchio smemorato. Si tratta di Claudio D’Amico, nominato da Salvini in persona consigliere strategico per gli affari esteri di Palazzo Chigi, con uno stipendio pubblico di 65mila euro lordi all’anno.
È stato eletto su proposta della Lega nel settembre 2018, a pochi mesi dall’inizio della legislatura giallo-verde e dall’arrivo alla presidenza della Regione di Attilio Fontana, il governatore leghista che ha scelto come capo segreteria l’ex compagna di Matteo Salvini, Giulia Martinelli. Il cerchio del potere lùmbard.
Essendo anche assessore nel comune di Sesto San Giovanni, D’Amico avrebbe dovuto dichiarare la proprietà della Orion già nel 2017. Ma non l’ha fatto. Se ne è ricordato soltanto due anni più tardi, quando ormai l’esistenza della società russa era stata svelata dai giornali. Una dimenticanza, l’ennesima, della coppia leghista al centro del Russiagate italiano.
(da Fanpage)
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Settembre 13th, 2019 Riccardo Fucile
VICEMINISTRO AI TRASPORTI MA GIA’ VICEPRESIDENTE DELL’ASSEMBLEA REGIONALE SICILIANA: E’ CONTRARIO ALLE REGOLE DEL M5S
Per un governo che dal suo primo giorno è stato accusato di essere interessato solo alle poltrone, cumularne un paio non è certo una nota di merito.
Se poi si tratta di un esponente del Movimento 5 Stelle che sui doppi incarichi – a volte tripli – degli avversari politici ha incentrato gran parte della sua propaganda elettorale, il demerito diventa motivo di biasimo.
Se infine si tratta di un fedelissimo del capo politico Luigi Di Maio, allora la faccenda finisce nell’onta. È il caso di Giancarlo Cancelleri, candidato governatore alla Regione Siciliana di cui oggi è vicepresidente, fresco di nomina nel Governo Conte II a viceministro ai Trasporti.
E che ora fa i conti con una condizione spinosa. Perchè i 5 Stelle da sempre si sono scagliati contro il cumulo degli incarichi, soprattutto per chi è stato votato assumendo un impegno con gli elettori.
Solo un anno fa, per fare uno dei tanti possibili esempi, M5S si scagliava contro il presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè perchè il 19 luglio 2018 era subentrato come europarlamentare al posto del dimissionario Pogliese: “Un ennesimo schiaffo in faccia ai cittadini”, attaccavano i grillini.
Lo statuto della Regione Siciliana definisce l’incompatibilità all’articolo 3 per i deputati (così si chiamano i consiglieri dell’Ars): “L’ufficio di deputato regionale è incompatibile con quello di membro di una delle Camere, di un Consiglio regionale ovvero del Parlamento europeo”.
Non prevede quindi una diretta incompatibilità tra i due ruoli oggi ricoperti da Cancelleri, quella di deputato regionale e componente dell’esecutivo Conte II. Tuttavia, il regolamento del Consiglio di Presidenza della Regione prevede che i suoi componenti “non possono far parte della Giunta di Governo” regionale.
Nulla osta, per i vertici M5S, che faccia parte invece del Governo nazionale? Al di là dei cavilli e delle procedure, l’etica M5S è sempre stata contraria al cumulo degli incarichi.
Altro esempio: nel 2014 il senatore M5S Vincenzo Santangelo attaccava Sandro Gozi per il doppio incarico di sottosegretario del Governo Renzi e di presidente della Delegazione Parlamentare al Consiglio d’Europa: “Comprendiamo che quella di lasciare la doppia poltrona sia stata una decisione sofferta, visto che per maturarla ci sono voluti ‘soltanto’ quattro mesi”, ironizzavano i 5 Stelle.
In molti hanno notato come il cumulo di cariche per Cancelleri contravvenga a uno dei tabù dei 5 Stelle.
Attacca l’ex grillino nella passata legislatura Riccardo Nuti: “Cancelleri consigliere regionale senza competenze sui trasporti e fautore del concetto di “abusivismo di necessità ”. Il deputato nisseno esprime soddisfazione su Facebook per la nomina: “Sono pronto a dare il mio contributo a questo Governo Conte e impegnerò tutte le mie energie per farlo al meglio. Un ministero fondamentale soprattutto per il mio territorio che necessita di un immediato rilancio”.
Tuttavia, ora Cancelleri si trova in una situazione a dir poco delicata: o tenersi la doppia poltrona, esponendosi ai feroci attacchi delle opposizioni, oppure rinunciarne a una. Presumibilmente, quella appena ottenuta di viceministro.
Perchè se rinunciasse a quella di deputato regionale violerebbe un’altra delle buone norme dell’etica M5S: quando si assume un impegno con gli elettori, lo si porta a compimento. È stato rieletto in Sicilia solo due anni fa.
(da agenzie)
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Settembre 13th, 2019 Riccardo Fucile
CARELLI, MARTINA, TRENTA, FIANO, LEZZI, D’UVA: LA LUNGA LISTA DI BIG RIMASTI FUORI DAL GOVERNO
Emilio Carelli, Maurizio Martina, Elisabetta Trenta, Deborah Serracchiani, Barbara Lezzi, Walter Verini, Francesco D’Uva, Emanuele Fiano, Luca Carabetta.
Sarebbe potuta essere una lista credibile di viceministri e sottosegretari, è quella degli esclusi eccellenti dal governo fra i nomi che sono girati con più insistenza nelle ultime ore.
Un Consiglio dei ministri lampo ha ratificato il listone dei 42 nominati che lunedì giureranno a Palazzo Chigi. Una sostanziale parità fra Movimento 5 stelle, come già era successo nella squadra dei ministri: 20 sottosegretari (di cui 6 viceministri) tra gli uomini di Luigi Di Maio, 18 (4 i vice) tra quelli di Nicola Zingaretti. E tanto basta a far cantare vittoria al Pd, con fonti vicine al segretario che parlano di “un successo questo equilibrio nonostante la metà di deputati e senatori”.
In attesa della definizione delle deleghe, andando a misurare la situazione con il bilancino in effetti il Nazareno può ritenersi soddisfatto.
Non c’è la divisione delle deleghe di Editoria e Telecomunicazioni, che finiscono entrambe in casa Dem, la prima all’orlandiano Andrea Martella, la seconda allo zingarettiano Gian Paolo Manzella.
Non passa la richiesta di un viceministro unico pentastellato al Tesoro, nonostante il ministro sia dopo anni un politico come Roberto Gualtieri. Laura Castelli, riconfermata dopo un lungo braccio di ferro, condividerà il ruolo con Antonio Misiani.
Nessuna compensazione nemmeno fra i sottosegretari. Ad Alessio Villarosa si affiancherà Pierpaolo Baretta, squadra che fa pensare a una contesa della delega sulle banche, fino ad oggi appannaggio del pentastellato ma che Baretta ha tenuto saldamente in mano nel corso della scorsa legislatura.
Il terzo nome, di cui molto si era parlato, finisce in quota Leu, con Cecilia Guerra, uno dei due sottosegretari spuntati dalla sinistra insieme a Giuseppe De Cristofaro all’Istruzione.
Al netto delle Tlc, i 5 stelle blindano lo Sviluppo economico. Il ministero ereditato da Stefano Patuanelli avrà un viceministro molto pesante come Stefano Buffagni, accreditato di raccogliere le deleghe sull’Energia.
Mirella Liuzzi, da sempre esperta del campo telecomunicazioni, avrà il compito di marcare Manzella, in una squadra completata da Alessandra Todde (M5s) e Alessia Morani (Pd).
Quest’ultima è una dei 5 renziani in squadra (con Dario Nardella, sindaco di Firenze, furioso per l’esclusione dei toscani). Oltre a lei Anna Ascani diventa viceministro dell’Istruzione, Ivan Scalfarotto sottosegretario agli Esteri, Simona Malpezzi ai Rapporti con il Parlamento, Salvatore Margiotta alle Infrastrutture e Lorenza Bonaccorsi alla Cultura, dove prenderà le redini del Turismo.
La cooptazione di quest’ultima, insieme a quella di Manzella, apre un fronte in Regione Lazio. Entrambi facevano parte della giunta Zingaretti, e il presidente potrebbe decidere di sostituire gli uscenti proponendo nomi vicini al mondo del Movimento 5 stelle, se non addirittura direttamente a esponenti pentastellati, facendo un primo, concreto passo in direzione di quell’apertura, pur al momento respinta, annunciata ieri.
Rigidità , quella dei 5 stelle, che nel tempo potrebbe venire meno, come è venuto meno un altro dei capisaldi storici del grillismo.
La nomina di Giancarlo Cancelleri viceministro al Mit costringerà il colonnello siciliano di Luigi Di Maio o a venir meno all’impegno storico dei pentastellati di portare a termine il mandato elettivo, o a infrangere la regola del divieto di cumulo degli incarichi.
Uno degli aspetti più criticati internamente in queste ore nelle chat dei pentastellati, insieme a quella della mancata discontinuità .
“Emanuela Del Re, Di Stefano, Crimi, Sibilia, Ferraresi, Tofalo, Castelli, Villarosa. Quasi la metà della squadra è composta dagli uscenti”, spiega un parlamentare di peso. “E poi che facciamo? Ci mettiamo anche noi a premiare i trombati come tutti?”.
Ogni riferimento a Laura Agea, eurodeputata non rieletta e neo sottosegretaria agli Affari europei, è puramente voluto.
(da “Huffingtonpost”)
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Settembre 13th, 2019 Riccardo Fucile
SOCCORSO UN DISABILE, PERSONE COSTRETTE A PERCORRERE CENTINAIA DI METRI… STAMANE BLACKOUT ALLE SCALE MOBILI DI TERMINI…. UNA CAPITALE DA RIDERE
Ancora guasti e rallentamenti sulla metropolitane romane. Rallentamenti sulla metro B per un intervento tecnico in corso tra San Paolo e Castro Pretorio, fa sapere l’Atac. Ma alcuni passeggeri hanno raccontato che alcuni vagoni sono stati evacuati e che sono stati costretti a percorrere a piedi per centinaia di metri sotto la galleria
Il treno si è fermato nella galleria tra le fermate della linea B, Circo Massimo e Colosseo. Per raggiungere quest’ultima, i passeggeri sono poi scesi – in centinaia secondo quanto riferito – a piedi in galleria, sulle passerelle illuminata dalle luci di emergenza. Il guasto, riferisce Atac su Twitter, è tra Castro Pretorio e San Paolo. Paura e rabbia tra i passeggeri costretti a una vera e propria via crucis per raggiungere la propria destinazione.
I vigili del fuoco sono intervenuti nella galleria della fermata metro B Cavour per il trasporto di un disabile dal convoglio alla banchina della fermata stessa. I pompieri sono stati chiamati sul posto alle 11 a causa dell’interruzione della corrente avvenuta tra le fermate della metro Garbatella e Termini.
Il percorso, di circa 100 metri, verrà effettuato con l’assistenza del personale medico del 118 e della guardia medica.
Al momento del blocco della corrente elettrica i passeggeri sono stati fatti scendere dal convoglio e accompagnati alla banchina della stazione dal personale di stazione. Così non è stato per il disabile che è stato soccorso da una squadra di vigili del fuoco. Poi la circolazione è stata ripristinata.
Sempre questa mattina, sono rimaste al buio banchine e scale mobili alla fermata metro Termini della linea A. Ll’Atac ha fatto sapere che si è verificato un problema all’impianto di illuminazione. Si sono attivate le luci di emergenza, la situazione è tornata normale poco dopo le 11. La stazione è rimasta regolarmente aperta ai viaggiatori e le scale mobili sono attive.
Proprio ieri sono stati sospesi quattro dirigenti, nell’ambito dell’inchiesta sull’incidente dell’ottobre del 2018, avvenuto proprio sulle scale mobili della stazione Repubblica, che coinvolse una ventina di tifosi russi in trasferta. Durissimo il gip nell’ordinanza, che ha definito ‘indegna’ la gestione della manutenzione e sottolena un “totale disinteresse per la sicurezza” tanto da parlare di “sabotaggi e incidenti tenuti nascosti” e di un grave allarme sociale “per l’incolumità dei passeggeri”
(da agenzie)
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Settembre 13th, 2019 Riccardo Fucile
IL GOVERNO METTE A PUNTO IL PROVVEDIMENTO: 1500 EURO LA CIFRA, COSTO 5 MILIARDI… RESTA DA VEDERE SE DIRETTA SOLO AI REDDITI FINO A 26.000 EURO O ESTESA ANCHE A QUELLI FINO A 35.000 EURO
Per il taglio del cuneo fiscale il governo pensa a un bonus da pagare in unica soluzione a luglio. Il tutto per non dare l’effetto di pochi euro in busta paga in più ma per far avere una specie di tredicesima o quattordicesima da 1500 euro.
Anche perchè, spiega oggi Lorenzo Salvia sul Corriere della Sera, proprio a luglio viene pagata già adesso la quattordicesima, l’assegno aggiuntivo per i pensionati a basso reddito.
Una misura introdotta nel 2007 dall’allora ministro del Lavoro Cesare Damiano e poi estesa dal governo Renzi.
«In quella occasione– ricorda l’ex ministro–la scelta di procedere al pagamento in una soluzione unica fu fatta proprio per dare maggiore concretezza all’intervento». Anche perchè, allora come adesso, le risorse da mettere sul piatto sono quelle che sono.
Per il cuneo fiscale si è ipotizzata una dote di 5 miliardi di euro. Se il taglio fosse limitato ai redditi fino a 26mila euro lordi l’anno, come sembra probabile, il bonus annuale sarebbe di 1.500 euro l’anno.
Qualcosa in meno se la soglia massima di reddito dovesse salire a 35 mila euro. In molti casi si tratterebbe di uno stipendio in più.
Anche se parliamo di cifre lorde e ipotizzare anche una forma di detassazione, come pure si è fatto in questi giorni, sembra difficile.
Se invece si procedesse al pagamento mese per mese, l’effetto del taglio sarebbe di poco più di 100 euro al mese, sempre lordi. Sicuramente meno visibili, forse anche meno spendibili. E quindi con meno effetti su quel sostegno ai consumi che il governo vuole perseguire. Resta un’incognita, tutta politica.
(da agenzie)
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Settembre 13th, 2019 Riccardo Fucile
“GUARISCE SPONTANEAMENTE, QUINDI VA BENE QUASIASI COSA INNOCUA, ANCHE ASCOLTARE I SUCCESSI DI JULIO IGLESIAS”
Matteo Salvini ieri da Paolo Del Debbio su Rete4 ha mostrato con orgoglio l’orzaiolo che lo affligge e ha spiegato che i rimedi di una volta sono i più efficaci: «Per combattere l’orzaiolo la mia nonnina mi faceva impacchi di camomilla e a volte mi faceva pure guardare nella bottiglia dell’olio. E funzionava!!!»
In molti si sono chiesti cosa c’entrasse guardare nella bottiglia dell’olio per guarire dall’orzaiolo. La risposta, ovviamente, è: niente.
L’olio, invece, è un rimedio nel senso che guardando nella bottiglia appoggiando l’occhio viene inumidito dalla sostanza. Ma se si vuole utilizzarlo, meglio farlo con un batuffolo
L’orzaiolo consiste in una infiammazione delle ghiandole sebacee poste alla base delle ciglia. Generalmente si manifesta con un rigonfiamento nella palpebra che può contenere anche del pus.
Deriva da una infezione batterica causata dallo stafilococco. (…) Basta utilizzare un piccolo batuffolo di cotone, ma in alternativa va bene anche un dischetto struccante o un bastoncino igienico, da inumidire leggermente con una piccola quantità d’olio.
Quindi andate a tamponare con delicatezza la palpebra. E’ bene che l’operazione venga effettuata con l’occhio ben chiuso, perchè l’eventuale contatto dell’olio col bulbo oculare potrebbe provocare qualche fastidio. Dopo un paio d’ore se avete ottenuto i primi miglioramenti, potete ripetere nuovamente questo procedimento anche per più volte nel corso della giornata.
In ogni caso ieri il professor Roberto Burioni è intervenuto nell’interessantissimo dibattito e ha spiegato come stanno realmente le cose:
“l’orzaiolo guarisce spontaneamente, quindi va bene qualsiasi cosa innocua, anche l’ascolto dei successi di Juilio Iglesias”
(da agenzie)
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Settembre 13th, 2019 Riccardo Fucile
LA FIGURA DA PATACCARI CHE NE PARLANO SOLO IN TV E NEI COMIZI PER PRENDERE PER I FONDELLI GLI ITALIANI
«Signor Presidente, se mi può ascoltare, le devo chiedere una cosa che ritengo sia importante per tutti e soprattutto per lei, che raccontava e racconta di essere il Presidente del popolo e dei cittadini, l’avvocato di tutti. Io le chiedo di Bibbiano. Lei sa bene cosa è successo a Bibbiano?», così martedì scorso in Aula in Senato la senatrice della Lega Lucia Borgonzoni — candidata alla Presidenza della Regione Emilia-Romagna alle prossime elezioni — mentre mostrava una maglietta con scritto parliamo di Bibbiano.
Qualche giorno prima Matteo Salvini era a Vignola (Modena) per ribadire che «sulle mostruosità di Bibbiano andremo FINO IN FONDO, superando omertà , silenzi e insabbiamenti».
E l’unico modo che ha la politica per fare luce su una vicenda che è già all’attenzione della magistratura sono le commissioni d’inchiesta. Quella parlamentare sugli affidi deve ancora iniziare i suoi lavori perchè Salvini ha fatto cadere il governo bloccando l’attività delle commissioni.
Ma in Regione Emilia-Romagna è già al lavoro la Commissione speciale d’inchiesta circa il sistema di tutela dei minori nella Regione Emilia-Romagna.
L’11 settembre la commissione si è riunita per l’audizione della dott.ssa Rita Bosi, Presidente dell’Ordine regionale degli assistenti sociali e della dott.ssa Laura Schianchi, Presidente APS “Prima gli ultimi” di Parma. Ma la Lega non c’era.
A denunciarlo su Facebook è il consigliere regionale del PD Paolo Calvano che pubblicato una foto dove mostra i banchi vuoti riservati ai leghisti. «Beh, noi siamo in “Commissione d’Inchiesta regionale per la tutela dei minori” e indovinate un po’ chi manca….proprio la LEGA! Ci tengono proprio eh!», commenta Calvano.
Eppure proprio l’11 settembre la Borgonzoni (che non è in consiglio regionale) scriveva «non riuscirete a nascondere quello che è successo a Bibbiano, e questo ve lo giuriamo. Non si può scappare per sempre. E quando ridarete la parola ai cittadini verrete spazzati via per sempre».
Ma se gli eletti della Lega non partecipano alle riunioni della Commissione regionale in che modo pensano di parlare di Bibbiano e far emergere la verità ?
Ancora più interessante il post del consigliere regionale Gabriele Delmonte (Lega) che il giorno prima su Facebook scriveva «noi non abbiamo ancora finito di parlare di Bibbiano».
Ed è interessante perchè dai processi verbali delle tre sedute della commissione (quella di mercoledì era la quarta ma gli atti non sono ancora pubblicati) risulta che Delmonte fosse assente sia alla seduta del 27 agosto che a quella del 4 settembre.
Insomma a quanto pare di Bibbiano si parla ovunque, su Facebook, nei comizi e nelle trasmissioni televisive. Tranne che nelle aule delle commissioni d’inchiesta. O meglio: i leghisti lì non ci sono.
(da agenzie)
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Settembre 13th, 2019 Riccardo Fucile
IL FUMETTISTA: “I PIAGNONI VITTIMISTI LASCIAMOLI FARE AI NAZISTI CHE ORMAI SONO SPECIALIZZATI”
Michele Rech, in arte Zerocalcare, al centro della polemica di questi giorni fatta partire d Pierluigi Biondi, sindaco di Fratelli d’Italia de L’Aquila che ha posto il suo veto sulla presenza del fumettista e di Roberto Saviano al Festival degli Incontri organizzato dal Mibac nella persona della direttrice artistica Silvia Barbagallo, ha scritto un post su Facebook in cui ha smontato la retorica di Biondi e della Meloni, che parlano di ‘passerella con i soldi degli italiani’ dei due scrittori, invisi agli ambienti di estrema destra
“Il drammatico precipitare degli eventi” scrive Zerocalcare (non senza ironia) dal suo profilo Facebook a nome di Michele Rech, “ha reso necessario puntualizzare tre cose: 1)io a L’Aquila ci andavo gratis, quindi da tutta sta vicenda al limite ci risparmio la benzina e il casello; 2) Vi ringrazio per la solidarietà e tutte le belle parole importanti sulla censura ma i piagnoni vittimisti lasciamoli fa ai nazisti che ormai sono specializzati. Io sto bene, magno vitamine, non c’ho il daspo dall’abruzzo e i miei account facebook e instagram stanno benissimo; 3) e volete dare sostegno a qualcuno datelo al festival e alla direttrice Barbagallo che si sta accollando tutto senza accettare pezze imbarazzanti”.
(da agenzie)
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Settembre 13th, 2019 Riccardo Fucile
I DIFFAMATORI RAZZISTI NON RIESCONO PROPRIO A SOPPORTARE CHI DENUNCIA E COMBATTE LA MAFIA, E’ PIU’ FORTE DI LORO
Come si crea una fake news? Andando a cercare l’argomento trending topic di giornata, svilire la realtà dei fatti, creare un titolo ammiccante e indignante e poi procedere con la condivisione di massa.
E il sito che ha realizzato questa ennesima impresa è già noto agli onori della cronaca per altri eventi simili. Non lo nomineremo, per non fare pubblicità .
Il tema caldo è quello che riguarda il nome di Roberto Saviano (e di Zerocalcare) affiancato al Festival Incontri in programma a L’Aquila (non si sa ancora quando) per il decennale dal tragico sisma. Ieri alcune dichiarazioni del sindaco (eletto con FdI) hanno acceso un forte dibattito che poi ha dato fecondità al pullulare di bufale create ad hoc.
Il sito in questione titola: «700mila euro per invitare Saviano a L’Aquila. Sindaco sovranista cancella tutto». Ovviamente nulla di tutto questo è vero.
Partiamo dalla vicenda. Il primo cittadino del capoluogo abruzzese, Pierluigi Biondi (militante di Fratelli d’Italia ed eletto con la coalizione di Centrodestra), ha detto di non voler spendere i fondi dedicati per la realizzazione del Festival Incontri per dare spazio a un pensiero di sinistra. Una presa di posizione che sta facendo discutere, ma poi spetterà all’organizzatrice dell’evento decidere come utilizzare quei soldi.
E proprio in questo contesto, il sindaco de L’Aquila ha parlato di questi famosi 700mila euro citati anche dall’articolo bufala.
Si tratta, però, non dei soldi da destinare (eventualmente) a Roberto Saviano, ma dei fondi stanziati dal Mibac per il rilancio della città dopo il sisma del 2009 che l’ha messa in ginocchio con una distruzione il cui ricordo provoca ancora un grande dolore nelle menti degli italiani. Nessun riferimento, dunque, a eventuali spese per gli ospiti e invitati. Tra l’altro, uno dei destinatari dell’aut aut del sindaco, Zerocalcare, ha detto che la sua partecipazione sarebbe stata gratuita.
Ed ecco che, con titolo ammiccante e che strizza l’occhio all’indignazione facile — puntando sull’abitudine di molti a fermarsi alla copertina, senza leggere tutto l’articolo — quei 700mila euro vengono fatti passare come il cachet richiesto da Roberto Saviano per partecipare al Festival Incontri nel decimo anniversario del sisma de L’Aquila. Questa è la genesi di questa bufala che è stata condivisa da molti sui social.
(da “Giornalettismo”)
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