Febbraio 1st, 2024 Riccardo Fucile
SALVINI “PER LE DICHIARAZIONE LESIVE DELLA SUA REPUTAZIONE SUL PRESUNTO ASSALTO AL CHIOSCO DELLA LEGA”, SALLUSTI E BRINDISI ““PER L’IGNOBILE ATTACCO E ALL’IMBOSCATA DELLA TRASMISSIONE ‘DIARIO DEL GIORNO’” IN CUI HANNO DEFINITO ILARIA SALIS CONTIGUA AL TERRORISMO… IL PADRE: “DOVREBBERO ESSERE RADIATO DALL’ALBO DEI GIORNALISTI, SIAMO SOLO ALL’INIZIO…”
“Ci faremo dare opportuna procura da Ilaria perché, a seguito delle dichiarazione lesive della sua reputazione per quanto riguarda il presunto assalto al chiosco della Lega a Monza, abbiamo deciso di querelare Matteo Salvini per diffamazione”: è quanto ha detto all’ANSA Roberto Salis, il padre della 39enne milanese in carcere da quasi un anno a Budapest.
Inoltre, “in seguito all’ignobile attacco e all’imboscata della trasmissione Diario del giorno, la famiglia ha deciso di querelare anche Giuseppe Brindisi e Alessandro Sallusti per diffamazione”.
Adesso le cose cambiano. “Ci faremo dare opportuna procura da Ilaria perché, a seguito delle dichiarazione lesive della sua reputazione per quanto riguarda il presunto assalto al chiosco della Lega a Monza, abbiamo deciso di querelare Matteo Salvini per diffamazione”, ha annunciato il padre della 39enne. Il riferimento è agli eventi del 2017, quando alcuni membri di un centro sociale avevano assalito un gazebo della Lega. Fatti per cui Salis era stata assolta da ogni accusa, ma che il partito aveva ugualmente ripescato.
L’attivista era stata assolta anche per un’altra manifestazione del 2009 alla dogana di Ponte Chiasso, indetta in contemporanea alla riunione del G8 a L’Aquila.
Querela anche per Sallusti e Brindisi
Ma Salvini non sarà il solo ad essere raggiunto da una querela. “In seguito all’ignobile attacco e all’imboscata della trasmissione Diario del giorno, la famiglia ha deciso di querelare anche Giuseppe Brindisi e Alessandro Sallusti per diffamazione”, fa sapere la famiglia.
Nel corso della trasmissione, Alessandro Sallusti, direttore de il Giornale, aveva parlato delle manifestazioni a Budapest dicendo che “il gruppo con il quale la ragazza era lì non è un gruppo di boyscout, ma era stato più volte accusato di azioni terroristiche”. Il padre, che partecipava alla diretta, aveva subito ribattuto alterato: “Se lui continua a parlare, io me ne vado”, aggiungendo “qui si sta cercando di fare una shitstorm, che è una cosa vergognosa, da esseri ignobili”. Prima di abbandonare la trasmissione aveva poi minacciato querela: “Chi fa queste cose dovrebbe essere radiato dall’albo dei giornalisti”.
“Dopo la vergognosa imboscata subita ieri dal padre di Ilaria Salis durante la trasmissione Diario del Giorno su Rete4 ad opera di Brindisi e Sallusti, la famiglia comunica che sospende qualsiasi comunicazione con la stampa in attesa di stabilire se procedere con alcune testate selezionate o se terminare del tutto le comunicazioni mediatiche” si legge in un post su Facebook.
(da agenzie)
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Febbraio 1st, 2024 Riccardo Fucile
IL PERIODICO “TUTTOSCUOLA”: “SALVINI SI INFORMI PRIMA DI PARLARE, ILARIA SALIS NON E’ UNA MAESTRA, E’ SOLO LAUREATA IN LETTERE E HA FATTO QUALCHE SUPPLENZA NELLE SCUOLE SECONDARIE”
“Ilaria Salis non lavora come maestra in una scuola primaria, mentre ha svolto delle supplenze brevi in una scuola secondaria di primo grado, ovvero alla scuola media, come docente di Lettere. E non è neanche un’insegnante precaria con contratto annuale (fino al termine delle lezioni o fino al 31 agosto), ma ha fatto supplenze occasionali fino all’anno scorso”.
Lo sottolinea ‘Tuttoscuola’ con riferimento alle dichiarazioni del ministro e vicepremier Matteo Salvini che ha detto di ritenere “assurdo che questa Salis in Italia faccia la maestra” e che se “se fosse dichiarata colpevole, sarebbe incompatibile con l’insegnamento in una scuola elementare. Spero che si dimostri l’innocenza perché qualora fosse ritenuta colpevole, atti di violenza attribuibili a un insegnante elementare sarebbero assolutamente gravi”.
“Il ministro può dormire sonni tranquilli: la militante antifascista di Monza, infatti, si è laureata in Lettere e ha solo svolto saltuariamente qualche supplenza alle medie”, conclude ‘Tuttoscuola’.
(da agenzie)
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Febbraio 1st, 2024 Riccardo Fucile
OLTRE ALL’ASSALTO AL GAZEBO DELLA LEGA, LA SALIS FU ASSOLTA ANCHE PER UN’ALTRA MANIFESTAZIONE, DEL 2009, ALLA DOGANA DI PONTE CHIASSO
Ilaria Salis, l’11 luglio 2009, era stata protagonista anche di una manifestazione di alla dogana di Ponte Chiasso che l’aveva portata a processo assieme ad altri undici imputati. Il processo si era concluso con la sua assoluzione mentre erano stati condannati altri quattro attivisti.
Come riporta “La Provincia di Como” la manifestazione avvenne nel luglio del 2009 quando, mentre era in corso la riunione del G8 che si teneva a L’Aquila, una quarantina di giovani, dal Canton Ticino, ma anche dal Comasco e da Milano, si erano fermati a piedi davanti alla dogana di Ponte Chiasso, creando una vera e propria barriera umana per bloccare l’entrata e l’uscita dalla Svizzera di persone e auto. I manifestanti erano poi risaliti dalla dogana lungo via Bellinzona. A quel punto il gruppo aveva incontrato la polizia.
Gli agenti avevano cercato di spostare il gruppo fuori dalla sede stradale, per cercare di liberare il traffico ormai al collasso, ed era stato in quel momento che erano iniziati gli spintoni ed erano spuntati anche bastoni.
La polizia aveva dovuto caricare i manifestanti nel tentativo di liberare la strada. La Digos, ricostruisce La Provincia di Como, alla fine aveva identificato almeno una quarantina di manifestanti, undici dei quali finiti a processo ma solo quattro condannati. Tra questi non la Salis che ne era uscita senza conseguenze.
(da agenzie)
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Febbraio 1st, 2024 Riccardo Fucile
OGNI GIORNO I GOVERNI DEVONO AFFRONTARE LA LOBBY DI TURNO CHE PENSA SOLO AI CAZZI PROPRI
«Dobbiamo ascoltare di più. Ci sono settori che non abbiamo ascoltato abbastanza». Roberta Metsola, presidente del Parlamento europeo, adesso tende orecchio e mano agli agricoltori. Ma è tardi.
Gli operatori del settore mettono a fuoco e fuoco Bruxelles, soprattutto il piazzale di fronte la sede di cui Metsola è presidente. Place Luxembourg, su cui si affaccia il Parlamento europeo, è dapprima teatro di un presidio motorizzato, con circa un migliaio di trattori parcheggiati sull’intero slargo e lungo la strada che vi confluisce.
Poi la situazione sale di tensione. Vengono dati alle fiamme cumuli di materiale di scarto, tra cui copertoni. Si sprigionano nubi di fumo nero che richiamano i vigili del fuoco e agenti di polizia in più a quelli schierati. Ma gli agricoltori non si fermano qui.
Viene vandalizzata la statua che campeggia al centro della piazza. Un monumento eretto nel 1872 in onore e in memoria di John Cockerill, industriale belga-britannico e pioniere dell’industria siderurgica e delle ferrovie in Belgio nel XIX secolo. Un’opera composita, con Cockerill in cima all’alto piedistallo e altre quattro figure nella parte ornamentale inferiore. E’ quest’ultima a essere oggetto della rabbia dei presenti per un settore schiacciato dall’aumento dei prezzi, accordi commerciali con Paesi terzi che mettono a dura prova soprattutto i piccoli. Quattro le figure scolpite alla base del piedistallo eretto per il padre del trasporto su rotaia belga: il meccanico Beaufort, il fabbro Lognoul, il minatore di carbone Jacquemin, l’acciaista Lejeune. E’ il primo di questi quattro personaggi a essere staccato dal monumento, sulla cui sommità viene issato un cartello che recita «diciamo no al dispotismo». Uno slogan rivolto all’Unione europea e alla sue regole, considerate come penalizzanti.
Una parte degli agricoltori sostiene che il Green Deal schiaccia allevatori e imprese, per costi di conversione sostenibile troppo onerosi. L’Italia contesta l’obbligo di lasciare incolti i campi in ragione del ripristino della natura. Ma non solo. «Chiediamo che sull’import ci sia un netto stop all’ingresso di prodotti da fuori dei confini Ue che non rispettano i nostri stessi standard», perché «non possiamo più sopportare questa concorrenza sleale», tuona Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, presente a place Luxembourg.
Gli agricoltori mantengono la promessa di far sentire ragioni e voce nel giorno in cui i capi di Stato e di governo dell’UE si riuniscono proprio a Bruxelles, non distanti dalla piazza scenario della calda protesta del settore. Tra i leader c’è chi inizia a farsi carico della situazione. «Dobbiamo discutere della questione dell’agricoltura», riconosce Alexander De Croo, primo ministro del Belgio che vede la capitale del suo Paese presa d’assalto dal popolo dei trattori. «La transizione climatica è fondamentale per la nostra società e dobbiamo fare in modo che gli agricoltori siano nostri partner». Anche le prime ministri di Estonia e Lettonia, Kaja Kallas ed Evika Silina, riconoscono che ci sono «tanti problemi da affrontare, incluso quello della protesta degli agricoltori». In una Bruxelles blindata la protesta fa più clamore del vertice del Consiglio europeo, che pure trova l’accordo sulla riforma del bilancio comune permettendo il via libera all’assistenza finanziaria da 50 miliardi di euro per l’Ucraina.
«La violenza non è mai giustificata, per nessuna ragione al mondo. Le manifestazioni democratiche e pacifiche della grandissima parte degli agricoltori vanno rispettate. Quando c’è violenza invece c’è un problema. Non ci sono giustificazioni alla violenza», ha poi commdentato il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida
(da agenzie)
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Febbraio 1st, 2024 Riccardo Fucile
STA ANCORA A FARSI PRENDERE PER IL CULO DA UN RICATTATORE SERIALE INVECE CHE MINACCIARLO DI RENDERGLI LA VITA IMPOSSIBILE: SENZA GLI AIUTI EUROPEI GLI UNGHERESI SAREBBERO ANCORA CON LE PEZZE AL CULO A MENDICARE UN PEZZO DI PANE DA MOSCA
La ricerca di una soluzione più umana per la detenuta italiana, trattata come una bestia in Ungheria, non sembra essere dietro l’angolo.
L’Italia punta a ridurre i tempi del processo (che però nel frattempo si stanno dilatando), per arrivare alla sentenza il prima possibile, e ottenere poi, se arriverà una condanna, un decreto di espulsione che riporti la maestra di Monza in patria.
Se l’espulsione è teoricamente possibile, non lo è invece in alcun modo l’estradizione, perché Salis non ha mai ricevuto condanne in Italia.
Che l’espulsione sia possibile lo ha fatto capire ieri anche il vicepremier e ministro degli esteri Antonio Tajani: “L’estradizione è impossibile perché non ha ricevuto condanne in Italia. Può essere espulsa dall’Ungheria in caso di condanna”.
Se l’autorità giudiziaria ungherese la pone ai domiciliari, poi, lei può chiedere di scontarli in Italia. “Ma non si può passare dal carcere in Ungheria ai domiciliari in Italia”, ha concluso Tajani.
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Febbraio 1st, 2024 Riccardo Fucile
IN AZIONE COMPLOTTISTI, SFIGATI DA AVANSPETTACOLO, SEDICENTI FASCISTI CHE MUSSOLINI AVREBBE MANDATO A ZAPPARE LA TERRA, LEONI DA TASTIERA CHE DIVENTANO AGNELLINI IN TRIBUNALE
Per qualche ora, parevano calate le divisioni tra destra e sinistra sul caso Salis, che rischia 11 anni di detenzione, a lungo disatteso dal governo e divenuto di interesse nelle ultime settimane. La realtà, però, è diversa. C’è chi soffia sul fuoco. E il popolo degli odiatori ha risposto alla chiamata.
Sui social monta l’odio contro Ilaria Salis. Il campionario, purtroppo, è vastissimo ed è X, l’ex Twitter, come spesso accade, a dare il peggio di sé, con una moderazione inefficace che ossequia le nuove linee guida di Elon Musk. Tra gli hashtag in tendenza ci sono #Ilariafattilagalera e #Ilariasalisingalera.
A sfogare la violenza sono account ascrivibili all’area di destra e dei complottisti. Uno pubblica un video, probabilmente generato con l’intelligenza artificiale, che mostra una donna in ginocchio al guinzaglio, con tanto di medaglietta, condotta in un furgone da un accalappiacani. Hashtag: #ilariafattilagalera.
In un altro caso si fanno commenti violenti sul fisico di Ilaria Salis, mettendo in dubbio le dure condizioni del carcere in Ungheria e accusandola di essersela cercata.
Su Facebook una pagina riconducibile all’estrema destra veneta minaccia esplicitamente Ilaria Salis: “Noi la galera non la auguriamo a nessuno, ti auguriamo anzi pronta libertà, con la speranza che la prossima volta che tu e i tuoi amici girerete l’angolo, troverete chi si ricorda bene della vostra infamia”.
Una minaccia non proprio velata, che conferma quanto raccontato dal padre dell’attivista monzese: le persone aggredite in Ungheria non avrebbero presentato denuncia perché decise a farsi giustizia da sé. E per dare sostanza all’anatema, gruppi di militanti neri hanno cominciato diffondendo l’indirizzo milanese di Ilaria.
Su Instagram spicca il post di Matteo Gazzini, europarlamentare di Forza Italia, passato agli azzurri poche settimane fa dopo essere stato eletto nelle file della Lega: “Ilaria Salis entra in aula di tribunale ridacchiando, con le manette ai polsi, dopo aver aggredito due persone in Ungheria durante una manifestazione. deve scontare la sua pena come tutti i delinquenti: se fortunata, in una galera ungherese; se sfortunata, in una galera italiana”.
Anche il politico usa l’hashtag #ilariasalisingalera, che su Instagram, al momento della pubblicazione di questo articolo, ricorre in almeno cento post. Gazzini trascura la presunzione di innocenza, e attribuisce un ghigno all’imputata, che si trovava legata mani e piedi a fronteggiare un’accusa da ventiquattro anni. Chissà cosa ne pensa Tajani.
(da Wired)
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Febbraio 1st, 2024 Riccardo Fucile
L’INTERROGATORIO “SENZA DIFENSORE E SENZA INTERPRETE” E IL “GUINZAGLIO DI CUOIO”…(COSA DICE L’UE DELLE CONDIZIONI BESTIALI IN CUI L’UNGHERIA TRATTA I DETENUTI?)
Ilaria Salis il 2 ottobre 2023, dopo 7 mesi e mezzo di carcere a Budapest, ha scritto una lettera al suo avvocato per far conoscere le due condizioni detentive. Sono numerose le pagine autografe della sua denuncia di cui anche Repubblica ha avuto una copia. Ma ecco tutto quello che scrive Ilaria Salis.
L’abbigliamento
In occasione dell’interrogatorio di convalida dell’arresto, dopo il sequestro dei vestiti, ”sono stata costretta a indossare abiti sporchi, malconci e puzzolenti che mi hanno fornito in Questura e ad indossare un paio di stivali con i tacchi a spillo che non erano della mia taglia”. In seguito, “fino al 20 marzo (ossia per 5 settimane) quando il carcere ha finalmente autorizzato il Consolato italiano a farmi visita e a recapitarmi il primo pacco, sono rimasta senza un ricambio di vestiti (biancheria intima compresa) solo con i vestiti malconci e gli stivali con i tacchi fuori misura che mi avevano dato in Questura”.
I contatti con la famiglia
“Per più di 6 mesi non ho potuto comunicare con la mia famiglia. Il primo settembre (dopo 6 mesi di detenzione) ho ricevuto l’autorizzazione a comunicare con i miei!”. Mancata traduzione di atti processuali “Non ho ancora ricevuto la traduzione dell’ordinanza del GIP datata 11 agosto!” (con la quale la custodia cautelare era stata prolungata di altri tre mesi), né la traduzione del ricorso al II foro (“il ricorso al II foro è tipo il riesame e si fa ogni volta che viene prolungato l’arresto)”
Divieto di iscrizione a scuola
Dopo essere stata in cella per una decina di giorni con una donna ungherese sono stata trasferita in una cella singola dove sono rimasta per tutto il mese di marzo. in questo periodo non ero in grado di comunicare le mie necessità oppure se avevo un problema. A settembre ho provato a iscrivermi alla scuola elementare per imparare un po’ meglio l’ungherese ma la mia richiesta è stata rigettata perché non parlo l’ungherese’”.
Interrogatorio senza difensore e senza interprete
“Il 28 febbraio mi hanno chiamato dalla cella dicendomi che c’era il mio avvocato. L’avvocato non c’era e invece ad aspettarmi c’erano due persone che mi hanno detto di essere della polizia ma non hanno esibito nessun distintivo. Mi hanno detto che il mio avvocato non sarebbe arrivato e neanche l’interprete e che volevano interrogarmi in inglese. Mi sono rifiutata e sono tornata in cella”.
Niente prodotti per l’igiene personale e per la pulizia della cella
“Al mio arrivo non mi hanno dato neanche il pacco con articoli per l’igiene personale (…) mi sono trovata senza carta igienica, sapone e assorbenti o cotone (perché sfortunatamente avevo anche il ciclo) fino al 18 febbraio (…) Nelle celle in cui sono stata per i primi 2 mesi mancavano alcuni strumenti per pulire che secondo l’ordinamento dovrebbero essere in tutte le celle (mocio, paletta, secchio, scopetta per pulire il WC), li ho chiesti più volte ma non me li hanno forniti”.
Spazio a disposizione nella cella inferiore a 3,5 metri quadrati
“Per un mese in totale, diviso in tre periodi, sono stata in 2 persone in celle che misuravano meno di 7 metri quadrati, escluso il bagno”. In attesa dell’esame dell’antropologo “sono stata per ore in 4 persone in una celletta che misurava 120 cm x 180 cm e da sola in una celletta che misurava 120 cm x 90 cm”.
Areazione insufficiente nella cella
“Per poco meno di un mese, tra agosto e settembre, sono stata in una cella in cui secondo me non c’era sufficiente ventilazione per 8 persone perché le 2 finestre si aprono solo per qualche centimetro e qui si sta in cella completamente chiusa (compreso lo sportellino ad altezza cintura da cui ti passano il cibo) per 23 ore su 24”.
Contiguità di celle maschili e femminili
“Al sesto piano (dove mi trovavo fino alla fine di giugno) la sezione è mista e le celle maschili sono proprio a fianco di quelle femminili”; Una guardia ogni 90-110 detenuti “Dal terzo al sesto piano ci sono 90-100 detenuti per piano con una sola guardia di sorveglianza al piano che lavora su turni di 12 ore”.
Mancanza di scale o uscite di sicurezza antincendio
“Dal terzo piano in su (ossia dove si trovano i detenuti) non esistono scale o uscite di sicurezza antincendio”. Una ora d’aria al giorno “Si trascorrono 23 ore su 24 in cella completamente chiusa: c’è una sola ora d’aria al giorno e la socialità non esiste (…) Tutte le mattine ci svegliano attorno alle 5:30 (sabato e domenica alle 6:00) e dobbiamo alzarci e rifare immediatamente il letto per poi rimanere chiuse nella cella senza fare niente tutto il giorno”;
Aree per passeggio
“Le aree per il passeggio sono 5 in totale e sono a livello del piano -1 al centro del ferro di cavallo costituito dall’edificio, per cui non vi batte praticamente mai il sole. Sono completamente asfaltate, senza una panchina e con una rete metallica sopra la testa. Due di esse sono molto piccole: poco più di 25 metri quadrati e può capitare di doverci ‘passeggiare’ anche in 15 persone, per cui è quasi impossibile muoversi”.
Cimici
“Per i primi tre mesi sono stata tormentata dalle punture delle cimici da letto, che mi creavano una reazione allergica, come hanno potuto vedere sia l’avvocato Lakatos che Attila Trasciatti [funzionario del Consolato d’Italia a Budapest, ndr]. Nonostante le mie ripetute richieste e i segni visibili che avevo anche in volto, non ho ricevuto per tutto il periodo né gli antistaminici né la crema. Per le cimici il carcere fa la disinfestazione ogni mese: ci fanno uscire in corridoio giusto il tempo di spruzzare il veleno e poi ci richiudono immediatamente in cella, costringendoci a intossicarci ogni volta. Ogni volta faccio fatica a respirare, mi brucia il naso e mi gira la testa”.
Scarafaggi e topi
“Oltre alle cimici, nelle celle e nei corridoi è pieno di scarafaggi. Invece nel corridoio esterno, appena fuori dall’edificio da cui dobbiamo passare per andare all’aria, spesso si aggirano topi (non di compagnia)”.
Mancata consegna di documentazione clinica
“Avevo un appuntamento fissato in Italia alla fine di marzo per un’ecografia al seno: ho un nodulo che ha un aspetto benigno, ma che diversi dottori in Italia mi hanno raccomandato di controllare periodicamente a metà giugno mi hanno finalmente portato in un ambulatorio dove mi hanno fatto ecografia e mammografia Io non ho ricevuto nessun referto scritto, che invece è stato consegnato al medico del carcere, a cui si a io che l’avvocato Santa abbiamo chiesto più volte che il referto sia inviato all’avvocato ma al momento non gli hanno ancora inviato niente”.
Malnutrizione
“Qui il carrello passa per la colazione e per il pranzo ma non per la cena (…) Credo che il problema della malnutrizione qui sia risaputo perché anche l’antropologo forense ha ritenuto di poter giustificare il fatto che la donna che compare nelle immagini sia più paffuta di come non ero io quando ho fatto la perizia a giungo, dicendo che la persona nelle immagini era nutrita.
Il problema dell ’alimentazione a lungo andare diventa serio perché qui è vietato cucinare e nei pacchi può entrare solo il cibo comprato nello shop online del carcere. La spesa si può fare ogni due settimane; nel negozio ci sono poche tipologie di prodotti o in scadenza o ci sono limitazioni sull’acquisto di tutti i prodotti”.
Obbligo di guardare il muro durante le soste in corridoio
“Ogni volta che dobbiamo sostare nel corridoio per qualunque motivo dobbiamo stare rivolte verso il muro”.
Mancata retribuzione per detenuti stranieri
“L’unica attività è un laboratorio di attività manuali a cui partecipo dal mese di maggio (…). Le detenute ungheresi ricevono l’equivalente di 2 euro e 50 cent per ogni seduta del laboratorio a cui partecipano, ma questo compenso non è previsto per le detenute straniere”.
Obbligo di lavoro sottopagato
“I definitivi, che sono separati dai detenuti in cautelare e indossano l’uniforme, sono obbligati a lavorare e ricevono per un lavoro a tempo pieno l’equivalente di 50 euro al mese”.
Controllo della corrispondenza
“La corrispondenza con gli avvocati e con il Consolato non dovrebbero controllarla. Tuttavia, mi è capitato che una lettera che avevo spedito all’avvocato Lakatos e che un errore nell’indirizzo è stata rispedita al mittente, mi è stata riconsegnata con la busta aperta”.
Colloqui attraverso plexiglass
“I colloqui di persona si svolgono in un parlatoio con il plexiglass in mezzo e ci si parla con i telefoni. Anche i colloqui con il Consolato e con gli avvocati si svolgono in un parlatorio con il vetro, anche se questo vetro è meno spesso”.
Detenuti al guinzaglio
“Traduzione dei detenuti. Oltre alle manette qui ti mettono un cinturone di cuoio con una fibbia a cui legano le manette. Anche i piedi sono legati tra loro: intorno alle caviglie mettono due cavigliere di cuoio chiuse con due lucchetti e unite tra loro da una catena lunga circa 25 cm. Poi mettono un’ulteriore manetta a un solo polso, a cui è fissato un guinzaglio di cuoio che all’altezza dell’estremità è tenuto in mano dall’agente della scorta. Tutto questo materiale pesa qualche chilo e la legatura ai piedi permette di fare passi molto corti (…) Legata così ho dovuto salire e scendere diversi piani di scale. SI rimane legati così per tutta la durata dell’udienza e sono rimasta così legata anche per tutta la durata dell’esame svolto dall’antropologo”.
(da La Repubblica)
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Febbraio 1st, 2024 Riccardo Fucile
“QUI CI SONO DIRITTI UMANI CALPESTATI. E CI SONO MINE VAGANTI CHE VANNO A FRUGARE NEL PASSATO PER DIRE CHE ILARIA, IN FONDO, SE L’È CERCATA. NESSUNA LEGGE IMPEDISCE A UNA MAESTRA DI PARTECIPARE A UNA MANIFESTAZIONE ANTIFASCISTA”,,, “PER LE COMPAGNE DI CELLA È UNA GIOVANNA D’ARCO”
«Ah, Salvini…». All’inizio è diplomatico: «Dichiarazioni fuori luogo». Poi è combattivo: «Ho un amico principe del foro di Milano: gli farà avere presto mie notizie». Quindi è arrabbiato: «Qui ci sono diritti umani calpestati. E ci sono mine vaganti che vanno a frugare nel passato per dire che Ilaria, in fondo, se l’è cercata…». Infine, è indignato: «Hanno scritto che perfino io, nel 2009, sarei stato denunciato per un blocco del traffico dei Cobas. Io!… Ma nel 2009 facevo l’amministratore delegato d’una spa da 50 milioni di fatturato, la Robert Bosch. Le pare che avessi tempo per i blocchi del traffico?».
A tarda mattina, esce dalla prigione: «Ho trovato mia figlia più rilassata. Più bella. Lunedì aveva fatto tre rampe di scale coi piedi legati, era provata. Le ho spiegato che cosa sta succedendo in Italia, il clamore sul processo, ed era soddisfatta. Le cose stanno un po’ migliorando. Gli ungheresi han fatto le pulizie e anche le compagne di cella erano contente, perché ha ottenuto cose che loro non erano in grado d’ottenere: la chiamano Giovanna d’Arco».
Un regime più tollerabile: «L’ha visitata un medico. In principio stava rinchiusa da sola, poi è stata ammessa al laboratorio: almeno, fa qualcosa. Si dedica al cucito.
Ci ha fatto avere un ricamo con la scritta “Auguri”, per il compleanno di suo fratello. Per me, certo, è uno schiaffo vedere una con l’intelligenza d’Ilaria costretta a ingannare il tempo col cucito».
Cuore di padre. Che non si nasconde il peso delle accuse. «Io lo dico sempre: se faceva parte di quel commando, è giusto che sia punita. Ma io so che non era lì». E perché? «Ilaria ha sempre fatto sport, era brava in atletica, e ha un suo modo particolare di correre. La si riconosce a vista d’occhio. Quella persona, nel video, corre come la Vispa Teresa…».
Salis trova «assurdo che lo Stato italiano non sia in grado di dire a un altro Stato europeo: possiamo garantire noi i controlli», ma ancora di più chi collega la figlia ai cacciatori di neonazi del gruppo Hammerband: «A Budapest, sono state presentate 800 pagine del processo Hammerband, celebrato in Germania. E quel tedesco, che è stato arrestato in taxi con Ilaria, ha ammesso d’appartenere a quell’organizzazione. Ma in quelle 800 pagine, il nome di mia figlia non compare. Mai. Quel materiale allegato è un pretesto.
È come se io e lei venissimo arrestati solo perché andiamo in taxi con uno che appartiene a una banda armata». Ilaria però aveva in tasca un manganello… «Uno strumento retrattile che costa 89 euro e si può comprare su Amazon. Uno strumento di difesa. È comprensibile che l’avesse. Io non ho il coraggio che ha mia figlia, non saprei andare in un corteo antinazista. Ma se ci andassi, farei la stessa cosa: mi porterei dietro un oggetto simile. Anche perché, chi aveva di fronte, aveva già manganellato e aggredito 4-5 volte. Sono state fatte analisi sul Dna: il manganello trovato a Ilaria non è mai stato usato sulle vittime del pestaggio».
Detto questo, resta un punto: è vietato picchiare, sia pure un neonazi. «Certo. Le persone non vanno mai toccate. Nemmeno se sono come quel tizio del video, che ha scritto un libro su come sia giusto sterminare gli ebrei. Ripeto: se è stata Ilaria a colpirlo, abbia un processo e una pena giusti. Ma giusti davvero. Invece per lesioni guaribili in pochi giorni, lei rischia 24 anni: un omicida volontario, al massimo 15! Quel tizio, poi, s’è rialzato subito. E quella era gente già a spasso poche ore dopo esser stata presa in flagranza, per aggressione».
Ma una maestra può partecipare a manifestazioni del genere? «Se si ragiona rispettando le leggi, la legge è chiara: ci sono alcuni reati che impediscono d’esercitare certe professioni. Allora Salvini, invece di chiacchierare, faccia una legge per aggiornare questi reati ostativi. O taccia. Nessuna legge impedisce a una maestra di partecipare a una manifestazione antifascista».
O d’inneggiare all’antifascismo alla prima della Scala… «L’antifascismo non si va a gridarlo tra persone in smoking. Si va dove il fascismo è presente. Come ha fatto mia figlia»
(da Il Corriere della Sera)
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Febbraio 1st, 2024 Riccardo Fucile
LA NORMA E’ STATA BOCCIATA CON 34 VOTI CONTRARI E 30 FAVOREVOLI… I PADRI DELLA DESTRA DELLA LEGALITA’ SI RIVOLTANO NELLA TOMBA
Fatale ieri pomeriggio all’Ars il voto segreto per il ddl salva-ineleggibili voluto da Fratelli d’Italia: la norma è stata bocciata dall’Ars, 34 voti contrari e 30 favorevoli. Confermata dunque la spaccatura della maggioranza su questo disegno di legge. Stamani per compattare la coalizione il governatore Renato Schifani aveva convocato un apposito vertice.
Il voto segreto è stato ripetuto due volte. Nella prima votazione l’emendamento Assenza era stato bocciato (31 voti contrari e 31 favorevoli) ma l’assessore Marco Falcone ha chiesto e ottenuto la ripetizione perché il suo voto non era stato contabilizzato.
I lavori d’aula sono stati “vivacizzati” da molte posizioni critiche espresse sul ddl. A cominciare da Cateno De Luca. «Avevamo annunciato che avremmo lasciato l’aula, ma siccome oggi è presente il governatore Schifani per guardare negli occhi la sua maggioranza al momento del voto e dettare gli orientamenti, rimarremo in aula e voteremo contro il salva-inelleggibili anche se si farà ricorso al voto segreto». Così il leader e deputato Sud chiama Nord.
«Invece di fare una legge salva-agricoltori, salva-ospedali e salva-Sicilia, questo governo Schifani si preoccupa di fare una legge salva-ineleggibili», ha detto il vice presidente dell’Antimafia, Ismaele La Vardera (ScN), intervenendo all’Ars sul dd salva-ineleggibili. «Chiediamo il voto palese nominale. Metteteci la faccia, abbiate il coraggio» ha aggiunto La Vardera rivolgendosi alla maggioranza.
«Schifani non è mai venuto in aula neppure per la finanziaria. Oggi invece è qui, la sua presenza ha il sapore di una sfida aperta, ed è grave. Il governo su questo tipo di norme non si dovrebbe presentare in aula, salvo chi ha la delega ai rapporti col Parlamento», ha affermato il deputato regionale Gianfranco Miccichè.
«Mi trovo d’accordo con Totò Cuffaro: nemmeno nella Prima Repubblica si legiferava per interpretare norme rispetto a sentenze dei Tribunali. Si vuole modificare una sentenza con una legge». Così il presidente della commissione Antimafia siciliana, Antonello Cracolici (Pd), intervenendo in aula sul ddl salva-ineleggibili.
Per Cracolici «in una materia come questa tra l’altro occorrerebbe una maggioranza rafforzata e non semplice, come prevede l’art.9 dello Statuto siciliano» e comunque «una norma non può essere retroattiva». «C’è il tentativo legittimo ma disperato di cambiare con una legge il percorso di una sentenza», ha concluso. Secondo Cracolici in questo caso specifico, in quanto si tratta di questioni soggettive, «è necessario il voto segreto: io mi auguro però che quest’aula si fermi ma qualora non lo facesse a partire dall’art. 1 io chiederò il voto segreto».
«Il presidente della Regione deve capire come il suo governo e la sua maggioranza da mesi è completamente spaccata sul disegno di legge salva-ineleggibili. Se oggi Fi, Lega e Dc come hanno fatto in prima commissione si astenessero, e lo dovrebbero fare per coerenza, la norma sarebbe bocciata. Il M5s con forza chiederà il voto palese, la maggioranza deve metterci la faccia. Questo è un problema solo della maggioranza, che ci trasciniamo da tre mesi. Anche gli uffici dell’Ars hanno dato il parere contrario a questa norma». Così il vice presidente dell’Ars, Nuccio Di Paola (M5s), intervenendo all’Ars sul ddl salva-ineleggibili.
Subito dopo la bocciatura all’Ars del ddl salva-ineleggibili, i deputati di Fratelli d’Italia sono usciti dall’aula e si sono riuniti nella Torre Pisana di Palazzo dei Normanni. La tensione è altissima.
(da agenzie)
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