Gennaio 8th, 2020 Riccardo Fucile
PRELEVATI DAGLI ADDETTI ALLA SICUREZZA E CONSEGNATI AGLI AGENTI DURANTE LA PARTITA CON IL CHELSEA
Mano dura perchè così bisogna fare: il Brighton, club della Premier League, ha annunciato che tre tifosi sono stati arrestati per una combinazione di comportamenti razzisti e omofobi.
I tifosi – due di casa e uno della squadra ospite – sono stati espulsi durante il pareggio per 1-1 della squadra contro il Chelsea il giorno di Capodanno.
Un tifoso di casa è stato espulso per cori razzisti nei confronti dei giocatori del Chelsea, mentre l’altro è stato espulso a causa di comportamenti omofobi contro i tifosi avversari, ha spiegato il club.
Il tifoso del Chelsea è stato portato via dallo stadio a causa di cori omofobi diretti ai fan del Brighton, e poi arrestato proprio come gli altri due.
“Ancora una volta il nostro team addetto alla sicurezza insieme alla polizia del Sussex, ha dovuto affrontare tre casi separati e indesiderati di disgustosi abusi razzisti e omofobi”, ha dichiarato Paul Barber, amministratore delegato e vicepresidente del Brighton.
È probabile che i fan vengano banditi a vita e debbano anche essere perseguiti, ma Barber ha affermato che è necessario fare di più per sradicare tutte le forme di razzismo negli stadi di calcio.
“Se la prospettiva di un divieto a vita a guardare le loro squadre giocare a calcio non è un deterrente abbastanza forte, dobbiamo porci la domanda se i tribunali debbano avere il potere di dare punizioni più severe?”, si è chiesto. “Il calcio può fare solo di più, siamo stufi della reputazione del gioco offuscata da queste persone”.
(da Globalist)
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Gennaio 8th, 2020 Riccardo Fucile
TRA RANCORI E RIMPIANTI: GLI ULTIMI MESI DI CRAXI “IN ESILIO” CON UNA STRAORDINARIA INTERPRETAZIONE DI PIERFRANCESCO FAVINO
Se Meryl Streep e Gary Oldman hanno spuntato l’Oscar per le loro sublimi incarnazioni di Mrs. Thatcher e di Winston Churchill, il Bettino Craxi di Pierfrancesco Favino si piazza in quella zona classifica, se non un filino più su. Favino ”è” il film di Gianni Amelio sugli ultimi mesi tunisini dello statista, perseguitato da rancori, rimpianti e da un diabete invalidante che mette a rischio gli interventi cardiaci. “Hammamet” è in sala dal 9 gennaio.
È difficile classificare un biopic che prescinde, paradossalmente, dalla cronaca politica e stilizza emblematicamente gli stessi protagonisti (Craxi nel film è “il Presidente”, tout court, chi lo ha condannato è “il Giudice”) per raccontare, cito Amelio, “l’agonia di un uomo di potere che ha perso lo scettro e va verso la morte”. Sono modalità da drammaturgia classica: non a caso il regista, che enfatizza soprattutto il rapporto padre-figlia, cita i binomi Elettra/Agamennone, Cassandra/Priamo, Cordelia/Re Lear.
Girato in gran parte nella vera residenza tunisina dei Craxi, il film ripropone il confronto-scontro già affrontato da Gianni Amelio in “Colpire al cuore”, con la stagione di Mani Pulite al posto degli anni di piombo. Ma a inchiodare, fin dalla prima sequenza, con il Leader trionfante sul palco del 45° Congresso Psi, è un lavoro di scavo “dentro” la voce, la gestualità , a postura dell’uomo che nel nostro cinema di certo non ha precedenti. La perizia prostetica è solo un dettaglio, finisci per dimenticarla.
Lo stesso Bobo Craxi, che ha preso le distanze dal film (se lo vedrete capirete perchè, il suo non è un ritratto lusinghiero), ha parlato di un attore “in stato di grazia”. Il punto è semmai la voglia dello spettatore di condividere per due ore e più quel misto di pena e arroganza, orgoglio e sconfitta, antipatia e spietata lucidità che il Bettino faviniano rende con la respirazione, con le pieghe della bocca, con ogni muscolo ma soprattutto con l’intelligenza di chi sa usare cinque ore di trucco come un transfert dell’anima.
Amelio racconta il dramma di un vinto che non si è arreso e rifiuta di fare i conti con i tribunali – anche se un rientro in Italia potrebbe salvargli la vita – perchè ritiene di essere stato condannato “per cose che facevano tutti, e noi non eravamo più condannabili degli altri”. Il suo antagonista – in termini drammaturgici – è un personaggio di fantasia, il figlio di un compagno di partito forse suicida che aveva previsto e inutilmente annunciato il precipizio.
C’è l’infamia patita dalla figlia (ribattezzata da Amelio Anita, in nome della devozione garibaldina di Craxi), ci sono gli insulti dei turisti italiani in Tunisia, c’è il simbolismo del carro armato in rovina, “arma senza volto”, abbandonato dagli inglesi. Non è riabilitazione ma vicenda umana, qualcosa di simile al Berlusconi privato narrato da Sorrentino nella seconda parte di “Loro”, con la differenza di una reggia che reggia non è, una gran villa certo, ma senza sfarzi, lontana dal mare.
A vent’anni esatti dalla morte di Bettino Craxi, con le domande infinite che restano aperte, “Hammamet” non riesce a diventare il mèlo che forse Amelio si proponeva, citando in una sequenza il Douglas Sirk de “le catene della colpa”. Quel passato che torna, rigorosamente senza nomi propri (“perchè erano troppo ovvi”), non intercetta il vissuto emotivo di un Paese.
Ma quando spunta dalla tv la voce di Berlusconi (dopo che il Presidente aveva liquidato una sua lettera con uno sprezzante: “È sempre stato un essere spregevole”) ti viene il sospetto che non del Cavaliere si tratti, ma di un’altra, perfetta, incarnazione di Pierfrancesco Favino. Chi lo conosce o sa: può farlo, con la medesima, superlativa maestria.
(da “Huffingtonpost”)
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Gennaio 8th, 2020 Riccardo Fucile
VOGLIONO MANTENERSI LAVORANDO
Harry e Meghan hanno deciso di rinunciare al loro “ruolo senior” di membri della famiglia reale britannica per avere maggiore “autonomia finanziaria” nelle loro attività pubbliche e di beneficenza.
Lo rende noto Buckingham Palace confermando le anticipazioni del Sun anche sull’intenzione dei duchi di Sussex di dividere nel prossimo futuro il loro tempo “fra il Regno Unito e il Nord America”. La decisione è stata ufficialmente approvata dalla regina.
I Duchi di Sussex rinunciano al loro ruolo di primo piano nella famiglia reale britannica e intendono mantenersi lavorando e dividere il loro tempo tra la Gran Bretagna e il Nord America.
“Dopo molti mesi di riflessione e discussioni interne – si legge nel post pubblicato dai duchi di Sussex – quest’anno abbiamo scelto di effettuare una transizione iniziando a ritagliarci un nuovo ruolo progressivo all’interno di questa istituzione. Intendiamo fare un passo indietro come membri ‘senior’ della famiglia reale e lavorare per diventare finanziariamente indipendenti, pur continuando a sostenere pienamente Sua Maestà la Regina. È con il tuo incoraggiamento, in particolare negli ultimi anni, che ci sentiamo pronti a fare questo passo”.
“Ora – proseguono – abbiamo in programma di bilanciare il nostro tempo tra il Regno Unito e il Nord America, continuando a onorare il nostro dovere nei confronti della Regina, del Commonwealth e dei nostri mecenati. Questo equilibrio geografico ci consentirà di allevare nostro figlio con un apprezzamento per la tradizione reale in cui è nato, fornendo allo stesso tempo alla nostra famiglia lo spazio per concentrarci sul prossimo capitolo, incluso il lancio del nostro nuovo ente di beneficenza. Non vediamo l’ora di condividere i dettagli completi di questo entusiasmante prossimo passo a tempo debito, mentre continuiamo a collaborare con Sua Maestà La Regina, il Principe di Galles, il Duca di Cambridge e tutte le parti interessate”.
(da “Huffingtonpost”)
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Gennaio 8th, 2020 Riccardo Fucile
LE BORSE FESTEGGIANO, IL PETROLIO CROLLA … NON CI SAREBBERO STATI FERITI PERCHE’ L’IRAN AVEVA PREAVVISATO L’IRAQ DELL’ATTACCO
Il giorno dopo l’attacco alle basi americane statunitensi in Iraq, Donald Trump ha parlato alla Nazione, rassicurando che nessun militare è stato ferito o ucciso nei radi lanciati dall’Iran in risposta all’uccisione del generale Qassem Soleimani.
Nel spiegare le ragioni del blitz che hanno portato all’assassinio del leader delle forze speciali dei Guardani della rivoluzione il presidente americano ha descritto Soleimani come il «maggiore terrorista mondiale», con «le mani sporche del sangue dei soldati americani e iracheni».
Nel suo discorso Trump ha annunciato anche nuove sanzioni contro Teheran e ha invitato i Paesi firmatari dell’accordo sul nucleare, i cinque membri permanenti del consiglio sicurezza dell’Onu più la Germania, ad abbandonare il patto raggiunto con l’Iran nel 2015.
«Queste potenti sanzioni rimarranno fino a quando l’Iran non cambierà il suo comportamento», ha detto Trump. «Solo negli ultimi mesi, l’Iran ha sequestrato navi in acque internazionali, sferrato un attacco non provocato all’Arabia Saudita e abbattuto due droni americani».
Gli Stati Uniti «sono pronti alla pace, con tutti quelli che la desiderano», ha poi proseguito il presidente americano rivolgendosi ai vertici dell’Iran e al popolo della Repubblica Islamica.
Le parole pronunciate dal capo della Casa Bianca hanno fatto affondare il petrolio a New York, dove le quotazioni Wti perdono il 3,8% a 60,28 dollari al barile. Il Brent perde invece il 3,2%. Il calo è legato all’allentamento delle tensioni fra Stati Uniti e Iran e alle parole di Donald Trump, secondo il quale gli Stati Uniti non hanno bisogno del petrolio del Medio Oriente.
Chiudono in positivo anche le borse. Wall Street avanza decisa con lo S&P 500 che vola a un nuovo record storico. Il Dow Jones sale dello 0,63% a 28.763,03 punti, il Nasdaq avanza dello 0,67% a 9.129,34 punti mentre lo S&P 500 mette a segno un progresso dello 0,7% a 3.258,75 punti. Positiva anche Piazza Affari, con gli investitori che confidano che l’attacco dell’Iran alle basi Usa non scateni un’escalation militare.
(da Open)
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Gennaio 8th, 2020 Riccardo Fucile
SE IL 43% DEGLI AMERICANI APPROVA IL SUO OPERATO VUOL DIRE CHE IL PROBLEMA PSICHIATRICO E’ SERIO
L’attacco degli Stati Uniti all’Iran, con l’uccisione di Qassem Soleimani, ha dato il via a una spirale di tensione culminata (per il momento) nel bombardamento delle basi americane in Iraq da parte di Teheran.
Una mossa improvvida quella del numero uno della Casa Bianca, che ha provocato una profonda divisione anche all’interno delle istituzioni americane.
E mentre soffiano venti di guerra, sui social è partita la caccia alle vecchie dichiarazioni del tycoon a stelle e strisce.
Tra le tante ne è spuntata una a poche ore dall’attentato dell’11 settembre 2001.
Intervenendo telefonicamente al telegiornale di una televisione del New Jersey, Donald Trump era stato chiamato in causa perchè il suo grattacielo, il ‘Trump Building’ affacciava proprio sulla stessa pizza del World Trade Center di New York, attaccato qualche minuto prima dai terroristi di Al Qaeda, per quell’attentato che rimarrà impresso negli occhi e nella mente di tutti per sempre.
Insomma, il suo intervento non era programmato. La telefonata arrivò perchè lui poteva essere un testimone oculare di quanto accaduto alle Torri Gemelle.
Ma, oltre al racconto di quei concitati minuti, è arrivata anche una discussione che fece discutere anche all’epoca. Ma si trattava di un business man, di un tycoon. Ma a riascoltare quel suo intervento, ora che è presidente degli Stati Uniti, quella dichiarazione lascia ancor più esterrefatti.
«40 Wall Street (l’indirizzo del Trump Building di New York, ndr), prima della costruzione del World Trade Center, era il più alto della zona di downtown Manhattan. Poi, quando hanno costruito il World Trade Center, è diventato il secondo. Ora è tornato ad essere il più alto».
Così parlò mentre il mondo stava piangendo le quasi 3mila vittime degli attacchi alle Torri Gemelle e al Pentagono.
(da agenzie)
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Gennaio 8th, 2020 Riccardo Fucile
LA PERFORMANCE DEL TRASFORMISTA CHE E’ PASSATO DA BERLUSCONI AL M5S E POI A SALVINI
Il pittoresco incombe e il primo al traguardo della farsa. Eccolo: Alfio Baffa da Corigliano calabro, in corsa per uno scranno al consiglio regionale della Calabria messo in lista dalla Lega.
Roba che se lo vede Alberto da Giussano lo insegue a colpi di spadone. Guardatelo: nudo, immerso nella vasca da bagno – idromassaggio va da sè – con il sigaro e un bicchierozzo di whisky.
Uno spot, questo, che fa più danno dei 49 milioni di euro di rimborsi che la Lega deve restituire.
Baffa saluta i suoi amici del “gruppo revenge porn”, dopo essere stato, assicura, alla manifestazione del Capitano leghista a Roma, a piazza San Giovanni.
Come quei malavitosi che si atteggiano a Vito Corleone, dopo essersi sciroppati mille repliche del Padrino, così questo sgangherato candidato si fa caricatura di una già logora caricatura: quella di Cetto La Qualunque, il personaggio che ha reso celebre Antonio Albanese.
Non a caso Baffa non solo condivide su facebook una massima di Cetto, “chiu pilu pi tutti”, ma è anche un trasformista di professione.
Basta scorrere le sue foto su facebook e accorgersi che è stato tutto: berlusconiano negli anni d’oro del Cavaliere, poi verdiniano ai tempi di Ala, e poi ancora — ma questo è omesso dalla pagina facebook — militante del M5S.
Ecco cosa scriveva il 27 febbraio del 2018, a pochi giorni dalle elezioni politiche che hanno registrato l’exploit delle truppe di Luigi Di Maio: “Da Consigliere Comunale dell’attuale maggioranza del Comune di Corigliano Calabro mi preme l’obbligo e il dovere di informare la cittadinanza e l’amministrazione comunale della mia adesione, a decorrere da oggi, al Movimento 5 Stelle. La mia adesione matura dopo una lunga e travagliata riflessione che mi ha portato alla convinzione di NON poter sostenere più alcun partito politico. La sfiducia nei confronti dei partiti e le esagerate promesse degli esponenti politici in competizione mi hanno indotto a scegliere il Movimento 5 Stelle e non collocarmi tra quella percentuale di delusi che non andrà a votare”.
Eppure Baffa dura poco all’interno della galassia grillina. Va da sè che già alle Europee dello scorso anno, quelle che hanno decretato il primato del fu Carroccio, il nostro è già migrato nella Lega di Salvini.
Oggi è infatti più leghista del Capitano ed è candidato al consiglio regionale. Il suo motto la dice tutta sul personaggio: “Insieme per una svolta”.
Praticamente ogni volta, una giravolta.
(da “Huffingtonpost”)
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Gennaio 8th, 2020 Riccardo Fucile
SUL “FOGLIO” LO SCENARIO CHE SI POTREBBE PROFILARE… DI MAIO SI SENTE SCHIACCIATO TRA CONTE E DI BATTISTA: “VEDIAMO COME SE LA CAVANO”
Il leader del Movimento Cinque Stelle Luigi Di Maio sta pensando a dare le dimissioni da capo politico M5S? A ipotizzare questo scenario è un retroscena firmato da Salvatore Merlo e pubblicato sul Foglio. Di Maio — che terrebbe per sè l’incarico di ministro degli Esteri — starebbe pianificando il passo indietro per la fine del mese prossimo.
“A fine febbraio farò una mossa”, avrebbe detto ai suoi collaboratori il leader pentastellato. La ragione? Di Maio si sentirebbe “schiacciato” tra il premier Giuseppe Conte e il big M5S Alessandro Di Battista.
“Conte a sinistra e Dibba a destra”, si legge nel retroscena, “circondato da uno stuolo di mezzi leader che vogliono fagli le scarpe, da Fico e da Morra, da Fioramonti e da Taverna, attorcigliato com’è nel garbuglio litigioso del M5s, ecco che Luigi Di Maio un po’ fa spallucce e un po’, ogni tanto, dice ai suoi: “Alla fine di febbraio lascio la guida politica. E vediamo come se la cavano”.”
Intanto prosegue l’emorragia di parlamentari del Movimento Cinque Stelle. Ieri Santi Cappellani, 29enne catanese, ha lasciato il gruppo pentastellato alla Camera con una lettera a Di Maio, pubblicata sul quotidiano La Sicilia.
“Non avrebbe senso rimanere in una squadra in cui non ci si riconosce più”, ha scritto Cappellani, “ci siamo imborghesiti, siamo finiti in una spirale di autoreferenzialità ”, aggiunge, sottolineando che il Movimento in Sicilia “è in preda all’anarchia, non vi è una linea comune, molto spesso, e senza confronto, vengono prese posizioni contro i nostri stessi alleati di governo e contro le azioni dei nostri stessi ministri. Gli amministratori locali sono abbandonati a se stessi”.
Il nome di Cappellani figurava nella “lista nera” dei parlamentari M5S in ritardo con la restituzione di una parte delle indennità parlamentari percepite. E proprio ieri il collegio dei probiviri del Movimento avrebbe dovuto emanare dei provvedimenti nei confronti dei parlamentari morosi.
Secondo il regolamento del Movimento, ogni parlamentare deve restituire almeno 2mila euro al mese da investire in progetti e donazioni, oltre a 300 euro destinare invece allo sviluppo della piattaforma Rousseau.
Cappellani non verserebbe nessun rimborso da circa un anno e nei giorni scorsi aveva spiegato il suo ritardo dicendo di essersi dimenticato la password per accedere al sito dove effettuare il pagamento.
Gli ultimi a lasciare il Movimento erano stati i deputati Angiola e Rospi, passati al gruppo misto. Con Cappellani le defezioni parlamentari nel M5S (incluse quelle provocate dalle espulsioni) da inizio legislatura arrivano a 18 (9 deputati e 9 senatori).
(da agenzie)
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Gennaio 8th, 2020 Riccardo Fucile
STABILI PD E M5S, LEGGERA CRESCITA DI FDI.. CENTRODESTRA 48%, CENTROSINISTRA + M5S 47.8%
Il primo sondaggio del 2020 dell’istituto Ixè, presentato ieri sera nel corso del programma Carta Bianca su Rai 3, vede confermate le tendenze evidenziate nei mesi scorsi.
Continua a flettere la Lega, che rispetto alla stima di metà novembre (32,6%) ha ceduto oltre 3 punti percentuali (ora al 29,5%).
Cresce in doppia cifra Fratelli d’Italia al 10,7 dal 10,5 e piccolo incremento anche per Forza Italia al 7,3% dal 7.
Stabili il Pd, in lieve calo al 20 dal 20,2 e il M5S, al 16,2 dal 16. Italia Viva di Matteo Renzi rimane fermo al 3,6%.
Rientra lievemente la quota di indecisione e potenziale astensione, ora al 35,5%, confermandosi l’opzione più frequente nell’elettorato.
In termini di fiducia, il presidente del ConsiglioGiuseppe Conte (40%) prevale sugli altri leader politici. Segue Giorgia Meloni (33%), che questa settimana nel gradimento sorpassa Salvini (32%). Più distanti Nicola Zingaretti (26%) e Luigi Di Maio (23%).
Il sondaggio si è anche focalizzato sulle vicende del Movimento 5 Stelle, con la contestata espulsione del senatore Paragone (sbagliata anche per il 28% degli stessi elettori del Movimento), e sulle sue prospettive: per il 58% degli italiani sarà inevitabile una scissione e la pensa così anche un quinto del suo stesso elettorato.
(da agenzie)
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Gennaio 8th, 2020 Riccardo Fucile
“STEFANO MORI’ TRA LE MIE BRACCIA, UCCISO DA UN PROIETTILE AL VOLTO SPARATO DALLE FORZE DELL’ORDINE, MA NON C’E’ STATA LA VOLONTA’ DI CERCARE IL RESPONSABILE”… “QUANTI GIOVANI DI DESTRA SONO STATI UCCISI SENZA CHE LO STATO ABBIA TROVATO I COLPEVOLI?”
“Ci sono morti di serie A e di serie B. Questi sono morti di serie Z, questi non li pensa nessuno ma la verità è che se non c’è giustizia non c’è pace, quindi non ci si può meravigliare se dopo tanti anni ancora ci sono cortei, manifestazioni. Perchè su questa storia non c’è verità “.
E’ quanto denuncia Francesca Mambro nell’anniversario della strage di Acca Larenzia, il duplice omicidio a sfondo politico commesso a Roma il 7 gennaio 1978 davanti a una sede Msi in cui furono uccisi i due attivisti del Fronte della Gioventù Franco Bigonzetti e Francesco Ciavatta, a cui seguì la morte di Stefano Recchioni, militante ucciso nel corso dei disordini con le forze dell’ordine seguiti a una manifestazione di protesta.
“Recchioni era accanto a me, morì tra le mie braccia. Prima venne colpito da un lacrimogeno, quando si rialzò fu ucciso da un proiettile al volto. Agli slogan gridati alla manifestazione risposero con i proiettili. I ragazzi di destra che erano lì – dice all’Adnkronos l’ex esponente dei Nar – non spararono nè tirarono sassi. Invece che cercare chi aveva ammazzato quei poveretti, lo Stato stava lì alla manifestazione. Non hanno saputo gestire la situazione e c’è stata la tragedia di Stefano, colpito non da un provocatore come dice qualcuno (il riferimento è all’ex capitano dei carabinieri Eduardo Sivori, coinvolto nelle indagini e poi prosciolto) ma da qualcuno che doveva controllare la piazza e ha sparato”.
Quarantadue anni dopo si può ancora trovare la verità ?
“Gli elementi per riaprire le indagini c’erano tutti, non so perchè non abbiano perseguito la strada dell’arma utilizzata per Acca Larenzia, la mitraglietta che ha sparato anche in altre occasioni. Potevano benissimo cercare un filo conduttore. Il problema è che non hanno mai chiesto chi poteva aver sparato perchè non era ritenuto interessante, non premeva che si sapesse. Quanti morti di destra ci sono stati senza che siano stati individuati i colpevoli? Solo a Roma la strage di Acca Larenzia, Francesco Cecchin, Angelo Mancia e altri. Le indagini sui morti di destra sono state aperte e richiuse senza che si arrivasse a nulla. Evidentemente ‘uccidere un fascista non è reato’ ma non è neanche perseguibile”.
E ancora: “Se ci deve essere una memoria in questo Paese – osserva Francesca Mambro – non è che si possono scartare dei morti. Quello che è successo dopo, i cosiddetti anni di piombo, a destra nascono dal fatto che non c’è stata mai la volontà di dare una risposta di giustizia a questi morti. Senza voler trovare delle scuse o delle attenuanti, quelle sono cose che hanno segnato tantissimo, almeno per quanto riguarda la mia scelta drammatica”.
(da “Adnkronos”)
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