Agosto 9th, 2014 Riccardo Fucile
NIENTE INDENNITA’, MA RESTANO I RIMBORSI…SU 500 MILIONI DI COSTO, IL RISPARMIO SARA’ SOLO DI 50 MILIONI…IMMUNITA’ PER GLI INQUISITI…PER LE LEGGI POPOLARI DA 50.000 A 250.000 FIRME
Ora che Matteo Renzi ha portato a casa la versione pressochè definitiva del suo progetto costituzionale (alla Camera ci saranno cambiamenti minimi) è il caso di fare un breve riassunto di come cambierà la Costituzione in caso di approvazione definitiva e che effetti avrà il nuovo assetto nel combinato disposto con la legge elettorale prossima ventura, l’Italicum.
IL DOPOLAVORO
Il Senato non sarà più elettivo. I suoi 100 membri saranno nominati come segue: 74 saranno consiglieri regionali (scelti dai loro colleghi “con metodo proporzionale” e tenendo conto della popolazione della regione); 21 saranno sindaci scelti nei rispettivi territori dai consigli regionali e dalle province autonome di Trento e Bolzano; 5 li sceglierà il presidente della Repubblica.
I 95 “dopolavoristi” degli enti locali dureranno in carica quanto i loro organi territoriali, i 5 del Quirinale sette anni.
BILOCALE, UNA CAMERA
Mario Mauro dice che non c’è più il bicameralismo perfetto, ma quello confuso: il Senato non voterà più la fiducia al governo, nè la Finanziaria.
Palazzo Madama parteciperà , però, alla legislazione in materia di Unione europea, di tutela della salute e diritto di famiglia, oltre che – ovviamente – in tema di enti locali. In alcuni casi, poi, il Senato potrà scrivere dei pareri e addirittura avanzare dei rilievi sulle leggi in discussione alla Camera: deve però decidere di farlo in dieci giorni avendone in tutto 30 per l’esame.
Montecitorio, però, potrà decidere di fregarsene di quel che dice il Senato: basta un voto a maggioranza semplice (e, su certe materie, a maggioranza assoluta). Un pastrocchio.
SOLDI E IMMUNITà€
Niente stipendio per i nuovi senatori, ma restano i rimborsi: anche il personale di palazzo Madama conserva il posto.
Il risparmio annuo è stato calcolato in circa 50 milioni di euro su mezzo miliardo di costo annuo.
I dopolavoristi del Senato, però, avranno almeno l’immunità come i colleghi della Camera: Dio solo sa se i consiglieri regionali italiani ne hanno bisogno.
LA TAGLIOLA
Non gli bastava quella dei regolamenti parlamentari, Renzi ha voluto la tagliola in Costituzione: il governo può indicare come “prioritari” alcuni disegni di legge e a quel punto la Camera e il Senato hanno 60 giorni per analizzarli al termine dei quali si vota il testo nella versione decisa dal governo senza emendamenti.
IO SO IO E VOI…
Per le leggi popolari cambiamenti solo in peggio: finora per proporle servivano 50mila firme, se la Carta alla Renzi sarà approvata ne serviranno invece 250mila. Niente garanzie nemmeno sui tempi d’esame: se ne occuperanno poi i regolamenti parlamentari.
Sui referendum, invece, un compromesso s’è trovato: le firme restano 500mila e il quorum la maggioranza degli aventi diritto al voto; se però le firme superano le 800mila, il quorum si abbassa alla maggioranza dei votanti alle ultime elezioni politiche.
PROVINCE ADDIO
La parola scompare dalla Costituzione. Tra gli altri cambiamenti del Titolo V c’è poi una “clausola di supremazia” che lo Stato centrale potrà invocare su alcune materie condivise con le Regioni come l’energia o le grandi opere infrastrutturali.
QUIRINALE
La platea degli elettori si abbassa drasticamente: da oltre mille persone a 730. Potranno votare, infatti, solo deputati e senatori.
Cambiano anche i quorum: per eleggere il capo dello Stato serve la maggioranza dei 2/3 nei primi tre scrutini, dei 3/5 dal quarto al settimo, poi quella assoluta.
AUTORITARISMO
Non che questo sia il programma di Renzi, ma il rischio di usare questo impianto costituzionale in modo autoritario diventa evidente se si pensa a come funzionerà l’Italicum: la Camera sarà eletta con le liste bloccate (o parzialmente bloccate) con un sistema che prevede un deciso premio di maggioranza.
In sostanza col 25% dei voti si può andare al ballottaggio e conquistare 340 seggi (55%) e a quel punto eleggere quasi da soli un capo dello Stato fedele e controllare così 10 giudici costituzionali su 15, il Csm, le Authority.
Il bilanciamento dei poteri in queste condizioni è una barzelletta.
LO STILE
La Costituzione di Renzi è scritta come un brutto regolamento.
Questo è il nuovo articolo 70, comma 3: “Per i disegni di legge che dispongono nelle materie di cui agli articoli 57 terzo comma, 114 terzo comma, 117 commi secondo lettera p) e u), quarto, quinto, nono …”e via così.
Nel 1947 ci si rivolse a un fine italianista, Piero Pancrazi, per rivedere stilisticamente la Carta.
Renzi, Boschi e Verdini non ne hanno avuto il tempo
Marco Palombi
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Agosto 9th, 2014 Riccardo Fucile
IL PREMIER QUEST’ANNO EVITERA’ DI NOLEGGIARE LA BARCA DI LUSSO A PORTO SANTO STEFANO… GLI ALTRI RENZIANI DIVISI TRA TOSCANA E ISOLE
Toscana e isole, è questo il mare dei renziani.
Se chiedete agli uomini più fidati di Matteo Renzi, tipo Luca Lotti, se ora il premier si concederà qualche giorno di vacanza, la risposta che si ottiene è prima uno sguardo stranito, quindi la frase: “Ma no, lui resterà a Palazzo Chigi… c’è molto da fare…”. Che ci sia del lavoro incombente, vista in particolare l’ultima carezza del governatore della Bce, è fuor di dubbio.
Ma Renzi, in questo Ferragosto, sembra intenzionato, al massimo, a cavallo di Ferragosto, a raggiungere la moglie Agnese a Pontassieve . Poi, di corsa di nuovo a Roma, tanto per fare la guardia al bidone di benzina.
Troverà infatti un palazzo deserto o quasi.
A partire dai suoi uomini più fidati.
Graziano Delrio è reclamato dalla numerosa famiglia a Reggio Emilia, Luca Lotti andrà qualche giorno a Viareggio , dove si trova la moglie.
E dove potrebbe andare anche Agnese Renzi con i figli.
Insomma, non è più aria, come solo un anno fa, di affittare per un giorno solo una barca di lusso a Porto Santo Stefano per fare un tuffo al Giglio, all’epoca ancora gravato dal peso della Concordia.
Con l’Italia in recessione, meglio il low profile. Che vale per i capi in testa, ma non per la truppa, anche se di prima fila.
Sandro Gozi, sottosegretario alle politiche Ue, partirà per la Provenza con moglie e due figli piccoli e quindi sarà a Vieste , a casa dei suoceri, per fare un po’ di mare. Dieci giorni anche per il vicepresidente renziano della Camera, Roberto Giachetti. Per lui la meta è la Sardegna, così come per Alessandra Moretti.
Che dopo essere stata beccata con Massimo Giletti, sempre sulle bianche spiagge sarde, stavolta sarà di stanza a Carloforte con i figli.
Nell’isola anche il capogruppo Pd Luigi Zanda, che sarà ad Alghero, in una casa di famiglia.
Alcuni, come Maria Elena Boschi piuttosto che come Matteo Richetti, ci tengono a mantenere la meta delle loro ferie strettamente riservata.
La prima, soprattutto, perchè sa di essere preda attesa dai fotografi più spietati.
Pare, tra l’altro, che da Palazzo Chigi sia partito un non troppo sommesso suggerimento: si pregano, soprattutto i membri di governo, di evitare di essere “paparazzati” mentre si comportano “da casta”, dunque in ristoranti di lusso, su barche, spiagge, luoghi che albergano solo nei sogni della maggior parte degli italiani. Meglio “la sobrietà ”, è stato raccomandato, per dire quanto l’ossessione mediatica renziana colpisca anche — e soprattutto — quando scatta il rompete le righe.
Qualcuno, però, ha fatto “marameo”. Tipo Simona Bonafè.
Se verrà immortalata in costume “ce ne faremo una ragione”.
Non succederà a una come Marianna Madia. In realtà perchè non più fare diversamente, con una bambina di pochi mesi e uno di pochissimi anni.
Sorprese, invece, potrebbe riservarne Alessia Morani, responsabile Giustizia del Nazareno, che sarà in Sicilia.
Così come Filippo Taddei, uomo su cui Renzi punta molto e che andrà con la famiglia anche lui in Sicilia.
Pronto a tornare in un lampo, scherza, “casomai“casomai arrivasse la Troika, in anticipo.
Non si sa mai, in effetti
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Agosto 9th, 2014 Riccardo Fucile
SVENDUTI AGLI ARABI I PEZZI PREGIATI DELLA COMPAGNIA ITALIANA, DAGLI SLOT DI LONDRA ALLE MILLE MIGLIA… MA LA UE POTREBBE FAR SALTARE L’AFFARE
Alitalia vola verso Abu Dhabi.
Lo fa tra l’euforia del numero uno di Etihad, James Hogan; indossando la bandiera degli emirati, e – al di là dei trionfalismi – con tante incognite.
L’accordo però c’è, ieri è arrivata la firma.
Piccolo riepilogo. Etihad entra con il 49 per cento nel capitale della nuova Alitalia, al prezzo di 560 milioni di euro; 400 in capitale e 160 a rilevare gli asset strategici (gli ultimi di valore rimasti) del gruppo: i preziosi slot londinesi e il programma Mille Miglia (con annessa, preziosissima, banca dati sui clienti).
Non potrà avere una quota superiore, altrimenti la compagnia perderebbe la licenza di vettore Ue, e quindi la possibilità di volare in Europa.
L’assemblea dei soci di Alitalia- Cai, ha dato il via libera all’aumento di capitale da 300 milioni di euro chiesto da Hogan per evitare il dissesto della società (569 milioni di euro di perdite nel 2013).
Non è l’unico sacrificio imposto agli azionisti dal manager australiano: le banche rinunceranno anche a 560 milioni di crediti (su 1 miliardo di debiti finanziari).
Gli Istituti – creditori e azionisti (Intesa e Unicredit) – entreranno insieme ad Atlantia nella “Midco”, una società voluta dall’altro socio, Poste, per bocca del numero uno Francesco Caio: una società intermedia che entrerà nella nuova Alitalia (ripulita da contenziosi e debiti).
Che così avrà tre azionisti: Poste, Caio e la compagnia araba.
Grazie all’appoggio del premier Matteo Renzi, Caio ha così portato a casa quel trattamento di favore – motivato con la natura pubblica di Poste (controllata dal Tesoro) – chiesto agli altri soci.
La società statale metterà 75 milioni (oltre ai 75 di dicembre scorso, già polverizzati dalle perdite), Intesa 88 milioni, 65 milioni Unicredit, 50 Atlantia dei Benetton e 25 i soci minori.
Per limare gli ultimi malumori, il manager ex Avio ha accettato anche di partecipare all’anticipo (rispetto alla “chiusura” di novembre) di 200 milioni (sui 300 già menzionati) chiesto da Hogan perchè Alitalia ha davvero i conti mal ridotti: Poste ne metterà un terzo, gli altri saranno a carico delle banche.
Affare fatto. Ma c’è un però, anzi tre, le sospensive (ridotte dalle 41 iniziali), cioè le clausole che, se non rispettate, permettono agli arabi di sfilarsi senza penali: il divieto agli azionisti di vendere quote nei prossimi 5 anni; la situazione reale dei conti di Cai; e il via libera di Bruxelles. Il primo è stato ottenuto, per gli altri la situazione è più complessa di quanto ieri Hogan, il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi e l’ad di Alitalia Gabriele del Torchio abbiano cercato di far intendere.
Secondo quanto riferito al Fatto da un’autorevole fonte, da lunedì i contabili di Etihad metteranno mano ai conti di Cai: è la vera due diligence, il quadro reale della situazione finanziaria della società .
Se dovesse essere peggiore di quanto ipotizzato, il prezzo che i soci dovranno pagare salirà .
La vera paura, però, riguarda le prossime mosse di Bruxelles.
I regolamenti europei parlano chiaro: il controllo in mano a cittadini residenti nell’Unione dove’essere “effettivo”, cioè non limitato alla sola maggioranza del capitale.
La riservatezza sulla nuova governance e i numeri del futuro cda, tenuta dai protagonisti dell’affare è il segnale che il capitolo è molto delicato.
Come ha fatto notare l’ex presidente dell’Enac (l’ente che vigila sull’aviazione civile), Alfredo Roma, l’occhio della Ue scruterà tutto, dalle strategie ai piani industriali.
E il controllo sarà continuo: in qualsiasi momento – su segnalazione di un concorrente – potrebbe aprire una procedura per violazione della normativa. I nemici non mancano, i big europei, British Airways, Air France- Klm e Lufthansa da mesi premono sulle autorità europee per ostacolare Etihad.
Le prime mosse di Hogan, però, rischiano di complicare tutto.
Oltre al ruolo di forza giocato nelle trattative (“mostrando davvero chi comanda”), ieri ha parlato da capo in pectore, terrorizzando i soci. “Mentre sei sotto osservazione, parlare di piani industriali è una cosa folle: hai preso la preda, ma così fai capire che sei il vero padrone”, confidava ieri una fonte societaria .
Tanto più che le mosse di Etihad prefigurano lo spolpamento dell’ex compagnia di bandiera: si prende a prezzi di saldo (60 milioni) 5 preziosissimi slot Alitalia all’aeroporto di Londra Heatrow, totalmente saturo e li affitterà ad Alitalia al prezzo più alto possibile per dirottare quante più risorse verso Abu Dhabi e staccare generosi utili ai padroni arabi.
Con poco più di 100 milioni, invece, si prende la maggioranza del ramo Mille Miglia (valeva 150 milioni nel 2013) e la miniera di informazioni sui clienti.
Uno schema collaudato.
Etihad ha fatto la stessa cosa con Air Berlin (di cui ha il 29,2 per cento del capitale), dove si è impadronita degli asset strategici per garantire liquidità (con Alitalia potrebbe andare anche peggio visto che il 49% non permette aumenti di capitale in caso di perdite).
Oggi, se la compagnia tedesca vuole regalare biglietti premio, li deve comprare dagli arabi, che si sono presi l’equivalente del Mille Miglia, nonostante la compagnia ne sconsigliasse la vendita. Il vettore tedesco era una preda piccola.
Ora la strategia aggressiva di Etihad – acquistare concorrenti con bilanci in perdita (dei 7 presi, solo due non sono in rosso, Aer Lingus e Air Seychelles) – preoccupa davvero i big europei. Così come – dal versante italiano – la promessa scucita a Lupi di scoraggiare le compagnie low cost (contro cui i “capitani coraggiosi” hanno mandato a schiantarsi la compagnia), ostacolando l’apertura di nuove rotte, è un segnale preoccupante per i contribuenti, i veri convitati di pietra di tutta la saga Alitalia.
Costata finora allo Stato 5 miliardi di euro.
Carlo Di Foggia
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Agosto 9th, 2014 Riccardo Fucile
“IN SEI MESI NON HA FATTO NULLA”…”NON SI CAMBIA LA COSTITUZIONE A COLPI DI MAGGIORANZA”… “HA RAGIONE MINEO, AL REFERENDUM VOTERO’ NO”… “BENIGNI, NANNI MORETTI: PERCHE’ STATE ZITTI?”
Riforma del Senato approvata, baci e abbracci in aula, ma la rete non festeggia. Twitter, Facebook, perfino il sito di Repubblica sono stati tempestati da commenti negativi, di protesta e di manifesta delusione.
Matteo Camarda su Twitter — come immagine profilo un ritratto di Gramsci — scrive: “Cambiare la Costituzione in maniera autoritaria senza dibattito e con un parlamento illegittimo, e non è Berlusconi, ma il Pd a farlo”; Antonella Sassu la mette sul personale: “Si può sapere che gli ha fatto di male la Costituzione al Pd?”.
Sulla stessa linea anche Vania Pederzoli: “La svolta Renzi sarebbe stata quella di applicarla, la Costituzione, non distruggerla assieme a Berlusconi”.
Anche Stefano Coccia punta sulla sintonia tra Pd e Forza Italia e scrive: “Se questa riforma della Costituzione l’avesse fatta Berlusconi premier, il PD avrebbe riempito le piazze”.
Sul sito di Repubblica i toni sono gli stessi: “Non sarà più la Costituzione di tutti gli italiani. Non si modificano le regole di convivenza a colpi di maggioranza e contro le opposizioni”; segue un commento che sembra un consiglio: “Caro Renzi, nessuno vuole fermare il cambiamento, anzi tutti lo vogliono. Il problema è che in sei mesi non hai fatto nulla, perchè la tanto elogiata riforma del Senato non darà alcun apporto al superamento dei nostri numerosi problemi”, e ancora “Di tutte le sparate sulle riforme, l’unica che sta portando avanti (peraltro malissimo) è quella che serve meno”.
Sul profilo Facebook del Partito Democratico interviene Tiziano Bastoni: “Sono (ero?) un elettore del Pd, ma questa riforma proprio non mi piace. Le obiezioni di Mineo sono tutte valide. Al referendum confermativo voterò no”.
In tanti invocano i simboli della società civile di sinistra, e si stupiscono dei suoi silenzi.
Il più chiamanto in causa è il comico toscano che tanto aveva appassionato l’Italia con la sua lettura della Costituzione.
Scrive Walter: “Dove sono finiti Nanni Moretti, Benigni, Eco, Saviano, Lerner, perchè si sono nascosti dinanzi allo sfascio Italia del #PD? #VacanzeSerene”.
Gli fa eco Alessandro: “Scempio della Costituzione e #Benigni e co. tacciono o riveriscono #Renzi”.
Proteste anche da Carla “#RobertoBenigni, come mai non dici nulla sulla porcata, voluta dal #PD, alla #Costituzione? Adesso è #lapiùbruttadelmondo”.
Gabriele Fazio
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Agosto 9th, 2014 Riccardo Fucile
LA PRESIDENTE DI “LIBERTA’ E GIUSTIZIA”: “NELLA COSTITUZIONE USA, SENATO E CAMERA SONO PREVISTI NEL PRIMO ARTICOLO. SE QUALCUNO PROVASSE A CAMBIARLO LO PORTEREBBERO IN MANICOMIO”
“Mentre parlo, sono in New Hampshire e ho tra le mani la Costituzione degli Stati Uniti. Il primo articolo recita: ‘Tutte le competenze legislative saranno conferite al Congresso degli Stati Uniti, composto da un Senato e da una Camera’. Risale al 1787, ma se a qualcuno venisse in mente di cambiare questo articolo, gli americani lo porterebbero in manicomio. O in galera”.
Sandra Bonsanti, presidente di Libertà e Giustizia ed ex deputata progressista, è stata in prima linea nei comitati che, nel 2006, si opposero alla riforma costituzionale targata centrodestra.
È pronta anche stavolta: il voto di ieri sulle riforme segna la data d’inizio della nuova campagna per il referendum costituzionale.
Ci sono analogie tra quanto sta accadendo oggi e la riforma bocciata nel 2006?
Sì, ma questa volta sarà molto più difficile.Tanti tra quelli che allora stavano insieme a noi sono passati dall’altra parte. Organizzare un referendum è un lavoro enorme: bisogna raccogliere le firme, diffondere una coscienza civica e convincere milioni di persone a votare “no”. Nel 2006 ci seguirono in 16 milioni, questa volta dovremo superare le differenze tra gli elettori.
Ci sono un grillino, un elettore di Sel e un leghista. Sembra l’inizio di una barzelletta, e invece dovrete partire da qui.
Questa volta non si vince parlando solo con l’opposizione di sinistra. Dovremo andare a dialogare con tutti, anche con i leghisti. Mi sembra inevitabile. Siamo consci che dovremo tenere insieme persone che faranno molta fatica a stare seduti allo stesso tavolo. Bisognerà mettere da parte gli egoismi di parte. Per vincere avremo bisogno di personalità credibili e dell’aiuto della stampa. Che però questa volta non sembra affatto scontato. Se le devo dire la verità , non lo era nemmeno nel 2006. Molti grandi giornali ci seguirono obtorto collo, solo perchè li tirammo per la giacchetta. Certo, questa volta quelli che stanno dalla nostra parte si possono contare sulle dita di mezza mano. Tutti gli altri subiscono il fascino del presidente del Consiglio. In più, niente tv di Stato, niente tv privata. Ma, come diceva Oscar Luigi Scalfaro, non bisogna fare solo le battaglie che si è sicuri di vincere.
L’ex presidente fu un grande sostenitore della vostra campagna , mentre il presidente in carica, Carlo Azeglio Ciampi, mostrò grande equilibrio.
Anche su questo fronte, questa volta la situazione è diversa. Napolitano non ha mai nascosto di essere a favore delle riforme e, in particolar modo, di questa riforma. Poi c’è il secondo scenario: io non so cosa ci sia nel patto del Nazareno, ma temo sia prevista una sostituzione in corsa del presidente della Repubblica e che il successore di Napolitano sia già stato designato. Ma sono tutte le cariche costituzionali, questa volta, a remare contro di noi.
A chi si riferisce?
Guardi quanto accaduto in Senato. Il presidente Grasso ha adoperato mezzi incomprensibili, nefasti per impedire ogni voto segreto. Poi sono preoccupata per la Corte costituzionale: a breve ci sarà l’elezione dei nuovi membri, girano certi nomi! Si parla di Violante, uno degli ispiratori della riforma appena approvata. Ho letto persino che un candidato potrebbe essere Ghedini, ma non ci voglio credere. Questi sono gli organi di garanzia con cui dovremo fare i conti in vista del referendum.
Chi potrebbero essere le personalità giuste per dare un volto a questa campagna?
Premetto che esprimo un parere personale, perchè non se n’è ancora parlato. Certamente ci sono Gustavo Zagrebelsky e Stefano Rodotà . Ma le faccio un terzo nome: Lorenza Carlassare, una persona che stimo e che saprebbe essere una grande trascinatrice di popolo. E sarebbe ora che a capo di una battaglia civile ci fosse finalmente una donna.
Alessio Schiesari
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Agosto 9th, 2014 Riccardo Fucile
PRIMA DOVRA’ ESSERE REALIZZATA LA SOLUZIONE ALTERNATIVA DEL PASSAGGIO NEL CANALE CONTORTA-SANT’ANGELO CHE COSTERA’ 115 MILIONI
Venezia libera dalle navi da crociera ma non prima di (almeno) 21 mesi.
La soluzione scelta dal Governo non accontenta tutti e infiamma la polemica con il portavoce del comitato No Grandi Navi che sibila: “Se qualcuno vuole trasformare la laguna di Venezia in una Val di Susa questa è la strada. La lezione del Mose non ha insegnato niente a nessuno. Si va avanti con scelte verticistiche, colpi di mano, forzature. Evidentemente anche nel contesto veneziano Renzi ha svelato il suo volto antidemocratico”.
Le Grandi Navi non passeranno più davanti a piazza San Marco e transiteranno nel Canale della Giudecca come impone il decreto legge Clini-Passera emesso all’indomani della tragedia della Costa Concordia all’isola del Giglio.
Per vedere i bisonti del mare, alti come palazzi da 14 piani, non oscurare più uno dei paesaggi più belli del mondo (quest’anno è stato calcolato che in transito ce ne saranno alla fine della stagione 708), bisognerà , però, attendere quasi due anni, ovvero il tempo minimo necessario perchè la soluzione alternativa del passaggio nel canale Contorta-Sant’Angelo scelta dalla riunione del Comitatone presieduto dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio dovrà prima passare l’esame della Via (Valutazione impatto ambientale) che si dovrà esprimere entro 90 giorni e quindi avrà altri 18 mesi di tempo per la realizzazione.
Vince, dunque, quella che era la soluzione che era stata prospettata come la migliore dal presidente dell’Autorità Portuale, l’ex sindaco di Venezia e ministro, Paolo Costa, ne resta al palo una seconda come quella preferita dalla Vtp (Venice Terminal Passeggeri) che gestisce il traffico del porto di Venezia e che era stata “sposata” dal sottosegretario all’Economia, il commercialista veneziano Enrico Zanetti (Scelta Civica).
Il canale costerà 115 milioni, Zaia: “Decisioni unanime”.
115 milioni di euro è quanto costerà il canale, metà dei soldi serviranno per l’escavo dei fanghi e l’altra metà alla ricostruzione morfologica.
Sarà largo 100 metri e lungo 4,8 chilometri. Venerdì mattina a Roma la notizia tanto attesa non solo dalle compagnie crocieristiche, ma anche dai Comitati No Grandi Navi che da mesi si battono contro il passaggio dei bisonti del mare in Laguna è stata data per primo da un tweet del presidente della Regione Veneto Luca Zaia. “C’è stata una decisione unanime — ha scritto il governatore del Veneto -: quella di avviare da subito il canale della Contorta Sant’Angelo alla valutazione di impatto ambientale, di valutare eventualmente altri progetti e soprattutto l’unanimità di far uscire le grandi navi da San Marco e dalla Giudecca. I tempi sono quelli della burocrazia, spero che si faccia velocemente. L’applicazione del decreto Clini — Passera è comunque un obiettivo da raggiungere: tutte le grandi navi sopra le 40 mila tonnellate dovranno stare fuori dal bacino di San Marco e dal Canale della Giudecca. La tempistica, però, la detta la procedura. Io spero che si faccia velocemente e anche per questo è fondamentale andare subito alla valutazione di impatto ambientale”.
Costa (Aurtorità portuale): “Unico progetto capace di allontanare le navi da San Marco”. Quello del canale Contort-Sant’Angelo era il solo progetto capace di allontanare le navi da San Marco mantenendo l’eccellenza crocieristica veneziana” il commento del presidente dell’Autorità portuale di Venezia Paolo Costa.
“Nel lungo periodo è possibile mettere mano alla revisione del piano regolatore portuale per verificare se sia possibile, in uno scenario post offshore petrolifero e di container, se il canale Malamocco Marghera sarà in grado di sostenere anche navi da crociera. Se sì, si potrà immaginare una stazione passeggeri marittima a Marghera. Il piano — puntualizza — è oggi in una versione che si occupa anche del recupero morfologico della laguna centrale”.
Il quarto punto, come previsto dalla legge sull’impatto ambientale, conclude Costa, prevede che “qualora altre ipotesi progettuali raggiungessero il livello di accettabilità funzionale da parte dell’Autorità portuale e marittima verrebbero anch’esse sottoposte al Via. Da ultimo, su richiesta del ministro Franceschini, il governo tradurrà in norme l’accordo volontario con le compagnie di navigazione per il rispetto dei limiti al traffico davanti a San Marco per il 2014 e il 2015 previsti dall’ordinanza della Capitaneria di porto che il Tar ha sospeso e che oggi sono applicati in via solo volontaria e cioè la limitazione al passaggio delle navi non superiori a 96mila tonnellate a partire dal novembre prossimo”.
Il commissario prefettizio: “Decisione eminentemente politica non ho votato”.
Da registrare anche la posizione del Commissario prefettizio Vittorio Zappalorto che ha presenziato al Comitatone ma non ha votato la soluzione finale del Contorta.
“Essendo la decisione che si stava per prendere di natura eminentemente politica, dopo aver sentito le forze politiche e gli ex sindaci della città , ho ritenuto, pur essendo presente ai lavori, di non partecipare al voto finale che ha portato alla scelta dello scavo del nuovo canale. Ho una mia personale opinione — ha riferito in seguito Zappalorto — ma non essendo la mia una carica elettiva, non mi sento di rappresentarla come fosse la scelta della comunità veneziana”.
Contrario al Contorta anche l’ex assessore all’Ambiente Gianfranco Bettin. “Come volevasi dimostrare. Il blitz di Ferragosto, con cui si è convocato il Comitatone per decidere sulle grandi navi, si è concluso come, da facili profeti, avevamo denunciato: con la scelta di sottoporre a Valutazione di Impatto Ambientale il solo progetto dello scavo del Canale Contorta-Sant’Angelo. Una scelta compiuta in assenza di una democratica rappresentanza del Comune. Ministeri ed Enti che sono stati fino al collo condizionati dalla cricca del Mose decidono ancora una volta sulla testa della città , la cui amministrazione, per esplicita conferma della stessa Procura, in quanto tale è stata del tutto estranea allo scandalo Mose. Una vera beffa, corredata di danni enormi”.
Raffaele Rosa
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Agosto 9th, 2014 Riccardo Fucile
LE RECENTI PROVE DI DOCENTI ESTERNI DIMOSTRANO CHE GLI ATENEI DEVONO APRIRSI ALLA SOCIETA’ CIVILE
È ora di cambiare. L’Università italiana è sì una prestigiosa istituzione, ma è ora che si apra ai contributi della società civile.
Le recenti prove di alcuni docenti esterni, come Flavio Briatore alla Bocconi e Francesco Schettino a La Sapienza hanno confermato che la via giusta è quella dell’allargamento della didattica.
Nel caso de La Sapienza, poi, chiamare all’insegnamento nuovi docenti è anche un ottimo modo per convincere il mondo che lì non insegnano solo i parenti del rettore.
Il Fatto Quotidiano, in collaborazione con il ministero dell’Istruzione e la scuola Radio Elettra, è in grado di anticipare i corsi più attesi alla ripresa dell’attività didattica, offrendo così agli studenti italiani, che negli ultimi anni si son visti raddoppiare le tasse universitarie, preziose occasioni di crescita e formazione
Dinamiche della trattativa tra poteri e strategie di risoluzione dei conflitti
Docente: Totò Riina
Data la delicatezza di questo master di specializzazione, è possibile che ai partecipanti vengano chiesti i documenti o ridotta la pena. Si tratta di un seminario di alta diplomazia che introduce all’uso delle più sottili armi di persuasione dialettica, come tritolo, nitroglicerina e detonatori azionabili a distanza.
Due i principali testi d’esame, “Omissis I” e “Omissis II”, a cura delle più alte cariche dello Stato (edizioni La Cupola, pagine 346, tutte bianche). Al termine del seminario, gli studenti promossi riceveranno dal docente una piccola pergamena, con appunti scritti a mano, da ingoiare in caso di perquisizione.
Etica e comunicazione nello sport
Docente: Carlo Tavecchio.
Si tratta di un esame fondamentale per far carriera nelle più alte gerarchie sportive italiane. Il corso si basa su due testi dello stesso Tavecchio: “Guarda come corrono ‘sti negri” e “Centravanti africani, pedigree, alimentazione, addestramento e riproduzione in cattività ”. Completa il ciclo di incontri un esame monografico sulla danza acrobatica dal titolo “Hanno il ritmo nel sangue”.
Ottimizzazione delle risorse nei rapporti con le istituzioni
Docente: Karima el Mahroug
Non sempre le istituzioni e le più alte cariche dello Stato sono nemiche dei cittadini. Il corso della giovane docente marocchina (egiziana, secondo alcuni) tende anzi a dimostrare il contrario, con esempi teorici e pratici, seminari sui versamenti estero su estero e esercizi di lap dance da tenersi in apposite aule scarsamente illuminate e con pessima musica di fondo. Il corso tocca anche aspetti sociali, medici e legali come indicano i testi consigliati: “Fisiologia dell’anzianissimo” e “Ghedini, no grazie”. La presidenza della facoltà è in grado di assicurare che la docente (ora) è maggiorenne.
Architetture del consenso in biglietti non segnati di piccolo taglio
Docente, Giovanni Mazzacurati.
Molti credono che i principali materiali da costruzione per le grandi opere siano cemento, acciaio, mattoni. Il corso affidato al gran capo del Mose di Venezia, dunque, stupirà molti, perchè ribalta queste credenze popolari. “Il materiale principale per le grandi opere è la carta, purchè sia stampata da una speciale fabbrica chiamata Zecca di Stato — dice il docente nella prefazione al suo testo d’esame -. Abbiam pagato caro, abbiam pagato tutti”.
Il corso, della durata di sei anni senza condizionale, comprende anche un seminario politico su destra e sinistra e su come riconoscerle (in sostanza, dallo spessore delle buste).
Dinamiche decisionali e dialettica nella gestione condominiale Docenti: Olindo e Rosa. Una serie di incontri sulla gestione nei conflitti nelle piccole comunità tipo cortili, condomini, spazi comuni dei caseggiati. I due docenti presenteranno alcuni case-history.
“Teniamo molto a queste lezioni — dicono nella brochure di presentazione — e questa volta, dopo il corso, cercheremo di far sparire bene tutte le prove”.
Dispense disponibili in segreteria, giubbotti antiproiettile e armi da taglio per le prove pratiche a carico degli studenti.
Alessandro Robecchi
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Agosto 9th, 2014 Riccardo Fucile
FORZISTI AVVINGHIATI A MINISTRI PD, VERDINI CHE AVANZA CON MARIAROSARIA ROSSI AL SEGUITO, SCHIFANI CHE CERCA L’ABBRACCIO DI ANNA FINOCCHIARO… ED È SOLO LA PRIMA LETTURA
Il Senato muore tra i baci che si scambiano renziani e berlusconiani.
Un’altra data fatidica con l’otto. Stavolta è l’Otto Agosto in cui il patto segreto del Nazareno devasta la Costituzione.
Come già l’altro giorno con l’ennesimo vertice tra lo Spregiudicato e il Pregiudicato, di cui nulla si sa ufficialmente, sono la psicologia, l’amore, l’istinto, il contatto fisico a spiegare tutto.
Maria Elena Boschi, la ministra prediletta del premier, è la madrina costituente che viene omaggiata e celebrata come la Madonna della Terza Repubblica.
Gli azzurri si affollano attorno a lei in un impeto di braccia e mani che toccano e labbra che si stampano sulle sue guance. Persino Antonio Razzi, il filosofo che riassume il berlusconismo nella massima “Fatti li cazzi tua”, vuole sfiorarla in questo storico giorno.
Boschi abbraccia Romani, che per B. ha fatto pure l’assessore a Monza con l’obiettivo di curare gli interessi della Famiglia di Arcore.
E poi Denis Verdini. Inseguito da procure e tribunali per i suoi guai giudiziari, Verdini il berlusconiano più renziano di tutti fa il polipo gaudente avvinghiando la senatrice badante di B. Mariarosaria Rossi e ovviamente lei, Maria Elena Boschi.
Se fosse un dolce il Nazareno sarebbe il panettone delle Due Marie.
Ma siamo ad agosto, non a Natale, e mancano pure i due principali festeggiati.
Renzi ha dato forfait all’ultimo momento, benchè annunciato, mentre l’ex Cavaliere non poteva esserci perchè Condannato e decaduto e ieri era detenuto ai servizi sociali a Cesano Boscone. È stato il fedele Romani, che a Palazzo Madama fa il capogruppo forzista, a rivendicare gli autografi in calce al patto, nella dichiarazione finale: “Questa riforma porta due firme, quella di Matteo Renzi e quella di Silvio Berlusconi”.
Quando Romani ha iniziato a parlato, i grillini sono andati via dall’aula.
“La Costituzione è stata cambiata con mezzo Senato vuoto”. Vannino Chiti, dissidente del Pd che è sempre stato gentile e moderato nella sua opposizione, nel suo intervento ha dovuto ammettere i rischi politici dell’abbraccio mortale con il Caimano risorto: “Il cosiddetto patto del Nazareno non è la base che può essere posta a fondamento per cambiare l’Italia nel terzo millennio; per noi non può essere così. Non sostituisce la Resistenza a base della Costituzione, nè per voi nè per noi. Uso questo esempio per dare il senso delle proporzioni. Io non ritengo, fuor di metafora, che si possa lasciare a nessuno, neanche all’amico senatore Verdini, un ruolo di garante o di giudice sui confini o sulle modalità che assumeranno le riforme costituzionali e la legge elettorale”.
Lo stato dell’arte però è questo, purtroppo. L’amore tra Berlusconi e Renzi si propaga tra i rispettivi senatori. I due dissimulano distanza e freddezza nella dichiarazioni ufficiali epperò la passione regge e aumenta.
E non manca chi, come il socialista di destra Lucio Barani, con l’immancabile garofano all’occhiello, ricorda Bettino Craxi in questo Otto Agosto del Nazareno: “Oggi è una giornata importante per chi porta questo garofano (sul resoconto è anche annotato: “Il senatore Barani mostra un garofano rosso”, ndr): 32 anni fa Bettino Craxi, alla Conferenza di Rimini, aveva già posto le basi per far presente al Paese che bisognava modernizzare la Costituzione, paragonandola ad una carrozza trainata dai cavalli nell’era dei Boeing 777. Parafrasando il Tour de France, riteniamo che oggi, sotto l’Arco di trionfo agli Champs-à‰lysèes, stia transitando con la maglia gialla Bettino Craxi”.
Craxi, Berlusconi, Renzi. Tre autoritarismi uniti tra loro dall’anello del Condannato, agganciato a entrambi.
Ad Arcore, dopo essere rientrato da Cesano Boscone, l’ex Cavaliere manda una lettera ai suoi parlamentari, esattamente un anno dopo la sua condanna del primo agosto 2013.
Li ringrazia perchè “Forza Italia è tornata a essere protagonista” e sibillinamente promette di recuperare “entro pochi mesi la piena agibilità politica ed elettorale”.
Si riferisce ai ricorsi europei oppure alla partita per il successore di Giorgio Napolitano, che si aprirà nel 2015?
La linea è quella degli “oppositori responsabili” perchè come spiega un interprete forzista del pensiero berlusconiano “al presidente conviene continuare a governare con Renzi stando all’opposizione”.
Il patto del Nazareno contempla anche gli ossimori come questo. La lettera è calibrata poi sulle divisioni interne.
Da un lato Verdini, sostenitore del premier. Dall’altro il cerchio magico (Toti, Romani e la Badante) più freddo su questa tattica suicida in termini di consenso (ci guadagna solo Renzi) ma più che vantaggiosa per gli interessi personali del Condannato.
Non a caso, Romani ha evocato il voto anticipato al posto del soccorso azzurro al governo. Anche sulle elezioni politiche nel 2015, B. e Renzi si metteranno però d’accordo.
Se non l’hanno già fatto.
Fabrizio d’Esposito
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Agosto 9th, 2014 Riccardo Fucile
IL DISCORSO IN AULA: “COL CAIMANO AL GOVERNO AVREMMO RIEMPITO LE PIAZZE”
Questo è l’intervento, ieri nell’aula di palazzo Madama, del senatore Walter Tocci, cosiddetto “dissidente” del Pd.
Signor Presidente, speravo di modificare il mio giudizio negativo e invece sono costretto ad aggravarlo, non solo per i contenuti, ma anche per il metodo. Non partecipo al voto, ma rimango al mio posto, per rispetto dell’Aula e del mio partito.
Il Governo ha impedito di apportare al testo quei miglioramenti che sarebbero stati ampiamente condivisi. L’Assemblea ha mostrato di non apprezzare.
Molti colleghi hanno fatto sentire il dissenso solo con il voto segreto; peccato che non lo abbiano fatto alla luce del sole. D’altro canto, chi ha criticato in modo trasparente e leale è stato ricoperto di insulti.
Quando si tratta della Costituzione, è la qualità del dibattito a decidere in gran parte l’esito.
Non era mai accaduto, nella storia repubblicana, che il capo del Governo imponesse una sorta di voto di fiducia sul cambiamento della Carta.
Aveva promesso di tagliare i costi della politica, ma ha deciso di non ridurre il numero dei deputati e questo cedimento ha creato uno squilibrio.
La Camera diventa sei volte più grande del Senato e consente a chi vince le elezioni di utilizzare il premio di maggioranza per impossessarsi del Quirinale.
Diciamo la verità : se Berlusconi avesse modificato la Costituzione indebolendo l’indipendenza della presidenza della Repubblica avremmo riempito le piazze.
Nel Ventennio non solo a destra, ma anche a sinistra, si è rafforzato il potere esecutivo a discapito del legislativo.
Eppure la seconda Repubblica non aveva concluso l’opera: ci voleva un uomo nuovo per attuare il programma della vecchia classe politica.
La crisi italiana non è istituzionale, è politica e dipende dalla mancanza di progetti chiari e distinti. La destra non ha realizzato il liberismo che aveva promesso e la sinistra non ha contrastato le disuguaglianze come le competeva.
I due poli hanno chiesto più poteri di governo, senza sapere cosa farne. Tutto ciò ha prodotto tante leggi, ma nessuna vera riforma.
Il vuoto è riempito dalle illusioni mediatiche. La cancellazione del Senato elettivo è un incantesimo per far credere ai cittadini che ora le decisioni saranno più spedite e produrranno milioni di posti di lavoro, ma la realtà è ben diversa.
Bisognava spendere la formidabile vittoria elettorale per ottenere la svolta in Europa.
Avevamo tanto atteso il semestre a guida italiana; esso poteva dare un impulso all’iniziativa diplomatica, mentre si accendevano i fuochi di guerra ad Est e nel Mediterraneo.
Invece si è bloccata la nomina del Ministro degli esteri europeo. Se il premier avesse candidato Enrico Letta avrebbe dato prova di uomo di Stato che va al di là delle inimicizie personali. Torna il rischio di un avvitamento della crisi economica.
Erano stati chiesti margini di flessibilità all’Europa, ma sono arrivate risposte negative. Il Governo si è rassegnato, passando a occuparsi solo del Senato, e oggi raggiunge il suo obiettivo.
Il nostro ordinamento ne uscirà più confuso. Gli elettori non sceglieranno gli eletti e si indeboliranno i contrappesi che rendono forti le democrazie.
Tuttavia c’è un lato positivo: è finito l’alibi ventennale delle riforme istituzionali. I governi dovranno dimostrare di avere idee e capacità .
(da “Il Fatto Quotidiano”)
argomento: Partito Democratico, PD | Commenta »