Gennaio 17th, 2020 Riccardo Fucile
ALTRO CHE “FOLLA OCEANICA”, COME VORREBBE FARCI CREDERE IL BALLISTA, NON L’HA CONSIDERATO QUASI NESSUNO
Domenica 26 non si voterà solo in Emilia-Romagna ma anche in Calabria. Anche se i riflettori sono
tutti puntati sulla sfida Bonaccini-Salvini (con la Borgonzoni a fare da contorno) il leader della Lega non ha certo dimenticato la regione nella quale è stato (inizialmente) eletto al Senato.
Anche perchè in Calabria c’è Riace, la città considerata modello per l’accoglienza dei migranti il cui sindaco Mimmo Lucano è stato travolto da un’inchiesta sulla quale il Carroccio ha molto battuto per dimostrare che la sinistra ci mangia coi migranti e tante altre cose simili.
Riace è anche quella città dove il sindaco di centrodestra pubblica su Facebook (salvo scusarsi poi) indirizzo e numero di telefono della “Sardina” Jasmine Cristallo.
Riace è quella città dove oggi Matteo Salvini ha tenuto un comizio davanti a 150 persone.
Perchè nella città “liberata” dal sindaco pro-migranti- la Riace che come scrive Salvini «qualcuno voleva “colonizzare” facendo arrivare qui mezza Africa» — di gente a sentire Salvini non ce n’era.
Niente paura però, grazie ai classici espedienti della propaganda la diretta su Facebook è andata bene. Il cameraman è riuscito nella non facile impresa di inquadrare l’angolo della piazza dove era assembrata la “folla” (se così vogliamo chiamarla).
Trucchetti che abbiamo già visto quando Salvini faceva campagna elettorale in Sicilia davanti a folle oceaniche (i risultati infatti si sono visti). Ma anche ad Ancona, più di recente, è successa la stessa cosa. Oppure il famoso bagno di folla a Bari, tra qualche decina di persone.
La verità , tristemente, è quella qui sopra. Secondo il sito di informazione Ciavula c’erano circa 150 persone, ma nei video sembra che gli astanti, assiepati sulle transenne siano molti di più.
Qualcuno si è anche lamentato, dicendo che la foto era stata scattata prima dell’arrivo di Salvini e dell’inizio del comizio. Smentiti immediatamente dal sito Ciavula che ha anche pubblicato un video dove si vede che le persone erano sempre le stesse.
Non è questo il punto. Il punto è il fatto che l’ufficio propaganda della Lega continui a tentare pervicacemente di far credere che ovunque vada Salvini sia accolto da una folla oceanica, cosa che non è vera
(da “NextQuotidiano”)
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Gennaio 17th, 2020 Riccardo Fucile
SUL PALCO ARTISTI E SCRITTORI, SARA’ UNA GRANDE FESTA… “DISPOSTI A RINUNCIARE ALLA PIAZZA DI BIBBIANO SE LO FA ANCHE LA LEGA, NON SIAMO NOI GLI SCIACALLI”
Una “giornata epocale” durante la quale si aspettano “un flusso di circa 30mila persone” e per la cui organizzazione sono stati raccolti “circa 70mila euro grazie a 3028 donatori”.
E’ stato Mattia Santori, portavoce del movimento delle sardine, nel corso di una conferenza stampa, a lanciare l’appuntamento di domenica 19 gennaio in piazza VIII agosto a Bologna.
L’evento, pensato e voluto per chiudere la campagna elettorale in vista delle Regionali in Emilia Romagna, arriva esattamente due mesi dopo la prima piazza spontanea per contrastare il primo comizio in città del leader del Carroccio Matteo Salvini.
Da quel giorno sono state decine le manifestazioni e quello che avrebbe dovuto essere un semplice flash mob, si è trasformato in un movimento che ora cerca, ogni giorno di più, di strutturarsi.
Le sardine sono riuscite a ottenere le adesioni di artisti e scrittori come: Afterhours, Subsonica, Marracash, Pif, Moni Ovadia e Alessandro Bergonzoni.
“Quando si affronta una campagna elettorale con questa destra, si sa che si verrà invasi da una retorica molto aggressiva e poco rispettosa della dignità delle persone”, ha detto sempre Santori ai giornalisti. “Noi, invece, restituiamo dignità a un territorio”.
Se da una parte le sardine insistono nel dire che non intendono strutturarsi come partito politico, dall’altra il portavoce non ha escluso la possibilità di un confronto con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte.
“Credo che siamo sempre più vicini al momento in cui sarebbe bello potersi finalmente incontrare”, ha detto, “ci sono temi come i decreti sicurezza e la democrazia digitale su cui vorremmo iniziare un’interlocuzione”.
Santori ha ricordato l’apertura del premier nelle scorse settimane, anche se “non ci è arrivata alcuna lettera di richiesta”. “Sarebbe bello poterci incontrare per raccontargli cosa è successo e cosa sta succedendo”.
Le sardine hanno già alcune proposte, tra cui quella di “associare a ogni profilo social un’identificazione e introdurre un daspo per chi viola le regole della convivenza civile”. Hanno specificato che si tratta di “proposte embrionali”: “Vorremmo avere un confronto col governo su questi temi. Associare a ogni profilo un’identificazione, che sia la residenza o un codice fiscale, è fondamentale”, ricordando che “non si può scatenare odio senza un effetto reale, senza pagare le responsabilità ”. Dunque, “quello che chiediamo è che, come in un’area pubblica, se il mio comportamento è tacciato o tacciabile di violenza, si introduca un daspo anche sui social network”.
Le sardine, in queste ore, sono anche al centro di uno scontro con il leader del Carroccio che vede al centro la piazza di Bibbiano. Il movimento è riuscito a prenotare il palco della piazza prima di Salvini, ma la Lega, in quanto partito politico, avrebbe la precedenza.
Nelle scorse ore i sindaci della zona hanno fatto un appello perchè nessuno dei due si presenti, per evitare le strumentalizzazioni. “Non siamo noi un pericolo di sciacallaggio per la città di Bibbiano, noi siamo l’anticorpo”, ha detto sempre Santori.
“Se loro diranno ‘Non ci andiamo’ (la Lega ndr), a noi va benissimo, se Bibbiano dice ‘Non vogliamo nè uno, nè l’altro’, noi siamo d’accordo”.
Santori ha ribadito che le sardine hanno prenotato la piazza prima della Lega: “Si è dimostrato che le Sardine sono molto più forti della Bestia di Salvini, quando si entra nella realtà fisica”, perchè “quando si tratta di organizzare le piazze, siamo più scaltri: appena saputo della chiusura della campagna elettorale annunciata da Salvini a Bibbiano, le sardine reggiane hanno subito prenotato la piazza, perchè questi polli hanno annunciato l’evento senza averlo fatto”.
Santori ha anche mostrato un documento: “Abbiamo un foglio della Questura che lo certifica, carta canta, quella piazza è nostra, tra virgolette”.
Tuttavia, Santori ha chiarito che il movimento è pronto a rinunciare al presidio se anche il Carroccio farà lo stesso: “Avevamo detto ‘evitiamo la trappola di Bibbiano’, ma sono stati i cittadini della Val d’Enza a chiamarci e a chiederci di fare qualcosa”. Dunque, “prima siano loro a rinunciare, perchè noi andiamo a difendere la dignità di un Paese composto da gente vera” e “chi ha sbagliato, se la vedrà con la magistratura e non con una pagina Facebook”.
Santori ha anche annunciato che l’otto marzo prossimo le sardine si riuniranno nuovamente in un evento nazionale per “non disperdere il patrimonio di questi mesi”. “Non diventeremo un partito”, ha detto, ammettendo, però, che all’interno delle sardine ci sono posizioni diverse: “Personalmente credo che in questo momento ci interessi dialogare con la politica, non come partito”.
Dopo le elezioni del 26 gennaio, dunque, si aprirà la cosiddetta ‘fase 3’: “Torneremo a dare ascolto alla struttura nazionale, che ci chiede che futuro ci sarà ”, ha continuato. Quello dell’8 marzo sarà “un weekend di convivenza, in cui si parlerà di varie tematiche a livello nazionale, di struttura e organizzazione capillare, di quale sarà la casa digitale” e si prepareranno le prossime sfide elettorali regionali: “Il grosso dramma è che partiranno sei campagne diversissime tra loro e dobbiamo arrivare a capire quale sarà la nostra linea”.
Tra le altre cose le sardine hanno anche parlato della candidata del Carroccio alle Regionali in Emilia Romagna Lucia Borgonzoni: “Su 36 post sponsorizzati ne ha pubblicato uno di programma e 14 di aspetto personale. Continuate a chiedere alle sardine un programma, dov’è il programma di un partito politico populista?”, ha detto sempre Santori.
36 post sono costati 26mila euro, “una cifra che per noi è molto alta”. Il numero più alto, 14, riguardano “i cosiddetti post del ‘buongiorno’ e della ‘buonanotte’, in cui di politico non c’è nulla”.
Seguono 11 di attacchi a Bonaccini e al Pd, 7 su Bibbiano, tre contro le stesse sardine e uno di programma, “in cui si dice che le case popolari vadano prima agli italiani”. Insomma, ha aggiunto Santori, “di lungimirante per questa Regione non c’è nulla: non si parla di ambiente, di istruzione, di sanità , di diritti, non si parla di niente”.
Una visione che proprio le sardine intendono contrastare, scendendo di nuovo in piazza domenica 19 novembre.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Gennaio 17th, 2020 Riccardo Fucile
SI VOTA IL 20 GENNAIO CON IL SUO VOTO DECISIVO… LA MAGGIORANZA: “ATTO GRAVISSIMO, NON E’ PIU’ SUPER PARTES, DEVE DIMETTERSI”
Il primo voto del Senato sull’autorizzazione a procedere nei confronti dell’ex ministro dell’Interno
Matteo Salvini per il caso della nave militare Gregoretti sarà il 20 gennaio. Una decisione presa dalla Giunta per il regolamento di Palazzo Madama, con il voto decisivo della presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, che ha scelto di esprimere la sua preferenza a favore della linea sostenuta dal centrodestra (Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia).
La decisione fa saltare sulla sedia la maggioranza che protesta per la mancata osservanza del ruolo super partes della presidente in una giunta per il regolamento, un organismo di garanzia del Senato, in cui la situazione è di perfetto equilibrio (6 a 6).
Il peso della Casellati
In realtà l’effetto del voto della presidente Casellati è molto più concreto: senza la sua preferenza, vista la situazione di parità in Giunta per il regolamento (6 a 6), la proposta del centrodestra sarebbe stata respinta e il voto sulla relazione Gasparri sarebbe stato rinviato direttamente all’Aula (comma 6, articolo 135 bis del regolamento del Senato), quindi a data da destinarsi e senz’altro oltre la prossima settimana.
Proprio ieri in Aula al Senato la presidente Casellati era peraltro intervenuta brevemente dal banco della presidenza per una precisazione: “Io non rappresento il membro dell’opposizione. E’ una doverosa specificazione sui numeri della Giunta”.
Il Pd parla con la sua voce più autorevole, quella del segretario Nicola Zingaretti che sottolinea “un atteggiamento molto scorretto e grave della presidente del Senato, che è venuta meno alla sua funzione di super partes e si è schierata su un punto così delicato dalla parte di una componente del Senato”.
Nel M5s — che a inizio legislatura ha votato Casellati presidente — c’è chi arriva a chiedere le dimissioni della presidente: “Si è resa protagonista di una decisione di parte — dice Giuseppe Brescia, presidente della commissione Affari Costituzionali della Camera — violando ogni criterio di imparzialità e facendosi chiaramente influenzare da motivi extra-istituzionali. È un fatto grave perchè stiamo parlando della seconda carica dello Stato. Dovrebbe dimettersi”.
Marcucci (Pd): “Casellati ha gettato la maschera. Votando con le opposizioni ha deciso di non essere super partes”
Tutto questo naturalmente ha uno sviluppo del tutto tecnico, com’è stato tutto il braccio di ferro degli ultimi dieci giorni di battaglia parlamentare nella quale maggioranza e opposizione se le sono date a colpi di regolamento e di calendario. Ma proprio la tempistica è legata a un significato politico, su cui la maggioranza Pd-M5s-Leu-Italia Viva da una parte e la minoranza di centrodestra dall’altra si sono battute all’ultimo voto: votare il 20, lunedì, a 5 giorni dalle elezioni regionali che Salvini ha investito di senso nazionale, spingerà il leader della Lega a usarla come ulteriore arma di propaganda elettorale.
Pd e M5s: “Casellati è scesa in campo, non più arbitro”
La maggioranza è furente nei confronti della presidente del Senato. “Da oggi — dice il capogruppo Andrea Marcucci — è certificato, dai suoi atteggiamenti e dalla sua volontà di esprimersi che la presidente del Senato non è più super partes e ha deciso di entrare, per motivi suoi che riteniamo non sufficienti, di scendere pesantemente nell’agone politico diventando un presidente Senato di parte”. “La presidente ha gettato la maschera, ha fatto un colpo di mano — aggiunge Marcucci — La consideriamo una situazione gravissima per il Paese”. Casellati, aggiunge la vicecapogruppo del M5s Alessandra Maiorino, “con il suo voto insieme alle opposizioni smette di essere arbitro e indossa la maglia di una delle squadre in campo”.
De Petris (LeU): “Casellati ha fatto scelta di parte, non ce lo aspettavamo. Forse tutto programmato”
L’ipotesi di una contromossa della maggioranza: disertare il voto
Così ora circola l’ipotesi che i gruppi favorevoli al processo (cioè il centrosinistra più i Cinquestelle) possano disertare la Giunta delle immunità il 20 gennaio, visto che in Aula poi l’esito potrebbe essere ribaltato dalla maggioranza che sostiene il governo (e a quel punto l’iter ripartirebbe daccapo con relatore e relazione nuovi).
Per ora Marcucci non conferma: “Non lo so, ne ragioneremo. Di sicuro la Giunta si riunisce in modo illegittimo” risponde. “Ma la cosa più grave — ha aggiunto — è che noi avevamo proposto che si riunisse oggi per completare il nostro lavoro, ma evidentemente questa cosa non era di gradimento. Così hanno fatto un colpo di mano gravissimo. Siamo molto preoccupati per la democrazia”.
Invece è passata la linea del centrodestra, grazie al sostegno della Casellati: si voterà lunedì. Torneranno Grasso e Giarrusso, non ci sarà il senatore delle Autonomie Meinhard Durnwalder che si è fatto male e è in ospedale. Lui però è orientato al no al processo. Così la votazione sulla carta finirebbe 12-11 contro la relazione Gasparri, cioè a favore del processo.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Gennaio 17th, 2020 Riccardo Fucile
IL VOTO DELLA CONSULTA E’ STATO DI 11 A 4 PER RESPINGERE IL REFERENDUM INCOSTITUZIONALE (COME SAPEVANO TUTTI), RIDICOLO COSTRUIRE COMPLOTTI SUL NULLA
La Verità ha individuato il colpevole della bocciatura del referendum proposto dalla Lega sulla legge elettorale: si tratta di Marta Cartabia, presidente della Corte Costituzionale. Secondo Alessandro Rico la Cartabia è “candidata al Quirinale” e quindi ha affossato “la legge che può rovinarle i piani”.
Prima donna presidente della Corte costituzionale dall’11 dicembre 2019 e già vicepresidente dal 12 novembre 2014 fino alla sua elezione a presidente, Cartabia, nell’interpretazione del giornale di Maurizio Belpietro, avrebbe deciso di segare il quesito di Calderoli per i suoi bassi interessi.
L’idea che invece sia Calderoli che continua a proporre (e a farsi votare, quando ne ha la forza) leggi elettorali incostituzionali, come è già successo per il Porcellum, non sfiora evidentemente le teste d’uovo che albergano la redazione del quotidiano di Belpietro.
In realtà il voto all’interno della Consulta è stato nettissimo ed è finito 11 a 4: respinto anche il conflitto di attribuzione presentato da 5 delle 8 Regioni in zona Cesarini, il 7 gennaio, per prevenire l’errore contenuto nella richiesta stessa, una legge elettorale inutilizzabile.
Perchè Calderoli stavolta ha usato un trucco non consentito che ha fatto precipitare il referendum: la legge 51 del 2019, scritta per rivedere i collegi in vista dell’entrata in vigore del taglio dei parlamentari, non poteva essere usata per azzoppare il Rosatellum.
Le ragioni della bocciatura in realtà stanno in un comunicato che non lascia dubbi: «La richiesta è stata dichiarata inammissibile per l’assorbente ragione dell’eccessiva manipolatività del quesito nella parte che riguarda la delega al governo che, secondo le intenzioni dei promotori, avrebbe consentito l’autoapplicatività della normativa di risulta».
È una regola storica della Consulta: i referendum, per essere accettati, nel taglia e cuci dei promotori, devono lasciare un testo che consenta agli italiani di votare.
Invece, chi ha scritto e propagandato il referendum, ha sbagliato. Perchè la legge usata per rendere applicabile quella elettorale, cioè la 51 del 27 maggio del 2019, era chiara fin dal suo incipit, “disposizioni per assicurare l’applicabilità delle leggi elettorali indipendentemente dal numero dei parlamentari”, quindi riferita in modo chiaro al taglio dei parlamentari. A quella, e non ad altre.
(da “NextQuotidiano”)
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Gennaio 17th, 2020 Riccardo Fucile
RESPINTO IL RICORSO DELLA PROCURA DI AGRIGENTO, AVEVA RAGIONE IL GIP ALESSANDRA VELLA : “NESSUNA VIOLAZIONE, HA AGITO NELL’ADEMPIMENTO DEL DOVERE DI SALVARE VITE UMANE”… PER AVER APPLICATO LA LEGGE LA VELLA FU PERSINO MINACCIATA DI MORTE DA CRIMINALI SOVRANISTI
È stato respinto dalla Cassazione il ricorso della Procura di Agrigento contro l’ordinanza
che lo scorso 2 luglio ha rimesso in libertà Carola Rackete, la comandante della nave Sea watch3 approdata a Lampedusa forzando il blocco.
La terza sezione penale della Cassazione, dopo una camera di consiglio svolta ieri, ha rigettato il ricorso presentato la scorsa estate dal procuratore capo di Agrigento Luigi Patronaggio e dall’aggiunto Salvatore Vella contro l’ordinanza, firmata il 2 luglio scorso dal gip Alessandra Vella che decise di non convalidare l’arresto di Rackete, escludendo il reato di resistenza e violenza a nave da guerra, che era stato contestato alla capitana per avere, il 29 giugno, forzato il posto di blocco della Guardia di finanza, a Lampedusa, che le aveva ripetutamente intimato l’alt.
Nella manovra la motovedetta era stata urtata dal natante della ong tedesca.
Il gip aveva ritenuto che il reato di resistenza a pubblico ufficiale fosse stato giustificato da una “scriminante” legata all’avere agito “nell’adempimento di un dovere”, quello di salvare vite umane in mare.
Con la pronuncia del gip era dunque venuta meno la misura degli arresti domiciliari deciso dalla procura che aveva chiesto la convalida della misura restrittiva e il divieto di dimora in provincia di Agrigento.
In ogni caso, la decisione della Cassazione non avrebbe cambiato la posizione di Rackete, che sarebbe rimasta in libertà anche con un accoglimento del ricorso della procura, ma sarà importante leggere le motivazioni con cui la Suprema Corte spiegherà il suo verdetto, il cui deposito, in base alle norme del codice di procedura penale, è atteso in 30 giorni.
Alessandra Vella, la giudice che decise di respingere l’arresto e scarcerare Rackete, finì nella gogna di Salvini e venne minacciata di morte.
Salvini aveva ripetutamente parlato di “bicchieri di vino” della giudice con l’indagata (circostanza totalmente inventata). I violentissimi attacchi di Matteo Salvini avevano scatenato l’inevitabile gogna social con tanto di minacce di morte: «Puttana comunista, ti verremo a cercare e perderai il sorriso per sempre». «Colpirne uno per educarne cento, lo faremo anche noi».
“Grande soddisfazione per un provvedimento coerente da un punto di vista istituzionale e giuridico”, dice l’avvocato Alessandro Gamberini, difensore di Carola Rackete. “Ora — aggiunge Gamberini — sarà importante leggere le motivazioni ma l’esito di oggi mi lascia ben sperare per il proseguio del procedimento”.
(da agenzie)
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Gennaio 17th, 2020 Riccardo Fucile
GRAZIE AL “DONO” DELL’UBIQUITA’ RIESCE A RADDOPPIARE LE PRESENZE SUL TERRITORIO… I PRECEDENTI DI QUANDO NON ERA RIUSCITO A FARSI ELEGGERE PER FRATELLI D’ITALIA
Leo Battaglia, candidato della Lega alle elezioni regionali in Calabria, avrebbe escogitato un metodo fantastico per farsi vedere il più possibile in piazza in attesa del voto: smezzarsi il lavoro con il fratello gemello Francesco.
Lo racconta oggi Il Fatto Quotidiano:
Stando a quello che scrive il sito del Corriere della Calabria, la trovata “geniale” è di Leo Battaglia, candidato della Lega alle elezioni del 26 gennaio. Il leghista calabrese infatti, avrebbe sfruttato il gemello Francesco Battaglia.
Per ottimizzare i tempi di una campagna elettorale troppo corta, avendo a disposizione praticamente il suo “sosia ” (che tra l’altro è consigliere comunale a Castrovillari), Leo Battaglia è riuscito a dare la sensazione di godere del dono dell’ubiquità .
Un valore aggiunto rispetto agli altri candidati della Lega che il 10 gennaio non hanno potuto scegliere se rimanere nella zona del Cosentino a caccia di voti o presenziare a Crotone dove Salvini ha presentato le sue liste.
Un problema che Leo Battaglia non si è dovuto nemmeno porre. E siccome al Consiglio regionale si entra con i voti e non con i selfie, all’evento di Crotone, sul palco con Salvini, il candidato Leo Battaglia avrebbe mandato il suo gemello. Sorrisi, applausi e foto di gruppo come da copione assieme agli altri candidati leghisti e al “capitano” Matteo che non si sarebbe accorto di nulla.
E per la cena? A stringere mani e parlare di politica con i commensali ci sarebbe sempre il gemello Francesco.
Il tutto mentre Leo Battaglia, stando a quanto riporta il sito locale del Corriere della Calabria,“continuava la campagna elettorale sul territorio per rastrellare consensi e, magari, superare quota 2271, che nella scorsa tornata regionale non fu sufficiente ad assicurargli un posto al caldo dell’Astrona ve della politica calabrese”.
Già perchè il candidato leghista nel 2014si era presentato alle Regionali con Fratelli d’Italia e in quell’occasione finì al centro di una polemica perchè in tutte le strade statali della provincia di Cosenza comparve la scritta “Leo Battaglia alla Regione”. Muri imbrattati e mai puliti per cui, a distanza di cinque anni, non essendoci alcun riferimento a FdI, quelle scritte adesso tornano utili al candidato.
(da “NextQuotidiano”)
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Gennaio 17th, 2020 Riccardo Fucile
SE DI MAIO FA UN PASSO INDIETRO LUI E’ PRONTO A CANDIDARSI
Il momento è catartico: Danilo Toninelli è pronto a candidarsi come capo politico del
MoVimento 5 Stelle in caso di addio di Luigi Di Maio. Giggetto è dato in uscita dopo un articolo del Fatto Quotidiano che ventilava l’ipotesi, subito furiosamente smentita dai grillini e quindi probabilmente vera.
Scrive Emanuele Buzzi sul Corriere della Sera che un’altra candidata potrebbe essere Paola Taverna
Mentre riprendono a soffiare forti le voci di un possibile passo indietro del leader, c’è chi – dicono i beninformati – si dice stia scaldando i motori in vista di una possibile contesa per il ruoli di capo politico e di nuovi ruoli strutturali. Tra questi, anche due volti storici (entrambi membri del team del futuro): Paola Taverna e Danilo Toninelli. E se Alessandro Di Battista è pronto a rivendicare – nel caso vada in porto la revoca delle concessioni autostradali – un ruolo da protagonista nel prossimo futuro Cinque Stelle, c’è chi rivendica più coralità .
Lo fa il vicepresidente del Parlamento Ue, Fabio Massimo Castaldo: «Adesso è tempo di far crescere il Movimento in senso ancora più collegiale ed inclusivo». Luigi Di Maio, intanto, è pronto ad affrontare la settimana di fuoco con la definizione dei facilitatori regionali (che di fatto saranno i «segretari» M5S a livello locale), le sentenze dei probiviri e la prova del fuoco dell’Emilia Romagna.
Nel Movimento c’è chi sostiene che il leader sia di nuovo corteggiato dalla Lega, che cerca in Di Maio la sponda per un nuovo imprevisto scenario politico.
Ma l’orizzonte del capo politico al momento è fatto di piccoli passi. E il primo sarà l’incontro (a gran voce richiesto e oggetto di polemica a dicembre) con i capi commissione.
(da “NextQuotidiano”)
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Gennaio 17th, 2020 Riccardo Fucile
ORA LA PALLA PASSA ALLA PREFETTURA, MA IN OGNI CASO IL TENTATIVO DI SCIACALLAGGIO DELLA LEGA E’ FALLITO
C’era una volta un Capitano che voleva chiudere la sua campagna elettorale per l’Emilia-Romagna a Bibbiano. La Lega aveva preannunciato il suo comizio di chiusura per giovedì prossimo 23 gennaio, presenti sul palco Matteo Salvini e persino (in via eccezionale, non vi ci abituate eh?) la candidata presidente Lucia Borgonzoni. Ma poi è arrivata la sorpresona.
I leghisti organizzatori hanno scoperto che quello spazio era stato già richiesto dalle Sardine con un modulo depositato due settimane prima in prefettura e firmato addirittura da Mattia Santori. Colpo di scena, amisci!
Così piazza della Repubblica in quel di Bibbiano, luogo simbolo della strumentalizzazione politica di un gravissimo caso di cronaca che coinvolge minori, sarebbe stata utilizzata proprio come strumento dello sciacallaggio per fini elettorali. La Lega sta però provando la strada del ricorso: Gianluca Vinci, avvocato e parlamentare, lo ha scritto sostenendo che i comizi politici non possono essere prenotati due settimane prima, ma soltanto da due a cinque giorni rispetto all’evento.
E aggiungendo che le Sardine non sono un movimento politico, quindi non avrebbero diritto alla piazza. Le Sardine reggiane, guidate da Giulia Sarcone e Youness Warhou, informatico 25enne di origini marocchine, per ora hanno vinto.
Ma Il Fatto spiega che ora la palla passa alla prefettura:
La palla rimbalza dunque alla prefettura che si riunirà con la questura e prenderà una decisione nelle prossime ore. Le Sardine sperano ancora, d’altronde Youness non è uno che si abbatte facilmente: “Sono un italiano senza cittadinanza, sognavo di fare il pilota d’aerei ma una volta diplomato nulla da fare, serve la cittadinanza italiana. Mi sono sempre battuto per le questioni in cui credo e contro le ingiustizie”.
Ieri, fa sapere Il Fatto, i sindaci dell’Unione Val d’Enza hanno detto la loro: “Decide ranno le autorità competenti, ma chiediamo buon senso agli organizzatori, ossia a Lega e Sardine. Sarebbe meglio non ci fosse alcun comizio e alcuna manifestazione davanti al municipio di Bibbiano visto il clima che si respira. Chiediamo loro un passo indietro”.
(da “NextQuotidiano”)
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Gennaio 17th, 2020 Riccardo Fucile
DOPO L’ALLARME BOMBA DI IERI, CRESCE LA PREOCCUPAZIONE E LA TENSIONE PER L’ENNESIMA PROVOCAZIONE LEGHISTA
C’è stato un allarme bomba Bibbiano. Questa mattina, l’ufficio dello sportello sociale ha
ricevuto più chiamate anonime che avvertivano della possibile presenza di un ordigno pronto a esplodere all’interno della struttura. Ovviamente, queste minacce non si sono concretizzate, anche se il comune è stato costretto a evacuare i suoi dipendenti.
La delegata ai servizi sociali dell’unione dei comuni della Val d’Enza ha sottolineato: «C’era stata un’escalation di minacce, poi le acque si erano calmate. Dopo la chiusura delle indagini è ripreso questo clima di odio insostenibile intorno a noi».
Qualche giorno fa, nel comune di Bibbiano, si sono concluse le indagini preliminari relative al caso conosciuto al grande pubblico con il nome di Angeli & Demoni.
Per il sindaco di Bibbiano Andrea Carletti non c’è più alcuna misura restrittiva. Del resto, il suo coinvolgimento è stato del tutto marginale, dal momento che le indagini a suo carico riguardano un presunto abuso d’ufficio per la concessione di una struttura pubblica ai servizi sociali che sono al centro dell’inchiesta.
Sono 26 le persone che rischiano il rinvio a giudizio dopo questa fase, in merito ai presunti abusi nell’affidamento di bambini ad altre famiglie rispetto al loro nucleo d’origine.
Bibbiano è stato al centro di una polemica politica decisamente stucchevole, che ha portato più volte ad alzare i toni. Proprio per questo motivo, in una Emilia-Romagna che si appresta ad andare al voto il prossimo 26 gennaio, Bibbiano è diventato anche un luogo simbolo, dove la Lega — che con Lucia Borgonzoni cerca di contendere la carica di presidente della Regione a Stefano Bonaccini — ha intenzione di svolgere una manifestazione il prossimo 23 gennaio.
Alla stessa manifestazione hanno dichiarato di voler prendere parte anche le sardine.
I due gruppi stanno chiedendo in queste ore la stessa piazza della Repubblica, proprio davanti al municipio di Bibbiano dove si è verificato l’episodio dell’allarme bomba.
Per questo motivo, le autorità della Val d’Enza, rappresentate anche dal vicesindaco di Bibbiano Paola Tognoni, hanno chiesto ai due gruppi politici di soprassedere sulla possibilità di organizzare una manifestazione.
«Chiediamo buon senso agli organizzatori — ha detto il presidente dell’unione dei comuni Franco Palù — e, per questo motivo, li invitiamo a non venire a Bibbiano”
Si preannuncia una chiusura della campagna elettorale infuocata in Emilia-Romagna, con la piazza di Bibbiano che rischia di trasformarsi nell’ultimo scontro a tre giorni dal voto delle Regionali in Emilia-Romagna tra Matteo Salvini e gli attivisti delle Sardine.
A dirimere la questione ci dovrà pensare il prefetto e il questore e la decisione sembra tutt’altro che semplice.
(da agenzie)
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