Ottobre 22nd, 2020 Riccardo Fucile
LA SUA DICHIARAZIONE MESSA A VERBALE NELL’INCHIESTA PER PECULATO SUI FONDI PER LA FILM COMMISSION
“E’ stato un errore da dilettanti”. Con queste parole rilasciate a verbale, Michele Scillieri, commercialista che insieme ad Andrea Manzoni e Alberto Di Rubba ha organizzato la compravendita dell’immobile di Cormano da acquistare con i soldi della Lombardia Film Commission, ammette in parte le accuse mosse dalla procura di Milano nell’inchiesta che lo vede accusato di peculato e turbativa d’asta.
E’ un dettaglio che emerge dalla sentenza con cui il tribunale del Riesame ha rigettato la richiesta di revoca dai domiciliari avanzata dal legale dei due leghisti.
Le parole di Scillieri smentiscono quella che era stata una delle ricostruzioni difensive dei due revisori dei conti della Lega Nord in Parlamento (e inizialmente anche la sua) con cui veniva giustificato il passaggio di 178 mila euro (cioè parte della compravendita della sede della Film commission di Cormano) alla Sdc di Manzoni.
Il bonifico, secondo la difesa, avrebbe riguardato una operazione immobiliare di un terreno in alta Val Seriana, intestato ai fratelli Testa, una ristrutturazione di qualche anno prima su un loro supermarket.
A giustificare la cosa sarebbe stata una scrittura privata che però, come ammette lo stesso Scillieri, è stata firmata dopo il preliminare per l’operazione in Val Seriana. Un’architettura decisa a tavolino, quindi, definita “messinscena” dai giudici del Riesame. E che con le parole di Scillieri è venuta a cadere.
Per questo la guardia di finanza di Milano nei giorni scorsi aveva sequestrato le due villette sul Lago di Garda dei revisori contabili della Lega acquistate al “Green residence Sirmione” con i soldi incassati, secondo l’accusa, dalla Regione Lombardia per la nuova sede della Lombardia Film Commission.
I due professionisti, dal 10 settembre scorso ai domiciliari per l’inchiesta del procuratore aggiunto Eugenio Fusco e del pm Stefano Civardi, sono accusati di peculato (oltre che di turbativa d’asta ed evasione fiscale) proprio per aver usato gli 800 mila euro del finanziamento pubblico per scopi privati. Di quella cifra, oltre 600 mila euro sarebbero stati usati per le due villette.
Nella sentenza i giudici del riesame Maria Cristina Mannocci, Monica Amicon e Roberto Peroni Ranchet hanno inoltre sposato la linea dei pm secondo cui i due devono rimanere ai domiciliari per il rischio di inquinamento probatorio: “Se per le reazioni alle contestazioni disciplinari di un direttore di filiale compiacente, e verosimilmente prezzolato, – si legge nella sentenza – Manzoni e Di Rubba raggiungono subito i piani altissimi della politica a Roma, allora è facilmente immaginabile la reazione e la capacità di inquinamento probatorio estrinsecabile relativamente ai reati per cui qui si procede”.
(da agenzie)
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Ottobre 22nd, 2020 Riccardo Fucile
“AMO IL MIO LAVORO MA A DICEMBRE MI SCADE IL CONTRATTO”
Infermiera precaria di 33 anni. Michela Mainardi, è una degli eroi che combattono quotidianamente il Covid.
Sul volto sono ben evidenti i segni dei dispositivi che le proteggono bocca e occhi. Li ha appena tolti per una breve pausa pranzo dopo ore passate nel Covid-hospital realizzato con i moduli nel parcheggio dell’Ospedale del mare di Ponticelli.
Michela, mamma di una bimba di 16 mesi, sorride, sembra un ritratto di Jorit.
A dicembre le scadrà il contratto, ma adesso non ci pensa.
Si è buttata a capofitto nel lavoro: doppi turni, 12 ore al giorno, per assistere i pazienti colpiti dal Covid: “C’è carenza di personale e abbiamo dato la massima disponibilità – dice l’infermiera-mamma-precaria – la situazione è sempre più complicata e i reparti si sono riempiti”.
Paura e senso di smarrimento sono gli altri nemici da combattere insieme alla patologia: “La maggior parte dei ricoverati è spaventata – afferma l’infermiera – i pazienti vivono un senso di smarrimento a essere in un reparto con dieci posti letto senza finestre e senza avere percezioni di quello che avviene all’esterno. E il decorso di questa malattia è del tutto imprevedibile. Ci sono gli anziani, ma abbiamo avuto anche pazienti 17enni e 20enni. Io sono felice di lavorare in questo Covid-center, qui mi sento più protetta e mi danno la possibilità di fare il lavoro che amo”.
(da agenzie)
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Ottobre 22nd, 2020 Riccardo Fucile
UN FILM GIA’ VISTO: IL RISULTATO DEGLI ESAMI DI SCREENING
Quattordici ospiti del Pio Albergo Trivulzio sono risultati positivi al Coronavirus, dopo gli esami di screening eseguiti nella settimana dal 12 al 16 ottobre. Lo si legge nel bollettino pubblicato sul sito dell’istituto milanese per la terza età , già al centro di un’ondata di contagi e morti la scorsa primavera. Sono risultati positivi anche cinque dipendenti.
Nella nota della struttura si legge anche che “stante l’incremento della curva epidemica a Milano, i ricoveri in cure intermedie sono temporaneamente sospesi sino al 25 ottobre e le palestre nelle sezioni di degenza sono temporaneamente chiuse”. Dei quattordici ospiti positivi, 11 sono persone ricoverate nel reparto cure intermedie e che “sono già stati inviate presso strutture ospedaliere”, di un paziente della rsa del Pat risultato “debolmente positivo”, anche questo “già inviato in struttura ospedaliera” e di due ospiti della comunità del Pat. Sul bollettino si legge anche che cinque dipendenti del Pio Albergo Trivulzio sono risultati positivi. Si tratta di tre lavoratori del Pat e due della struttura di Merate (Lecco), questi ultimi due “non in servizio, isolati al domicilio”.
(da agenzie)
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Ottobre 22nd, 2020 Riccardo Fucile
NEL PARTITO C’E’ LA PAURA DI UN NUOVO CALO DI CONSENSI
Nella prima fase dell’emergenza coronavirus, è un dato di fatto, Matteo Salvini è passato dal 35% dei consensi alla Lega fino a 22-23% certificato dagli ultimi sondaggi e — in misura diversa — dal risultato deludente delle elezioni regionali di settembre. Oltre dieci punti percentuali polverizzati a causa di una impressione non proprio solidissima data ai suoi elettori nell’emergenza.
In poche settimane, infatti, il leader della Lega aveva parlato di riaperture, poi di chiusure, aveva fatto un uso disinvolto della mascherina, aveva organizzato manifestazioni quando i cittadini ancora non si sentivano al sicuro. Ora, il partito teme l’opinione di Salvini su seconda ondata.
Lo si è visto già nei giorni scorsi. Attilio Fontana, visti i dati orribili in Lombardia a livello di contagi, aveva raccolto i pareri degli amministratori locali e aveva deciso per il coprifuoco, una parola che — a quanto pare — non piace affatto a Matteo Salvini che l’associa a una situazione di insicurezza, particolarmente sgradita agli elettori. Per questo c’è stata un po’ di confusione su un’ordinanza (quella della chiusura delle attività dalle 23 alle 5 del mattino) che era stata prima annunciata e poi ritardata fino al primo pomeriggio della giornata di ieri.
I retroscena riportano un colloquio di Salvini con Fontana in cui il leader della Lega sembrava piuttosto contrariato dal fatto di aver lasciato alle regioni — amministrate in gran parte dal centrodestra — l’incombenza di intervenire sulla vicenda.
Per questo motivo, dunque, è stato dato molto risalto — nell’ordinanza stessa in Lombardia — alla responsabilità del ministero della Salute in merito al nuovo provvedimento: il tentativo di trasformarlo in una mossa politica e non in capo all’amministrazione regionale.
Sul coprifuoco, Salvini ha detto di ‘volerci vedere chiaro’. Ma questo studio delle contromisure da prendere rispetto alla seconda ondata potrebbe essere seriamente farraginoso per una situazione che, invece, pretende risposte immediate, che lo stesso governo fatica a dare.
Ecco perchè nella Lega si teme che il leader della Lega, per inseguire il consenso e i trend sui social network, perda il contatto con la realtà del contagio, dando nuovamente una impressione poco rassicurante agli elettori.
Il Carroccio non si può permettere un nuovo periodo di emergenza in cui le indecisioni di Salvini potrebbero causare una nuova fuga di consensi dal partito.
(da agenzie)
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Ottobre 22nd, 2020 Riccardo Fucile
“E’ COME IL FRATELLO MONELLO CHE INVITA L’ALTRO A BERE ALCOLICI”
Una cosa è quando le critiche arrivano dalle opposizioni e lì può esserci il dubbio legittimo della malafede causata dall’inevitabile competizione elettorale.
Un’altra è quando queste critiche arrivano direttamente dagli alleati. O meglio, dagli ex alleati.
L’ex sindaco di Milano Gabriele Albertini su Salvini non spende affatto parole dolci. Anzi. In un’intervista al Foglio racconta com’è stata l’esperienza di governo dell’attuale leader della Lega quando era consigliere comunale a Milano proprio nella giunta Albertini.
«Io Salvini lo conosco bene — ha spiegato Albertini a Carmelo Caruso de Il Foglio -. L’ho visto all’opera da consigliere comunale. Faceva parte della maggioranza e andava in piazza a fare opposizione. Il suo compito è tenere allegra la gente. Non è un uomo capace di governare. È inadatto».
Una affermazione che si inserisce bene nell’ultimo contrasto che il leader della Lega ha avuto con il governatore della Lombardia Attilio Fontana, prima che quest’ultimo firmasse l’ordinanza per il coprifuoco in Lombardia dalle 23 alle 5 a partire dalla giornata del 22 ottobre.
Secondo Albertini, il presidente della regione ha fatto benissimo a proseguire dritto per la sua strada e a non prestare ascolto a Matteo Salvini
Per dare una ulteriore definizione di Matteo Salvini, Gabriele Albertini ha utilizzato la similitudine dei due fratelli. Secondo l’ex sindaco di Milano, il leader della Lega è come quello tra i due fratelli che invita l’altro a bere e a fare marachelle. Il «fratello monello», per usare una sua espressione.
E anche il fatto che Albertini sminuisca l’opera di Salvini descrivendolo come quello che «serve a tenere allegra la gente» non è particolarmente lusinghiero.
Matteo Salvini è stato consigliere comunale a Milano, una delle sue prime esperienze in politica. Le sue strade si sono incrociate con quelle di Albertini nel 1997-1998 e nel 2006. Evidentemente, l’ex primo cittadino non ne ha un buon ricordo.
(da agenzie)
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Ottobre 22nd, 2020 Riccardo Fucile
L’INCUBO DI UN PAZIENTE POSITIVO A MILANO TRA INFORMAZIONI SBAGLIATE E MANCATO TRACCIAMENTO
Chi abita in Lombardia e teme di aver contratto il Coronavirus (o più semplicemente ha dei dubbi), può contattare tre numeri di telefono. Dallo 02.85781 di Ats Milano (che compare, in bellavista, sulla home del sito di Ats) al numero verde di Regione Lombardia 800.894545 fino al numero nazionale 1500, gestito dal ministero della Salute. Quest’ultimo, come constatato da Open, risponde subito alle chiamate.
L’800, invece, risponde solo al secondo tentativo mentre è impossibile poter parlare con un operatore di Ats Milano. Ad ogni tentativo cade sempre la linea. Niente da fare, insomma.
L’odissea di un paziente positivo a Milano
A fare la stessa trafila (e dunque a non ricevere alcuna risposta dal numero di Ats Milano) è anche un uomo di 43 anni che, come scrive il Corriere, dopo essere entrato a contatto con un positivo, si sottopone al tampone. L’addetto — racconta — dopo avergli chiesto «ha il Covid?», lo ha informato che, nell’attesa del risultato, avrebbe potuto «fare quello che voleva». Niente di più sbagliato, non è affatto così.
Errori e ritardi
Ma il peggio deve ancora venire. Sei giorni dopo il tampone, il risultato: «Tampone del 9 positivo, quello del 10 negativo». «Ma io non ho fatto due tamponi in due giorni», ribatte lui. Solo dopo scoprirà che il suo medico di base si era sbagliato. Il risultato del tampone era positivo, ed era solo uno, l’altro era stato eseguito un mese prima (ed era, chiaramente, negativo). Ma l’aspetto più grave è che la positività al virus sia stata comunicata oltre le 24 ore. Nello specifico, quasi una settimana dopo.
Allo 02.85781 non risponde nessuno
Intanto nessuno lo ha mai chiamato. La Asl non gli ha mai comunicato ufficialmente di essere entrato in contatto con un paziente positivo. Nessun tracciamento dei contatti, quindi. E non è finita qui: «Ho chiamato molte volte il numero dell’Ats che si dovrebbe occupare di questo, sono stato in attesa anche per 40 minuti ogni volta ma niente: arrivato alla fine della coda inesorabilmente cadeva la linea. Poi, siccome avevo provato a chiamare di sabato mattina, dalla Regione Lombardia mi sono sentito dire che il numero di Ats non funziona durante il weekend. L’ho trovato strano, allora ho riprovato a chiamare il lunedì successivo, ovvero ieri, 20 ottobre, molte volte e niente neanche stavolta» ha aggiunto. Il numero è sempre lo 02.85781.
I dubbi (irrisolti)
Infine ha provato a segnalare la positività sull’app Immuni ma il suo codice non sarebbe stato ancora validato da un operatore sanitario così da far scattare l’alert sui cellulari dei suoi contatti. Non ha nemmeno capito se la sua quarantena debba durare 14 o 10 giorni, visto che il suo tampone risale a qualche giorno prima dell’ultimo Dpcm. Un caos. Intanto proprio oggi, 21 ottobre, i casi in Lombardia sono +4.125 con +253 ricoveri in appena 24 ore.
(da “Huffingtonpost”)
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Ottobre 22nd, 2020 Riccardo Fucile
IL PROF. LA VECCHIA: “IL NOSTRO TALLONE D’ACHILLE ORA SONO I CASI DI MEDIA GRAVITA'”
L’ipotesi che la carica virale dei positivi oggi sia molto più alta rispetto ai mesi estivi è verosimile. Lo dice Carlo La Vecchia, ordinario di Epidemiologia all’Università degli studi di Milano, intervistato dal Corriere della Sera.
“Ci sono soggetti che diffondono il virus molto più facilmente di altri, tenendo però presente che anche la “predisposizione” ad essere contagiati cambia. Misurare la carica virale su vasta scala richiede ancora tecnologie sofisticate e costose. In più la moltiplicazione delle molecole Rna del virus varia da soggetto a soggetto; ad esempio ci sono asintomatici con carica virale altissima. È quindi difficile, su base scientifica, correlare l’alta carica virale al numero dei ricoveri”.
Il professore ragiona poi sul tallone d’Achille del sistema ospedaliero, vale a dire “la media intensità , i pazienti con sintomi importanti ma non gravi”.
“Non abbiamo un sistema di medici di base efficiente come quello tedesco che si prende cura di questi soggetti. Occorrono, come ha ricordato il professor Remuzzi, ospedali periferici con 2-300 posti letto, destinati a questi ricoveri. Questo aiuterebbe enormemente le terapie intensive”.
Secondo La Vecchia, ormai è tardi per inseguire il virus con il contact tracing: “ormai ci sono troppi casi per poterlo ritenere uno strumento utile nei confronti del virus. Semplicemente, oltre certi numeri, non è più strategico”. La situazione – conclude l’epidemiologo – è seria ma complessivamente meno grave della primavera, tuttavia non va sottovalutata”.
(da “Huffingtonpost”)
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Ottobre 22nd, 2020 Riccardo Fucile
L’IMMUNOLOGO: “CI VORRA’ DEL TEMPO PRIMA CHE IL VACCINO SIA DISPONIBILE A TUTTI”
“Non siamo lontani: un vaccino efficace potrebbe esserci già tra fine novembre e dicembre. Ma non sarà distribuito prima del 2021”, “potremo dirci al sicuro, spero, prima del prossimo Natale: quello del 2021, intendo”.
Lo ha dichiarato Anthony Fauci, capo dell’Istituto nazionale per la prevenzione delle malattie infettive statunitense, in un’intervista a Repubblica.
“Gli scienziati stanno facendo un lavoro straordinario. I loro studi sul Covid ci hanno già sorpreso e ci sorprendano ancora. Ma per tornare alla normalità serve tempo. È vero, gli studi sono a ottimo punto. Cinque vaccini supportati dagli Stati Uniti sono nella fase finale della sperimentazione e già due stanno dando ottimi risultati. Entro la fine del 2020 avremo risposte precise e in previsione di quei risultati positivi si stanno già producendo dosi. Sì, forse sarà possibile vaccinare qualcuno prima di fine anno. Ma per i grandi numeri c’è da aspettare”, ha dichiarato.
“Se avremo un vaccino efficace entro dicembre, saremo in grado di distribuire le prime dosi a inizio 2021, ma non basterà per tutti prima di marzo-aprile”, ha proseguito l’esperto di malattie infettive.
“Quasi certamente – inoltre – servirà poi un richiamo il mese dopo. E comunque i primi a riceverle saranno le categorie più a rischio, operatori sanitari e anziani. E soprattutto: è sbagliato creare troppe aspettative. A furia di annunciare vaccini dietro l’angolo rischiamo di deludere la gente. Se creiamo diffidenza meno persone saranno disposte a prenderlo. Dobbiamo fare le cose coi tempi giusti, perseverando con mascherine e distanziamento sociale almeno fin dopo la prossima estate. Sono cautamente ottimista sull’autunno: potremo finalmente viaggiare. Ne approfitterò per tornare a visitare l’Italia”.
(da agenzie)
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Ottobre 22nd, 2020 Riccardo Fucile
SE SI SUPERA, CHIUSURA DELLE ATTIVITA’ NON ESSENZIALI E DIVIETO DI SPOSTAMENTO TRA LE REGIONI
Se il numero dei malati Covid in terapia intensiva dovesse superare quota 2.300, il governo potrebbe adottare la chiusura delle attività non essenziali e divieto di spostamento tra le Regioni. A parlare del nuovo livello di allarme è il Corriere della Sera.
Palazzo Chigi al momento lo esclude, anche se all’interno dell’esecutivo una soglia è stata comunque fissata: 2.300 persone in terapia intensiva.
Il governo collabora con le Regioni seguendo una strategia comune, muovendosi in base all’indice Rt delle varie aree.
L’Istituto Superiore di Sanità sugli scenari di crisi ha già individuato il livello “alto”, il peggiore, in tre settimane consecutive di Rt oltre l’1,5.
Grande preoccupazione è legata agli ospedali e alla disponibilità di posti letto e in terapia intensiva. Tra strutture che reggono e altre in affanno, l’età media delle persone con sintomi gravi, sottolinea il Corriere, si è abbassata.
Ieri le persone ricoverate in terapia intensiva erano 926. Una settimana fa, il 14 ottobre, erano circa la metà , 539. È questo il dato che allarma e su questo si stanno modulando gli interventi. Con la convinzione che oltre le 2.300 persone in condizioni gravi il sistema rischi di collassare.
Si parla della chiusura di alcune attività come sale giochi, palestre e piscine. Anche se in questi giorni i controlli dei Nas hanno evidenziato il rispetto dei protocolli. Intanto potrebbe essere resa obbligatoria la misura della temperatura e lo scaglionamento degli ingressi.
Poi il capitolo centri commerciali: alcune Regioni hanno già deciso di farli rimanere chiusi durante il fine settimana. Se la curva dei positiviti continuerà a salire, il governo potrebbe estendere questa misura a tutto il territorio nazionale. Lasciando però aperti i negozi di generi alimentari e le farmacie, proprio come ha già fatto la Lombardia.
E si valuta il divieto di spostamento tra Regioni se non per comprovate esigenze di lavoro, salute o altre urgenze. Ulteriore obiettivo è far rispettare norme, in particolare quelle relative al coprifuoco che scatta alle 23 o alle 24, in maniera omogenea.
(da “Huffingtonpost”)
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