Agosto 12th, 2014 Riccardo Fucile
DURA REAZIONE DEL SAP: “OPERAZIONE SPIAGGE SICURE? E’ SOLO PROPAGANDA”
“Non ci sono uomini, non ci sono mezzi e qui si pensa di inviare i poliziotti nelle spiagge per sanzionare i vu cumpra’”, è infatti il commento del segretario del sindacato, Gianni Tonelli.
“Ad esempio”, prosegue l’uomo, “il ministro Alfano lo sa che in Sardegna, affollatissima di turisti ad agosto, ci sono in questo momento solo 10 pattuglie della stradale, a causa dei ben noti tagli al personale e ai mezzi?”
Ma la Sardegna non è un’eccezione: “La situazione non è migliore nelle altre località di villeggiatura, problemi analoghi ci sono anche per le Questure, gli uffici Polfer e i Reparti Mobili, che vengono spesso utilizzati come tappabuchi”, ricorda Tonelli.
“Con quali uomini e mezzi il ministro Alfano ipotizza di dare attuazione all’operazione ‘spiagge sicure’? Pensa che siano sufficienti una circolare ministeriale e una conferenza stampa per risolvere i problemi?”.
“Il titolare del Viminale, piuttosto”, prosegue il segretario, “riveda immediatamente il piano di soppressione degli uffici di polizia, legato alla spending review, che da settembre vedra’ un taglio di 267 presidi e mantenga la promessa fatta di sbloccare il tetto stipendiale per gli operatori in divisa.”
“Vogliamo fatti”, conclude, “non propaganda”.
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Agosto 12th, 2014 Riccardo Fucile
DA 18.000 KM DI STRADE A 42.000 KM, DA 1.000 SCUOLE A 14.000, DA 20.000 INSEGNANTI A 172.000, DA ZERO UTENTI INTERNET A 1,5 MILIONI, DALL’8% ALL’87% DI ACCESSI ALLE STRUTTURE SANITARIE
Forze armate locali finalmente in grado di mantenere la sicurezza; 1.288 progetti fra scuole, ospedali, strade, fognature, caserme, ponti, aeroporti e pozzi realizzati grazie ai Provincial Reconstruction Team, finanziati con i 46,5 milioni di euro erogati dal Ministero della Difesa.
Ecco cosa lasciano gli italiani in Afghanistan dopo 13 anni di missione Isaf nella provincia di Herat, un territorio pari a circa un quarto del paese centro-asiatico.
Per il resto, stiamo riportando in Italia tutti i nostri mezzi con la più grande manovra di rimpatrio materiali dalla fine della Seconda Guerra Mondiale a oggi.
Abbiamo parlato con i protagonisti di questi risultati, in loco, presso la base italiana di Camp Arena.
A tracciare un bilancio di Isaf è il generale Manlio Scopigno che comanda la brigata meccanizzata «Sassari», da febbraio di stanza a Herat.
Classe 1963, Scopigno ha già preso parte alle missioni di pace in Somalia, Bosnia-Erzegovina, Kosovo, Macedonia e Libano.
E respinge le perplessità di chi mette in dubbio i risultati di Isaf.
«La missione è stata un successo perchè aveva il compito di rendere le forze armate afghane in grado di mantenere la sicurezza e avviare il processo di democratizzazione. Questo si è verificato puntualmente, come dimostrato dalle recenti elezioni svoltesi senza incidenti e con alta partecipazione popolare. Il 44% dei votanti era composto da donne. In questo momento, i principali nemici dell’Afghanistan sono sconfitti: non hanno più avuto la capacità di riconquistare territorio, nè di influenzare, o sobillare la popolazione, nonostante gli sporadici tentativi di scardinare il processo di democratizzazione con attentati.
Quanto al giudizio complessivo su Isaf, i dati statistici parlano chiaro: dal 2001, quando i Talebani erano al potere, a oggi, siamo passati da 18mila km di strade asfaltate, a 42mila.
Da zero canali radio/tv a 175; da mille scuole a 14mila, con un numero di insegnanti passato da 20.000 a 172.000.
Da zero utenti di internet, oggi sono 1,5 milioni gli afghani collegati.
Ma il dato più significativo riguarda l’accesso alle cure sanitarie da parte della popolazione: dall’8%, siamo arrivati all’85%.
La missione volge ora verso il termine: alla fine di luglio siamo passati da Comando regionale a Comando per Addestramento, assistenza e mentorizzazione.
Non ci occupiamo più di controllo diretto del territorio, ma di consigliare, addestrare e assistere le forze armate afghane. Il nostro impegno proseguirà anche nel 2015 solo nel caso in cui, in settembre, il nuovo presidente afghano firmi l’accordo bilaterale sulla sicurezza. In tal caso, Isaf si concluderà definitivamente e inizierà “Result support”. Altrimenti, entro il 31 dicembre, ce ne andremo».
A confermare le parole del suo omologo italiano, è il generale afghano Ziaraf Abed: eroe della guerra contro l’Urss, comanda una brigata nel prestigioso 207° Corpo d’armata, addestrato dal nostro contingente: «Tredici anni fa siamo partiti da zero – ricorda Abed – Avevamo solo una polizia locale armata con i residuati della guerra contro l’Urss. Oggi, grazie a Isaf, disponiamo di forze armate che ci consentono di tenere sotto controllo talebani, trafficanti di armi e oppio, criminali comuni, anche se dobbiamo implementare l’intelligence, l’aeronautica da combattimento e le tecniche di esfiltrazione dei feriti. Siamo molto grati agli italiani: senza di loro non ce l’avremmo fatta».
Il graduale ritiro dei nostri militari coincide con «Itaca 2», una gigantesca operazione ritenuta l’orgoglio di tutte le nostre Forze Armate.
Il colonnello Giuseppe Lucarelli, comandante della task force logistica «Italfor» spiega: «Lo Stato Maggiore della Difesa e il Comando Operativo Interforze, hanno pianificato questa operazione con molto anticipo – e nei minimi dettagli – per riportare indietro circa 23 km di container carichi di nostri mezzi, attrezzature, sistemi d’arma perfettamente ricondizionati e funzionanti. Ne tratterremo qui ancora soli 4 km, per le esigenze della missione Result support. Abbiamo noleggiato enormi aereo-cargo per portare questi mezzi, o direttamente in Italia, o negli Emirati Arabi, dove proseguiranno via nave verso i porti italiani. Uno sforzo logistico mai fatto dalla Nazione, con una organizzazione che ha consentito oltre all’efficienza, anche grandi risparmi, soprattutto se ci paragoniamo ad altri Paesi».
Risultati non da poco, che onorano il sacrificio dei 53 militari italiani caduti per la causa della pace in Afghanistan.
Andrea Cionci
(da “il Tempo”)
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Agosto 12th, 2014 Riccardo Fucile
LA LOTTA ALLA “CASTA” SALVA ANCORA LE REGIONI ITALIANE DOVE VIGE IL DIRITTO ALLA PENSIONE PER GLI EX CONSIGLIERI… L’ASSEGNO A VITA PREVISTO A 50 ANNI
Nuovi vitalizi crescono. Nel Lazio, la regione più colpita dagli scandali e dalle ruberie, sfugge di mano la spesa per mantenere vita natural durante gli ex consiglieri.
Non è una spesa irrisoria: la casta degli ex costa già 20 milioni di euro l’anno. E il Lazio vanta un record: è la regione che ha fissato l’età minima pensionabile più bassa.
A 55 anni, con pochi anni di carriera politica un consigliere ha diritto all’assegno per sempre. Ma, se non bastasse, c’è la possibilità d’anticiparlo a 50 anni.
È sufficiente sedere cinque anni all’assemblea della Pisana per ottenere l’assegno.
Eppure sembrava essere iniziata una guerra ai vitalizi.
Invece, un emendamento bipartisan, votato nel 2012, ha fatto saltare la norma voluta dal governo Monti, che prevedeva un’età minima di 66 anni e almeno 10 anni di mandato.
Per gli attuali consiglieri il vitalizio non esiste perchè è stato abolito, ma la legge non è retroattiva, e per gli ex onorevoli niente è cambiato.
Anzi, il bonifico della regione Lazio è cumulabile con quello del parlamento italiano ed europeo. E c’è chi comodamente fa parte della tripletta.
Tra questi, Domenico Gramazio: Pdl, già parlamentare e consigliere regionale, che grazie al cumulo supera i diecimila euro.
Il presidente Nicola Zingaretti promette di ricalcolare i vitalizi in pagamento. Ma solo al rientro dalla pausa estiva.
Oggi sono 270 — scrive il Messaggero — ma nel 2016 il numero è destinato a salire a 314. Infatti, ci sono 44 onorevoli vicini alla mezza età .
Le pensioni più basse sfiorano i 3mila euro.
Nel 2014 sono già scattati 5 vitalizi: Bruno Astorre e Marco Di Stefano, del Pd, che per il momento non possono ricevere la pensione perchè siedono in Parlamento; Giulio Gargano, ex assessore al Demanio della giunta Storace; il 21 agosto soffierà su 50 candeline anche Roberto Buonasorte de La Destra, partito che ha avanzato delle proposte per il superamento di questo privilegio; a seguire sarà la volta di Nicola Illuzzi (Lista Polverini).
Sia Buonasorte sia Illuzzi, per avere l’assegno del vitalizio dovranno versare una differenza perchè la scorsa legislatura, nella quale furono eletti, è terminata prima.
Ma è un buon investimento, visto il diritto anche alla reversibilità .
Il prossimo anno toccherà ad Annamaria Tedeschi, quota Idv, Monica Ciccolini (consigliere del centrodestra tra il 1995 e il 2000) e Clemente Ruggiero (eletto nel 2000 con l’Udeur).
Nel 2016 altra pioggia di vitalizi. Tra questi Enzo Foschi (Pd), Sandro De Gasperis, Nicola Palombi e Adriano Roma (Pdl).
Adriano Roma subentra a Franco Fiorito dopo lo scandalo sui rimborsi e resta in Consiglio per pochi mesi. Va meglio a Sabatino Leonetti che subentra a Vincenzo Maruccio dell’Idv, finito anche lui in galera per lo scandalo rimborsi, e che supera i 3 mila euro al mese.
Ma il paradosso si raggiunge con la governatrice Renata Polverini che per salvare i suoi 15 assessori esterni — non votati da nessuno – emana una legge ad hoc per estendere il vitalizio anche a loro.
E così l’anno prossimo anche Mariella Zezza ex assessore della Polverini, avrà il suo assegno che si aggiungerà a quello del suo collega del Bilancio, Stefano Cetica che già incassa quasi 3 mila euro al mese.
E nel 2016 anche l’ex assessore Luca Malcotti maturerà la pensione.
Oltre un terzo degli ex consiglieri percepisce vitalizi tra i 5mila e i 6mila euro al mese.
Tra questi: Piero Badaloni ex Governatore del Lazio, Luigi Cancrini, psichiatra e psicoterapeuta, eletto per un mandato nelle liste del Pci.
Sempre in quota partito comunista, il linguista Tullio De Mauro (3mila euro). Angiolo Marroni, Garante dei diritti dei detenuti — funzione per la quale riceve uno stipendio di 3mila euro — supera ottomila euro mensili.
Poi Goffredo Bettini del Pd (3.150 euro). Non se la passa male Donato Robilotta (4.900), dieci anni in consiglio regionale, già Presidente dell’Ipab Sant’Alessio di Roma.
Vitalizi cospicui anche per Paris Dell’Unto (5.150 euro), già socialista craxiano della prima repubblica e Marco Verzaschi (4.463 euro), coinvolto nell’inchiesta Lady Asl.
Loredana Di Cesare
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Agosto 12th, 2014 Riccardo Fucile
A CONFRONTO LE FRASI DEI DUE LEADER
Di Berlusconi Renzi non ha il conflitto di interessi, le collusioni con la mafia, gli intrallazzi affaristici.
Nè il gusto per la battuta greve e demodè, come l’omofobia esibita agilmente.
Il premier, al contrario, si ispira a un kennedysmo all’amatriciana, ha il gusto per la citazione poetica scaricata da internet, un decisionismo da capo scout.
Entrambi, però, coltivano un’antipolitica strutturale, sono intrisi di leaderismo, frequentano la retorica patriottica e il gusto per la battuta calcistica.
Un elenco di citazioni dei “gemelli diversi” della politica italiana…
RENZI “Ci vorrà tempo, sarà difficile, ci saranno intoppi. Ma nessuno potrà più fermare il cambiamento iniziato oggi”.
BERLUSCONI “Non mi fermerà nessuno, alla democrazia ghe pensi mi”.
R. “Sulle riforme ci siamo, gli 80 euro in busta paga ok, l’Irap va giù, pronti i soldi sulle scuole. Un pensiero affettuoso agli amici gufi”.
B. “Mi sembra che in Italia non ci sia una forte crisi, i consumi non sono diminuiti, per gli aerei si riesce a fatica a prenotare un posto, i ristoranti sono pieni.
R. “L’immagine del Paese non è quella legata alla indagini giudiziarie ma quella legata a operazioni come questa (sull’Expo, ndr).
B. “Se trovo chi va in giro a fare nuove serie sulla Piovra e a scrivere libri sulla mafia che hanno dato al mondo questa immagine dell’Italia, li strozzo”.
R. “C’è un’Italia molto più forte delle nostre paure e più forte dei nostri rancori. Questa Italia è quella che si alza e va a lavorare”.
B. “Scende in campo l’Italia che lavora contro quella che chiacchiera. L’Italia che produce contro quella che spreca”.
R. “Il compito della politica non è fare le manifestazioni ma cambiare le cose.”
B. “Se c’è una cosa pericolosa e che mi fa male è di vedermi assimilato a questi politici di professione che hanno alle spalle una carriera fatta di chiacchiere”.
R. “Io preferisco ammirare che invidiare. Preferisco collaborare che sabotare. Preferisco lavorare che rosicare”.
B. “Mettiamoci insieme, tutti noi, persone di buona volontà , che credono nell’amore e che credono che l’amore possa vincere l’invidia e l’odio. Un partito dell’amore? Sì”.
R. “Parlare di uomo solo al comando non può essere considerato negativo”.
B. “Non farò il politico come gli altri”.
R. “Per chi ama il calcio, è complicato non avvertire il vuoto pensando che uno dei più grandi allenatori di sempre, sir Ferguson, lasci dopo 27 anni la panchina del Manchester United”.
B. “Non vedo neanche un Van Basten in panchina”.
R. #mentreloro fanno ostruzionismo per provare a bloccare il cambiamento, noi ci occupiamo di posti di lavoro.
B. “Fidatevi di me. Lasciatemi lavorare e vedrete che i risultati arriveranno”.
R. “Io sono solo con gli 11 milioni di italiani che hanno votato per me e solo con questi e con il mio team questo Paese cambierà ”
B. “Chi è scelto dalla gente è come unto dal Signore”.
B. “Quando saremo chiamati a scegliere il nostro candidato premier, lo faremo con primarie, ma io ho già detto e ripetuto che sosterrò lui, Angelino Alfano”.
R. “Enrico stai sereno”.
Salvatore Cannavò
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Agosto 12th, 2014 Riccardo Fucile
L’EX BRIGATISTA È STATO INVITATO A PISA PER PRESENTARE IL LIBRO “IL PANE E LA MORTE”
A Perignano, in provincia di Pisa, è esploso il caso Renato Curcio.
L’ex brigatista è stato invitato domenica alla “Festa Rossa”, evento organizzato dall’omonima associazione culturale di ispirazione comunista, per presentare il suo libro Il Pane e la Morte.
Un po’ come Schettino a La Sapienza, la notizia ha suscitato molta indignazione, non per il contenuto del libro, ma per il passato terrorista di Curcio, che mette in dubbio l’adeguatezza del suo invito a una festa popolare.
“Chissà quanti dei giovani sanno che quel signore ormai anziano è stato il fondatore delle Brigate Rosse, il gruppo terrorista protagonista degli anni di piombo in Italia, responsabile dell’assassinio di poliziotti, carabinieri, giornalisti, sindacalisti, dirigenti dello Stato e politici statisti.
Chissà se sanno chi era Aldo Moro e la storia del suo rapimento, della sua prigionia e della sua esecuzione da parte del “tribunale del popolo” delle Brigate Rosse”, ha commentato Riccardo Buscemi, vice presidente vicario del consiglio comunale.
“La Rossa” non cancella l’appuntamento e replica per voce del suo presidente Paolo Papucci: “Non siamo un partito, siamo solo un’associazione che vuole parlare e discutere di tematiche forti, insieme a personaggi in grado di farlo. Curcio ha pagato e il suo passato non ci interessa e non è al centro del dibattito”.
Nonostante le polemiche, dunque, l’ex brigatista non è mancato all’evento, e ha parlato di ambiente e veleni del popolo industriale, illustrando i danni delle centrali termoelettriche e del petrolchimico e la connessione di questi con l’alto tasso di mortalità
Chiara Ingrosso
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Agosto 12th, 2014 Riccardo Fucile
“QUELLI CHE CHIAMIAMO TERRORISTI SONO UNA RISORSA QUANDO SERVONO E UN NEMICO QUANDO NON SONO PIU’ NECESSARI”
C’è il pericolo immediato del fondamentalismo in Europa?
“Certamente c’è un pericolo e l’arcivescovo di Mosul ha ragione di preoccuparsi, perchè i cristiani stanno scomparendo in Medio Oriente. Tuttavia, sarei cauto prima di parlare di pericolo del fondamentalismo islamico in Europa”.
Così Franco Cardini, storico e saggista, commenta le dichiarazioni sul pericolo lanciato dall’Iraq di una “invasione”degli estremisti islamici in Europa.
Allora non dobbiamo preoccuparci?
I gruppi terroristi rappresentano una vera minaccia, il pericolo di un treno o metropolitana che salta in aria c’è sempre e per questo bisogna stare sempre molto attenti. Ma mi sembra che tra tutte le domande, non ci siamo posti quelle fondamentale.
Quale sarebbe? Sapere chi arma l’Isis, chi sono le fonti del finanziamento?
La risposta sarebbe imbarazzante per molti paesi occidentali. La logica spesso è “non li appoggiamo, ma li sosteniamo”. Non so se si tratta di schizofrenia o di o di assenza totale di linea politica.
A che tipo di gioco stiamo giocando?
Quelli che chiamiamo terroristi spesso sono una risorsa quando servono, e un nemico quando non sono più necessari. Il mondo occidentale è in contraddizione continua. Ci lamentiamo di situazioni che nella maggior parte delle volte abbiamo creato a causa di interessi economici americani, inglesi e francesi.
L’intervento americano e francese potrebbe essere utile in Iraq?
Gli interventi militari immediati sono come le cure immediate, servono per eliminare un sintomo, ma la malattia rimane. Siamo dinanzi a una malattia grave, che è nata dalla disillusione del mondo arabo a cui abbiamo promesso tante cose, che poi non abbiamo concesso. Abbiamo creato una disillusione tale da far credere che dell’occidente non si possono fidare.
È così che nascono i movimenti radicali?
Fino al 2003 il problema delle intolleranze religiose – almeno in Iraq – era contenuto, ormai non è più così. L’inizio della fine è stato creato dagli americani, dalla loro intenzione di entrare in guerra per abbattere Saddam Hussein.
C’è una mancanza di attenzione da parte dei mass media?
Diciamo che lo spettatore medio si annoia presto di un soggetto. La gente si preoccupa per le crisi che succedono, si infervora per qualche settimana, e poi nessuno ne parla più. Quando il problema riesplode, lo spettatore si accorge che non è cambiato nulla tra la prima crisi e la seconda. Un esempio su tutti è la crisi fra palestinesi e Israele. In questo modo però non si avrà mai una soluzione definitiva alle crisi.
Chi può avere un ruolo di primo piano in Iraq per evitare il genocidio delle minoranze?
Le Nazioni Unite potrebbero fare tanto, ma è molto difficile che riescano a essere tempestive. Sono loro che devono intervenire, non è possibile lasciare un Paese a prendere decisioni in maniera unilaterale: spesso dietro questo interventismo ci sono interessi economici.
Laetitia Mechali
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Agosto 12th, 2014 Riccardo Fucile
“ITALIA FANALINO DI CODA PER L’IMPIEGO DELLE RISORSE MESSE A DISPOSIZIONE, PIU’ DELLA META’ DEI SOLDI RISCHIA DI EVAPORARE”
L’Italia «si distingue per la sua, tutt’altro che lusinghiera, incapacità nello spendere i fondi comunitari»; con «un ritardo cronico nei confronti degli altri Paesi membri».
È l’allarme che rilancia oggi l’Eurispes sul fronte del programma di spesa dei fondi strutturali 2007-2013.
Dai dati aggiornati a aprile 2014 – indica una nota dell’istituto di ricerca, il tasso di attuazione in Italia è «poco al di sopra del 45%, ben al di sotto della media Ue (60,81%), e del PAese che ha registrato la performance più lusinghiera, la Lituania (80,1%).
Solo due Paesi «sono riusciti a fare peggio di noi: la Croazia (22%) che non ha avuto il tempo materiale (è stata ammessa nell’Ue nel 2013) e la Romania, fanalino di coda con il 37%».
Dei fondi europei 2007-2013, ancora «ben 14,39 miliardi devono essere spesi entro la data limite» di fine 2015.
«Ad oggi è stato speso meno della metà delle risorse disponibili».
Sul fronte delle Regioni, il tasso di attuazione medio dei programmi operativi regionali (Por) relativi all’obiettivo «convergenza» vede «due velocita: i virtuosi, Basilicata ed in minor misura la Puglia, con valori chiaramente superiori alla media del Sud Italia; dall’altro lato i ritardatari – rileva ancora il rapporto Eurispes – che esibiscono livelli di attuazione dei programmi operativi particolarmente modesti, soprattutto in relazione alla spesa dei fondi Fesr. Il 33,3% della Campania spicca negativamente».
Il tasso di realizzazione dell’Obiettivo Convergenza del programma 2007-2013, per le risorse Fesr si ferma al 33,3% in Campania, al 36,5% in Calabria, al 40,5% in Sicilia, al 59,4% in Puglia, al 62,2% in Basilicata; per il Fse, al 56,4% in Sicilia, al 59,1% in Campania, al 59,6% in Calabria, al 62% in Puglia, al 74,3% in Basilicata.
Complessivamente, tra Fesr e Fse, gli stanziamenti non spesi sono pari a circa 2,52 miliardi su 3,99 impegnati in Campania, 2,4 miliardi su 4,3 in Sicilia, 1,3 miliardi su 3,25 in Puglia, 1,12 miliardi su 1,92 in Calabria, 146 milioni su 429 in Basilicata.
(da “La Stampa”)
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Agosto 12th, 2014 Riccardo Fucile
QUESTI SAREBBERO I VOLTI NUOVI DEL CALCIO ITALIANO
Sono i volti del calcio italiano degli ultimi vent’anni.
Messi in fila, uno dietro l’altro, formano quasi una squadra di pallone.
Tutti, in modo più o meno significativo, hanno avuto problemi con la giustizia sportiva o ordinaria.
E tutti, in modo più o meno fattivo, si sono spesi per l’elezione di Carlo Tavecchio a presidente della Figc.
1) Luciano Moggi Grande protagonista di Calcio-poli, è stato condannato a 5 anni (giustizia sportiva) e successivamente radiato dal calcio.
2) Pasquale Foti (Reggina) Un anno e 6 mesi di squalifica per Calciopoli.
3) Enrico Preziosi (Genoa) Per il reato di bancarotta fraudolenta del Como ha patteggiato una pena di 23 mesi, per la frode sportiva nella partita Genoa e Venezia è stato condannato a 4 mesi di reclusione, per frode fiscale è stato condannato in primo grado a 1 anno e 6 mesi (in tutti e tre i casi, giustizia ordinaria).
4) Adriano Galliani (Milan) Cinque mesi di squalifica per Calciopoli.
5) Claudio Lotito (Lazio) Per brevità , ricordiamo solo due dei procedimenti giudiziari a carico del presidente della Lazio (ad oggi, condannato in via definitiva solo dalla giustizia sportiva). Quattro mesi di squalifica per Calciopoli. Condannato in appello a 18 mesi per aggiotaggio, è stato poi prescritto in Cassazione.
6) Maurizio Zamparini (Palermo) Imputato per la costruzione di un centro commerciale a Benevento, queste le richieste dell’accusa: 2 anni e 6 mesi per truffa, 1 anno per falso; 2 anni e 8 mesi per istigazione alla corruzione e alcune assoluzioni per altri reati. Ha subìto un’inibizione sportiva di 6 mesi per plusvalenze fittizie, annullata poi dalla Corte di Giustizia federale.
7) Gianluca Paparesta (Bari) Ha patteggiato una squalifica di 2 mesi nel processo Calciopoli bis.
8 ) Mario Macalli (presidente Lega Pro) Nel 2013 è indagato per il fallimento del Pergocrema, dal 2014 è indagato anche per abuso d’ufficio.
9) Antonio Matarrese (membro onorario Figc) Ha collezionato un numero impressionante di poltrone tra Parlamento e calcio italiano (è stato pure presidente dell’Unione Razze Equine). Nel luglio del 2000 è stato condannato dal Tribunale di Roma a sei mesi per abuso d’ufficio, per l’iscrizione irregolare del Torino al campionato del 1993.
10) Franco Carraro (membro onorario Figc) L’uomo ovunque del calcio, della politica, delle banche, dei salotti italiani: si è meritato il soprannome di “Il poltronissimo”. Coinvolto in Calciopoli quando era presidente della Figc, è stato prosciolto dall’accusa di frode a livello penale, mentre il processo sportivo si è chiuso con una multa di 80 mila euro.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Agosto 12th, 2014 Riccardo Fucile
“IL MODO PER RECUPERARE LE RISORSE E’ UNA FARSA: SE DECIDI DI FARE UN FINANZIAMENTO LO DEVI FARE CON SOLDI TUOI”
Un “surrogato” per la Corte dei Conti e dall’”effetto minimo” per la Confcommercio ma il bonus 80 euro arrivate nelle buste paga a maggio per effetto del dl Irpef votato dal governo Renzi toglierebbe soldi a Regioni e comuni.
E così che il Veneto, guidato dal leghista Luca Zaia, ricorre alla Corte Costituzionale per le modalità di recupero delle risorse decise dal governo.
L’annuncio del ricorso alla Consulta è arrivato proprio dal governatore che ha fatto sapere che la giunta ha adottato una delibera in tal senso: “Troppo facile fare copertura togliendo soldi a Regioni e comuni”.
Eppure in una intervista il ministro dell’Ecomonia Pier Carlo Padoan aveva detto che avrebbe voluto più risorse a disposizione.
“Non abbiamo niente — ha detto — contro chi gli 80 euro li prende, al di là del fatto che vengono lasciati fuori i più bisognosi, i disoccupati e i pensionati. Ma il modo per recuperare le risorse, il ‘montepremi’ che vale 6 miliardi e 400 milioni di euro, è una farsa: se decidi di fare un finanziamento, lo devi fare con soldi tuoi. È troppo facile, e c’è il rischio che passi il principio, farlo togliendo soldi alle Regioni e agli enti locali, tanto più con tagli orizzontali, basati sulla spesa storica del 2013. Così si premiano le Regioni più sprecone”.
Zaia ha quindi spiegato che, pur non essendo d’accordo con i tagli — “si va a ledere l’autonomia di bilancio delle Regioni, in maniera arbitraria, mettendoci in grande difficoltà ” -, si è scelta questa strada di “insinuarsi nella partita attraverso le modalità di finanziamento che riteniamo non corrette, non distinguendo tra Regioni virtuose e non virtuose“.
“Siamo preoccupati — ha concluso — perchè, per questa strada, c’è il timore che si metta mano anche ai fondi per il servizio sanitario. Il Governo i soldi non li ha, ha fatto un provvedimento senza coperture, e vogliamo che sia chiaro anche alla gente che quel che gli danno con una mano, lo sottraggono al territorio con un caterpillar”.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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