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DIETRO LA RABBIA DELLA MELONI NON C’E’ SOLO BERLUSCONI, MA UN PARTITO CHE SI STA SFALDANDO

Aprile 13th, 2018 Riccardo Fucile

IN REGIONE LAZIO FDI E’ DIVENTATO L’ULTIMO PARTITO DELLA COALIZIONE DI CENTRODESTRA, CON APPENA TRE CONSIGLIERI… CONTESTATA LA LINEA DELLA MELONI DI RUOTA DI SCORTA DELLA LEGA

In un video pubblicato ieri su Youtube si mostra, senza audio, quella che sembra essere una lite tra Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, e Silvio Berlusconi. Secondo il filmato di Blitz Tv lo scontro tra i due sarebbe andato in scena dopo lo show del Cavaliere al Quirinale in occasione della dichiarazione letta da Matteo Salvini.
La Meloni ha assistito ieri da spettatrice alle dichiarazioni dei due mattatori del centrodestra con un volto non esattamente raggiante, tradendo un nervosismo palpabile anche se poi nell’intervista rilasciata oggi al Corriere della Sera, ha cercato di addossarlo a Berlusconi: “Fino a ieri sarebbe stato impossibile anche immaginare che qualcuno parlasse al posto suo. Ma le cose cambiano, se ne è accorto anche lui, e si innervosisce…”.
In realtà  però la Meloni ha buoni motivi per essere piuttosto arrabbiata a prescindere da quello che è accaduto con Berlusconi al Quirinale.
Motivi che hanno le loro radici nel risultato conseguito da Fratelli d’Italia alle elezioni politiche ma soprattutto in quelle regionali, come ha spiegato qualche tempo fa l’ex consigliere Fabrizio Santori: “A proposito di affidabilità . In un partito è molto importante, così come nel lavoro, in un’organizzazione, in un qualsiasi gruppo umano, anche in famiglia. E’ un elemento primario ma i gattopardi della politica nostrana hanno estremizzato il concetto blindandosi nelle stanze dei bottoni con i più fedeli mentre nel frattempo calpestavano il lavoro di chi, con impegno e perseveranza, conquistava la stima della gente sul territorio. Ed è stato il trionfo degli yesman senza primarie nè scelte di merito ma solo scelte partitocratiche poi bocciate dai cittadini”.
E ancora: “Non sono stato rieletto consigliere regionale del Lazio per altri motivi oltre la sconfitta del nostro candidato presidente Parisi per mano di Zingarozzi: uno su tutti il tracollo di Fratelli d’Italia che elegge solo 3 consiglieri passando ad essere l’ultimo partito del centrodestra nella Regione Lazio, disperdendo in un mese un patrimonio costruito alle ultime elezioni con anni di presenza sul territorio”.
L’ultimo partito di centrodestra
Già  perchè è proprio questo che sta succedendo a Fratelli d’Italia.
Dopo la buona performance di Meloni come candidata sindaca nel 2016, il partito si è rassegnato elettoralmente a fare da comprimario a Salvini, che ha pescato voti nel fiume in cui li cercava anche Fratelli d’Italia.
Al risultato deludente in Regione ha certo contribuito la vicenda di Sergio Pirozzi, che tra l’altro era un esponente di Fratelli d’Italia e proprio il veto di Meloni gli ha impedito di diventare il candidato governatore del centrodestra: è perfettamente spiegabile che un buon numero di persone che potevano votare per la Meloni abbia preferito alla fine la sua lista, impedendo a FdI di bissare i risultati di due anni prima.
Dall’altra parte i sondaggi oggi disegnano una situazione in cui FdI continua a perdere voti mentre la Lega li guadagna.
Il travaso cominciato alle regionali non sembra finito e a farne le spese è ancora il partito della Meloni. Che dovrebbe vedere in Salvini un competitor interno, invece sembra essere totalmente succube della strategia del leader della Lega e incapace di fornirne una propria
La strategia dello struzzo
A concorrere nel rendere ancora più difficile questa situazione è la chiara contraddizione politica che sta esplodendo in questi giorni di crisi e che potrebbe ampliarsi se davvero nascesse un governo in collaborazione tra centrodestra e MoVimento 5 Stelle: mentre i consiglieri municipali e comunali di FdI a Roma fanno opposizione intransigente contro la Giunta Raggi e hanno provocato già  la caduta del III Municipio, nella politica nazionale Fratelli d’Italia potrebbe trovarsi alleata con i grillini.
E questo potrebbe succedere anche se Berlusconi finisse alla fine per fare il passo di lato auspicato dal M5S, visto che il MoVimento non ha mai messo pregiudiziali su Giorgia Meloni.
Proprio per questo la Meloni, dopo le elezioni molto intransigente, ha già  provveduto a smussare gli angoli dell’ostilità  con i grillini, finendo però per rimanere confusa nel magma della politica italiana e senza possibilità  di spiccare.
Oggi Fratelli d’Italia rimane lì, fagocitato dal senso dello spettacolo di Berlusconi e dai numeri di Matteo Salvini.
Il rischio è che finisca per farsi annettere materialmente dopo l’annessione politica.

(da “NextQuotidiano”)

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“SEQUESTRATE I CONTI DELLA LEGA”: LA CASSAZIONE ACCOGLIE IL RICORSO DELLA PROCURA DI GENOVA CHE CHIEDEVA DI BLOCCARE FINO A 49 MILIONI DI FONDI PUBBLICI SPARITI

Aprile 13th, 2018 Riccardo Fucile

ALTRO CHE VITTIMISMO, SALVINI RESTITUISCA I SOLDI RUBATI AGLI ITALIANI DALLA LEGA LADRONA

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della Procura di Genova, che ha chiesto di poter sequestrare i soldi che arriveranno in futuro sui conti della Lega Nord. Quei soldi che il partito, secondo i magistrati genovesi, deve restituire dopo la condanna di Umberto Bossi e Francesco Belsito per la maxi truffa sui rimborsi elettorali dal 2008 al 2010.
I giudici della seconda sezione penale della Suprema Corte, hanno annullato con rinvio al tribunale del Riesame di Genova l’ordinanza con la quale i giudici genovesi avevano fermato il sequestro.
Bisognerà  però attendere le motivazioni, di norma depositate entro un mese, per capire come la Cassazione ha indicato al Riesame di rivalutare il caso.
La Cassazione ha rigettato anche il ricorso di Bossi contro il sequestro disposto nei suoi confronti, così come ha rigettato quelli sui sequestri presentati dai tre ex revisori dei conti condannati con la sentenza dello scorso luglio.
La questione su cui si è dovuta pronunciare la Suprema Corte riguarda appunto la richiesta, da parte dei pm genovesi, di continuare a sequestrare tutti i fondi che in futuro dovessero arrivare nelle casse del Carroccio, fino al raggiungimento di circa 49 milioni.
Somma finita sui conti della Lega senza che il partito, secondo i giudici, ne avesse diritto perchè frutto di una truffa a Camera e Senato.
Una vicenda nata dopo la sentenza dello scorso luglio che ha portato alle condanne di Bossi a 2 anni e due mesi e dell’ex tesoriere Belsito a 4 anni e dieci mesi, oltre a quelle di altri cinque imputati: i tre ex revisori contabili del partito Diego Sanavio, Antonio Turci e Stefano Aldovisi (rispettivamente condannati a due anni e otto mesi, due anni e otto mesi e un anno e nove mesi) e i due imprenditori Paolo Scala e Stefano Bonet (cinque anni ciascuno).
Il tribunale aveva stabilito la confisca di quasi 49 milioni dai conti della Lega, ma la Procura aveva trovato quasi due milioni sui conti del Carroccio e aveva chiesto più volte di poter sequestrare anche le somme che in futuro sarebbero entrate nelle casse del partito.
I giudici del Riesame avevano negato tale possibilità  spiegando che il denaro andava cercato nei conti e tra gli immobili delle persone fisiche, in primis il Senatur e poi tutti gli altri.
Ma i giudici avevano deciso che a Bossi può essere prelevato solo il quinto del vitalizio da parlamentare europeo.
Nel frattempo, uno degli ex revisori contabili, Stefano Aldovisi, ha presentato un esposto in Procura e il procuratore aggiunto Francesco Pinto e il sostituto Paola Calleri ha aperto una inchiesta per riciclaggio.
Gli accertamenti, per questo filone di indagine, riguardano il possibile reimpiego occulto dei “rimborsi truffa” ottenuti da Bossi e Belsito, secondo l’ipotesi accusatoria travasati attraverso conti e banche diverse, al fine di metterli al riparo da possibili sequestri.
In altre parole, nell’opinione dei pm, quei fondi sono stati incamerati, riutilizzati e forse messi al sicuro dai sequestri consapevolmente dalla Lega durante le gestione di Umberto Maroni e quella, attuale, di Matteo Salvini.
Un arco temporale in cui il partito, che all’inizio si era costituito parte civile contro il suo fondatore, aveva rinunciato a ogni pretesa.
Mentre all’epoca della sentenza di primo grado i leghisti gridavano allo scandalo della democrazia violata e si mettevano in fila per dire che loro con le precedenti gestioni non avevano nulla a che fare i 5 Stelle andavano all’attacco.
Luigi Di Maio, che ora vorrebbe fare un governo con Salvini, rispose così alle lamentele di Salvini «La Lega Nord che parlava di Roma Ladrona deve decine di milioni di euro ai cittadini italiani e urla al complotto. Abbiamo almeno la decenza di almeno di restituire i soldi prima di gridare al complotto».
Alessandro Di Battista invece fece dell’ironia sui leghisti: «La Lega si prende i soldi pubblici e poi si lamenta perchè dice ‘abbiamo tutti quanti contro’».
Chissà  se ora che cercano un’intesa di governo i 5 Stelle metteranno la questione della restituzione come prerequisito per l’alleanza Lega-M5S.
La Lega però può ancora sperare di salvare quei 49 milioni di euro.
Se infatti Bossi e Belsito venissero assolti nel merito (ci sono ancora due gradi di giudizio) allora naturalmente nessuno dovrà  restituire nulla.
L’ipotesi invece di   salvare il gruzzolo grazie alla prescrizione è una strada molto più incerta. Nel 2015 la Corte Costituzionale con la sentenza n.49 ha infatti aperto alla possibilità  di sequestro anche se il reato è a rischio prescrizione.
Nella sentenza Lucci le Sezioni Unite della Cassazione hanno precisato: il principio è che, anche se la prescrizione elide le condanne degli imputati, resta la confisca diretta del profitto quando (come qui) ci sia stata una precedente condanna con giudizio di merito sul reato, sulla responsabilità  dell’imputato e sulla qualificazione del bene da confiscare

(da agenzie)

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PROCURA DI TORINO: “ILLEGALE IL BLITZ DEI GENDARMI FRANCESI NEL CENTRO DI ACCOGLIENZA MEDICA A BARDONECCHIA”

Aprile 13th, 2018 Riccardo Fucile

EMESSO ORDINE DI COMPARIZIONE EUROPEO PER IDENTIFICARE E INTERROGARE GLI AGENTI FRANCESI… “ABBIAMO LA PROVA CHE SAPEVANO CHE STAVANO COMMETTENDO UN ABUSO”

«I locali dell’associazione Rainbow for Africa non potevano essere utilizzati dai poliziotti francesi». Così dice il procuratore capo di Torino, Armando Spataro, sui fatti che risalgono alla sera del 30 marzo scorso a Bardonecchia: quel giorno una pattuglia di agenti francesi delle Dogane ha fatto irruzione nella saletta di prima accoglienza medica vicino alla stazione, utilizzata da una ong torinese come centro di accoglienza sanitaria.
Un vero e proprio blitz; i poliziotti sono entrati – «armati e senza chiedere permesso», hanno riferito i volontari – per controllare un migrante sospettato di spacciare droga.
La Procura ha aperto un fascicolo, al momento a carico di ignoti ipotizzando i reati di concorso in violazione di domicilio e perquisizione illegale.
E ha emesso un ordine di investigazione europeo trasmesso al momento al magistrato di collegamento francese in Italia. Con cui chiede alle competenti autorità  transalpine le generalità  dei poliziotti: «Abbiamo chiesto anche di interrogare i medesimi alla presenza dei pm della procura di Torino», ha specificato Spataro.
I fatti risalgono a marzo, quando cinque agenti della gendarmeria hanno fatto irruzione nel centro di accoglienza medica nei locali della stazione (ma non più di proprietà  delle Ferrovie) per seguire uno dei migranti da loro sospettato di possedere droga.
«Un grave atto di ingerenza, considerato del tutto al di fuori della cornice della collaborazione tra Stati frontalieri», aveva dichiarato la Farnesina, poco dopo la denuncia dei medici e degli infermieri di Rainbow for Africa che in quegli spazi prestano primo soccorso ai migranti che tentano di superare il confine francese attraverso la montagna.
La procura di Torino ha fatto richiesta di invio di tutti i documenti inerenti il caso.
«A nostro avviso – ha detto il procuratore capo – al l di là  dei trattati e degli accordi validi o non validi, i doganieri non potevano prelevare un cittadino nigeriano, portarlo in quel locale e perquisirlo». Ancora: «Siamo consapevoli della delicatezza della vicenda, ma altrettanto lo siamo dell’ obbligatorietà  dell’azione penale». Infine «risulta chiaro – secondo la Procura – che gli accordi esistenti non autorizzavano appartenenti all’autorità  doganale francese a svolgere attività  di polizia giudiziaria senza richiedere l’intervento dei presidi di polizia giudiziaria italiana».
“I locali dove i doganieri non potevano entrare nella sala assegnata alla Ong – ha spiegato- Abbiamo raccolto delle comunicazioni tra i responsabili delle due dogane dove il francese lamentava che non ci fosse più la disponibilità  della stanza nella stazione di Bardonecchia. Questo dimostra che le forze dell’ordine francesi sapevano di non poter fare delle perquisizioni in quel modo”.

(da “La Stampa”)

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BERLUSCONI IL GIORNO DOPO RINCARA LA DOSE: “”NON STA CERTO AL SIGNOR DI MAIO DIRMI QUEL CHE DEVO FARE”

Aprile 13th, 2018 Riccardo Fucile

“SE PENSA DI ROMPERE IL CENTRODESTRA E’ UN POVERO ILLUSO, IMPARI A PORTARE RISPETTO A 5 MILIONI DI ITALIANI”

“Non sta certo al signor Di Maio dire a Berlusconi quel che deve fare: è un compito che spetta agli elettori. Io ho il dovere di rappresentare 5 milioni di cittadini che mi hanno confermato la loro fiducia, che credono nella nostra esperienza nei nostri valori e nei nostri programmi. Forza Italia va avanti unita e compatta intorno al suo leader, come è unito il centrodestra su un progetto politico e un programma con il quale ci siamo impegnati davanti agli elettori”.
Lo sottolinea in una intervista al quotidiano molisano ‘Primo piano’ Silvio Berlusconi, atteso oggi in Molise per una visita di due giorni.
“Se Di Maio -avverte il Cav- si illude di rompere un rapporto di lealtà  reciproca e di condivisione di valori che va avanti da 20 anni, nel centrodestra, non solo si fa delle illusioni, ma pecca di arroganza e di inesperienza. E dimostra di non conoscere nemmeno l’Abc della democrazia”.

(da agenzie)

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“ATTENDERÃ’ ALCUNI GIORNI E POI DECIDERÃ’”: MATTARELLA CERTIFICA LO STALLO

Aprile 13th, 2018 Riccardo Fucile

APPELLO PER UN “GOVERNO NELLA PIENEZZA DELLE SUE FUNZIONI” PER SCADENZE UE, BATTAGLIA SUI DAZI E CRISI SIRIANA

“Emerge con evidenza che il confronto fra i partiti politici per dare vita a una maggioranza che sostenga il Governo non ha fatto progressi. Ho fatto presente alle varie forze politiche la necessità  per il nostro paese di avere un Governo nella pienezza delle sue funzioni”.
Lo afferma Sergio Mattarella, al termine del secondo giro di consultazioni, spiegando che “le attese dei nostri concittadini, i contrasti nel commercio internazionale, le scadenze importanti e imminenti nell’Ue, l’acuirsi delle tensioni internazionali in aree non lontane dall’Italia, richiedono con urgenza che si sviluppi e si concluda positivamente un confronto fra i partiti per raggiungere quell’obiettivo, di avere un Governo nella pienezza delle sue funzioni. Attenderò alcuni giorni, trascorsi i quali valuterò come procedere per uscire dallo stallo che si registra”.
All’indomani del confronto con tutte le forze politiche, Mattarella oggi ha incontrato Giorgio Napolitano, Roberto Fico ed Elisabetta Casellati.
L’ex capo dello Stato e senatore a vita, Giorgio Napolitano, al termine dell’incontro, afferma che “come rappresentanti istituzionali, parlo per me ma sono convinto che esprimo un sentimento comune anche ai presidenti di Senato e Camera, siamo tutti accanto al presidente mattarella nella ricerca di soluzioni. Ed è un compito estremamente difficile, complesso e nello stesso tempo presenta una sua innegabile urgenza. Lo sforzo del presidente è molto delicato – dice Napolitano – Siamo pienamente solidali con lui”.
Nessuna parola invece da Roberto Fico, che si limita ad augurare buon lavoro ai cronisti presenti al Quirinale, e da Elisabetta Casellati, con cui si è concluso il giro di consultazioni.
I veti incrociati allontanano infatti una soluzione. Il Pd si tiene sulla linea dell’opposizione, ma cambia lessico e si definisce “minoranza parlamentare”, disponibile al dialogo in caso di pre-incarico.
Per Mattarella questa è una delle strade, insieme al mandato esplorativo: in questo secondo caso il nome di Elisabetta Casellati è considerato in pole position.

(da agenzie)

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IL MURALES DEI “BARI” DI CARAVAGGIO SUBITO RIMOSSO : GUAI A FARE SATIRA SU DI MAIO E SALVINI

Aprile 13th, 2018 Riccardo Fucile

BRILLANTE AZIONE CONGIUNTA DI CARABINIERI E “SERVIZIO DECORO” DEL COMUNE DI ROMA…   BUCHE E SPAZZATURA POSSONO RESTARE, COSI’ COME I RAZZISTI SUL WEB: L’IMPORTANTE E’ ELIMINARE UN QUADRO SATIRICO CHE DENUNCIA I BARI DELLA POLITICA

Sull’ingenuità  del vecchio signore abbiamo tutti qualche dubbio. Ma è così che Berlusconi viene descritto in una installazione di arte urbana comparsa stanotte non lontana dal Quirinale.
Si tratta di un quadro, con tanto di cornice di plastica dorata, attaccato a un muro in via dei Lucchesi, che riproduce il celeberrimo “I bari” di Caravaggio.
Ma i volti dei manigoldi seicenteschi sono stati rimpiazzati coi faccioni di Salvini, Di Maio e Berlusconi.
L’autore è Sirante, un nome sconosciuto nel panorama della street art, che lascia, accanto al poster incorniciato, un cartellino in carta bianca, simile a quelli che si trovano nei musei.
Vi appare la data “2018”, la tecnica utilizzata, “stampa grafica su carta”, e la descrizione: “Sirante prende spunto da una celebre opera del suo maestro. Il quadro rappresenta una truffa. Un anziano ‘ingenuò sta giocando a carte con un suo oppositore il quale in complotto con un suo avversario trucca il gioco della politica.
Questa scena, così teatrale, descrittiva e realistica contiene un monito morale, una condanna del malcostume, in particolare delle strategie dei politici”. Inevitabile che l’opera, “pericolosamente” vicina al Quirinale, proprio nei giorni delle consultazioni al Colle venisse immediatamente scoperta dai Carabinieri (che hanno inviato un’informativa in Procura) e rimossa dall’ultimamente super-zelante servizio decoro del Comune di Roma.
Una rapidità  destinata anche in questo caso a suscitare polemiche.

(da agenzie)

argomento: denuncia | Commenta »

TRAVAGLIO: “SALVINI NON SI PUO’ PERMETTERE DI MOLLARE BERLUSCONI”

Aprile 13th, 2018 Riccardo Fucile

“C’E’ QUALCOSA CHE I DUE SANNO E NOI NON SAPPIAMO: SOLO LE FIDEIUSSIONI A GARANZIA DELLE BANCHE O QUALCOS’ALTRO?”

Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano oggi si fa qualche domanda e si dà  qualche risposta sull’atteggiamento di Matteo Salvini, che nonostante le uscite a mezza bocca non conclude la sua alleanza con il MoVimento 5 Stelle perchè questo darebbe un dispiacere a Berlusconi.
Perchè?
Eppure la Cara Salma continua a dettare legge: Salvini, al netto delle rodomontate, torna all’ovile a ogni richiamo all’ordine. Come se avesse il guinzaglio troppo corto per uscire di casa senza il padrone. Evidentemente c’è qualcosa che i due sanno e noi non sappiamo. Solo le famose fidejussioni con cui B. garantì la Lega con le banche e che lo resero azionista del Carroccio fin dai tempi di Bossi, nel lontano 2000? O qualcos’altro? Mistero.
Sta di fatto chela Lega è legata tutt’oggi indissolubilmente a lui. Se i 5Stelle sfidano Salvini a slegarsi ben sapendo che non può farlo, sono dei politici astuti.
Ma se credono davvero che possa farlo, sono dei fessi e dei poveri illusi.
Anche se Salvini, immemore della fine di Fini, si immolasse come i kamikaze mollando il Caimano, difficilmente lo seguirebbe l’intera Lega.
Qualcosa ci dice che, a quel punto, la pattuglia parlamentare del Carroccio si assottiglierebbe giorno per giorno, con una lenta ma inesorabile transumanza di parlamentari verso il gruppo forzista: i bossiani e i maroniani ora stanno allineati e coperti, ma fino a quando?
Per Travaglio però c’è anche dell’altro. Ovvero: un eventuale accordo con la Lega non durerebbe troppo perchè i numeri su cui si regge la maggioranza sarebbero scarsi e si assottiglierebbero ulteriormente grazie all’azione dello stesso Berlusconi:
Se qualcuno pensa che Maroni abbia lasciato la Regione Lombardia per fare il rubrichista del Foglio, cioè per entrare in clandestinità , si illude.
Poi, certo, c’è anche l’ipotesi che B. finga di accettare un governo M5S-Lega, limitandosi a un appoggio esterno senza ministri in cambio di garanzie per le aziende e i processi (ci stanno lavorando i vari Ghedini e Confalonieri, che incontra Lotti e altri senza che nessuno si scandalizzi o domandi a che titolo, mentre Mediaset si libera dei “populisti”Del Debbio, Belpietro e Giordano).
Ma, dopo qualche settimana, un appoggio esterno ininfluente diventerebbe determinante con la solita compravendita di parlamentari leghisti.
Che razza di “governo di cambiamento” sarebbe quello che non può neppure sfiorare i conflitti d’interessi, i trust editoriali, la Rai, la corruzione, l’evasione, la mafia e alle altre ragioni sociali di FI?
Ieri Salvini vaneggiava di “riforma della giustizia”e B. annuiva: è sicuro Di Maio che sia la stessa che ha in mente lui?

(da “NextQuotidiano”)

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MEDIASET FA FUORI ANCHE GIORDANO: CADE LA TERZA TESTA DOPO BELPIETRO E DEL DEBBIO

Aprile 13th, 2018 Riccardo Fucile

LA TARDIVA MISURA CONTRO GLI ISTIGATORI ALL’ODIO CHE HANNO FAVORITO LA FOGNA RAZZISTA

In poco tempo, cade la terza testa a Mediaset.
Come scrive il Corriere della Sera, che cita Tiscali news, il terzo nome a saltare, dopo Belpietro e Del Debbio, è quello di Mario Giordano, sollevato dalla responsabilità  della striscia quotidiana “Stasera Italia” in onda su Rete4.
Scrive il Corriere:
Al termine di una riunione definita da chi c’era “burrascosa”, Mauro Crippa, super plenipotenziario per l’informazione in casa Mediaset, ha tagliato la testa al toro, ovvero al direttore del Tg4:
“A partire da ora, Mario Giordano non è più responsabile del programma. Il nuovo responsabile è Marcello Vinonuovo” […].Pare che la questione su cui la discussione si è accesa sia stata la linea editoriale del nuovo “Stasera Italia”, il programma che ha sostituito “Dalla vostra parte” nella fascia di access prime time (quella dopo i tg delle 20.30).
Nelle idee di Mediaset doveva essere un programma meno urlato e più ragionato, dunque meno populista, ma le prime puntate sono rimaste nel solco della tradizione piuttosto che della rivoluzione, concedendo ancora largo spazio di parola ai populisti e ai soliti istigatori all’odio.

(da agenzie)

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CHE FARSA: PER SALVINI ORA TRUMP E’ “UN PROBLEMA E HA UN PROBLEMA”

Aprile 13th, 2018 Riccardo Fucile

ORA GLI DA’ DEL MATTO, MA UN TEMPO HA FATTO DI TUTTO PER FARSI UNA FOTO CON LUI

“Condivido le scelte di Gentiloni. Mi permetto di dire che le sanzioni contro la Russia sono un’idiozia. Un presidente degli Stati Uniti che twitta sorridendo sul fatto che arrivano missili belli, nuovi e intelligenti è un problema e ha un problema. Gli Stati Uniti sono un alleato storico con cui si può ridiscutere. Il nemico non è Putin ma il terrorismo islamico. Non voglio che l’Italia usi un solo missile per portare democrazia in giro così a caso”. Lo ha detto il leader della Lega, Matteo Salvini, ai microfoni di Radio anch’io.
In un altro post, una diretta su Facebook, Salvini dice fermate i missili e spiega che «non è normale che il presidente degli USA twitti, come se nulla fosse “arrivano i missili”, come se stessimo parlando di pollo arrosto e patatine. Ragazzi le bombe e i missili raramente sono intelligenti e raramente risolvono i problemi».
E se lo dice uno che pensava di risolvere i problemi dei campi Rom con la Ruspa c’è da credergli.
Del resto Salvini si corregge poco dopo: le bombe servono solo quando c’è da scacciare quelli dell’ISIS. Ed è solo un caso che quelle bombe siano quelle dell’amico Vladimir Putin, orgogliosamente made in Russia.

(da “NextQuotidiano”)

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