Settembre 29th, 2015 Riccardo Fucile
LA RETE NON E’ ALLINEATA AL GOVERNO E C’E’ ARIA DI EPURAZIONE
L’idea è questa: fare un piccolo viaggio dentro Rai3.C’è roba da raccontare. La settimana scorsa è stata abbastanza memorabile.
Prima hanno convocato il direttore di rete Andrea Vianello in commissione di Vigilanza e lì l’hanno torchiato, interrogato, chiedendogli come e perchè a Ballarò si fossero permessi di intervistare due esponenti grillini (Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista) in due puntate di seguito.
Poi, quattro giorni dopo, il presidente della Campania Vincenzo De Luca (Pd) denuncia «atti di camorrismo giornalistico» messi a segno da «quella lobby radical chic».
Una cosa da fare subito: telefonare a un vecchio collega del Tg3 che sa sempre un mucchio di retroscena, veleni, verità .
«Siamo sotto tiro, amico mio…»
Mai accaduto prima.
«A mia memoria, mai così. Nemmeno con il Cavaliere. Il silenzio del Pd davanti alle volgari accuse di De Luca è terribile. Finora ha detto mezza frase di solidarietà solo il capogruppo dem in commissione, Vinicio Peluffo… Al Nazareno e a Palazzo Chigi ci detestano».
Quindi tu credi che…
«No, aspetta. Sto in redazione, a Saxa Rubra, e non posso parlare. Vediamoci stasera da Settembrini, ti dico tutto davanti a un gin-tonic».
D’accordo: con questa «fonte» parleremo dopo; andiamo avanti: spedire e-mail ed sms a parlamentari e deputati del Pd. Messaggio: sto lavorando a un pezzo su Rai3 e ai rapporti con il partito: avete qualcosa da dire?
L’sms più interessante è di un senatore: «Io non le ho detto niente. Non voglio comparire. Ma sappia che a Rai3, tra un po’, entreremo con il lanciafiamme».
E Michele Anzaldi, uno che di solito nome e cognome ce lo mette, che dice? (Anzaldi è un deputato di stretto rito renziano e membro della commissione di Vigilanza, un siciliano fintamente spigoloso, in realtà furbissimo e a lungo temuto portavoce di Francesco Rutelli tra Campidoglio e campagne elettorali).
Sembra che voi del Pd abbiate un problema con Rai3, che è sempre stata la vostra rete di riferimento: è così?
«C’è un problema con Rai3 e con il Tg3, sì. Ed è un problema grande, ufficiale. Purtroppo non hanno seguito il percorso del Partito democratico: non si sono accorti che è stato eletto un nuovo segretario, Matteo Renzi, il quale poi è diventato anche premier. Niente, non se ne sono proprio accorti! E così il Pd viene regolarmente maltrattato e l’attività del governo criticata come nemmeno ai tempi di Berlusconi».
Sta dicendo cose gravi, onorevole.
«Sto dicendo la verità . Del resto, guardi: è Vianello che ha qualche difficoltà a percepire la realtà dei fatti, ascolti e trasmissioni fallimentari comprese, non noi. Quando abbiamo chiamato in commissione il direttore di Rai1 Giancarlo Leone dopo la vicenda dei Casamonica, quello s’è presentato pacato, dispiaciuto, collaborativo… Mentre Vianello arriva e…».
E cosa?
«Tutto bene, tutto okay… Si fa così, vi spiego io… un’arroganza… Tutto bene? Ballarò sforna a raffica editoriali contro il governo, intervista in pompa magna un grillino a settimana e va tutto bene? Lo sa che i nostri ministri non vogliono più andarci a Rai3?»
Lei, onorevole, rappresenta un partito: può un partito parlare così di una rete pubblica?
«Io mi aspetto che Rai3 faccia servizio pubblico: e, per ora, non lo fa. Si sono chiesti a Rai3 perchè Renzi è andato due volte da Nicola Porro a “Virus” su Rai2? Perchè, se dobbiamo spiegare una legge, preferiamo che i nostri parlamentari vadano da Bruno Vespa? Comunque, guardi: adesso l’importante è che Vianello non faccia altri errori…».
I toni sono questi.
Forse l’idea iniziale del viaggio dentro Rai3 – tra corridoi e umori – non tiene più: qui siamo già alla scena finale. Il Pd, con i toni severi di un editore esigente, spiana un’intera rete.
Bianca Berlinguer, tu dirigi il Tg3: cosa dici?
«Dico che il Tg3 e Rai3 hanno sempre avuto un pubblico assai sensibile e critico, attento ai movimenti sociali, tendenzialmente contestatore, non necessariamente solo di sinistra. Quando però il centrosinistra è al governo, e questo non riguarda naturalmente solo l’esecutivo attuale, può realizzarsi un corto circuito: il pubblico rimane in gran parte contestatore, mentre il governo si aspetta un atteggiamento pregiudizialmente favorevole, che invece non è un presupposto, nè un dato scontato».
Il corto circuito.
La metafora elegante di Bianca Berlinguer.
La voce di Andrea Vianello pacata, ferma.
«Punto primo: io penso che una rete che fa servizio pubblico non debba avere come riferimento un partito, ma i cittadini. Punto secondo: davanti alla commissione di Vigilanza non sono stato arrogante, proprio no. Piuttosto, con rispetto, e anche con stupore per essere stato convocato lì, ho chiesto di poter essere giudicati nell’arco di una stagione, e non dopo due puntate…».
Vi accusano di avere intervistato due grillini in due puntate di Ballarò.
«La presenza di Di Maio, vice-presidente della Camera, era ineccepibile. Ma poichè ha scatenato anche qualche curiosità sulle nuove possibili leadership all’interno del M5s, allora gli autori di Ballarò hanno ritenuto di intervistare anche Di Battista, un altro giovane emergente. C’è un qualche errore giornalistico?».
L’ostilità del Pd nei vostri confronti è evidente. Dopo le pesanti parole di De Luca, solo rare dichiarazioni di sdegno.
«Io non sto qui ad aspettare d’essere difeso da un partito. Sono io che difendo l’autonomia e l’equilibrio della rete che dirigo, il lavoro di chi ci lavora e trovo grave e inaccettabile che Rai3 possa essere paragonata a un’organizzazione criminale, come ha fatto De Luca».
Non fanno sconti, Vianello: puntualmente, sui giornali, tirano fuori la storia che vi siete fatti sfuggire Floris…
«Allora: Giovanni aveva ricevuto un’offerta molto ma molto vantaggiosa da un’altra azienda… Io sarei stato felicissimo di tenerlo, figuriamoci, uno talmente bravo… invece sono stato costretto trovare un’alternativa e ho portato Massimo Giannini, una delle firme del giornalismo su carta e…».
In commissione le hanno chiesto quanto guadagna Giannini…
«Ma io, come ho spiegato, non posso dirlo: e non perchè chissà quanto guadagni, ma perchè sono tenuto a una forma di riservatezza aziendale… Detto questo, però, no, vorrei aggiungere: vero che un po’ di pubblico ha seguito Floris, ma è anche vero che nei confronti diretti l’anno scorso su 42 serate, Floris è stato negli ascolti sopra di noi soltanto due volte e quest’anno una volta su tre».
Poi ci sarebbe il problema degli ascolti e delle trasmissioni che non sono andate bene.
«Oh, beh: è anche dovere di chi dirige una rete sperimentare e trovare nuove strade. Specie se hai una base di trasmissioni di grande successo come Report, Presa Diretta, Ulisse, Chi l’ha visto?, Ballarò e Che tempo che fa».
La buona notizia per Vianello –ascoltata poi da Settembrini, davanti a due gin-tonic – è che Renzi adora «Che tempo che fa» di Fabio Fazio.
La cattiva: gli piacerebbe davvero un sacco mettere Andrea Salerno, autore e dirigente Rai, al suo posto.
Fabrizio Roncone
(da “Il Corriere della Sera”)
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Settembre 29th, 2015 Riccardo Fucile
VETI INCROCIATI, RIPICCHE, PERSONALISMI, PASSIONE E VISIONE IDEALE ZERO, FORMULE DA POLVEROSE SOFFITTE…MANCANO UN LEADER MODERNO, UN PROGETTO E UNA SINTESI
Sarò oltremodo sincero… I continui attacchi, soprattutto quelli degli ultimi giorni, a Gianfranco Fini, proprio non li capisco.L’ennesimo momento di tensione “nell’area ideale” che fu di Alleanza Nazionale – tanto per non cambiare — è stato nuovamente il famigerato “tesoretto” della relativa fondazione.
“Il club dei quarantenni” vorrebbe che la fondazione impiegasse una parte di quel “tesoretto” per sostenere una nuova associazione che possa essere il punto di riferimento per la costruzione di una “casa comune”.
Fratelli d’Italia si è opposta in modo oltremodo diretto e plateale assumendo che quel “punto di riferimento” già ci sarebbe (e si tratterebbe proprio di FdI, tanto per essere chiari), contestualmente “impartendo l’ordine”, ai propri iscritti, di non sostenere nessun progetto diverso e/alternativo.
Lo scenario è oltremodo chiaro anche se parimenti triste e sconsolante…
Alleanza Nazionale ha incarnato, e rappresentato, “un grande ponte verso l’avvenire”. Un ponte che non è stato costruito soltanto da Tatarella, ma da un’intera generazione di uomini e donne cresciuti, accuditi e formatisi sotto la guida illuminata ed illuminante di Almirante, Rauti e di tutti quegli uomini e quelle donne che hanno speso una vita intera in nome e per conto di una visione.
Allenza Nazionale, insomma, rappresentò quella destra che, nell’affrancarsi dal grande compito di conservazione della memoria storica, si proiettava verso le grandi sfide del nuovo millennio.
La visione illuminata di una destra che propugnava meno “stato burocrazia” e più Stato di diritto.
Una destra capace di cavalcare le necessità del liberismo economico senza mai dimenticarsi “chi sta e/o è rimasto indietro”, però.
Una destra della libertà , della solidarietà , della legalità e dei diritti.
Mi chiedo cosa vi sia in Fratelli d’Italia di quella tradizione. A ben vedere, proprio nulla.
Non è per fare lo schizzinoso, ma quel partitino, tutto è, tranne che l’effettiva “reincarnazione” di quella storia. Così com’è, non sarà mai “il punto di riferimento” per la costruzione di una nuova “casa comune”.
Al netto delle speculazioni sofisticate e delle varie dietrologie possibili, l’oggettività dimostra che agiscono sempre secondo vecchi schemi e che pensano – e ragionano – in modo confuso e confusionario.
Destra statalista e conservatrice, insomma, ma nel senso più gretto e minimalista del termine, perchè una destra che sa soltanto gridare contro lo straniero o contro le diversità ; una destra che sa soltanto ipotizzare di bloccare l’Italia per due giorni anzicchè prodursi in appassionanti proposte alternative; una destra che sa soltanto mettersi un bavaglio per protestare contro una pseudo-censura ministeriale (peraltro inesistente), beh, “una destra del genere” non ha proprio nulla di quella libertà e di quella visione illuminata che su la grande sfida storico-culturale incarnata da Alleanza Nazionale.
Comunque sia, la politica non si fa rispolverando vecchie bandiere. Soprattutto oggi, le persone ed il Paese hanno bisogno di una visione pregna di idee incendiarie e di prassi operative e metodologiche capaci di infiammare i cuori e le speranze.
Di un “nuovo ponte” che, nel “farci uscire dal pantano”, ci proietti nuovamente verso l’avvenire.
Ovviamente, le formule “vuote” – o “di stile” – non servono proprio a nulla… Liberali. Destra, Azzurri. Blu. Repubblicani. Conservatori. Radicali. Missini. Vetero-missini. Leghisti. Riformisti. Radicali… Sono tutte formule vuote, oramai.
Orpelli incapaci di “dire qualcosa” e di arrivare al cuore della gente. Giusto per chiarezza: anch’io, con alcuni amici, ho “messo su” una piccola associazione politico-culturale. Ovviamente ha una propria denominazione. Anzi, è per buona parte “Incarnata” proprio da questo sito.
Ma quella denominazione non è altro che il modo per richiamare – “in forma sintetica” – i valori ai quali si fa riferimento: quelli di una “visione” di “destra liberale ed illuminata”, capace di coniugare il conservatorismo valoriale alle nuove sfide dei tempi (anche per quanto attiene direttamente ai valori).
Ciò non di meno, “una cosa” è “mettere su” una piccola associazione politico-culturale, ben altra sostanza ha immaginare di dare vita ad un partito.
Il linguaggio deve essere del tutto diverso e gli stessi parametri di riferimento devono essere entusiasmanti, appassionanti ed incendiari.
Credo di essere oltremodo nel vero se assumo che, le attuali compagini partitiche che si richiamano alla “pseudo-destra”, non hanno proprio nulla di incendiario e/o di appassionante.
Vecchi rivoli di storia, peraltro confusa e confusionaria.
Una grande casa comune sarà possibile soltanto se si saprà essere capaci di organizzare una sincera ed audace alternativa al “renzismo dilagante”, perchè Renzi, pur non essendo una cima, è comunque un politico di razza. “Uno che sa parlare”. Uno che sa arrivare al cuore, alla testa e finanche alla pancia della gente.
Comunicare, in ultima analisi, è proprio questo.
I risultati elettorali hanno sempre più dimostrato che la strada intrapresa dal coevo “centro-destra” è sterile e poco produttiva.
Non incarna quel 50% di elettori stanchi e sfiduciati, che non va più a votare, e non soddisfa appieno chi, invece, ancora lo fa.
I partiti sono ancora strumenti di interessenza tra la società civile deviata e/o abbisognante di assistenzialismo clientelare, ed una nomenclatura incapace di fare altro.
Immaginare un futuro diverso richiede uno sforzo davvero immenso e, soprattutto, postula una grande sincerità di spirito, oltre alla dimensione di visioni ardite e prorompenti.
Io capisco che, se proprio si guarda a destra, l’unico ancora capace di saper fare analisi e proposizioni degne di note, sia proprio Fini: basta sentire la sua intervista all’ultima convention di Mirabello per averne ulteriore e lucida conferma.
Comprendo pure che, per chi si atteggia a pseudo-leader, “un’ombra” culturale del genere, anche se ricondotta allo zero/virgola percentuale in termini elettorali, possa essere — come in effetti è – davvero molto ingombrante, però non è demonizzando chi è “capace di analizzare e di proporre” che si incarna un’alterativa.
Anzi, se davvero si vuole dar vita ad una destra della legalità e del “merito”, e allora non bisognerebbe mai dimenticarsi di farlo anche in senso pragmatico.
E poi, diciamocela tutta… Se si mettono a confronto Salvini e la Meloni con Renzi, Renzi “li asfalta”: arriva almeno al 75% del proscenio mentre gli altri due, forse, a malapena al 14%.
E se succede, un motivo ci sarà , perchè “fare politica”, non è “parlare giusto per”, ma farlo con cognizione di causa.
La politica non è conservazione di quello che c’è, ma una grande sfida per l’avvenire.
Fini non ha detto che vuole rifare il leader di qualcosa. Si è sempre – e soltanto – offerto di “dare una mano”; di dare un contributo alla discussione.
Soltanto i gretti e gli stolti non sanno cogliere la differenza.
Ma nella vita ognuno fa le proprie scelte. Non voglio propugnare “Fini” e/o schierarmi contro chi non “lo sopporta”.
Dico soltanto che certi attacchi, certe insinuazioni e certi “processi alle intenzioni”, sono cosa davvero molto triste e indegna. Una “cosa non da destra”, va…
Io penso che tutti quelli che sono stati parte di “una storia” abbiano il compito e l’obbligo etico e morale, non di rimettersi in gioco, ma di dare una mano “alla creazione di una nuova stagione di idee”, ad una nuova “classe politica” ed alla stessa società civile affinchè possano esprimere una rinnovata ed appassionante storia.
Se ne vuole fare a meno? Si vogliono mettere paletti? Si vuole continuare coi “muri e coi muretti”? Si vuol provare a “camminare soltanto con le proprie gambe”? “Okay”. Va bene… Ciò non di meno, se proprio lo si vuol fare, e allora che si abbiano davvero le reali capacità e la necessitata umiltà per “potervicisi produrre”.
Ed è proprio “qui” che riposa il nocciolo duro della questione, perchè un mero partitino confuso e confusionario o un mero “club di amministratori quarantenni”, non possono essere sufficienti per rappresentare un’alternativa, ed i vari test elettorali lo hanno chiaramente dimostrato.
La gente “salta dalle sedie”, si appassiona e sogna, se “vede” una “visione”, se c’è una battaglia da combattere e se c’è una “conquista” da consumare.
La copie e “copiarelle”. Lo stress da competizione o, peggio ancora, il “cavalcar della disperazione di un popolo”, sono cose che non hanno mai costruito nulla.
E allora, lasciamo perdere le primarie, i personaggi più o meno spendibili o le sterili discussioni sul “chi viene prima” e “sul chi viene dopo”; sul “chi ha diritto di parlare” e “chi meriterebbe soltanto di tacere”.
Si riapra una fase di grande dialogo, discussione e costruzione.
Un grande tavolo dove l’invito sia per tutti quelli che hanno voglia di dare una mano. Si riporti la politica tra la gente e si faccia politica tra la gente, con la gente e per la gente: per noi tutti! Perchè i giochetti di Palazzo proprio non appassionano più.
E nel farlo, si abbia il coraggio di andare oltre gli steccati perchè le locuzioni e “le censure sulle persone” servono davvero a poco: quello che serve al nostro Paese è un mondo ricco di idee e di grandi guerrieri pronti a battersi.
Se non si comprende questo nessuna formula servirà mai a nulla, perchè la vera necessità , non è il modus, ma l’in sè…
Salvatore Castello
Right BLU – La Destra Liberale
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Settembre 29th, 2015 Riccardo Fucile
“DOVEVI RISOLVERE IL PROBLEMA DELL’IMMIGRAZIONE E TI SEI FERMATO AL CHECK IN DELLA MALPENSA?”
Caro Salvini,
ci hai smaronato mesi e mesi con questa storia che Renzi e il governo erano smidollati incapaci di risolvere il problema dell’immigrazione e che intanto a fare cose rapide e concrete ci avresti pensato tu.
“Vado in Nigeria e chiedo io di cosa hanno bisogno!” hai annunciato bello tronfio.
Hai detto che andavi a giugno.
Poi a fine estate.
Poi a settembre.
Poi a fine settembre.
Ora viene fuori che ti hanno rifiutato il visto.
Devono essere illuminati questi nigeriani, li stimo già . Quindi nulla, tu, la nostra pedina chiave che sarebbe andata all’estero per risolvere i problemi dei barconi, la guerra in Siria, il doppio governo in Libia, le sacche di povertà in Nigeria e la dismorfofobia in Sandro Mayer, neanche sei riuscito a superare i check in a Malpensa. Ora, vedi Matteo, a questo punto io mi aspetto che tu domani prenda un treno fino a Pozzallo, poi un barcone per la Libia, poi ti fai a piedi tutta l’Algeria, poi il Mali (portati una bottiglia d’acqua che fa caldo), poi il Niger e poi finalmente l’agognata Nigeria.
Quelli motivati ce la fanno.
Tira fuori le palle, daje.
Selvaggia Lucarelli
(da Fb)
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Settembre 29th, 2015 Riccardo Fucile
FLAVIO, INGEGNERE MECCANICO, DOTTORATO ALLA FERRARI: “VOGLIO IL RISCATTO DELLA MIA CITTA’, SPERO CHE ALTRI FACCIANO LA MIA SCELTA”
#Ioresto è molto più di uno slogan per Flavio Farroni. È una scelta che lui ha fatto per sempre.
Trent’anni, di Napoli: “Amo la mia città , è bellissima, voglio contribuire a farla crescere, non la lascerò per nessuna ragione al mondo”.
Anche se a offrirgli un lavoro in Inghilterra è un’azienda di auto di Formula 1. Ingegnere meccanico dal 2010, per la tesi di laurea progetta uno strumento per migliorare la prestazione degli pneumatici in Formula 1, che sviluppa durante il dottorato nei laboratori della Ferrari.
Oggi ha un assegno di ricerca all’Università Federico II, da 1600 euro al mese circa, e fa avanti e indietro da Maranello.
“Passo metà del mese là e metà qua, a Napoli. Non rinuncerò mai a dove sono ora per un posto da dipendente. L’università per me rimane un baluardo della libertà di pensiero e mi consente di inventare e fare ricerca senza limiti imposti dall’alto”.
Nel maggio 2014 vince la medaglia d’argento ai Vehicle dynamics awards nella categoria “development tool”, il premio istituito dalla rivista omonima.
“Il tool che ho realizzato — spiega — è in grado di caratterizzare il comportamento degli pneumatici nell’interazione con il suolo utilizzando in pista il veicolo come se fosse un laboratorio mobile, facendo quindi a meno di complessi e costosi test di solito effettuati presso strutture esterne e con banchi prova specifici”.
Nel febbraio 2015 invece si aggiudica il titolo di “Young scientist of the year” assegnato ogni anno in occasione della Tire technology conference di Colonia, uno degli eventi internazionali più importanti dedicati al settore delle ruote.
Quando ha deciso di frequentare l’università al Sud parenti e amici gli ripetono: “Che fai, sei matto? Pensa a cosa potresti fare altrove!” oppure “vattene subito prima che sia troppo tardi!”.
Flavio non dà retta a nessuno, crede fino in fondo nelle potenzialità della sua città ed è convinto che se si impegna può fare qualcosa di grande. È andata così.
E oggi si augura che altri giovani lo imitino. Fare il ricercatore è il suo sogno.
Allo stesso tempo ha in mente di dare un impulso agli spin off accademici, cioè imprese che valorizzano il know-how maturato nell’attività di ricerca universitaria.
“Sto cercando di metterne in piedi uno. Il business plan è pronto, sto aspettando l’ok dall’ateneo. Qui non c’è la cultura dell’imprenditoria accademica, non è come nel Nord d’Italia dove ci sono tanti spin off. Eppure non sarebbe un salto nel vuoto. Le società automobilistiche vorrebbero comprare il software e io non posso venderlo perchè l’Università non ha scopi di lucro”.
Flavio lavora con tutto il settore motosport, non solo con la Ferrari.
“Sono sempre di più le aziende che chiedono aiuto al nostro gruppo di ricerca”.
In più segue i progetti dei tesisti del dipartimento: “È molto stimolante, ogni giorno scopro cose nuove, il mio cervello non si ferma mai”.
Il mantra della sua ragazza invece è #iotorno.
“È di Napoli pure lei, è architetto, ma si è trasferita a Milano per lavoro con l’idea un giorno di tornare indietro”.
Chiara Daina
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Settembre 29th, 2015 Riccardo Fucile
LO SCRITTORE NON ACCETTA IL PREMIO “VITTORIO DE SICA”: “FATE DECRETI CHE DISTRUGGONO LA CULTURA”
Stefano Benni, indimenticabile autore di romanzi come “La compagnia dei Celestini”, rifiuta il premio intitolato a Vittorio De Sica perchè è patrocinato dal ministero dei Beni Culturali e viene consegnato materialmente dalle mani del ministro Dario Franceschini.
In un durissimo post su Facebook, lo scrittore bolognese spiega le sue motivazioni: “Come i governi precedenti, questo governo (con l’opposizione per una volta solidale), sembra considerare la cultura l’ultima risorsa e la meno necessaria. Non mi aspettavo questo accanimento di tagli alla musica, al teatro, ai musei, alle biblioteche, mentre la televisione di stato continua a temere i libri, e gli Istituti Italiani di Cultura all’estero sono paralizzati”.
Al governo Stefano Benni imputa “decreti distruttivi e improvvisati” ma anche “privilegi intoccabili e processi alle opinioni”.
“Nessuno pretende grandi cifre da Expo,ma la cultura (e la sua sorgente, la scuola) andrebbero rispettate e aiutate in modo diverso. Accettiamo responsabilmente i sacrifici, ma non quello dell’intelligenza”
(da “Huffingtonpost”)
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Settembre 29th, 2015 Riccardo Fucile
INDIGNAZIONE SUI SOCIAL: L’UOMO E’ SPESSO AL CENTRO DI ANGHERIE DA PARTE DEI BULLI… UNA SOCIETA’ DOVE GLI INFAMI POSSONO DELINQUERE
Legato a un tronco con lo scotch. Lo sguardo assente, gli occhi smarriti.
E quel nastro adesivo da imballaggio che lo tiene attaccato a un albero.
La foto arriva da una cittadina del Nord Barese: pubblicata da un blog locale, sta suscitando l’indignazione del web e ha attivato l’intervento delle forze dell’ordine.
Un uomo sulla cinquantina è attaccato a un albero con lo scotch. A postare la foto su Facebook sono stati probabilmente gli stessi autori del gesto.
L’immagine è stata poi rilanciata da alcuni concittadini indignati.
“Pur violando la privacy di una persona indifesa non si può tacere dinanzi a questo scempio — scrive uno di loro – Uno scherzo di qualche troglodita represso, una vergogna l’indifferenza dei tanti passanti. Purtroppo questa è violenza pura contro una persona debole diventata un fenomeno da baraccone per tante iene perverse”.
La vittima — conferma lo stesso sindaco della città — è un alcolista cinquantenne con gravi problemi psichici.
“Aveva una vita normale fino a vent’anni fa — racconta il primo cittadino — Poi ha perso il lavoro, si è separato e ora non può più neppure vedere i suoi figli”.
Una vita per strada, fra disagio mentale e la schiavitù dell’alcol.
“E’ seguito da servizi sociali e Asl — assicura il sindaco — Abbiamo provato a metterlo in qualche struttura, ma lui si oppone”.
Spesso ad accompagnarlo in ospedale sono i vigili urbani. Troppe volte, però, l’uomo è finito al centro di angherie o scherzi terribili.
In pochi intervengono, qualcuno fotografa e condivide su Facebook: forse gli stessi autori del gesto.
“In tante circostanze è stato insultato o circondato — racconta ancora il sindaco — Lui stesso si avvicina ai ragazzi, che poi approfittano delle sue condizioni: è evidentemente non in grado di intendere e di volere, quindi questi comportamenti vanno stigmatizzati”.
Succede sempre più spesso, nell’era dei social network, che scherzi atroci o sciocchi vengano ostentati ed esibiti sulle bacheche di utenti, più o meno giovani.
Stavolta, però, sulle tracce degli autori ci sono le forze dell’ordine, che stanno indagando sull’accaduto.
ndignati anche i promotori di un comitato di quartiere. “Non sappiamo se si sia trattato di uno scherzo, di un maledetto scherzo di pessimo gusto che potrebbe essere molto pericoloso se causasse stupida emulazione — scrivono in una nota – ma in ogni caso è opportuno che giunga un messaggio di scuse, anche attraverso i social network, per ridare dignità a un uomo che su qualche sito hanno definito “invalido”, ma che ci piace definire e chiamare fratello. Un fratello dal volto gentile e umile che non ha mai fatto del male a nessuno”.
Silvia Dipinto
(da “la Repubblica”)
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Settembre 29th, 2015 Riccardo Fucile
ERA STATO CONDANNATO IN PRIMO GRADO A 4 ANNI
Il parlamentare europeo Raffaele Fitto è stato assolto in secondo grado a Bari dall’accusa di aver ottenuto una tangente da 500mila euro dall’imprenditore Giampaolo Angelucci (anche lui assolto).
Dichiarato prescritto il reato di finanziamento illecito contestato a entrambi.
Il dispositivo è stato letto dai giudici del processo d’appello denominato ‘La Fiorita’.
Nel 2013 l’ex ministro degli Affari regionali di Forza Italia (oggi in Conservatori e riformisti) era stato condannato dal tribunale di Bari a quattro anni di reclusione e all’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni (la Procura aveva chiesto una pena a sei anni e sei mesi).
L’imprenditore del settore sanitario Angelucci era stato invece condannato a tre anni e sei mesi (l’accusa aveva chiesto un anno in più).
I reati contestati a Fitto si riferivano al periodo fra il 1999 e il 2005, quando era presidente della giunta regionale della Puglia.
L’esponente del centrodestra era stato condannato per corruzione, illecito finanziamento ai partiti e abuso di ufficio.
“l finanziamento di 500mila euro che Fitto ricevette per il suo movimento politico ‘La Puglia prima di tutto’ prima, durante e poco dopo la campagna elettorale per le regionali del 2005 – scrissero i giudici nelle motivazioni della condanna – dall’imprenditore Giampaolo Angelucci per far assegnare alle aziende di quest’ultimo un appalto settennale da 198 milioni di euro per la gestione di 11 Residenze sanitarie assistite (Rsa), si connota illecitamente in quanto è stato il prezzo della corruzione del Fitto da parte dell’Angelucci”.
Gabriella De Matteis
(da “La Repubblica”)
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Settembre 29th, 2015 Riccardo Fucile
DOPO GLI SCHIAFFONI RIMEDIATI DA SILVIO E DALLA NIGERIA, IL “SISTEMAMOGLI” CONTINUA A CREDERE DI CONTARE QUALCOSA.. MENTRE DEL DEBBIO PREFERISCE LO STIPENDIO MEDIASET A QUELLO DI SINDACO DI MILANO
Dovrà essere il “predellino” versione leghista. Il giorno del partito unico del centrodestra, chi ci starà salirà a bordo, gli altri resteranno a terra. Berlusconi avvertito.
Matteo Salvini ha segnato la data in blu sul calendario: l’8 novembre non sarà solo il giorno in cui concluderà dal palco di Bologna la tre giorni anti-Renzi con cui sogna di «fermare l’Italia». Ma da quella stessa tribuna lancerà anche il listone della coalizione del futuro. La decisione l’ha presa in queste ore.
Perchè è con l’Italicum (e il premio alla lista) che bisognerà fare i conti. Per il momento l’unica cosa certa è che il nome conterrà la parola Lega.
Perchè il leader del Carroccio pensa di poter dettare regole di ingaggio e condizioni dell’eventuale alleanza. «Sono disponibilissimo a ragionare con Berlusconi e Fi ma partendo dalle nostre proposte e senza marmellate » avvertiva già ieri da Radio Padania il lumbard in versione falco.
«Se pensano che siamo un popolo di trogloditi li stupiremo», dice a muso duro al Cavaliere secondo il quale il ragazzo sarebbe bravino ma «a parlare alla pancia» degli italiani.
Dell’8 novembre Salvini parlerà oggi in una conferenza stampa convocata alla Camera, anche per lanciare l’appello all’adesione a tutte le forze che non si riconoscono nel governo Renzi.
Il partito unico – del quale parlerà direttamente quel giorno, senza anticipazioni – consentirà di riprendere l’espansione a Sud, interrotta con le regionali. Poi, nella primavera 2016, l’intero pacchetto dovrà essere sottoposto al voto del congresso federale leghisa.
Ecco perchè sul nome si è aperto un dibattito tra i big di via Bellerio. Si fa un gran parlare di “Lega Italia” o “Lega degli italiani”, un brand costruito per sbarcare a Sud di Firenze e fino in Sicilia e soprattutto per catturare dirigenti ed elettori forzisti, in una ipotetica fusione Lega- Forza Italia.
Ma sono già parecchi i mugugni leghisti. Nel mini sondaggi ai vertici del Carroccio il nome «Lega dei popoli» sbaraglia le alternative. Dettagli, pur non secondari.
Quel che conta per Salvini è partire, e alla svelta. Al di là dell’appello che lancerà oggi da Montecitorio – parlerà anche dell’«affronto» del mancato riconoscimento del visto dall’ambasciata nigeriana – del progetto listone unico parlerà a quattr’occhi con Silvio Berlusconi.
Tra i due finora solo un’escalation di scintille, il faccia a faccia rinviato nelle ultime quattro settimane (se ne parla dai primi di settembre) sembra adesso probabile per giovedì a Roma, «ma non è ancora fissato » spiegano da entrambe le scuderie.
Sarà anche perchè non c’è lo straccio di un accordo ancora sulla candidatura a sindaco di Milano, mentre proprio da quell’intesa dovrebbe passare il rilancio della coalizione. Ma l’unico nome che avrebbe potuto conciliare tutte le parti in gioco, il giornalista Paolo Del Debbio, si è tirato fuori in maniera definitiva e categorica (il contratto Mediaset non può competere con l’indennità da sindaco di una grande città , troppi zeri di differenza).
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica”)
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Settembre 29th, 2015 Riccardo Fucile
NEL MIRINO TRE INCARICHI ASSEGNATI AD AVVOCATI ESTERNI QUANDO C’ERA UNA SOLUZIONE A COSTO ZERO
Tre incarichi da 45mila euro assegnati ad altrettanti avvocati che sarebbe stato meglio non concedere. Il motivo? Il comune è in dissesto finanziario ed ha già una convenzione per il servizio legale in forma gratuita.
È quello che ha messo nero su bianco il collegio dei revisori dei conti del comune di Bagheria, un avamposto del Movimento 5 Stelle in Sicilia.
La giunta guidata dal sindaco Patrizio Cinque aveva già ricevuto nel maggio del 2015 la prescrizione da parte dei revisori di “economizzare l’ufficio legale del comune”.
“Il collegio aveva informato dell’esistenza di apposite convenzioni in merito alla costituzione di parte civile nei processi penali da parte degli enti locali: a quanto pare il nostro comune ha in essere una convenzione con il centro Pio La Torre che svolge questo servizio legale assolutamente in forma gratuita”, si legge nel verbale della riunione del 23 e 24 settembre scorso.
Come dire che il comune di Bagheria non avrebbe dovuto affidare incarichi ad avvocati esterni alla pianta organica dei dipendenti comunali, dato che per farsi rappresentare nelle costituzioni di parte civile nei processi penali avrebbe potuto gratuitamente optare per gli avvocati del centro Pio La Torre.
“A circa 4 mesi di distanza- continuano i revisori — si apprende dall’albo pretorio on line che il Sindaco ha continuato a dare incarichi su incarichi ad avvocati esterni, non economizzando il servizio, malgrado il nostro ente sia in dissesto finanziario e continuando oltremodo a impegnare fondi comunali proprio per la costituzione di parte civile nei processi penali. Il collegio prescrive di non procedere ad affidare incarichi a legali per la costituzione di parte civile nei processi penali”.
Gli incarichi finiti nel mirino di Giuseppe Pagano e Maria D’Asta, i componenti del collegio dei revisori (il terzo è decaduto e deve essere nuovamente nominato) sono essenzialmente tre, tutti affidati nel 2015: l’incarico da 5.467,26 euro per un ricorso affidato all’avvocato Rosa Maria Sciortino, i due ricorsi affidati Vincenza Scardina al costo di 14.173,00, e i 26.039,98 euro girati all’avvocato Vittorio Fiasconaro per diversi incarichi.
” Il collegio rappresenta la necessità di risparmio e di tagli alla spesa”, concludono i revisori.
Un’occasione troppo ghiotta per l’opposizione. Che infatti attacca la giunta pentastellata con Daniele Vella, ex candidato sindaco del Pd sconfitto alle elezioni del 2014. “Incarichi su incarichi: al netto della bravura dei professionisti, non vorremmo che l’intenzione del Sindaco e del M5S sia quella di cercare di creare una platea di amici e clientes. Il comune è in dissesto e si dovrebbe amministrare con oculatezza, secondo la regola del buon padre di famiglia. Ci deve essere una gestione oculata e centellinata degli incarichi esterni e una valorizzazione del personale interno. Così non avviene”.
Fa discutere il legame di parentela dell’avvocato Scardina (cognata di un assessore della giunta) e il fatto che Fiasconaro fosse un’attivista del Movimento 5 Stelle nel piccolo comune di Santa Flavia.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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