Settembre 19th, 2019 Riccardo Fucile
LA CARFAGNA, NONOSTANTE LA GUERRA CHE LE STANNO FACENDO BERNINI E GELMINI, STA SCALANDO IL PARTITO
Forza Italia nel caos come al solito? No, di più: da silente che era, il travaglio oramai è conclamato. A farlo esplodere, il ciclone Mara.
Per la prima volta nella storia azzurra una dirigente si candida, di fatto, a guidare il partito senza aspettare l’investitura del sovrano.
Questo non significa che la Carfagna intenda muovere guerra a Berlusconi: protetta anche dal grande ciambellano Gianni Letta, vuole invece strappargli il beneplacito.
La cena che ha offerto l’altro ieri in un ristorante dei Parioli a una cinquantina di parlamentari è stata interpretata, a torto o a ragione, come un atto di ostilità verso il capo: comune denominatore degli invitati, la linea anti-Salvini.
La scelta vera, però, non riguardava il Capitano nè — per ora — la costituzione di gruppi autonomi quanto l’irruzione nell’area centrista della formazione di Renzi dove è appena approdata la senatrice Conzatti e altri, pare, sarebbero pronti a seguirla.
Non è un caso se commentatori e politici davano per scontato l’incontro tra la vicepresidente della Camera e il senatore di Rignano. Neanche per sogno: la tavolata pariolina tira in direzione opposta: “Nè con Salvini nè con Renzi, sempre berlusconiani”, il ritornello di Carfagna & co.
Il partito centrista già c’è, e la vittoria nello scontro con Toti l’ha di fatto reso una formazione antisovranista ed europeista; ora si tratta di completare l’opera, grazie anche al radicamento elettorale nel Sud (specie in Campania) dove donna Mara è popolarissima.
È inconfutabile che buona parte dei partecipanti al cenone, con tanto di menu napoletano, venissero dal Sud.
L’elemento che porta allo zenit la confusione ha un nome e un cognome: Silvio Berlusconi. Difficile anche per chi lo frequenta capire che cosa voglia veramente.
Alla vigilia della cena, pressato dalle due capogruppo Gelmini e Bernini, aveva chiamato numerosi forzisti invitandoli a disertare l’evento e facendo balenare l’ipotesi di partecipare a una “controcena”.
Quando però l’ex pupilla l’aveva contattato per cercare spiegazioni sul pressing aveva minimizzato; ieri, in una seconda telefonata, è arrivato quasi a scusarsi garantendo il suo appoggio alla legge proporzionale, elemento dirimente per i ‘maratei’ accennando all’ipotesi di affidare di nuovo alla sua interlocutrice il ruolo di coordinatore.
Ma le oscillazioni del Cavaliere vanno ben oltre l’aspirante delfina, chiamano in causa i rapporti con Salvini e con il governo.
Spie fedeli di una ambiguità con la Lega (dovuta in parte alla necessità di chiudere alleanze regionali) la mancata chiarezza sul referendum elettorale (“pensano di cambiare questa legge, ma per noi funziona”) e la manifestazione del 19 ottobre cara al leader leghista: “Andremo in piazza se il governo mette le mani nelle tasche degli italiani”.
Non basta: Silvio l’aziendalista non ha intenzione di rompere del tutto i ponti con l’esecutivo. Il tam tam di queste ore racconta di un Letta molto attivo con Palazzo Chigi: tra le 400 nomine da fare, ce ne sono alcune che interessano molto ad Arcore. C’è di più: da Strasburgo, il Cavaliere dichiara il suo sostegno al commissario “giallo-rosso” Gentiloni perchè “sarà il guardiano degli interessi dell’Italia”.
Ma per quanto tenuto a freno il disagio nelle fila azzurre cresce di giorno in giorno, alimentato dalla paura di un crollo finale. Se Berlusconi non si affretta a prendere una decisione sull’assetto del partito e sulle alleanze c’è il rischio che le forze centrifughe prendano il sopravvento e elettori e parlamentari decidano per lui.
(da “Quotidianonet“)
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Settembre 19th, 2019 Riccardo Fucile
“RENZI E’ UN NOSTRO ANTAGONISTA, SIAMO NOI CHE DOBBIAMO SVEGLIARCI SE NON VOGLIAMO MORIRE SOVRANISTI, BASTA REGALARE ELETTORI AGLI ALTRI”
La cena tra parlamentari azzurri, organizzata da Mara Carfagna per ridiscutere il ruolo di Forza Italia all’interno della coalizione di centrodestra, ha generato diversi mal di pancia all’interno del partito. Il leader Silvio Berlusconi, intervenuto ieri da Strasburgo, ha chiarito che per lui si è trattata solo di una semplice cena fra “amici”. Ma c’è stato anche chi, come il senatore Renato Schifani in un’intervista a Fanpage.it, ha accusato Carfagna di voler “correntizzare” il partito, fatto inedito nella compagine azzurra.
Per Carfagna sono solo dicerie: “In un partito quotato sotto il 10 per cento, più che una corrente sarebbe uno spiffero. Una prospettiva così non mi interessa”
L’incontro “ha dimostrato che in Forza Italia siamo in tanti a non volerci arrendere. La frase più ripetuta a tavola è stata: ‘Svegliamoci, ricominciamo a fare politica, smettiamo di regalare gli elettori agli altri'”, dice oggi in un’intervista a ‘La Stampa’ Mara Carfagna, smentendo un possibile avvicinamento a Italia viva. Renzi per lei “è un competitor che tenta di indebolirci. Prova ne sia quella nostra senatrice che è appena trasbordata da lui”. Il riferimento è alla senatrice Donatella Conzatti, che ieri ha annunciato il suo trasferimento tra le fila dei renziani.
Carfagna nega che ci siano stati contatti con Renzi, con il quale non ci sarebbe stato “neanche un caffè”. L’azzurra crede nei “buoni rapporti con tutti, ma inciuci con nessuno”.
Berlusconi è stato avvisato della cena e “ha ben colto lo spirito dell’iniziativa. Che non era una congiura carbonara”, ma voleva essere un primo confronto per “fornire idee, ragionamenti, energie per rianimare l’intero movimento”.
Rispetto all’intenzione della Lega di promuovere un referendum pro-maggioritario sulla legge elettorale, commenta: “Prendere da soli un’iniziativa del genere e pretendere che Forza Italia aderisca a cose fatte è stato un errore. Serve un patto di consultazione preventiva, le decisioni di questo peso vanno condivise”.
“Io non sono pregiudizialmente ostile a scendere in piazza — dice a proposito di eventuali manifestazioni al fianco di Salvini — Ma a una condizione: che non siano benvenute nè Forza Nuova nè Casapound”.
Di fronte agli elettori, per il vicepresidente della Camera, bisogna dire no alle misure acchiappa-consenso e pensare invece a una vera riforma fiscale che rilanci il Nord, a una grande battaglia europea per fare del Mezzogiorno una ‘no-tax’ area, a un’azione seria per alzare stipendi e salari
(da agenzie)
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Settembre 19th, 2019 Riccardo Fucile
OSPITE STASERA DA FORMIGLI
Su La7 stasera alle 21.15 Piazzapulita di Corrado Formigli affronta la stagione 2019-20.
Nella prima puntata è ospite in diretta da Berlino Carola Rackete, la coraggiosa capitana della Sea Watch che a giugno attraccò a Lampedusa per far sbarcare i migranti salvati in mare mentre Matteo Salvini ministro dell’Interno le vietava l’entrata in porto.
La capitana tedesca fu arrestata e poco dopo liberata, è stata applaudita e al contempo ha ricevuto messaggi sessisti, violenti e razzisti.
Al Fatto Quotidiano Formigli ha definito quello scontro l’inizio della caduta del leader leghista: “L’uso spropositato della forza da parte dello Stato italiano, voluto dal Viminale, nei confronti di una donna sola da settimane al largo con 50 disperati a bordo, ha mostrato un lato eccessivo e squilibrato. Quella stessa arroganza che l’ha poi portato a perdere il governo”.
Per Formigli l’attuale governo giallo-rosso “è il male minore” e ritiene che possa durare.
All’Ansa il conduttore giornalista alla decima stagione del programma ha spiegato di non considerare essenziale la presenza dei politici: “I leader dei partiti ci fanno sospirare: preferiscono le interviste al confronto con la realtà , che è senz’altro meno comodo”.
Gli spettatori di Piazzapulita gradiscono le inchieste, i reportage, vedere i commentatori e gli esperti del programma che vedono confermati Antonio Padellaro, Alessandro De Angelis, Federico Fubini e Valentina Petrini. La trasmissione aggiunge una volta al mese l’ex presidente dell’Inps Tito Boeri.
Nella stagione scorsa Piazzapulita, forte di dieci inviati, ha superato il milione gli spettatori medi con il 5,7% di share (10% tra i laureati). Tra gli inviati figura Carolina Orlandi, autrice di un libro sul marito di sua madre Antonella Tognazzi: era David Rossi, ex capo della comunicazione del Monte dei Paschi di Siena. La giornalista, come altri, ha scritto il libro Se tu potessi vedermi ora sul padre (non biologico ma riconosciuto come padre): la versione del suicidio ha lasciato e lascia molti interrogativi senza risposta.
(da agenzie)
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Settembre 19th, 2019 Riccardo Fucile
RESPINTO IL RICORSO DELLA PROCURA DI REGGIO EMILIA: PRIVA DI GRAVITA’ INDIZIARIA UNA DELLE IPOTESI DI ABUSO D’UFFICIO
Il tribunale della Libertà di Bologna ha respinto il ricorso della Procura di Reggio Emilia che aveva chiesto gli arresti domiciliari con l’accusa di abuso di ufficio per il sindaco di Bibbiano, Andrea Carletti, poi negati dal gip nell’ambito di un filone dell’inchiesta su presunti affidi illeciti di minori in Val d’Enza.
Il tribunale ha confermato, dunque, la decisione del gip di Reggio Emilia, ritenendo priva di gravità indiziaria una delle ipotesi di abuso di ufficio contestate a Carletti relativa all’affidamento di incarichi legali su cui verteva l’appello del pm.
L’udienza si era svolta lo scorso 6 settembre e riguardava oltre al sindaco sospeso di Bibbiano anche altri indagati.
Ora per Carletti si attende il secondo pronunciamento del tribunale della Libertà sul ricorso dei suoi difensori, discusso lunedì scorso (il giudice si è riservato) che hanno chiesto la revoca dei domiciliari, misura a cui il sindaco è sottoposto dal 27 giugno scorso nell’ambito dell’inchiesta ‘madre’ Angeli e Demoni per cui gli sono stati contestati i reati di abuso di ufficio e falso ideologico.
Il giudice per le indagini preliminari di Reggio Emilia Luca Ramponi aveva confermato gli arresti domiciliari per il sindaco di Bibbiano Andrea Carletti (ora sospeso dalla Prefettura) il 3 febbraio scorso. La decisione rientrava nell’ambito dell’inchiesta ‘Angeli e Demoni’ su un presunto giro di affidi illeciti dei bambini da parte dei servizi sociali della Val d’Enza.
Intanto il sindaco ha deciso di querelare o denunciare 147 persone tra cui Luigi Di Maioche gli hanno scritto o che hanno parlato di lui in questo periodo ipotizzando i reati di diffamazione e minacce. Questa la frase del capo del M5S, Luigi Di Maio, ora al vaglio della procura: «Col partito dello scandalo di Bibbiano, con i bimbi tolti ai genitori e addirittura sottoposti a elettroshock, con il sindaco Pd che è coinvolto in questo, non voglio avere nulla a che vedere».
Carletti, che si è autosospeso dal Partito Democratico, è accusato di abuso d’ufficio e falso ideologico e si trova agli arresti domiciliari dal 27 giugno. Il suo avvocato difensore, Giovanni Tarquini, nei giorni scorsi aveva presentato una corposa memoria difensiva chiedendone la liberazione, spiegando come per gli incarichi alla onlus di Torino ‘Hansel e Gretel’ (al centro delle contestazioni) Carletti si fosse rifatto a leggi regionali e avesse agito sempre nella legalità .
(da agenzie)
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Settembre 19th, 2019 Riccardo Fucile
RENZI ASSICURA CHE ALLA LEOPOLDA ARRIVERANNO NUOVE ADESIONI
Nel giorno in cui deputati e senatori spediscono le lettere di addio e il correntone renziano prende forma grazie alle prime 41 adesioni, anche una senatrice di Forza Italia, Donatella Conzatti.
Al Senato ieri sera la lista ufficiosa contava 13 in uscita dal PD, ma — scrive oggi il Corriere della Sera — il senatore di Scandicci dal palco della Leopolda ne vuole annunciare 50 in totale.
Il quotidiano segnala che se ne vanno Giacomo Portas, il deputato Matteo Colaninno, Lucia Annibali, Michele Anzaldi, De Filippo, Ferri, Roberto Giachetti, Marattin, Migliore, Nobili, Paita.
La neo-sottosegretaria Anna Ascani rimane invece nel PD, mentre Maria Elena Boschi è presidente in pectore del nuovo gruppo, che punta a partire con 26 onorevoli.
Dal Misto è stato pescato Gabriele Toccafondi e da +Europa sarebbe in arrivo Alessandro Fusacchia, mentre non sono per ora confermate le voci sull’approdo di Bruno (o Br1) Tabacci e Riccardo Magi.
Il Corriere indica come pronta a passare al renzismo anche Maria Chiara Gadda, insieme a Lisa Noia, Sara Moretto, Raffaela Paita, mentre Giovanna Vitale su Repubblica racconta una storia curiosa che riguarda proprio la Ascani:
Patrizia Prestipino e Debora Serracchiani invece si sono risolte a restare. «Mi dispiace che i giornali parlino di scissione a freddo, qui c’è solo dolore e sofferenza», singhiozza Noia. «Capisco bene come vi sentite», la accarezza Prestipino, lei stessa a lungo combattuta sul da farsi, «vedervi andar via fa un male cane». Un lutto che anche i maschietti faticano a elaborare: i “rimanenti” Stefano Ceccanti e Andrea Romano si aggirano in Transatlantico con lo sguardo perso, il “separatista” Massimo Ungaro si asciuga gli occhi con le mani.
E «ho pianto» confessa pure una delle amazzoni del renzismo, colei che nessuno si aspettava potesse abiurare: Anna Ascani. «Non me la sento di lasciare la mia storia alle spalle», scrive su Fb. Anche se le voci di palazzo raccontano un’altra storia: lei era in pole per guidare l’Istruzione, ma Boschi – che avrebbe perso il primato di ministra più giovane del centrosinistra – si sarebbe messa di traverso, convincendo il capo a indicarla come vice. Pettegolezzi, forse. E mentre gli scissionisti abbandonano la chat del gruppo con sms strappalacrime, i candidati a rimpiazzarli si defilano. «Non siamo usciti dal Pd per Renzi e non saranno le scelte di Renzi a farci rientrare», chiarisce il Leu Roberto Speranza.
Addio profezia, almeno per ora.
(da “NextQuotidiano”)
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Settembre 19th, 2019 Riccardo Fucile
INDIGNAZIONE IPOCRITA DI CHI HA GARANTITO L’IMPUNITA’ A UN SEQUESTRATORE DI PERSONE
Con 309 voti contrari, 235 a favore e un astenuto ieri l’Aula di Montecitorio ha negato l’autorizzazione all’applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti del deputato di Forza Italia Diego Sozzani.
Il risultato della votazione ha ribaltato quello della giunta per le autorizzazioni che a luglio aveva espresso parere favorevole ai domiciliari per Sozzani, con il voto di M5S e PD.
Subito il MoVimento 5 Stelle ha rivendicato la propria coerenza parlando di “episodio VERGOGNOSO” e di deputato “salvato dal VOTO SEGRETO”. Secondo i pentastellati «il SISTEMA ha colpito ancora una volta, blindando e proteggendo un politico coinvolto in un’indagine sulle sue azioni illecite».
Scontata la richiesta di abolire il voto segreto “una volta per tutte”. Perchè secondo il 5 Stelle «chi ha votato contro l’arresto di Sozzani dovrebbe risponderne davanti all’opinione pubblica. E invece a causa del voto segreto, non ne risponderà davanti agli italiani».
Il sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano su Twitter ci va giù duro. E tra i “colpevoli” indica Forza Italia, la Lega, Fratelli d’Italia e parte del Partito Democratico: «sul negarsi alla giustizia sono sempre coesi».
È il grande ritorno dei cittadini contro la casta, di quelli che non vogliono privilegi contro quelli che nel segreto dell’urna si coprono le spalle. La grande occasione del M5S per dimostrare che dopo l’alleanza con la Lega e quella con il PD loro sono rimasti sempre gli stessi.
Ed infatti la deputata Vittoria Baldino ci tiene a ribadire che rimane una cittadina prestata alla politica e si dice disgustata quando vede i politici di professione che «si appropriano di privilegi a cui la gente comune non può accedere e che credono siano dovuti».
Ma è davvero così? Davvero nel M5S sono così diversi?
Non serve andare troppo lontano nel tempo per trovare il caso di una ministra (Barbara Lezzi) che si è salvata da una querela per diffamazione invocando l’insindacabilità .
Certo, la senatrice Lezzi non era accusata di corruzione e nessuno ne aveva chiesto gli arresti. Al contrario di Sozzani che invece è stato indagato nell’ambito di un’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia con l’accusa di illecito finanziamento dei partiti e corruzione.
Ma il concetto è il medesimo: un comune cittadino non può accedere al privilegio di cui ha potuto usufruire l’ex ministra del Sud così come il deputato di Forza Italia.
E fa sorridere leggere il tweet della senatrice M5S Bianca Laura Granato che come Di Stefano attacca i vecchi partiti che trovano la coesione quando devono difendersi e scappare dalla Giustizia.
E chissà cosa ha votato la senatrice Granato quando in Senato è arrivata la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti del senatore e ministro dell’Interno Matteo Salvini in merito alla vicenda Diciotti.
Perchè il M5S Salvini lo ha salvato prima con un voto segreto su Rousseau (a tutti gli effetti è segreto) e poi con un voto segreto in Aula a Palazzo Madama. Era il 20 marzo del 2019 e il M5S aveva già salvato Salvini in Commissione e sul “sistema operativo”
I 5 Stelle oggi spiegheranno che i due casi erano differenti. Che Salvini — che era indagato per sequestro di persona, non per aver rubato un vasetto di Nutella — stava agendo nell’interesse dello Stato. Come disse Di Maio non era un “sequestro” perchè si era trattato di aspettare qualche giorno in attesa che l’Unione Europea decidesse di aiutarci.
Addirittura a difendere Salvini scesero in campo il ministro Toninelli che disse che si trattava di una decisione collegiale del Governo.
Anche se non c’erano atti formali del Consiglio dei Ministri a dimostrare che non si trattava di una scelta individuale di Salvini.
Il Presidente del Consiglio Conte si assunse tutte le responsabilità del caso e si schierò a fianco di Salvini. Eppure nonostante la differenza delle accuse, nonostante da una parte si dovesse rispondere ad una richiesta di arresto e dall’altra ad una mera autorizzazione a procedere la sostanza non cambia.
Salvini è stato salvato da un eventuale processo dal M5S così come ieri Sozzani è stato salvato dalla Camera dagli arresti domiciliari. «Come spiegano a chi li vota che loro sono al di sopra della legge, che per loro la legge non vale?» si chiede oggi l’eurodeputato Ignazio Corrao.
Non risulta che si sia mai posto il problema quando si trattò di salvare Salvini da un processo ricorrendo a delle prerogative dei parlamentari che sono precluse ai cittadini comuni.
(da “NextQuotidiano”)
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Settembre 19th, 2019 Riccardo Fucile
SI CERCANO VOTI CHE COMPENSINO EVENTUALI VOLTAFACCIA… L’EX MINISTRO LORENZIN ENTRA NEL PD
Il governo Conte Bis è appena nato e già si interroga sul suo futuro. La scissione di Renzi e la nascita di Italia Viva fa sentire l’eco di minacciosi scricchiolii sulla sua durata e il salvataggio del senatore Sozzani a Palazzo Madama potrebbe costituire una pericolosa avvisaglia.
Ecco perchè, mentre saranno 26 i deputati e 15 i senatori a disposizione dell’ex premier, si cercano voti per blindare il governo anche in caso di improvvisi voltafaccia.
E si cercano, a sorpresa, rivolgendosi al “soccorso azzurro”. Anche se ieri la senatrice Donatella Conzatti ha annunciato il suo passaggio a Italia Viva e mentre invece la deputata Beatrice Lorenzin è entrata nel Partito Democratico.
Silvio Berlusconi nei colloqui con Conte e nelle successive dichiarazioni aveva assicurato “un’opposizione responsabile” ma ovviamente non ha alcuna intenzione di tollerare esodi e il caso Carfagna ne è stato una prova.
E c’è chi fa sapere che ci si aspetta che le file del senatore di Scandicci si ingrossino, visto che molti fedelissimi sono rimasti nel Partito Democratico.
Per Annalisa Cuzzocrea, che ne parla oggi su Repubblica, una componente — se mai nascesse — risponderebbe direttamente a Giuseppe Conte, rafforzando il ruolo del premier e indebolendo la forza di interdizione della neonata “Italia viva”.
L’operazione non è semplice per molte ragioni. Per i numeri necessari, tra i 12 e i 15 senatori, bisogna passare per il gruppo misto e per Forza Italia. Ma c’è anche chi sottolinea che non c’è poi così tanta fretta:
Anche chi ha parlato con il presidente della Camera Roberto Fico, pensa che la tenuta della maggioranza non sia affatto in pericolo, e fa un ragionamento pratico: «A Renzi serve tempo. E servono i rimborsi che vanno ai gruppi parlamentari, con cui sosterrà la sua impresa. Non farà colpi di testa. E se non hai l’arma fine del mondo, quella delle elezioni, il tuo peso diminuisce».
Una visione ottimistica che chi non ha ancora digerito la nascita del governo giallo-rosso, come il senatore Gianluigi Paragone, non condivide: «Se sono preoccupati è perchè non hanno voluto prendere precauzioni – dice dei suoi colleghi di partito l’ex conduttore tv – Renzi, non potendo più fare il 40 per cento, giocherà sul peso delle sue azioni. Citando Cuccia: le azioni non si contano, si pesano».
Intanto Mario Ajello sul Messaggero racconta che anche per il MoVimento 5 Stelle comincia a circolare un’ipotesi (che sembra in realtà piuttosto fantasiosa) di scissione. Secondo il quotidiano romano nei confronti del Capo Politico del M5S Luigi Di Maio è in atto da tempo una ribellione (e questo si sapeva) e questo potrebbe portare alla nascita di un nuovo gruppo che però sarebbe anche questo “contiano”: circola questo ragionamento, tra i grillini, che può essere miele per le orecchie del Pd e di chi ne guida la delegazione al governo, cioè Franceschini: «Serve un gruppo che stabilizzi l’esecutivo, che compensi gli strattoni che certamente Renzi provocherà e Di Maio non ha più la fiducia di molti, quella che servirebbe invece in questa fase che si annuncia molto hard».
Per il gruppo di provenienza 5 stelle i nomi circolano ma si tratta per ora di boatos. Esempio: Toninelli sarà della partita oppure l’eventuale nomina a capogruppo al Senato ne frenerà gli ardori e i furori per l’estromissione dalla squadra dei ministri?
Nel mazzo dei possibili o degli eventuali, i sussurri di Palazzo indicano Luigi Gallo e Giuseppe Brescia (area Fico), Barbara Lezzi e Carla Ruocco, il deputato Massimo Misiti (ortopedico calabrese con molti amici nel Pd), Nicola Morra che non è diventato titolare del Miur, l’ex sottosegretario Fantinati, il capogruppo dei deputati D’Uva che sperava in un ministero come accaduto con successo al suo pari grado del Senato cioè Patuanelli ora al Mise ma è assai più vasta l’area in movimento.
E sarebbe riduttivo descriverla come quella di chi è rimasto a bocca asciutta nella partita governativa. Si tratterebbe invece di un gruppo di stabilizzatori in sintonia con i dem più di quanto lo è Di Maio e più di quanto lo potrà essere Renzi.
Ma sono proprio i nomi a rendere incredibile questa operazione: si tratta di fedelissimi M5S da sempre. Difficile che mollino i grillini, per non dire impossibile.
(da “NextQuotidiano”)
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Settembre 19th, 2019 Riccardo Fucile
ANDREA CARLETTI E’ INDAGATO PER ABUSO D’UFFICIO MA E’ DIVENTATO OGGETTO DI DIFFAMAZIONI E MINACCE, ORA PASSA AL CONTRATTACCO
Il sindaco di Bibbiano Andrea Carletti ha querelato o denunciato 147 persone che gli hanno scritto in questo periodo ipotizzando i reati di diffamazione e minacce.
Tra questi c’è anche il nome di Luigi Di Maio.
Scrive oggi la Stampa che il primo cittadino, coinvolto nell’inchiesta sul presunto sistema di affidi illeciti dei Servizi sociali dell’Unione Val d’Enza, è indagato per abuso d’ufficio e falso ideologico. Si trova ai domiciliari dal 27 giugno scorso e da quel giorno è bersaglio di un assedio al quale ora ha voluto dire basta.
Questa la frase del capo del M5S, Luigi Di Maio, ora al vaglio della procura: «Col partito dello scandalo di Bibbiano, con i bimbi tolti ai genitori e addirittura sottoposti a elettroshock, con il sindaco Pd che è coinvolto in questo, non voglio avere nulla a che vedere».
Carletti, che si è autosospeso dal Partito Democratico, è accusato di abuso d’ufficio e falso ideologico e si trova agli arresti domiciliari dal 27 giugno. Già dopo il lungo interrogatorio di garanzia per il sindaco erano stati confermati i domiciliari. Il suo avvocato difensore, Giovanni Tarquini, nei giorni scorsi aveva presentato una corposa memoria difensiva chiedendone la liberazione, spiegando come per gli incarichi alla onlus di Torino ‘Hansel e Gretel’ (al centro delle contestazioni) Carletti si fosse rifatto a leggi regionali e avesse agito sempre nella legalità . Il Gip ha però confermato per lui gli arresti domiciliari.
(da agenzie)
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Settembre 19th, 2019 Riccardo Fucile
LA NIPOTE DI MARINE SOTTOLINEA E DIFFERENZE CON IL RASSEMBLEMENT NATIONAL
Marion Marèchal Le Pen, nipote di Marine e promessa per le elezioni 2022 dal Rassemblement National (anche se lei nega di volersi candidare), ovvero il vecchio FN a cui la leader ha cambiato il nome rinunciando anche ad alcune tematiche come l’uscita dall’euro, in un’intervista a La Stampa oggi parla di Italia e di Matteo Salvini oltre che del Fronte Sovranista Europeo ancora da formare:
Riconoscerà , però, che Salvini ha sbagliato strategia quest’estate…
«Sono i 5 Stelle che l’hanno tradito dopo le elezioni europee. La sua reazione è stata legittima».
Approva anche il Salvini dj al Papeete Beach di Milano Marittima?
«Lui è empatico, vicino alla gente. Ma in Francia il suo stile non funzionerebbe. Da noi il fantasma del generale de Gaulle plana su tutti i politici. Esistono aspettative intellettuali, di contegno».
E adesso il leader della Lega finirà isolato a destra come Marine Le Pen in Francia…
«Questo paragone non si può fare. La formazione italiana è radicata localmente, dove è disposta a formare coalizioni con altre forze. Il Rassemblement National no. È una forza politica nazionale innegabile, ma al peggio fa il 15% e al meglio il 30. Così in Francia e senza alleanze non potrà governare».
(da “NextQuotidiano”)
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