Ottobre 15th, 2020 Riccardo Fucile
ENTRO NATALE SI SCIOGLIE IL CONSIGLIO REGIONALE
La morte improvvisa della presidente della Calabria Jole Santelli comporta un ritorno anticipato alle urne entro due mesi. L’articolo 33 comma 6 dello Statuto regionale calabrese recita così: “Si procede parimenti a nuove elezioni del Consiglio e del Presidente della Giunta in caso di rimozione, impedimento permanente, morte, incompatibilità sopravvenuta e dimissioni volontarie del Presidente”. Non vengono chiariti i tempi, ma ci pensa la legge che regolamenta le elezioni regionali pubblicata in Gazzetta ufficiale.
L’articolo 7 spiega che “in caso di morte, impedimento permanente accertato dal consiglio regionale a maggioranza assoluta dei consiglieri assegnati, o decadenza del Presidente della Regione, all’elezione del nuovo presidente e della nuova giunta si procede entro sessanta giorni dal verificarsi delle predette ipotesi, con le modalità di cui agli articoli 2 e 4. Fino all’elezione del nuovo Presidente della Regione e della nuova giunta, la giunta rimane in carica per l’ordinaria amministrazione, fatta salva l’adozione degli atti indifferibili ed urgenti, e la carica di Presidente della Regione è assunta dal Vice-Presidente”.
A guidare temporaneamente la Regione sarà quindi il vice presidente della Giunta, il leghista Nino Spirlì. Ma prima di Natale, stando alla legge e salvo lockdown, sia la Giunta, sia il Consiglio regionale andranno sciolti e si dovrà procedere con nuove elezioni. L’ultima tornata si era svolta il 26 gennaio 2020 con la vittoria del centrodestra e della candidata di Forza Italia.
“Penso che sicuramente ci sarà in carica il vicepresidente per l’ordinaria amministrazione”, spiega il presidente del Consiglio regionale Domenico Tallino, precisando che sono state avviate verifiche su quello che succederà dopo la scomparsa della governatrice. “È la prima volta che ci troviamo in queste condizioni”.
(da agenzie)
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Ottobre 15th, 2020 Riccardo Fucile
RICCIARDI E SESTILI SPIEGANO: “AZIONI DECISE O LOCKDOWN GIA’ TRA UN MESE”
Stiamo messi meglio degli altri, in Italia l’evoluzione del contagio non ha toccato i livelli raggiunti negli altri Paesi. Lo attestano i numeri, il Ministro della Salute, Roberto Speranza – pur invitando sempre alla prudenza perchè “la battaglia non è vinta” – continua a ripeterlo, lo hanno certificato Financial Times e Wall Street Journal, confrontando i nostri dati con quelli di Francia, Spagna e Regno Unito – al momento le nazioni europee più colpite dal virus – dove la situazione va decisamente peggio.
Negli ultimi tempi, però, lo scenario sta cambiando e rapidamente, settimana per settimana i nuovi contagi sono raddoppiati ed è cresciuto sensibilmente il numero dei ricoverati negli ospedali e nei reparti di terapia intensiva. Il vantaggio accumulato, quindi, rischia di consumarsi velocemente. Non a caso il Governo ha approvato, con il nuovo Dpcm, un pacchetto di misure nel tentativo di invertire la rotta e scongiurare il rischio, che è il timore più grande, di un nuovo lockdown generalizzato, ieri annunciato dal microbiologo Andrea Crisanti già per Natale.
Eppure la situazione non è ancora del tutto perduta. Vale la pena, quindi, analizzare ancora una volta le ragioni della condizione più favorevole nella quale il nostro Paese si trova e che, se non si interviene con azioni mirate e immediate per modificare il trend, non durerà ancora per molto. Come fanno notare Walter Ricciardi e Giorgio Sestili, professore ordinario di Igiene e Medicina Preventiva all’Università Cattolica e consulente del Ministro Speranza il primo, fisico, fondatore e curatore insieme ad altri studiosi della pagina Facebook “Coronavirus: Dati e analisi scientifiche” il secondo.
Per Ricciardi la ragione principale per cui adesso l’Italia sta meglio di altri – di Francia, Spagna e Regno Unito, in particolare – sta nel fatto “di aver seguito la strada indicata dalle evidenze scientifiche. Se avessimo continuato con quell’approccio staremmo ancora meglio – considera il consulente del Ministro della Salute – abbiamo fatto molto bene fino all’estate, quando poi sono stati commessi sbagli che, per la natura precipua del virus che non perdona e i cui effetti si misurano dopo settimane, stiamo pagando ora”.
Errori che altrove sono stati fatti prima, “non a caso in Francia e in Spagna hanno riaperto molto prima, a maggio, a giugno ed ecco che la situazione è peggiorata prima di quanto è accaduto da noi. Israele sta malissimo perchè dopo aver gestito una fase molto buona ha sbracato su tutto”.
A mettere al riparo l’Italia fino a un certo punto, dunque, è stato il lockdown, i cui effetti si sono registrati fino all’estate. Quando poi si sono attivati quelli che Ricciardi definisce “i due detonatori”: la mobilità dei ragazzi nel Paese e all’estero e gli assembramenti nelle discoteche. Nei mesi estivi, il Governo è intervenuto bloccando i voli da tredici Paesi, ma “il meccanismo delle decisioni eterogenee delle Regioni non ha aiutato a limitare la diffusione del contagio”, puntualizza lo scienziato. Adesso ci troviamo a fare i conti “con un po’ di tempo perduto e servono azioni immediate”. D’accordo, il Dpcm prevede una serie di misure, ma bisogna “migliorare il trasporto pubblico locale e il sistema di testing e tracciamento e incoraggiare tutto ciò che favorisce il distanziamento, a cominciare dallo smart working”, fare di tutto “per evitare un nuovo lockdown – che avverte Ricciardi – potrebbe verificarsi già tra un mese”.
Stessa lunghezza d’onda, Sestili.
“I numeri dicono che in questo momento l’Italia è in una situazione migliore – spiega – Negli altri Paesi – penso a Francia, Spagna e Regno Unito – è cominciata a salire da agosto, noi abbiamo ritardato l’avvio dell’incremento. Ed è dipeso essenzialmente da due fattori: un lockdown più lungo e stringente e una maggiore cautela nella riapertura, realizzata a tappe fino al 4 giugno. A differenza di quanto è accaduto negli altri Paesi – mi riferisco prima di tutto alla Francia – le scuole nel precedente anno scolastico non hanno riaperto. Ancora, tutti i dipendenti pubblici hanno lavorato in regime di smart working. In questo modo il virus è circolato molto meno nei mesi estivi, a lungo abbiamo registrato in media 200 nuovi contagi al giorno”.
Fin qui quelle che Sestili definisce “le cause evidenti, che possiamo dimostrare con i numeri”. Poi ci sono quelle “meno evidenti”. Comportamenti degli italiani, prima di tutto. “È possibile che la tragedia vissuta abbia fatto sviluppare una maggiore sensibilità per il rispetto delle regole. Siamo diventati molto bravi a indossare le mascherine, a rispettare il distanziamento e le norme igieniche anti contagio. Esattamente come è accaduto in Germania, che anche nel numero dei contagi, procede di pari passo all’Italia”.
A fine settembre, durante un question time in Parlamento, il premier britannico Boris Johnson ha sostenuto che la resistenza dei suo concittadini a rispettare le norme anti-Covid è anche frutto della mentalità liberale, o libertaria, più diffusa nel Regno Unito rispetto “a molti altri Paesi”, tra cui il nostro. Parole alle quali il nostro presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, replicò: “Anche noi italiani amiamo la libertà , ma abbiamo a cuore anche la serietà ”.
Un episodio che per Sestili “conferma il fatto che all’estero hanno preso questo virus più alla leggera, forse perchè non hanno avuto in casa la tragedia che si è verificata da noi”.
Il vantaggio accumulato, però, rischia di esaurirsi. “La dinamica dell’andamento dei contagi che registriamo oggi è la medesima degli altri Paesi. A meno che non anticipiamo mosse che all’estero non sono state fatte, ci ritroveremo nelle stesse condizioni di Francia, Spagna e Regno Unito”.
Servono “azioni forti e immediate per scongiurare il rischio di un nuovo lockdown che già si annuncia per Natale. Ma non dobbiamo arrivarci”. Bisogna pensarci ora “subito” al di là di quanto previsto nel nuovo Dpcm, per Sestili “insufficiente a contenere una dinamica di crescita esponenziale dei casi come quella con cui stimo facendo i conti”.
La tempistica è fondamentale . In Francia è scattato il coprifuoco, “ma avrebbero dovuto farlo prima”. Possiamo ancora farcela a invertire la rotta, ma dobbiamo fare in fretta” perchè “di questo passo tra due, tre settimane potremmo contare 10-15 mila nuovi positivi al giorno”.
(da “Huffingtonpost”)
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Ottobre 15th, 2020 Riccardo Fucile
MENTRE IN ITALIA I SOVRANISTI STARNAZZANO SUI “LIMITI ALLA LIBERTA'” PER UNA RACCOMANDAZIONE, IN GRAN BRETAGNA IL PREMIER SOVRANISTA ANNUNCIA MISURE DRASTICHE ANCHE TRA LE MURA DI CASA
Londra passerà al livello di “allerta alta” a partire da sabato a mezzanotte, il secondo nella scala delle restrizioni imposte dal premier britannico Boris Johnson. che coinvolgerà 9 milioni di persone e prevede anche il divieto di incontri non solo con amici e conoscenti ma anche con familiari e parenti che non vivono già insieme, “bolle” escluse. Inoltre, il divieto non è solo in casa ma in tutti i posti al chiuso.
Lo riferiscono i media britannici. Secondo il sindaco della città Sadiq Khan, “Nessuno desidera una stretta sulle misure ma sono necessarie per difendere i cittadini”. Nel Regno Unito, gli infetti dall’inizio della pandemia sono stati oltre 657mila e i decessi più di 43mila.
(da agenzie)
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Ottobre 15th, 2020 Riccardo Fucile
PIU’ CHE UN ARRESTO SEMBRA UNA CONSEGNA CONCORDATA
Ha ragione Nello Scavo, il giornalista di Avvenire che con il suo scoop portò Bija al centro dell’attenzione nazionale. “Più che un arresto sembra la cronaca di una consegna concordata — scrive Scavo – Abdurahman al Milad, quel comandante Bija al centro di scandali e negoziati indicibili sulle due sponde del Mediterraneo, è stato bloccato ieri mattina in un sobborgo di Tripoli. Un fermo dai contorni ancora poco chiari. Bija sarebbe stato tratto in arrestato dalla “rada” una delle “polizie” fedeli al redivivo ministro dell’Interno Fathi Bashagha. Questi era stato dimissionato alcune settimane fa dal premier, a sua volta dimissionario, al-Sarraj. Una cacciata sgradita alla Turchia, principale sponsor militare del governo di Tripoli, ottenendo così il reinsediamento di Bashagha. Dall’aprile del 2019 il guardacoste, poi promosso “supervisore” del porto petrolifero di Zawyah, era destinatario di un mandato di cattura del procuratore generale di Tripoli. L’ordine non era mai stato eseguito, lasciando Bija libero di comandare la milizia al-
Haftar, che dalla Cirenaica ha invano tentato per oltre un anno la conquista della capitale. Nei giorni scorsi diversi emissari delle milizie che controllano il territorio da Tripoli al confine con la Tunisia, hanno negoziato con il governo centrale che intende creare una sorta di federazione delle bande armate allo scopo di centralizzare il controllo dei gruppi combattenti. Bija è uno dpezzi pregiati della trattativa. Una pedina ingombrante, accusata dall’Onu di essere al centro del traffico di esseri umani, coinvolto direttamente nel contrabbando di petrolio e nella gestione del campo di prigionia ufficiale di Zawyah”.
Consegnato
Il punto è proprio questo. La “consegna” di “Bija” è la carta con cui l’”uomo di Misurata”, Bashagha, il “cavallo vincente” sul quale ha puntato il Sultano di Ankara, il presidente turco Recep Tayyp Erdogan, si accredita presso Roma come il sostituto naturale, potente e affidabile, del sempre più marginale e marginalizzato Fayez al-Sarraj. Una lettura che a Globalist viene confermata da fonti accreditate a Tripoli.
Al-Milad è accusato dall’Onu e dalla Corte internazionale- dell’Aja di crimini contro l’umanità per essere uno dei maggiori organizzatori del traffico di migranti, ridotti in schiavitù in Libia, lungo le rotte migratorie del Mediterraneo. Le Nazioni Unite lo considerano “uno dei più efferati trafficanti di uomini in Libia, padrone della vita e della morte nei campi di prigionia, autore di sparatorie in mare, sospettato di aver fatto affogare decine di persone, ritenuto a capo di una vera cupola mafiosa ramificata in ogni settore politico ed economico dell’area di Zawyah“.Il trafficante nel maggio 2017 prese parte ad una riunione sull’immigrazione al Cara di Mineo (Catania) tra le autorità italiane e quelle libiche come emerse da un’inchiesta del quotidiano Avvenire sulla sua presenza, sotto falso nome. Solo un anno dopo, il 7 giugno 2018, il Consiglio di sicurezza dell’Onu dispose sanzioni internazionali su di lui.
Era stata l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) a chiedere l’incontro tra una rappresentanza delle autorità italiane e una delegazione libica. La riunione faceva parte di un progetto finanziato dalla Comunità europea che prevedeva una serie di visite di studio in Italia da parte di una delegazione, i cui componenti venivano stabiliti dagli stessi libici.
In seguito emerse che al-Milad avrebbe ottenuto il visto fornendo al momento della domanda generalità false, probabilmente presentando un documento contraffatto.
Sono un eroe nazionale, e non sono mai stato un criminale. Non h mai preso soldi per trafficare raccontava Aaluglio scorso iin una ntervista.
;Le relazioni contro di me del Consiglio di sicurezza e del Comitato per le sanzioni si basano su un articolo di una giornalista che si chiama 'Nancy'": il riferimento probabilmente è a Nancy Porsia, la giornalista italiana che con
Nello Scavo ha raccontato i misfatti di Bija.
Fathi si accredita
“Non è un mistero che il ministro dell’Interno, il misuratino Fathi Bashaga molto vicino alla Turchia e al movimento islamista dei Fratelli Musulmani, punti da tempo al posto di al-Sarraj a cui potrebbe aspirare anche il moderato Ahmed Maitig stimato da molti negli USA e in Europa. Annunciando il supporto di USA, Turchia ed Egitto al cessate il fuoco, Bashaga ha precisato che ora occorre “un serio dialogo politico”, annota Gianandrea Gaiani, profondo conoscitore della omplessa realtà libica.
“Osama prison”
Il luogo simbolo del potere criminale del clan “Bija” è la prigione della milizia al Nasr, a Zawayah, quelli che, annota sempre Scavo, i superstiti chiamavano “Osama prison”, dal nome del “direttore”, ufficialmente investito di questo incarico dalle autorità di Tripoli. Alla magistratura italiana è noto come il vero capo degli aguzzini. Osama è cugino del comandante Abdurahman al Milad, ai più noto come Bija. Tre dei carcerieri lo scorso anno avevano preso il largo, lasciando la Libia per raggiungere l’Europa. Una volta condotti nel’hotspot di Messina, sono stati riconosciuti da alcuni migranti. A nulla è valso il tentativo dei tre di convincerli al silenzio. Nel corso delle deposizioni le vittime hanno fornito agli inquirenti dettagli riscontrati anche dalle perizie dei medici. E hanno parlato di Osama: «Picchiava, torturava chiunque, utilizzando anche una frusta. A causa delle torture praticate Ossama si è reso responsabile di due omicidi di due migranti del Camerun, i quali sono morti a causa delle ferite non curate. Anche io, inauditamente e senza alcun pretesto, sono stato più volte picchiato e torturato da Ossama con dei tubi di gomma. Tanti altri migranti subivano torture e sevizie di ogni tipo».
Il gup di Messina ha così condannato a 20 anni di carcere ciascuno Mohamed Condè, detto Suarez, 22 anni della Guinea, e con lui gli egiziani Ahmed Hameda, 26 anni, e Mahmoud Ashuia, 24. Errano stati "fermati" il 16 settembre scorso. Sono accusati di vari reati tra cui, associazione a delinquere, tratta, violenza sessuale, omicidio e tortura. Mohamed Condè si occupava di imprigionare i migranti, di torturarli e di ottenere isessioni di tortura. Hameda svolgeva il ruolo di carceriere, torturatore e all’occorrenza cuoco per i prigionieri; Ashuia se lo ricordano perchè quand’era di turno nella camera delle torture picchiava brutalmente anche utilizzando un fucile. Ed ora è la volta del capo dei capi. La carta vincente in mano a Bashaga.
(da Globalist)
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Ottobre 15th, 2020 Riccardo Fucile
“AUMENTO DEI DATI SU TUTTI I FRONTI”
“I dati dell’epidemia sono in aumento su tutti i fronti, le misure anti-Covid del nuovo Dpcm non bastano”: a lanciare l’allarme sulla situazione epidemiologica che sta attraversando il nostro Paese è la Fondazione Gimbe.
Nel suo report settimanale, infatti, la Fondazione osserva che nella “settimana che va dal 7 al 13 ottobre ha documenta numeri in aumento su tutti i fronti. Con una simile impennata della curva di contagi, ricoveri ospedalieri e terapie intensive, le misure del nuovo Dpcm sono insufficienti a contenere il virus in alcune aree del Paese”.
Da qui “un appello alla collaborazione tra presidenti di regioni e sindaci dei comuni” affinchè si intervenga “tempestivamente con misure restrittive locali per circoscrivere i focolai, non perdere il controllo della curva epidemica e prevenire il sovraccarico degli ospedali, anticamera di lockdown più estesi”.
Entrando nel dettaglio, la Fondazione Gimbe osserva nella settimana 7-13 ottobre un incremento esponenziale, rispetto alla settimana precedente, “nel trend dei nuovi casi (35.204 vs 17.252) a fronte di un moderato aumento dei casi testati (505.940 vs 429.984) e di un netto incremento del rapporto positivi/casi testati (7% vs 4%)”. Dal punto di vista epidemiologico “crescono i casi attualmente positivi (87.193 vs 60.134) e, sul fronte degli ospedali, impennata dei pazienti ricoverati con sintomi (5.076 vs 3.625) e in terapia intensiva (514 vs 319)”.
Nel monitoraggio si evidenzia anche una “Crescita costante sul fronte dei decessi (216 vs 155)”. Nello specifico, rispetto alla settimana precedente, ecco le variazioni che si sono registrate: Decessi: +61 (+39,4%); Terapia intensiva: +195 (+61,1%); Ricoverati con sintomi: +1.451 (+40%); Nuovi casi: +35.204 (+104,1%); Casi attualmente positivi: +27.059 (+45%); Casi testati +75.956 (+17,7%); Tamponi totali: +102.881 (+14,4%).
“Gli effetti delle misure anti-Covid del nuovo Dpcm — spiega il presidente della Fondazione Gimbe Nino Cartabellotta — oltre a non poter essere valutati prima di 3 settimane, saranno in parte neutralizzati dall’incremento esponenziale dei contagi e dall’ulteriore sovraccarico dei servizi sanitari dovuto alla stagione influenzale. Ecco perchè la Fondazione Gimbe si appella al senso di responsabilità ed alla massima collaborazione tra Presidenti di Regioni e amministratori locali, sindaci ‘in primis’: intervenire tempestivamente con misure restrittive locali, compresi lockdown mirati, per spegnere i focolai, arginare il contagio diffuso e prevenire il sovraccarico degli ospedali. Altrimenti, persistendo i trend delle ultime settimane — secondo gli scenari previsti dalla nuova circolare del Ministero della Salute — il rischio di restrizioni più ampie (lockdown incluso) è dietro l’angolo”.
(da agenzie)
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Ottobre 15th, 2020 Riccardo Fucile
DA 2.348 SALGONO A 5.793
In una settimana oltre 3.400 studenti sono stati contagiati dal Coronavirus: lo rivelano i dati del monitoraggio sulla scuola, condotto dal ministero dell’Istruzione con la collaborazione dei dirigenti scolastici, condivisi con l’Istituto Superiore di Sanità .
Al 10 ottobre, infatti, gli alunni risultati positivi al Covid sono pari allo 0,080% (5.793 casi di positività ), per il personale docente la percentuale è dello 0,133% del totale (1.020 casi), per il personale non docente si parla dello 0,139% (283 casi).
Il precedente monitoraggio, datato 3 ottobre, osserva lo 0,037% (2.348 casi) di studenti positivi al Coronavirus, mentre il personale non docente positivo era lo 0,079% (144 casi) e il personale docente era lo 0,059%.
Nell’arco di 7 giorni, dunque, sono risultati contagiati 3.445 studenti i più, mentre la crescita dei casi è più contenuta sia per il personale docente che per quello non docente.
Nonostante la crescita dei contagi, tuttavia, gli esperti ritengono che “l’effetto scuola” sul numero dei casi totali è ancora piuttosto limitato.
Proprio nella mattinata di giovedì 15 ottobre, infatti, Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dello Spallanzani di Roma, ha dichiarato ad Agorà su Raitre che “I dati delle scuole sono estremamente confortanti perchè ci dicono che il numero di scuole colpite è estremamente limitato”.
Quello che continua a preoccupare secondo Ippolito è “quello che succede all’uscita delle scuole” che “non è paragonabile a quel livello di controllo che è stato adottato negli istituti”.
(da agenzie)
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Ottobre 15th, 2020 Riccardo Fucile
LE MAIL TAROCCATE DAI SERVIZI SEGRETI RUSSI SMASCHERATE DA TEMPO DALLA FBI… TWITTER LE BLOCCA… LO SQUALLIDO RUOLO DI RUDY GIULIANI E LA REGIA DI PUTIN… L’INTERNAZIONALE CRIMINALE SOVRANISTA HA L’ACQUA ALLA GOLA
Il NY Post tenta un attacco a Biden ma finisce bloccato da Twitter.
Il quotidiano conservatore infatti ha pubblicato una storia sulla scoperta di un computer con presunte email che dimostrerebbero presunti favori tra Biden, il figlio Hunter e la compagnia energetica ucraina Burisma, che già da tempo sono state dimostrate false e portate avanti dalla Russia per danneggiare l’ex vice di Barack Obama.
E che ha portato Twitter a bloccare la possibilità per chiunque volesse di condividere l’articolo incriminato.
L’attacco a Biden del NY Post nasce da un laptop ritrovato da un non meglio identificato proprietario di un negozio di riparazioni del Delaware (lo Stato in cui vive Biden), che conterrebbe email del 2015 del figlio Hunter, compreso un presunto filmato a luci rosse, tra le quali una in cui lo stesso Hunter Biden introdurrebbe al padre, all’epoca vice presidente degli Stati Uniti, un membro della compagnia di energia ucraina Burisma, della quale Hunter Biden era membro del consiglio d’amministrazione.
Il computer e l’hard drive sarebbero quindi stati sequestrati dall’FBI, ma l’uomo che aveva trovato il computer avrebbe fatto una copia dell’hard drive e, evidentemente dopo anni, l’avrebbe consegnata all’ex sindaco di New York Rudy Giuliani che adesso ha fatto scoppiare il presunto scandalo.
Una storia già smontata da FBI e da tutte le agenzie di intelligence che concordano sul fatto che si tratti di una storia creata dal Cremlino per influenzare nuovamente le elezioni Usa, come nel 2016.
E la parte che conferma la poca credibilità della storia sarebbe il ruolo che gioca Rudy Giuliani in tutto questo, oltre al fatto che a scrivere l’articolo sarebbe stata un’ex producer di Sean Hannity, il conduttore di Fox News fedelissimo di Trump.
Dopo l’attacco a Biden del NY Post l’articolo ha iniziato a girare sui social, fino a che il Washington Post ha smentito l’articolo con riferimenti che smascheravano le calunnie contenute nel pezzo, seguito da Facebook e da Twitter che ha impedito di condividere l’articolo o di pubblicare tweet che contenessero il pezzo proprio perchè ritenuto oggettivamente una forma di disinformazione consapevole.
Un’iniziativa che ha creato polemiche, obbligando il CEO di Twitter a scusarsi per la mancanza di informazione sul perchè del blocco rivendicando però la correttezza della decisione, che nel corso della giornata ha portato al blocco del profilo della portavoce della Casa Bianca, Kayleigh McEnany, per aver tentato di condividere l’articolo.
Il Post infatti non ha scritto nel pezzo che le notizie fanno parte di una nota campagna di disinformazione del Cremlino pubblicando l’articolo con una tempistica sospetta rispetto a quello che l’FBI e le altre agenzie di intelligence USA hanno rivelato essere il nuovo tentativo di Vladimir Putin di interferire nelle elezioni favorendo nuovamente Trump.
(da agenzie)
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Ottobre 15th, 2020 Riccardo Fucile
SAREBBERO OTTO LE CONSULENZE LEGALI OTTENUTE TRA IL 2018 E IL 2019… LA NUOVA INCHIESTA DI REPORT
Maria Cristina Fontana, figlia del governatore della Lombardia, avrebbe svolto numerose consulenze per l’Asst Nord Milano, l’azienda sanitaria locale che raggruppa gli Ospedali di Sesto San Giovanni e Cinisello Balsamo: è la nuova inchiesta che Report manderà in onda lunedì prossimo e che spiega che nel 2018 risulterebbero 5 consulenze legali e altre 3 nel 2019, anno in cui Maria Cristina Fontana svolse una consulenza anche per l’Ospedale Sacco di Milano.
Secondo l’inchiesta di in piena emergenza Covid, nell’aprile 2020, la dirigenza dell’Asst Nord Milano ha esteso l’ambito in cui Maria Cristina può svolgere consulenze anche al settore fallimentare e della ‘medical malpractice’.
A quanto risulta da documenti recuperati da Report, per le consulenze che si riferiscono all’anno 2019 accanto al nome di Maria Cristina Fontana è stato specificato che non ci sono conflitti di interesse da dichiarare.
Spiega il Fatto:
Alla metà del 2018 la figlia di Fontana è titolare dello studio dopo che il padre, eletto governatore, si è dimesso. A oggi, va detto subito, la vicenda non ha rilievo penale. Resta invece il rilievo politico e di trasparenza.
Tra il 6 e il 20 settembre 2018, con Fontana presidente, l’area affari legali dell’Asst Milano nord affida all’avvocato Maria Cristina Fontana due incarichi professionali.
Il primo inizia il 6 settembre e viene pagato 6.383 euro. Il secondo è del 20 settembre. Stessa voce: incarico professionale, ma nessun riferimento al costo che, si comprende dall’atto , viene pagato da una delle compagnie assicurative dell’ospedale.
Maria Cristina Fontana sotto la direzione di Visconti ottiene una consulenza dal Sacco. Il documento è del 31 gennaio 2019. Nell ‘oggetto si legge: “Costituzione nel giudizio promosso inanzi al tribunale di Milano (…) e conferimento dell ‘incarico a difesa dell’ente all’avvo -cato Maria Cristina Fontana”. Costo della consulenza pagata dal Sacco: 5.836 euro. Cifra che sommata alla precedente del 2018 porta a un totale di 12.246 euro pagati da due ospedali pubblici alla figlia del governatore, il quale decide sulle nomine dei direttori generali. Dal Sacco si torna all’Asst Milano nord, è il 29 aprile scorso
La figlia di Fontana, contattata da Report non ha voluto fornire spiegazioni. Una prima volta alla domanda dell’inviato “Queste sue consulenze si intensificano proprio nel momento in cui suo padre diventa presidente della Regione Lombardia dal 2018” la figlia di Fontana ha risposto “Questa è un’affermazione molto grave e molto falsa, per cui se la ripete assumerà le responsabilità ”.
Successivamente quando il giornalista le ha chiesto “Ma come mai nel pieno dell’emergenza Covid le è stato ampliato l’ambito in cui può fare consulenze per l’ASST Nord Milano”, Maria Grazia Fontana ha replicato “Senta, lei non ha nessuna autorità , per cui io non le devo nessuna spiegazione e le chiedo gentilmente se mi lascia lavorare, cosa che magari lei non sa cosa voglia dire”.
La figlia del governatore però, dopo l’anticipazione dell’inchiesta ha ritenuto che Report avesse abbastanza autorità per replicare con una mail: “Non ho mai svolto consulenze. Tutt’al piu’ ho svolto incarichi di difesa giudiziale su mandato della compagnia assicuratrice” dell’Asst Nord Milano.
L’avvocato Maria Cristina Fontana, figlia del governatore lombardo Attilio, ribatte all’inchiesta di Report, secondo cui avrebbe svolto una serie di consulenze per l’Azienda socio-sanitaria milanese.
“Sono diventata fiduciaria della compagnia assicuratrice nel 2015”, spiega Maria Cristina. Poi nel 2018 il padre è stato eletto alla presidenza della Regione Lombardia e “nel 2019 gli incarichi si sono notevolmente ridotti e nel 2020 ho sospeso la mia collaborazione proprio perchè dava fastidio il mio cognome”.
Dunque, aggiunge l’avvocato, “non ho aumentato il mio lavoro negli ultimi due anni, documentalmente è attestato che invece è diminuito”.
“Faccio l’avvocato dal 2007 — sottolinea Maria Cristina — sempre con la massima trasparenza. Un ente pubblico puo’ chiedere di essere supportato da legali esterni. Emette dei bandi a cui si può partecipare, i legali interni non possono patrocinare anche i procedimenti giudiziari. Sono iscritta in queste liste al pari di altri 133 colleghi”
Non solo: Maria Grazia Fontana all’ANSA ieri ha spiegato che aveva chiesto a Report di “non essere esposta” perchè oggetto di minacce: “Faccio l’avvocato dal 2007 in totale trasparenza. Sono una persona retta e non posso tollerare che venga gettata dell’opacità sulla mia vita professionale e non. Soprattutto, non sono una persona che ha una vita pubblica. E avevo invitato Report a non espormi perchè sono già stata oggetto di minacce per cui sono in corso dei procedimenti. Questa esposizione penso che mini non solo la mia serenità , ma anche la mia attività professionale e la mia sicurezza. L’ho fatto presente, ma Report ritiene che questo problema di sicurezza non abbia alcun tipo di rilevanza”
(da “NextQuotidiano”)
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Ottobre 15th, 2020 Riccardo Fucile
BOOM DI ELETTORI, 14 MILIONI DI AMERICANI HANNO GIA’ VOTATO
A 19 giorni dall’ Election Day, sono 14 milioni gli americani che hanno già espresso la loro preferenza per posta e nel voto anticipato per le elezioni presidenziali del prossimo 3 novembre.
È quanto emerge da una nuova analisi dello Us Elections Project, che monitora l’andamento del voto anticipato per l’Università della Florida, che è stata rilanciata dai media internazionali.
Si tratta di un dato record, circa il 10% del totale dell’affluenza alle elezioni di quattro anni fa. In Florida hanno già votato più di due milioni di aventi diritto. In Georgia ci sono stati elettori rimasti in fila per ore in diversi distretti.
Alle presidenziali del 2016 avevano votato 130 milioni di americani. L’impennata di quest’anno si spiega soprattutto con il boom del voto per posta, con molti elettori che in tempi di pandemia lo hanno preferito piuttosto che recarsi alle urne.
Intanto nei sondaggi Joe Biden supera di 17 punti Donald Trump. Secondo un sondaggio Opinium-Guardian Us, il candidato democratico ha il 57% dei consensi contro il 40% di Trump.
Biden potrà presto contare sul sostegno di Barack Obama: la prossima settimana l’ex presidente visiterà alcuni degli Stati dove il voto è già iniziato per cercare di imprimere un’accelerata finale al suo ex vice.
Saltato il dibattito presidenziale in tv – dopo la diagnosi di positività di Trump – oggi il duello si svolgerà a distanza: i due sfidanti risponderanno alle domande degli elettori alla stessa ora ma da due canali diversi, il presidente uscente da Miami sulla Nbc, l’ex vicepresidente da Philadelphia sulla concorrente Abc.
Florida e Pensilvania che ospiteranno i due dibattiti tv, sono i due Stati chiave vinti dal miliardario repubblicano nel 2016 e dove Joe Biden risulta in testa ai sondaggi. Il dibattito a distanza – ha detto il professore di scienze politiche all’Università del Wisconsin, “E’ una vera perdita di democrazia”.
L’ultimo faccia a faccia fra Biden e Trump è previsto per il 22 ottobre a Nashville, nel Tennessee.
(da agenzie)
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