Ottobre 7th, 2020 Riccardo Fucile
CON LO STIPENDIO DA POLIZIOTTO NON POTEVA CERTO PERMETTERSI UNA CIFRA DEL GENERE
Derek Chauvin libero: il poliziotto accusato dell’uccione di George Floyd — il caso che ha dato vita alla rivolta Usa per urlare al mondo l’importanza dell’esistenza delle persone nere — è stato liberato su cauzione. In attesa di essere processato, l’uomo è stato liberato grazie al pagamento della somma stabilita per la cauzione: un milione di dollari. L’agenzia di stampa Afp è la prima a riferire la notizia citando documenti giudiziari.
Il poliziotto accusato di aver ucciso George Floyd è libero e rimane in attesa del processo che stabilirà il suo ruolo nella vicenda. George Floyd è morto per soffocamento in seguito a quei gesti che tutto il mondo ha visto e Derek Chauvin altri non è che colui che lo teneva schiacciato a terra pressando con il proprio ginocchio sul collo dell’inerme uomo. «I can’t breathe», ha detto George Floyd decine di volte, salvo poi morire qualche ora dopo. Chauvin è stato rilasciato nella giornata di oggi. Non è ancora chiaro chi sia stato a versare la cifra per il pagamento della cauzione fissata lo scorso 8 giugno.
All’ex poliziotto sarebbero state date due possibilità : un milione di dollari per ottenere la libertà con alcune misure di sorveglianza e 1,2 milioni di dollari per la liberazione completa. Chauvin avrebbe optato per la prima opzione.
Secondo quanto riporta NbcNews, sulla nota di rilascio si legge che l’ex poliziotto dovrà presentarsi davanti alla corte per il processo il prossimo marzo. Le accuse che pensono sulla testa di Chauvin sono quelle di omicidio colposo, omicidio di secondo grado e omicidio di terzo grado. L’accusa per gli altri tre colleghi — Thomas Lane, J. Kueng e Tou Thao, già precedentemente rilasciati su cauzione — è quella di favoreggiamento.
Anche per loro è previsto il processo a marzo ma, secondo quanto riporta Fox News, il giudice starebbe provando a ottenere un processo separato.
(da agenzie)
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Ottobre 7th, 2020 Riccardo Fucile
IN PRATICA META’ DEGLI ELETTORI DEL CENTRODESTRA REPUTA I PROPRI ESPONENTI DEI CAZZARI
Secondo la maggioranza degli italiani, l’opposizione non sarebbe in grado di gestire meglio rispetto al governo l’aumento dei contagi che il Paese sta registrando ormai dalla fine dell’estate.
Questo il dato che emerge da un sondaggio di Ipsos presentato ieri sera alla trasmissione diMartedì.
Secondo il 51% degli intervistati le forze dell’opposizione non sarebbero in grado di gestire questa ondata di nuovi casi meglio di quanto non stia facendo l’esecutivo giallorosso, contro il 23% che invece ritiene l’opposizione più capace di affrontare l’emergenza.
Sempre a quanto riporta il sondaggio, il 61% degli intervistati non pensa che l’aumento dei contagi porterà a un nuovo lockdown nel Paese, contro il 29% che ritiene il contrario.
Ad ogni modo il 69% afferma che la sua famiglia sarebbe in grado di sopportare le conseguenze economiche di una nuova chiusura generalizzata.
Ben il 30%, tuttavia, avverte che non riuscirebbe ad affrontare economicamente un nuovo lockdown.
Il 46% degli intervistati pensa tuttavia che, nel caso in cui i nuovi casi di coronavirus in Italia continuassero a crescere a questo ritmo, tornare a una situazione di lockdown sarebbe la cosa migliore.
Quasi lo stesso numero di persone, il 44%, non è invece favorevole a una chiusura generalizzata anche nel caso in cui la nuova ondata di contagi non si dovesse arrestare a breve.
Il sondaggio di Ipsos indaga anche ciò che pensano gli italiani rispetto alle nuove misure anti-contagio che il governo si appresta ad approvare.
Per il 47% degli intervistati le sanzioni previste per chi non indossa la mascherina nei luoghi pubblici non sono abbastanza severe e andrebbero inasprite. Il 39% ritiene invece che siano appropriate. Solo un 6% pensa che le multe a cui incorre chi non rispetta l’obbligo di indossare il dispositivo di protezione individuale andrebbero diminuite o tolte del tutto.
Infine, il 45% degli italiani si dice più spaventato dall’epidemia per il rischio di contagiare i propri cari, specialmente se anziani o soggetti a rischio. Il 28% teme invece di contrarre lui stesso la malattia e il 20% ha paura di finire in quarantena. Il 7%, infine, è spaventato dalla possibilità di perdere il proprio reddito o i propri risparmi.
(da agenzie)
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Ottobre 7th, 2020 Riccardo Fucile
SERVE UN NUOVO APPROCCIO SIA IN AMBITO PUBBLICO CHE IN FAMIGLIA
“Sui mezzi pubblici ognuno di noi è chiamato ad adottare un nuovo galateo. La responsabilità è collettiva: quando saliamo su un autobus, in metro o su un treno dobbiamo considerarci tutti malati Covid-19. La mascherina deve diventare la nostra cintura di sicurezza”.
A parlare all’HuffPost è Fabrizio Pregliasco, virologo e direttore sanitario dell’ospedale Galeazzi di Milano che traccia la rotta delle misure da prendere per evitare che il trasporto pubblico diventi un preoccupante veicolo di contagio.
Pregliasco sottolinea come spesso, soprattutto da parte dei giovani, venga riferito che “la mascherina viene indossata appena saliti sui mezzi per poi essere tolta nel corso del viaggio. È auspicabile anche se triste dire che, in questa situazione, le disposizioni stringenti e le sanzioni devono essere applicate”.
Per il virologo distanziamento, mascherina e igiene delle mani devono rimanere tre punti fermi nella lotta al coronavirus, anche per l’utenza del pubblico trasporto. “Vale il principio dell’uso generalizzato della mascherina: salendo sui mezzi pubblici ognuno di noi deve considerarsi potenzialmente contagioso. E non bisogna dimenticare l’igiene delle mani: questo è un aspetto che non viene sottolineato abbastanza, molti dimenticano che toccare del materiale contaminato non è evenienza improbabile. Dobbiamo perciò premurarci di sanificare le mani in maniera sistematica”.
Un quarto elemento a cui prestare attenzione è “il silenzio”. “È banale ma cruciale: quando siamo sui mezzi dobbiamo evitare di parlare, poichè farlo aumenta è le possibilità di diffusione del virus attraverso le goccioline”, sottolinea lo scienziato.
“I gestori del trasporto pubblico? Devono prestare attenzione alla disinfezione degli ambienti in maniera sistematica. La scommessa, difficile, è sull’incremento del numero dei mezzi a disposizione. Anche gli istituti scolastici dovrebbero riorganizzarsi, in modo da scaglionare ingressi e uscite per evitare assembramenti e affollamenti sui mezzi che gli studenti utilizzano per il tragitto scuola-casa”, aggiunge Fabrizio Pregliasco.
A proposito di tragitti scuola-casa proprio nelle ultime ore, in provincia di Latina, le autorità sanitarie hanno alzato il livello di guardia di fronte alla possibilità di un nuovo cluster legato a una studentessa di San Felice Circeo trovata positiva al Covid-19, che ha utilizzato il bus per recarsi a scuola in un istituto superiore della vicina Terracina. Nella cittadina laziale si stanno registrando nuovi casi Covid, anche in relazione alla manifestazione elettorale leghista, a cui il 25 settembre scorso ha preso parte Matteo Salvini e che ha già visto risultare positivo il coordinatore regionale della Lega, il deputato Francesco Zicchieri.
Pur invitando alla massima accortezza, Pregliasco sottolinea che “non dobbiamo cedere all’ipocondria: ieri in treno, per esempio, mi è capitato di incontrare una giovane signora intenta a sanificare ogni superficie. Bisogna essere cauti e attenti, ma evitare eccessi di questo genere per non compromettere la serenità quotidiana”.
A proposito delle modalità di tracciamento dei positivi che usufruiscono dei mezzi pubblici, il virologo afferma che “rintracciare un malato che è salito su un bus, in metro o sul treno rappresenta una criticità anche per noi sanitari. Perciò ribadisco che l’unico modo per prevenire il contagio in qualità di fruitori del trasporto pubblico è partire dal presupposto ipotetico di essere infetti, agendo di conseguenza. Il ‘nuovo galateo’ deve portarci ad avere le stesse accortezze nei riguardi dei nostri cari e degli sconosciuti”.
A proposito della famiglia, lo scienziato conclude sottolineando che “i nuovi contagi sono per il 70% di origine familiare. Anche in questo caso l’invito è alla massima accortezza: non possiamo sapere se nostro figlio è positivo o no, ma partire dal presupposto che potrebbe esserlo e comportarci di conseguenza”.
(da “Huffingtonpost”)
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Ottobre 7th, 2020 Riccardo Fucile
PER CONTATTO PRIMARIO SI DEVE INTENDERE CHI HA AVUTO CONTATTO PER 15 MINUTI CON UN POSITIVO IN LUOGO CHIUSO… “MA SE SALVINI SI SOTTOPONE A TAMPONE (COME TUTTI GLI ALTRI PARTECIPANTI ALLA CENA) ALLORA DEVE STARE IN QUARANTENA IN ATTESA DELL’ESITO”
Matteo Salvini dovrebbe stare in isolamento. Lo ha detto ieri Giorgio Casati, direttore generale della ASL di Latina, parlando a Radio Capital dell’evento elettorale della Lega a Terracina a cui hanno partecipato due persone poi risultate positive, oltre al leader leghista e al deputato Durigon.
“Meglio che stiano a casa? Questo non vale solo per Salvini e Durigon, ma per tutti. Se non c’è la certezza della negatività , la persona non dovrebbe avere contatti sociali e restare in isolamento. Ci sono delle regole — ricorda Casati — se c’è stato un contatto diretto, con un’esposizione per oltre un quarto d’ora con un soggetto che e’ stato positivo, soprattutto se in assenza di dispositivi individuali, si deve stare in quarantena. Chiaro che, non essendo a conoscenza del fatto, Salvini si è mosso e ha avuto altri contatti, e quindi, qualora risultasse positivo, probabilmente faranno un ‘drive in’ a Catania e dovranno fare lo screening a qualche migliaio di persone. Sarà lui poi a ricostruire, in caso di positività , i suoi contatti nei 14 giorni precedenti, e nelle ASL in cui si e’ verificata questa situazione si organizzeranno le attivita’ diagnostiche, come stiamo facendo noi”.
La questione ha sollevato un polverone con la risposta polemica di Durigon, che era presente all’evento elettorale: «la Asl di Latina mi scrive per dirmi che non sono sottoposto ad alcuna misura restrittiva».
Infatti Durigon — che è coordinatore per la Lega a Roma — aveva nel frattempo ricevuto un fax del Dipartimento di prevenzione della Asl pontina che lo informava di «non essere sottoposto a provvedimenti restrittivi di natura contumaciale».
Cos’era accaduto?
«Pensavo di essere stato chiaro — ha detto Casati — Non mi occupo nè mi devo occupare delle singole persone, Durigon e Salvini sono persone come altre. Tocca al Dipartimento di prevenzione occuparsi dei singoli. Nello specifico ad una verifica la posizione di Salvini è stata riclassificata: non si è trattato di un contatto primario con un positivo e dunque non deve stare in isolamento. Come chiunque, quando si sottoporrà a tampone dovrà restare in quarantena in attesa dell’esito. Ma non lo dico io, lo dicono le regole che applichiamo da mesi: ribadisco che deve stare in quarantena chi viene classificato come contatto primario e cioè chi rimane accanto a un positivo per più di 15 minuti in un luogo chiuso e senza dispositivi di protezione. In un primo momento Salvini era stato classificato come contatto primario, posizione poi rivista e riclassificata”.
Ma guarda un po’, nonostante il parlamentare della Lega Zicchieri che era accanto a Salvini alla cena sia stato ricoverato con urgenza in ospedale per Covid, nessun altro sarebbe un “contatto primario”, ma tutti sono stati invitati stamane a fare il tampone.
Che strano Paese…
(da agenzie)
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Ottobre 7th, 2020 Riccardo Fucile
IL PARLAMENTARE RICOVERATO AL GORETTI DI LATINA… L’ASL STA ESEGUENDO CENTINAIA DI TAMPONI (PERCHE’ A SALVINI NO?)
Si sono aggravate le condizioni del coordinatore regionale della Lega, il deputato Francesco Zicchieri. Il parlamentare, risultato positivo al Covid lunedì scorso. I medici gli hanno diagnosticato un principio di polmonite interstiziale ed è stato ricoverato nel reparto di malattie infettive dell’ospedale “Goretti” di Latina.
Il 25 settembre scorso a Terracina, presso il ristorante “Il Tordo”, si è svolta una manifestazione elettorale a sostegno del candidato sindaco leghista, poi sconfitto al ballottaggio, Valentino Giuliani.
Un appuntamento a cui hanno preso parte circa 300 persone e in cui, oltre ai locali esponenti della Lega, è intervenuto Matteo Salvini.
Lo speaker dell’evento è risultato positivo e lo stesso Giuliani ha ora dichiarato che le prime informazioni sul caso gli erano arrivate sabato.
Domenica in molti, compreso l’aspirante sindaco che martedì è risultato negativo al tampone, si sono recati alle urne.
La sera è poi scattata la corsa ai controlli, Zicchieri è risultato positivo e, dopo alcuni accertamenti a cui è stato sottoposto ieri sera, ora è scattato il ricovero. L’Asl, temendo che si crei un cluster, ha organizzato un drive in e sta eseguendo centinaia di tamponi.
(da agenzie)
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Ottobre 7th, 2020 Riccardo Fucile
“IO SONO ORGOGLIOSA DI ESSERE ITALIANA ANCHE SE NON HO ANCORA LA CITTADINANZA”
È riuscita a togliersi diverse soddisfazioni con la disciplina sportiva che pratica da sempre, ma negli ultimi giorni è diventata popolare anche in seguito ad uno sfogo pubblicato sul suo profilo Facebook sul caso dell’esame farsa di Luis Suarez.
Danielle Madam è una ragazza di 23 anni, nata in Camerun ma domiciliata a Pavia sin da piccola dove vive, studia, lavora e si allena nel lancio del peso: specialità che l’ha vista conquistare cinque volte il titolo di campionessa italiana.
Dopo quanto accaduto a Perugia, Danielle ha alzato la voce sui social e puntato l’attenzione su quella che lei ritiene un’ingiustizia nei suoi confronti e nei confronti di chi è nella sua stessa situazione.
Il suo messaggio pubblicato sui social ha raccolto centinaia di dimostrazioni d’affetto e di solidarietà e qualche commento sgradevole dell’imbecille di turno. Uno di questi individui si è anche presentato nel bar dove lavora e l’ha offesa dopo averla riconosciuta.
“Lavoro in questo bar nel weekend, ed è frequentato soprattutto da persone anziane — ha raccontato Danielle ai microfoni di Fanpage.it -. Domenica scorsa si è presentato al bancone un uomo sui 45 anni, ha consumato e dopo avermi guardata, evidentemente mi aveva riconosciuto, mi ha detto ‘Tu non sei italiana, a cosa ti serve la cittadinanza… non sarai mai italiana’. Ci sono rimasta male, anche se non gli ho risposto e non gliel’ho dato a vedere perchè non meritava, ma mi ha fatto un po’ paura vedere che uno di quei messaggi deliranti ricevuti su Facebook, riuscisse ad entrare nella mia vita vera. Mi ha colto alla sprovvista e mi ha insultato in un modo così sgarbato, che il titolare del bar pensava che questa persona fosse un mio conoscente”.
Per parlare della sua storia la incontriamo nel punto più suggestivo della sua città , dove il Ponte Vecchio cattura lo sguardo e controlla le acque del Ticino, e prima del classico ‘ciak’ per l’intervista video ci spiega per quale motivo non ha ancora potuto ottenere la cittadinanza italiana:
“Perchè ho vissuto in una casa famiglia — racconta Danielle — e questo dà diritto solo al domicilio ma non alla residenza. Purtroppo non posso dimostrare di aver risieduto regolarmente in questo paese per almeno 10 anni. Come ho scelto il lancio del peso? È lui che ha scelto me”.
Sguardo fisso nell’obiettivo e per nulla intimidita dalla presenza delle telecamere, Danielle comincia a parlare del suo post su Facebook dedicato ala vicenda Suarez: “Mi sono sfogata perchè non è giusto che lui abbia ottenuto la cittadinanza in tempi rapidissimi, quando ci sono delle persone come me che vivono in Italia da molti anni e non riescono ancora ad essere riconosciute come italiane. Al giocatore voglio dire che la cittadinanza è una cosa seria, per richiederla bisognerebbe vivere davvero l’Italia”.
Il suo urlo di rabbia è addirittura arrivato alle orecchie di Giovanni Malagò, che sul suo profilo le ha mandato tutto il suo sostegno: “Non potevo nemmeno immaginare che il presidente del Coni sapesse chi è Danielle Madam. Il suo messaggio mi ha davvero tanto sorpresa e mi ha riempito il cuore di speranza”.
Il razzismo e l’orgoglio di sentirsi italiani
“L’Italia è un paese che mi ha dato tanto — conclude Danielle — Qui mi trovo bene e sono felice. Il razzismo? Secondo me l’Italia non è un paese razzista, certo ci sono purtroppo una percentuale di persone che non sanno e non conoscono come sono davvero gli stranieri che si sono integrati. Non bisogna aver paura del prossimo. Alle persone che sono nella mia stessa situazione, voglio dire che forse non siamo più cosi soli e di continuare a sentirsi orgogliosi di essere italiani, anche se su un pezzo di carta ancora non lo siamo”.
(da Fanpage)
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Ottobre 7th, 2020 Riccardo Fucile
L’ALIQUOTA DEL 38% POTREBBE SCENDERE AL 34%, QUELLA DEL 43% SALIRE AL 45%… SI CERCANO LE COPERTURE E LA QUADRA POLITICA
Il taglio delle tasse alla tedesca è collocato lì, su un orizzonte lungo e già oscurato dalla contrarietà dei renziani e dallo scetticismo dei 5 stelle.
E poi per mettere in piedi una riforma fiscale così articolata, con un algoritmo capace di calcolare un’aliquota personalizzata, servirà tempo.
Non a caso il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, nell’introduzione della Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza, scrive che la riforma del fisco sarà messa in piedi “nel corso del prossimo triennio”.
L’obiettivo è renderla operativa dal 2022, ma il Governo sta pensando a un segnale da dare già il prossimo anno. Come? Abbassando l’aliquota Irpef del 38% al 34% e alzando quella del 43% al 45 per cento.
Lo schema, di cui Huffpost è venuto a conoscenza da due fonti di Governo di primissimo piano, è ancora allo studio e deve superare i check economici e politici. In sintesi: deve essere una soluzione compatibile con i conti pubblici e con le altre misure affini (leggere assegno unico per i figli) e deve andare bene a tutte le forze della maggioranza.
Ma al di là del suo destino, l’ipotesi ha una sua articolazione definita e anche un obiettivo: alleggerire il peso fiscale che grava sui redditi compresi tra 28mila e 55mila euro, quelli che oggi hanno un’aliquota del 38 per cento. Lo scaglione racchiude i contribuenti che tradizionalmente vengono identificati con l’espressione ceto medio e questo è il target che il Governo ha sempre detto di voler tutelare maggiormente, provando ad arrivare – sempre per citare le parole dell’introduzione di Gualtieri – “al miglioramento dell’equità e dell’efficienza del prelievo e alla riduzione della pressione fiscale”.
L’aliquota del 38% verrebbe quindi abbattuta in modo consistente, con un taglio di quattro punti percentuali, e a bilanciamento di questo intervento arriverebbe contestualmente un innalzamento dell’aliquota del 43%, quella che oggi impatta sui redditi di importo superiore ai 75mila euro all’anno. Inquadrata in un ottica sociale e politica, il riordino delle aliquote andrebbe ad aprire un vantaggio importante per il ceto medio, mentre ai redditi più alti verrebbe chiesto un sacrificio quantificato in un innalzamento dell’aliquota di due punti percentuali.
Al netto delle valutazioni che saranno fatte nel corso delle prossime settimane, lo schema potrebbe essere operativo già nel 2021. Ma bisognerà capire anche se l’operazione è sostenibile dal punto di vista dei soldi che servono per questo intervento.
Anche perchè sono state già impegnate risorse considerevoli sul fronte fiscale. L’assegno unico per i figli, solo per fare un esempio, ha un costo di sei miliardi. E poi altri due miliardi servono per la proroga del taglio del cuneo fiscale nelle buste paga dei lavoratori dipendenti. Il conto sale se si considera che coprire gli sgravi fiscali per le imprese che assumono al Sud costa cinque miliardi all’anno.
Una parte di queste risorse potrà essere coperta con i soldi del Recovery Fund, ma gli spazi di manovra potrebbero comunque non essere così ampi per procedere al riordino delle aliquote.
Tuttavia il tentativo è partito e si proverà fino all’ultimo a portarlo a compimento. D’altronde ne vale la pena per il Governo, anzi di più. Portarlo a traguardo significherebbe arrivare al 2021 con un primo taglio dell’Irpef in tasca. Tradotto in risultato politico: qualcuno pagherà meno tasse.
(da “Huffingtonpost”)
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Ottobre 7th, 2020 Riccardo Fucile
IL DATO UFFICIALE DELL’OMS FA CROLLARE LE BUFALE SOVRANISTE
«Il virus ha il potenziale per causare danni enormi a meno che non intraprendiamo tutte le azioni necessarie per fermare la sua diffusione»: questa la conclusione della nota dell’Oms con la quale si fa chiarezza sulla differenza tra influenza e Covid-19 in termine di numeri.
All’indomani del post di Trump in cui si faceva il paragone — rimosso sia da Facebook che da Twitter — appare imperativo sottolineare la grande differenza Covid influenza andando a indagare sulle ragioni.
La scorsa stagione influenzale in Italia ha comportato poco più di 8 milioni di casi con 812 persone ricoverate in terapia intensiva e 205 morti in totale. Da quando abbiamo cominciato a calcolare i morti per coronavirus, nel nostro paese i decessi sono a quota 36 mila.
Paolo Bonanni, epidemiologo e professore di Igiene presso il Dipartimento di Scienze della Salute dell’Università degli Studi di Firenze, ha commentato le stime e soprattutto quel «milione di morti da Covid-19 nel mondo» che «ci fa capire che non siamo di fronte a un’influenza, soprattutto perchè nessuno è vaccinato e nessuno aveva gli anticorpi».
Visti i 40 vaccini tutti allo stadio di studi clinici — compreso il celebre vaccino di Oxford — per l’Oms «c’è la speranza che entro la fine di quest’anno potremo avere un vaccino». A riferirlo è stato il direttore generale dell’Oms — Tedros Adhanom Ghebreyesus — alla fine di una riunione del comitato esecutivo durata due giorni. Considerati tutti i vaccini ora nella fase di studi clinici non è ancora possibile capire quale di questi potrebbe essere disponibile entro fine anno. L’Oms ha anche sottolineato come il vaccino avrebbe finora, secondo le stime della Johns Hopkins University, colpito il 10% della popolazione mondiale, ovvero 770 milioni di persone. Le cifre Covid nel mondo — per ora — hanno accertato 35 milioni e mezzo di casi.
(da agenzie)
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Ottobre 7th, 2020 Riccardo Fucile
LA SENTENZA DI CONDANNA CONTRO IL LEADER MICHALOLIAKOS E ALTRI MEMBRI DEL PARTITO SOVRANISTA GRECO… 15.000 PERSONE MANIFESTANO FUORI DAL TRIBUNALE AL GRIDO DI “VOGLIAMO I NAZISTI IN GALERA”
I giudici del tribunale di Atene hanno dichiarato il partito di estrema destra Alba dorata colpevole di aver agito come organizzazione criminale.
I giudici hanno dichiarato sette ex parlamentari del partito, incluso il leader del movimento Nikos Michaloliakos, colpevoli di aver guidato una organizzazione criminale.
Gli altri deputati sono stati giudicati colpevoli di avervi partecipato. Giorgos Roupakias, membro del partito, è stato dichiarato colpevole dell’omicidio del rapper Pavlos Fyssas nel 2013.
Le indagini avevano indicato che il partito agiva come gruppo paramilitare, con ordini pronunciati dalla leadership del partito e diretti a organizzazioni di quartiere e gruppi d’assalto che attaccavano i migranti, spesso causando loro gravi ferite.
Nel corso del processo, durato cinque anni e mezzo, la procura aveva chiesto il proscioglimento di molti membri del partito per l’accusa di organizzazione criminale, sostenendo la mancanza di prove.
Giorgos Roupakias, membro del partito di estrema destra, è stato dichiarato colpevole dell’omicidio del rapper Pavlos Fyssas nel 2013. La lettura della sentenza è stata accolta da applausi nell’aula del tribunale e tra la folla all’esterno.
Roupakias è stato accusato di aver accoltellato a morte Fysass. Solo 11 dei 68 imputati si sono presentati in aula per il verdetto, i restanti sono stati rappresentati dai loro legali. Nessuno degli ex deputati del partito d’ispirazione neonazista era presente. All’esterno circa 15mila persone si sono radunate con striscioni con scritte come ‘Fyssas vive, schiacciamo i nazisti’. Tra gli slogan, “vogliamo i nazisti in galera”.
Davanti al tribunale si sono verificati scontri tra manifestanti e polizia. Gli agenti hanno usato lacrimogeni e cannoni ad acqua per disperdere la folla (circa 15 mila persone) che aveva lanciato bombe incendiarie.
(da agenzie)
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