Settembre 5th, 2022 Riccardo Fucile
L’ULTIMO TRUCCO DI PUTIN: NASCONDERE LA POVERTÀ CAUSATA DALLE SANZIONI… LA DUMA HA APPROVATO UNA NORMA CHE COSTRINGE I CONDOMINI A PAGARE LE BOLLETTE DELLE FAMIGLIE MOROSE, UNO STRATAGEMMA PER NON FAR RISULTARE NUOVI POVERI
Pagano tutti, anche per quelli che non ce la fanno. Con un colpo di bacchetta magica, anzi con un provvedimento urgente approvato dalla Duma alla sua riapertura, spariscono le famiglie russe che non riescono più a pagare le bollette di gas, luce ed elettricità.
La nuova misura non prevede incentivi ma si limita piuttosto a un’opera di cosmesi introducendo il principio della «corresponsabilità» all’interno dei condomini con più di quattro appartamenti, che stabilisce la presa in carico dei debiti degli inquilini morosi da parte dei vicini.
Alla fine, è sempre una questione di prospettive, e del modo di raccontarle. Il Cremlino parla di giustizia sociale. Gli economisti che studiano la vita russa, ormai a distanza, sostengono che si tratti invece di uno stratagemma, perché in questo modo i nuovi poveri spariscono all’interno di una nuova contabilità.
Le sanzioni e la loro presunta inefficacia sono la palestra dell’ardimento della propaganda e di questi giochi di prestigio. «Abbiamo bruciato quasi cento miliardi di dollari per tenere in piedi la nostra economia».
Questa frase non è stata pronunciata pochi giorni fa da un bieco occidentalista.
A farlo, è stata Olga Skorobatova, vicegovernatrice della Banca centrale russa, a cui è sfuggito un dato chiaro sul costo che la Russia sta pagando con la continua immissione sul mercato interno di denaro pubblico, utile a calmierare i prezzi di beni primari comunque in costante crescita. Come dimostrano pane, carne e verdure, saliti di un altro 5% rispetto allo scorso luglio.
L’impoverimento collettivo creato dalle sanzioni è impossibile da negare, anche solo affidandosi all’aneddotica spicciola. Aeroflot è obbligata a smontare i propri aerei che coprivano tratte extra nazionali per trovare pezzi di ricambio
A causa della mancanza di auto occidentali, Yandex, il più diffuso servizio di taxi, che opera quasi in regime di monopolio, è stato costretto a fare ricorso alle auto Lada di produzione russa, meno comode e sicure, chiedendo un aumento delle forniture. Ma la produzione ormai è ferma. Persino il governo ha dovuto stimare un crollo del 90% nel comparto automotive, che resta pur sempre un indicatore affidabile sullo stato di salute di una economia. Per Yandex sono in arrivo auto della bielorussa Unison, che assembla parti delle macchine cinesi Zotye, come accadeva ai tempi dell’autarchia sovietica.
L’Istat russa si chiama Rosstat. E fa il suo lavoro, nel silenzio dei media di Stato. Nell’estate del 2022 l’industria nazionale è crollata. Su ventiquattro settori presi in esame, 18 hanno subito un calo che dal 6% del settore alimentare arriva allo sprofondo di quello automobilistico.
L’iniezione di miliardi di denaro pubblico tiene a bada i prezzi, ma nulla può contro la chiusura delle fabbriche dovuta all’abbandono delle aziende occidentali e soprattutto agli embarghi sulla tecnologia che di fatto paralizzano ogni processo produttivo.
Gli unici settori che prosperano sono legati alla guerra, soprattutto siderurgia e farmaceutica, per altro beneficiati da uno stanziamento di novanta miliardi di dollari.
Ma il Cremlino continua a diffondere una realtà parallela che spesso attecchisce anche dalle nostre parti, basandosi su dati che hanno comunque qualche fondamento di verità.
La televisione economica filogovernativa Rbk ha appena affermato che l’impatto negativo delle sanzioni è stato «ampiamente» sopravvalutato e nel 2022 la contrazione del Pil potrebbe fermarsi al 3%, invece del 6 previsto anche dalla Banca mondiale. Anche i redditi della popolazione, che dovevano crollare, sono scesi solo dello 0,8%.
«La crisi dell’economia russa non è una caduta rapida ma una contrazione lenta e graduale che durerà per alcuni anni». Ruben Yenikolopov, il rettore della Scuola russa di economia, riassume così la situazione: «Se vi è capita di incontrare un boa che stritola lentamente al posto di una vipera dal morso letale, non è sempre una buona notizia».
E spiega come alcuni dati che portano acqua al mulino dei contrari alle sanzioni siano specchietti per le allodole.
Perché il Pil non dovrebbe limitarsi a scendere di poco, ma dovrebbe crescere in maniera esponenziale, per compensare la più grande spesa pubblica possibile: la guerra. L’ambiguità maggiore quando di parla di sanzioni riguarda la loro efficacia nel far finire al più presto la guerra.
Perché la verticale del potere putiniano si basa sugli apparati, ovvero Servizi segreti ed esercito, i cosiddetti Siloviki, gli «uomini della forza». E sulle risorse energetiche che via Gazprom irrorano in modo esclusivo un sistema che non è stato toccato in alcun modo. Ancora Yenikolopov: «La luce russa non si è spenta subito perché l’Europa non ha ridotto e non sta riducendo così rapidamente l’acquisto delle nostre risorse energetiche».
Le ragioni di questa riluttanza sono note e se ne discute ormai da sei mesi. Vladimir Milov, ex deputato ed ex presidente dell’Istituto di politica energetica, è convinto che il blocco delle tecnologie finirà per colpire anche l’industria bellica. Ma con il gas e con il petrolio, Putin guadagna più di prima e può continuare la sua guerra almeno per un altro anno. Le sanzioni che non funzionano sono quelle che non ci sono ancora.
(da il “Corriere della Sera”)
argomento: Politica | Commenta »
Settembre 5th, 2022 Riccardo Fucile
E A WASHINGTON SI SONO FATTI PIÙ DI UNA DOMANDA SULLE REALI MOTIVAZIONI: “I NOSTRI CONTATTI HANNO INSINUATO UNA RELAZIONE PIÙ NEFANDA. CREDONO CHE BERLUSCONI E I SUOI SODALI STIANO TRAENDO UN PROFITTO PERSONALE ED ENORMI”
Perché, dal 2008 in poi, quando i diplomatici americani iniziarono a mettere in guardia il nostro Paese, nessuno ha preso sul serio l’allarme? Con 14 anni di tempo a disposizione, che cosa è stato fatto per diversificare le fonti di approvvigionamento, in modo da mettere in sicurezza la nostra economia, prima che si arrivasse a una grave crisi? Sono domande inevitabili, se si leggono le corrispondenze segrete (cablo) della diplomazia statunitense, che riguardano gli anni dalla fine del 2001 a febbraio del 2010.
Documenti autorevoli e resi pubblici dall’organizzazione di Julian Assange, WikiLeaks, nel 2010.
La questione della Russia di Putin e della dipendenza energetica del nostro paese da Mosca vengono descritte dall’ambasciatore Ronald Spogli come “un motivo di attrito in quella che è, altrimenti, una relazione quasi senza alcuna forma di attrito. Berlusconi gestisce direttamente la relazione con Mosca”.
Due erano i sospettati principali: l’Eni e Berlusconi.
“L’Eni è parte di un complotto del Cremlino?”, si chiedevano i diplomatici Usa, analizzando quella che, secondo loro, era una precisa strategia politica della Russia di Vladimir Putin: stringere l’Europa in una morsa, con il ricatto dell’energia.
Nell’aprile del 2008, discutono anche della necessità di mandare “duri messaggi all’amministratore delegato dell’Eni, Paolo Scaroni”.
Ma Scaroni non sembra turbato. Racconta ai diplomatici americani: “Più conosco i russi, più sono preoccupato”, ma descrive la relazione Eni-Gazprom come “perfetta”: burocratica, “ma affidabile”.
La relazione speciale tra Putin e Berlusconi viene analizzata e ricondotta a molteplici fattori, tra cui il desiderio di quest’ ultimo di essere trattato da statista di profilo internazionale.
I sospetti di un suo interesse economico personale, però, ricorrono nei documenti e vengono riportati con parole molto esplicite: “I [nostri] contatti sia nel partito di opposizione di centrosinistra, il Pd, sia in quello di Berlusconi, il Pdl, tuttavia, hanno insinuato una relazione più nefanda”, scrive Spogli nel gennaio del 2009, “credono che Berlusconi e i suoi sodali stiano traendo un profitto personale ed enorme dai molti affari energetici tra l’Italia e la Russia”.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Settembre 5th, 2022 Riccardo Fucile
ATTACCA L’EUROPA, SBATTE AL MURO DRAGHI SUGLI ACCORDI DEL PNRR, RICICCIA QUOTA 41 PER I PENSIONATI… LA PREOCCUPAZIONE DELLA MELONI: UNA LEGA ALL’11% E FORZA ITALIA AL 6% VUOL DIRE IL DEFENESTRAMENTO DEL CAPITONE E LO SFARINAMENTO DEL PARTITO DI ARCORE… GIORGIA TEME DI FARE LA FINE DI BERSANI NEL 2013: OTTIENE L’INCARICO MA NON FA IL GOVERNO
No, Salvini non ci sta: non ci sta a diventare, a partire dal 26 settembre, il valletto di Giorgia Meloni.
E ogni giorno, anche più volte al dì, prova, il poverino, a far saltare il tavolo del centrodestra: attacca l’Europa (“Siamo di fronte all’unico caso al mondo in cui le sanzioni per fermare una guerra, non danneggiano i sanzionati, ma coloro che sanzionano. Evidentemente a Bruxelles qualcuno ha sbagliato i conti”).
Dopodiché il Truce sbatte al muro Draghi sugli accordi del Pnrr e balneari (“Ditemi voi se in un momento come questo il governo non trova i soldi per bloccare cartelle esattoriali e aumenti delle bollette, ma trova il tempo per impegnarsi a svendere le spiagge italiane”), continua ricicciando la crociata anti-Fornero su quota 41 per i pensionati e nicchia sul Reddito di Cittadinanza, che Fratelli d’Italia e Forza Italia vogliono cassare.
Aggiungere TikTok Berlusconi che in ogni intervista ci tiene a far sapere che sarà lui, membro del Partito Popolare Europeo, a garantire la presentabilità di Donna Giorgia nel contesto europeo, altro che l’ombrello di Draghi.
Anche se poi il Cavaliere non può far finta di dimenticare quanto l’ha ingrassato il putinismo petrolifero e sull’invasione ucraina spara strunzate del tipo: “E’ stata una decisione sbagliata, io so che Putin è stato forzato dal suo paese, dalla sua gente, dai suoi uomini, dal partito comunista a intervenire per difendere le repubbliche del Donbass dall’Ucraina”,
A Cernobbio una Meloni in modalità Draghetta, stanchissima nella sua perfomance da premier in pectore, in equilibrio tra declinare un programma di centrodestra e rassicurare l’establishment, seduta accanto al Capitone lombardo, si porta le mani in faccia e non sa che pesci prendere.
Mentre si sforza a rendersi geopoliticamente “affidabile” all’Unione Europea, gli altri continuano a prendere le distanze cercando di fotterla. Certo, il potere è un collante potentissimo, ma fino a quanto dura lo stillicidio? Che farà Mattarella, davanti alla disunità di intenti dei tre caballeros?
I sondaggisti sottolineano che il nuovo vestito politico di “Io sono Giorgia”, sventolante l’Agendina Draghi, qualcosa sta togliendo alla sua irresistibile ascesa: lo zoccolo duro dei nostalgici la sta abbandonando.
Ma la vera, unica preoccupazione della Meloni non è un centrodestra unito nella forma ma diviso nella sostanza bensì il crollo nei sondaggi di Salvini e Berlusconi: una Lega spiaggiata all’11% e Forza Italia sfinita al 6% vuol dire il defenestramento di Salvini da parte dei governatori draghiani Zaia-Fedriga-Fontana e lo sfarinamento del partito di Arcore a favore di “Azione” di Calenda.
Oltre al fatto che in Senato il centrodestra correrebbe il rischio di non avere la maggioranza, Giorgia teme di fare la fine di Bersani nel 2013: ha l’incarico ma non fa il governo.
(da Dagoreport)
argomento: Politica | Commenta »
Settembre 5th, 2022 Riccardo Fucile
ORMAI E’ AMMESSA ISTIGAZIONE ALL’ODIO RAZZIALE, LE ISTITUZIONI FANNO FINTA DI NULLA, SONO INQUINATE DAL SOVRANISMO
Ha pubblicato un video sulla sua pagina Facebook. Un filmato che deve essergli piaciuto talmente tanto da auto-mettersi un like sulla sua pagina social.
Poi la modifica (dopo alcune ore) con il riferimento al reato di “accattonaggio molesto”. Il tutto, però, mentre immortala una donna rom che stava camminando per le strade di Firenze.
Questa “opera Pia” è stata pubblicata dal capogruppo della Lega nel capoluogo toscano Alessio Di Giulio e utilizzata come “spot elettorale” in favore del Carroccio in vista del voto per le Politiche del prossimo 25 settembre.
Il rappresentante della Lega, come si vede dal filmato che lui stesso ha pubblicato, si è avvicinato a una donna rom in una delle strade del centro di Firenze e, con volto sorridente e fare sornione, le si avvicina mentre pronuncia questa frase:
“Il 25 settembre vota Lega per non vederla mai più. Per non vederla mai più”.
La donna, che all’inizio salutava e sorrideva non avendo intuito l’obiettivo di quel filmato, gli ha replicato: “No, non dire così”.
E Alessio Di Giulio, ancor più sorridente ribadisce il suo spot elettorale:
“Sì! Il 25 settembre vota Lega in modo che lei a Firenze non ci sia più”.
Poi, sempre sorridente, si allontana e termina le riprese. E sui social, inizialmente, aveva condiviso questo filmato con l’appello al voto. Poi, oltre sei ore dopo, ha modificato quel post con il riferimento al reato di “accattonaggio molesto”.
Peccato che il filmato non mostri alcun tipo di reato da parte della donna che stava camminando per le strade del centro di Firenze. Inoltre, quelle parole sferzanti rivolte alla donna rom non possono che riportare alla memoria – per dialettica e toni – alla persecuzione che in quell’epoca storica condizionata dal nazismo veniva denominata “Porajmos” e provocò lo sterminio di circa 500mila persone (tra la Germania e i suoi alleati).
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Settembre 5th, 2022 Riccardo Fucile
PREPARATEVI ANCHE IN ITALIA, IL SOVRANISMO E’ QUESTO: VIETATO DISSENTIRE E MAGISTRATURA ASSERVITA AL GOVERNO
Un tribunale di Mosca ha accolto la richiesta delle autorità russe di revocare la licenza a Novaya Gazeta, il prestigioso giornale indipendente russo.
Ultima mossa repressiva del Cremlino che fa seguito a una pressione che dura da mesi, se non anni, contro i media investigativi slegati dal governo, gli attivisti dell’opposizione e i gruppi per i diritti umani.
La sentenza contro Novaya Gazeta, la storica testata di Anna Politkovskaja e del direttore premio Nobel per la pace Dmitry Muratov, arriva nel contesto della campagna militare russa in Ucraina e dello sforzo del governo di mettere a tacere i critici di quella che definisce un'”operazione militare speciale”.
Muratov ha definito la sentenza “politica” e “priva della minima base legale” e ha promesso di contestarla. Roskomnadzor, l’autorità russa di regolamentazione dei media e di internet, ha chiesto al tribunale di revocare la licenza con l’accusa di non aver presentato in tempo alle autorità lo statuto della redazione.
Pochi giorni dopo l’invio delle truppe in Ucraina da parte del presidente russo Vladimir Putin, il 24 febbraio, il parlamento russo ha approvato una legge che vieta il presunto denigramento delle forze armate russe o la diffusione di “false informazioni” sull’operazione militare del Paese in Ucraina. Da allora decine di media indipendenti russi sono stati banditi, mentre altri hanno annunciato l’interruzione di qualsiasi servizio giornalistico sull’Ucraina. La nuova “legge bavaglio” prevede fino a 15 anni di reclusione per la diffusione di informazioni sulle forze armate che dovessero essere ritenute false.
Novaya Gazeta è stata costretta a sospendere l’attività in Russia nel mese di luglio a causa delle pressioni delle autorità. Già a fine marzo il giornale aveva annunciato la sospensione delle pubblicazioni, sia cartacee sia online.
Il governo russo aveva fatto uscire l’ultimo numero del giornale con due pagine bianche, censurate: l’ultima edizione era stata stampata in doppia lingua, russo e ucraino, e conteneva un rapporto dettagliato sulla città ucraina di Kherson occupata.
Dopo la sospensione di marzo una decina di giorni dopo, alcuni giornalisti della redazione avevano lanciato un nuovo media con sede all’estero.
Novaya Gazeta è stato il più importante quotidiano indipendente della Russia, nato nel 1993. Tanto famoso quanto ritenuto scomodo dalle auorità.
Basti pensare ai reportage di Politkovskaja, penna di punta del giornale dal 1999, sulla guerra in Cecenia, che sono costati la vita alla giornalista, uccisa il 7 ottobre 2006 nell’ascensore del suo palazzo a Mosca. In tutto sei giornalisti del quotidiano sono stati uccisi in assassinii che, secondo la redazione e le associazioni per i diritti umani, erano legati alla loro attività giornalistica.
La decisione di revocare la licenza arriva a meno di una settimana dalla morte dell’ultimo leader dell’Unione Sovietica, Mikhail Gorbaciov, un sostenitore chiave di Novaya Gazeta che ha donato una parte del suo premio Nobel per la pace del 1990 per fondare il giornale.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Settembre 5th, 2022 Riccardo Fucile
MATTARELLA 61%, DRAGHI 54%… STACCATI MELONI 39% E CONTE 34%
In base al sondaggio realizzato dall’istituto di ricerca Quorum/YouTrend per Sky TG24, le figure in cui gli italiani ripongono maggiormente fiducia sono ancora il presidente della Repubblica Sergio Mattarella (61%) e il presidente del Consiglio uscente Mario Draghi (54%). Seguono i leader di partito Giorgia Meloni (39%); Giuseppe Conte (34%), Matteo Salvini (29%), Silvio Berlusconi (29%), Emma Bonino (25%), Enrico Letta (24%), Luigi Di Maio (18%), Carlo Calenda (19%) e Matteo Renzi (17%).
Infine, da quanto si evince dalla rilevazione, continua ad essere positivo il giudizio sull’operato del governo uscente (57%)
Il 90% degli italiani è preoccupato per l’arrivo dell’inverno e le sue conseguenze per il caro bollette, come emerge ancora dal sondaggio realizzato dall’istituto di ricerca Quorum/YouTrend per Sky TG24, dal quale affiora inoltre un ritorno di interesse per la questione Ucraina, che dal punto di vista politico crea una spaccatura con una forte polarizzazione tra destra e sinistra.
Se gli elettori di centrosinistra sono convinti che la scelta di sanzionare la Russia sia stata giusta (71%) e con loro anche gli elettori di Lega (47%) e Forza Italia (52%) – per quanto in tono minore – gli elettori del primo partito d’Italia, Fratelli d’Italia, con una secca maggioranza sostengono che sia stato un errore (55%).
C’è invece indecisione su chi tutelare tra il sistema produttivo e i cittadini in maniera prioritaria: il 34% degli italiani sostiene che si dovrebbe dare precedenza ai cittadini, il 36% alle industrie.
La visione “industrialista” è vista soprattutto da destra (44% vs 30%) mentre a sinistra prevale, in tono minore, la tutela dei cittadini (44% vs 40%). Solo gli elettori di M5S (40% vs 31%) e Terzo Polo (48% vs 34%) sono più chiaramente schierati verso i cittadini.
In questa situazione, anche il ricorso al nucleare acquista un nuovo peso, infatti il 45% degli italiani valuta come un’eventualità praticabile quella di investire su di esso per difendersi da future crisi energetiche, contro un 37% che lo nega. Anche qui si nota una spaccatura tra centrodestra nettamente “nuclearista” (76%) in tutti i suoi partiti, così come gli elettori del Terzo Polo (84%). Contrari centrosinistra (47%) e Movimento 5 Stelle (53%).
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Settembre 5th, 2022 Riccardo Fucile
FDI 24,2%, PD 21,9%, LEGA 13,5%, M5S 12,1%, FORZA ITALIA 8,1%, AZIONE-ITALIA VIVA 5,2%
La coalizione di centrodestra – rispetto alla scorsa rilevazione – arretra al 47,3% (era al 48,5% la scorsa settimana) così come il centrosinistra al 28,5% (era al 29,5% la scorsa settimana) .
È quanto emerge dal sondaggio realizzato dall’istituto di ricerca Quorum/YouTrend per Sky TG24.
Se si andasse alle elezioni oggi, questo sarebbe lo scenario: FdI ancora primo partito con al 24,2% (24,1% nella precedente rilevazione), seguito dal Pd al 21,9% (22,3%).
La Lega registra un 13,5% (13,8%) mentre il M5S ottiene il 12,1% (11,1%).
FI è all’8,1% (8,7%); Azione/Italia Viva 5,2% (5,3%); Sinistra italiana/Europa Verde si attestano al 3,5% (3,2%); ItalExit al 2,6% (2,5%); +Europa al 2,2% (2,9%); Noi Moderati all’1,5% (1,9%); Impegno Civico è allo 0,9% (0,7%).
Mentre la quota di indecisi e astenuti cresce al 42% dal 38,8%.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Settembre 5th, 2022 Riccardo Fucile
ESILARANTE LA FRASE: “E’ STATO BERLUSCONI A PORRE FINE ALLA GUERRA FREDDA”
Mara Carfagna e Mariastella Gelmini sono delle ingrate. E ogni voto dato a loro va al Pd. Marta Fascina, parlamentare di Forza Italia e compagna di Silvio Berlusconi, va all’attacco dei transfughi in un’intervista rilasciata oggi a Libero.
«Sono stata la prima firmataria, in questa legislatura, di una proposta di legge di revisione costituzionale finalizzata a impedire i cambi di casacca parlamentari. Chi è eletto sotto le insegne di un partito e poi, per ragioni più o meno comprensibili, decide di cambiare idea, deve avere il coraggio di dimettersi e di lasciare il Parlamento. Non è possibile assistere a fenomeni di transumanza che altro non fanno che ingrossare il solco che divide elettori ed eletti incidendo negativamente anche sulla fiducia nei confronti della politica».
E quindi, dice Fascina a Pietro Senaldi, «i personaggi da lei richiamati hanno per anni ricevuto prebende e incarichi apicali nel partito e nelle istituzioni grazie al presidente Berlusconi e ciononostante, oltre all’incoerenza e al tradimento del patto elettorale, hanno manifestato anche una grave irriconoscenza umana e politica nei confronti di chi li ha politicamente creati. Queste persone oggi sono candidate con partiti guidati da ex segretari del Pd o europarlamentari eletti sotto le insegne del Pd. Dunque ogni voto dato loro è regalato alla sinistra».
Infine, la deputata difende il suo fidanzato dalle accuse di essere filo-Putin: «Come si può pensare che il presidente Berlusconi, figura di spicco del Partito Popolare Europeo, capo di governo straniero più acclamato dal Congresso Usa, possa voltare le spalle all’Occidente, alla Nato, all’Unione Europea? Al presidente viene contestato dalla solita sinistra un filoputinismo che altro non è stato che il tentativo, straordinario per quanto non riuscito fino in fondo a causa di errori di altri, di avvicinare, attraverso Putin, la Federazione Russa al mondo occidentale, sottraendola alla egemonia neoimperialista della Cina comunista. Il nostro presidente ha avuto, come ho già ricordato, il merito di porre fine alla Guerra Fredda con gli accordi di Pratica di Mare, vero e ineguagliabile miracolo di politica estera targato Berlusconi».
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Settembre 5th, 2022 Riccardo Fucile
LA SURREALE TELEFONATA DI UNA SIGNORA OMOFOBA MILANESE CHE NON AMA FARSI I CAZZI PROPRI
L’omofobia è presente in Italia e lo si percepisce anche dai gesti di alcuni cittadini. Solo qualche, a Napoli, una suora intervenne per cercare di bloccare uno shooting fotografico che vedeva come protagoniste due ragazze intente a scambiarsi un bacio in strada. Ora la storia, più o meno simile, si è ripetuta a Milano, come si vede nella scena – immortalata dal telefono di uno dei presenti sul posto – della signora che chiama la Polizia perché ha visto due uomini baciarsi in strada, non distante dalla sua abitazione.
La donna, residente proprio nella zona in cui è accaduta questa vicenda, prende il suo telefono dopo aver assistito a un bacio tra i due uomini e chiama le forze dell’ordine: “Si mettono sotto la mia finestra senza educazione né decenza”.
Poi, per rincarare la dose parlando con l’operatore del 112 per chiedere l’intervento di una pattuglia di Polizia, definisce gli stessi ragazzi delle “facce di tolla”, contestando il loro essere sfrontati. Insomma, un bacio gay in un luogo pubblico diventa l’occasione per allertare le forze di pubblica sicurezza.
La scena è stata immortalata (e condivisa sui social) da uno dei due ragazzi vittime di questa reazione tipica di quell’omofobia endemica che ancora è ampiamente diffusa nel nostro Paese.
E proprio uno dei protagonisti, condividendo il filmato, si è lasciato andare in un laconico commento: “La signora sta chiamando la polizia perché mi sto baciando per strada con un altro ragazzo. Accusandoci di indecenza pubblica”.
Insomma, retaggi (non) culturali di quella cortina di fumo che ancora, in diversi substrati della società, emergono e si palesano con gesti eclatanti come quello della signora che decide di allertare le forze dell’ordine per aver visto, vicino casa sua, un bacio tra due uomini.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »